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Mi ritrovo a correre dopo molti anni una maratona, forse a Palermo
Non so
Ero indubbiamente senza allenamento alcuno per affrontare una simile fatica
ma ritenevo di dovermi accingere egualmente all’impresa
La maratona è cominciata ed io, allo start, sono partito assieme a tutti gli altri, amministrando le mie forze
"Se doso le mie forze ce la potrò fare", era il mio mantra, più volte mentalmente ripetuto
Ad un certo punto, forse a circa metà distanza, per alleviare la fatica - e forse anche per combattere dei crampi che sentivo imminenti - prendevo a correre all’indietro,
in quella maniera che alcuni, nel pittoresco e variegato mondo della corsa amatoriale,
chiamano retro-running e che anche praticano attivamente,
alcuni più che altro per distinguersi
Sono stato affiancato da uno (era il nostro Rachid Berradi) il quale, prima, a gesti mi faceva segno di rimettermi in assetto di corsa normale e, poi, strattonandomi cercava di girarmi, per obbligarmi a riprendere il giusto orientamento di marcia
Ma chi me lo manda? E' forse un emissario dei giudici di gara?
Io prendevo il suo intervento come un sopruso e non gli davo ascolto,
mi divincolavo dalla sua presa e continuavo a correre all’indietro
Passavo davanti al tavolo dei giudici di gara, i quali - mentre gli atleti scorrevano davanti al loro -
scattavano delle foto e, dopo averle stampate in tempo reale,
le esaminavano alla ricerca di irregolarità ed infrazioni
Quando veniva il turno della mia foto, si accigliavano e, scuotendo la testa, dicevano “Sempre tu, Crispi! Sei squalificato!”
Ero così costretto a ritirarmi d’ufficio
Dovevo rinunciare al mio sogno di gloria e alla trita e ritrita retorica della maratona
Ma non mi sentivo appesantito, né mortificato
Vagavo a lungo tra atleti in disarmo,
vecchie glorie,
super-maratoneti accaniti,
rappresentanti indomiti del popolo delle lunghe
e passavo accanto ai resti di banchi dei ristori,
presi d’assalto dagli atleti famelici e dai loro familiari e accompagnatori
C’erano folle di persone che, coperte di teli termici luccicanti,
ritornavamo dalla zona del traguardo,
esibendo una grossa medaglia pendula dal loro collo
Ero immerso nella puzza di sudore
e in quello assai pungente dell’olio canforato
Sentivo l’urgente bisogno di svuotare la vescica,
ma in giro non c’era un solo water chimico
Continuavo a lungo a vagare in quel limbo senza potere trovare una via d’uscita