Si parlerà qui non del pregiato vino di Montalcino, né tanto meno dell'omonimo personaggio minore del ciclo carolingio e dell'Orlando Furioso, un saraceno di bassa statura e bruttino anziché no, ma abilissimo nel compiere furti e azioni fraudolente di vario tipo, ma della parola "brunello", oggi a mio parere caduta in disuso, ma che sarebbe opportuno riesumare.
Quando ero giovane, questa parola, utilizzata come appellativo di questo o di quello, la sentivo usare spesso dai miei coetanei: tradotta in siciliano suonerebbe “brunieddu” ("Si' brunieddu!").
Ma chi o cosa sarebbe veramente il “brunello”?
Non è certamente un uso parola antico, perché non si ritrova nei dizionari di corrente uso e nemmeno in quelli vernacolari (perfino nel Grande dizionario italiano dell'uso non v'è traccia di questa possibile accezione: vi si ritrovano soltanto i lemmi "brunella" riferito ad una varietà di frutto e quello di 2brunello", riferito al vino di cui si accennava sopra).
Ho cercato in internet e ho trovato dei link, in uno dei quali - Le parolacce a Palermo - vengono passati in rassegna idiomi siciliani per esprimere una serie di offese e di connotazioni circa il comportamento altrui.
Qui, in un apposito paragrafo, si ritrovano assieme le espressioni negghia, brunello e cosa ‘nutili che sarebbero ingiurie che spaziano tra il bonario e l’offesa grave. Essere “na negghia” (nebbia) vuol dire essere evanescente, arruffone e incapace; mentre il “brunello”, non è un vino, ma uno che non ha parola, un cambia bandiera, uno poco affidabile. Molto più grave dire a qualcuno che è ‘na cosa ‘nutile, o peggio, ‘na cosa ri jccari (una cosa da buttare) o addirittura nuddu miscatu cu nienti (nessuno immischiato col niente) cioè la nullità in assoluto.
Dunque, dalla lettura di questo post, mi pare evidente che il “brunello” sia uno che non mantiene la parola, uno tipo poco affidabile, insomma, ma anche un voltagabbana, un opportunista, uno leggero, ondivago, nelle sue convinzioni e nei suoi impegni. E se a queste caratteristiche del brunello ci aggiungiamo quelle attribuite al personaggio del ciclo carolingio siamo davvero a posto.
La parola “brunello”, arricchita dei caratteri del nano saraceno, potrebbe definire perfettamente molti degli pseudo-politici contemporanei. Suggerisco dunque di riesumare la parola in questione e darle nuova vitalità e vigore in considerazione dell'abbondanza di esemplari umani a cui applicarla/affibbiarla.
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Le parolacce a Palermo | www.palermoviva.it
Le parolacce, si sa, le dicono tutti, in ogni parte del mondo e difatti sono la prima cosa che si tende ad imparare quando si vive in terra straniera. Palermo, ovviamente non è da meno, anzi ...
(Da wikipedia) Brunello è un personaggio del ciclo carolingio, presente nei poemi Orlando innamorato e Orlando furioso. È un saraceno nano, incapace quindi di combattere, ma dotato di particolare agilità e conseguentemente utilizzato dal capo supremo dei Mori, Agramante, per compiere furti. Egli però non resiste alla tentazione di derubare anche comandanti saraceni e ciò sarà causa della sua rovina.
Appare per la prima volta nel secondo libro dell'Orlando innamorato quando Agramante intende invadere l'Europa per sconfiggere Carlo Magno. A Brunello è stato detto che non ha possibilità di salvarsi se non porterà dalla parte saracena il giovane guerriero Ruggiero, ma questi è stato nascosto in un giardino segreto dal mago Atlante e l'unico modo per raggiungerlo è usare l'anello magico di Angelica. Brunello si impegna a rubare il gioiello e raggiunge dunque la fortezza dell'Albracca dove non solo riesce nell'intento, ma sottrae pure il cavallo a re Sacripante e la spada alla donna guerriera Marfisa, nonostante siano anch'essi Saraceni; quest'ultima si mette quindi all'inseguimento del ladro, il quale però la elude. Avuto l'anello, Agramante premia Brunello con un regno. I Saraceni trovano quindi Ruggiero al monte Carena dove lo vedono dietro una parete di vetro. Poiché questa è troppo ripida e scivolosa per essere scalata, il nano suggerisce ai soldati saraceni di ingannare Ruggiero, che a causa del suo innato amore per il combattimento scappa dal giardino nonostante le suppliche di Atlante e si unisce dunque a Brunello.
Nel Furioso a Brunello viene affidato l'anello da Agramante. La donna guerriera Bradamante è innamorata di Ruggiero che si trova prigioniero in un castello di Atlante. Seguendo le istruzioni di Merlino, ella cattura Brunello e dopo aver preso l'anello lega il nano a un albero. Marfisa trova Brunello e lo libera, ma ancora irritata per il furto della sua spada consegna il ladro ad Agramante. Questi scopre che Brunello non ha più l'anello e fuori di sé decide di condannare a morte il nano, che viene impiccato.
Di Brunello è rimasta celebre la descrizione fisica datane da Ariosto:
" La sua statura, acciò tu lo conosca,
non è sei palmi, ed ha il capo ricciuto;
le chiome ha nere, ed ha la pelle fosca;
pallido il viso, oltre il dover barbuto;
gli occhi gonfiati e guardatura losca;
schiacciato il naso, e ne le ciglia irsuto:
l'abito, acciò ch'io lo dipinga intero,
è stretto e corto, e sembra di corriero."
(Orlando furioso, III, 72)