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7 gennaio 2022 5 07 /01 /gennaio /2022 17:08
H. P. Lovecraft, I taccuini di Randolph Carter, Einaudi, 2021

Howard P. Lovecraft è stato una delle mie passioni giovanili. La lettura dei suoi racconti è entrata trionfalmente nel mio scenario mentale subito dopo l’esplorazione dei territori di Edgar Allan Poe.
I suoi racconti mi hanno colpito a dismisura e alcuni dei suoi incubi sono divenuti materiale dei miei stessi incubi notturni, quando mi svegliavo di botto, sudato e con il cuore impazzito.
Lovecraft è uno scrittore che parla di orrori viscerali: egli, con le sue costruzioni da corpo ai suoi deliri ipocondriaci, mettendoli fuori da sé. Spesso egli si ispirava ai suoi stessi sogni, tanto che alcuni lo hanno definito un “onironauta”.
Ma l'aver maneggiato questi materiali nel suo laboratorio di scrittura creativa e averli esternalizzati, non fu per lui un modo sufficiente per liberarsene del tutto: non bisogna dimenticare che il Solitario di Providence - come egli venne definito -, alla fine, cedette ai suoi stessi deliri ipocondriaci che presero a brulicare dentro di lui fino a causarne la morte per tumore intestinale.
Il mio furore per i libri mi ha portato ad impossessarmi, nel corso degli anni, di svariate edizioni delle sue opere, saggi, epistolari e biografie. Di quando in quando mi piace rivisitare qualcuno dei suoi racconti e ogni volta provo gli stessi brividi alla schiena e l’attrazione-repulsione quasi febbrile determinata dalle sue parole e dalle sue architetture narrative, allucinate e deliranti.

Di recente Einaudi ha pubblicato nella collana Letture Einaudi (2021), I taccuini di Randolph Carter, un’edizione critica preceduta dall’esaustiva prefazione del curatore Marco Peano. In questo volume sono stati raccolti i racconti che vedono come narratore-protagonista Randolph Carter, anch’egli scrittore interessato al paranormale e all’occulto e, sostanzialmente, alter ego di Lovecraft.
Questi racconti sono in sé dei gioielli del Gotico e prototipo dell’horror kinghiano.
Le parole di Randolph Carter introducono gradatamente il lettore in una marcia di avvicinamento stringente all’orrore più puro che in quanto tale rimane indicibile ed indescrivibile e può essere visualizzato (e immaginato) solo attraverso i suoi effetti negli incauti esploratori dell’occulto (e di onironauti) che vi si imbattono per curiosità estrema e perniciosa, per desiderio di conoscere o per totale stoltezza.
La scrittura di Lovecraft è sempre eccellente e si presta benissimo alla declamazione ad alta voce.

Mi sento di consigliare questo piccolo volume a quanti desiderassero cominciare ad esplorare l’universo narrativo del Solitario di Providence.

 

(Dal risguardo di copertina) «La prima volta che Randolph Carter fa la sua comparsa è in un breve racconto datato 1919. Come spessissimo accade in Lovecraft, la scintilla creativa che ha dato origine alla scrittura va rintracciata in un sogno; la sua inarrestabile vita onirica lo spinse col tempo a darsi un compito: afferrare l'impalpabilità delle visioni prodotte dal suo subconscio per poter riversare ogni cosa sulla pagina. Svegliandosi nel pieno di un incubo - con le immagini ancora vivide impresse nella memoria, cercando di prolungare a dismisura lo stato di dormiveglia - si metteva a scrivere tutto quanto riuscisse a ricordare prima che svanisse ogni traccia. E fu cosí che in una notte di dicembre Lovecraft sognò, e poi trascrisse sul suo taccuino nella maniera piú accurata possibile, la storia di un uomo (se stesso, a cui avrebbe dato il nome di Randolph Carter) che insieme a un amico si avventura in un cimitero spingendosi «nelle spire del puro orrore». Il suo alter ego piú importante era appena nato». - dalla prefazione di Marco Peano

Noto soprattutto per i «Miti di Cthulhu», Lovecraft ha parallelamente edificato un universo di altipiani desolati, lande sterminate, abissi senza fine, giardini lussureggianti e antiche rovine. Un paesaggio inafferrabile eppure concretissimo che testimonia un passato fatto di palazzi dalle guglie dorate e di mari tempestosi a cui si può accedere soltanto sognando. Sono luoghi dove la nostalgia e il fantastico compongono un impasto unico e prezioso. È proprio in questo contesto che si muove e agisce Randolph Carter, riconoscibilissimo alter ego dell’autore e protagonista di un ciclo di storie composte tra il 1919 e il 1932: questo volume vuole illuminare una zona meno esplorata della narrativa di Lovecraft, quella onirica, dove l’orrore è soltanto suggerito, bisbigliato, intravisto. Un tassello fondamentale nel percorso di un autore che non cessa di parlare al nostro presente.

Stelle si dilatarono fino a farsi albe e albe esplosero in fontane d'oro, carminio e viola - e ancora il sognatore cadeva

Howard Philip Lovecraft

L'autore. H. P. Lovecraft (Providence, Rhode Island, 1890-1937) è uno scrittore statunitense. Influenzato da Poe e dalla tradizione «gotica», pubblicò su riviste specializzate le sue storie di orrore e di fantascienza, raccolte in volume soltanto dopo la morte, quando fu finalmente annoverato tra i geniali creatori del «fantastico» contemporaneo. Il richiamo di Chthulhu (The call of Chthulhu, 1929) è il più famoso di una serie di racconti in cui compaiono i Grandi Anziani, divinità preistoriche in grado di superare le barriere spazio-temporali, mentre La casa delle streghe (The dreams in the witch house, 1932) narra la storia di uno studente di fisica quantica che dalla propria stanza s’inoltra negli abissi di un’America visionaria. Tra le altre opere più note sono L’orrore di Dunwich (The Dunwich horror, 1927) e Le montagne della follia (At the mountains of madness, 1936) che si apre su paurosi paesaggi onirici, rivelando il debito di L. verso il Gordon Pym di Poe. L. è anche l’autore di un importante saggio sul «fantastico», L’orrore soprannaturale in letteratura (Supernatural horror in literature, 1927).

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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