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Nel breve romanzo di Grazia Verasani, Come la pioggia sul cellophane (Universale Economica Feltrinelli già edito da Marsilio, 2021) i lettori si troveranno di fronte alla sesta indagine di Giorgia Cantini, investigatrice privata e titolare d’una piccola e scalcagnata agenzia ereditata dal padre ex-maresciallo dei CC.
Per chi non dovesse conoscere questo personaggio letterario la trama di questo romanzo è un’ottima porta d’ingresso alle avventure investigative di Giorgia Cantini che è sempre tormentato, a partire dalla tragica scomparsa per suicidio della sorella Ada, evento che in qualche modo l’ha segnata per sempre.
Dotata di una mente acuta, Giorgia Cantini non è certo un individuo squadrato e tetragono, poiché si trova frequentemente a vivere amori sfortunati, mentre sbevazza e fuma sigarette a più non posso, ma ha anche la fortuna di avere attorno a sé amici affezionati e fidati che, in alcuni casi, possono esserle di conforto nei momenti di maggiore e più intenso tormento esistenziale.
Questa volta, nel pieno di una crisi affettivaq (è stata appena lasciata dal suo amoroso) riceve un mandato da Furio Salvadei, cantante di successo, anche lui in crisi profonda, per attivare un'indagine su una stalker che, da qualche tempo, lo perseguita e non gli dà pace.
Con molta fatica, ma anche favorita da alcune circostanze fortuite, la Giorgia Cantini si troverà di fronte a qualcosa di più complesso ed inaspettato che sfocia in un delitto di cui si dovrà venire a capo: in fondo, si tratta di una vicenda investigativa segnata da una specie di serendipità.
Sì, alla fine siamo di fronte ad un plot di stampo hitchcockiano (s'intravede in filigrana qualcosa di "La donna che visse due volte"), sullo sfondo affascinante di una Bologna piovosa malinconica e autunnale.
Posso dire di avere letto quasi tutte le opere di Grazia Verasani, che solitamente non mi hanno deluso.
Ed anche questo mi è piaciuto!
(Soglie del testo) Sotto le piogge persistenti dell'autunno alle porte, con la mente un po' annebbiata dai drink delle sue sere solitarie e dalla nostalgia di Bruni, Giorgia si perderà in un'indagine che è un continuo gioco di specchi e sovrapposizioni, e in una vita filtrata da schermi, computer, telefoni, tv, dove i sentimenti diventano mere proiezioni.
«La schiena di Adele Fossan, fasciata in una giacca nera stretta in vita, grondava di dignità offesa, come se restare dritta fosse una forma di riscatto imperiale; e anche se, coi suoi stivaletti dal tacco alto, pareva camminare sulle uova, sapeva perfettamente dov’era diretta.»
L'autore. Giorgia Cantini, investigatrice privata a capo di una piccola agenzia di periferia nella Chinatown di Bologna, è appena stata lasciata da Luca Bruni, dirigente della questura e capo della Omicidi, e sfoga la propria tristezza ubriacandosi nei bar e nei locali della città. È in questa fase non facile della sua vita che incappa in Furio Salvadei, un affascinante cantautore alla soglia dei cinquant'anni che sembra avere tutte le fortune – fama, ricchezza, talento –, ma che al momento è un musicista in piena crisi artistica ed esistenziale. Furio infatti abusa di alcol, è deluso dal mondo discografico, ed è sotto stress a causa di una donna, Adele, una fan insistente che gli dà il tormento seguendolo ovunque e pressandolo con telefonate e messaggi. Furio incarica Giorgia di pedinare la sua persecutrice e di provare a riportarla alla ragione prima che si trasformi in una stalker violenta. Il problema è che Adele dimostrerà di essere un vero e proprio enigma. Sotto le piogge persistenti dell'autunno alle porte, con la mente un po' annebbiata dai drink delle sue sere solitarie e dalla nostalgia di Bruni, Giorgia si perderà in un'indagine che è un continuo gioco di specchi e sovrapposizioni, e in una vita filtrata da schermi, computer, telefoni, tv, dove i sentimenti diventano mere proiezioni. Quella realtà fittizia che, come un involucro di cellofan, protegge dagli urti è la stessa che separa i personaggi di Grazia Verasani dal contatto nudo con le cose: sembrano tutti alla ricerca di una vertigine che li faccia sentire più vivi, ma che, inevitabilmente, non li dispensa dal rischio di precipitare.
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