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Ho sognato che ero al lavoro
Una situazione molto confusa e fluida
in cui tutto cambiava di continuo
e non c’era alcuna certezza
Dovevo esaminare uno degli ospiti
e scrivere su di lui
una relazione che avrebbe avuto
rilevanti conseguenze medico-legali
Percorrevo lunghi corridoi spogli
Mi aggiravo in diverse stanze
con un pesante zaino sulle spalle,
alla ricerca di una scrivania e una sedia
per poter cominciare il mio lavoro
Finalmente trovavo l’angolo giusto
Adocchiavo un pesante tavolo
che posizionavo contro il muro
La sedia, scomoda, di ferro
era invece appesa ad un gancio, sulla parete
molto in alto
(come sarà arrivata li?
Strano posto dove mettere una sedia!)
Mi libero dal fardello dello zaino,
posandolo sul ripiano della scrivania.
È bianco
Pieno di tasche e cerniere
Stracolmo
Comincio a frugare qua e là
rovistando goffamente il suo contenuto
(dio, quante cose,
c’è proprio di tutto,
sembra l’attrezzatura di eta beta!)
alla ricerca di una penna
(che non trovo)
Chiedo alla mia assistente
(che ha il volto della nota attrice
Charlotte Gainsbourg)
di chiamare il paziente
in modo da poter iniziare
a raccogliere i dati essenziali
Le dico anche di misurarne la statura e il peso
“Non l’ho mai fatto!”, dice lei
“E che ci vuole!”, rispondo io
E la conduco nella stanza accanto
dove c’è una grande bilancia
C’è nel frattempo molto trambusto
come se da poco fosse avvenuto un trasloco
Una psicologa
(che ha il volto di una collega dei tempi del Sert)
è appollaiata in cima ad una scala
(a far cosa? Boh!
Non mi è chiaro)
e dalla sua postazione
dice che ha fame
e che dovrà andare a far merenda
Io dal basso
la redarguisco
e sentenzio che bisogna saper controllare
i propri impulsi
“Poi non ti lamentare
quando aumenti di peso!”
Commento con un altro psicologo
in piedi accanto a me
dal volto emaciato e grifagno
(parrebbe un Savonarola redivivo)
che bisogna resistere, resistere,
posporre l’esaudimento del desiderio,
aspettare, aspettare
“Cosa è meglio:
essere circondati da panzoni-ciccioni-pacchioni
oppure da persone esteticamente gradevoli?”
Ecco ciò che argomento
nella discussione con lo psicologo grifagno
E lui approva grave con la testa
(dissolvenza)
E poi, sono di nuovo in un ospedale
Salgo e scendo per scale e scaloni
Non so se vado lì
perché ci lavoro
oppure perché vado a visitare
qualcuno che vi è ricoverato
Non vedo mai alcuno,
nè degenti né personale sanitario
Entro nelle stanze
ne riesco
La mia é una ricerca continua ed instancabile
Sì, succedono anche delle cose
ma questa parte non la ricordo
(Dissolvenza)
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