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20 ottobre 2021 3 20 /10 /ottobre /2021 17:14
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
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Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...

Mi piacerebbe davvero che Palermo fosse una città europea: una città in cui i cestini della spazzatura vengono svuotati giornalmente, le strade siano spazzate e tenute in ordine, e dove non si creino cumuli immondi di spazzatura che resistono per settimane, accrescendosi di giorni in giorno, fino a quando l'unica alternativa di ripristino è l'utilizzo della rusapa per rimuovere le montagne di rifiuti. Ma le soluzioni estreme non ripristinano tutti i gasti: a lungo rimangono le puzze e le macchie per terra e il tessuto cittadino si logora sempre di più.

La sporcizia, il lerciume, le puzze e i miasmi alla lunga, oltre ad annullare il senso estetico e la ricerca del bello, finiscono con il creare una pericolosa assuefazione; quel che é peggio determinano nell’animo dei cittadini un’insidiosa forma di rassegnazione e di indifferenza.

Monnezza accumulata in via Giovanni Evangelista Di Blasi (foto di Maurizio Crispi)

Occorre reagire, invece: e per farlo occorre che ciascuno si rimbocchi le maniche e dia un contributo, per quanto piccolo, come - ad esempio - raccogliere carte e pezzi di plastica, bottigliette di vetro e lattine vuote e deporli dentro gli appositi cestini dei rifiuti. Oppure estirpare le erbacce che allignano negli interstizi dei marciapiedi.
Se ognuno compisse ogni giorno una singola azione tra quelle elencate avremmo sicuramente una città più pulita, ma si attiverebbero circuiti virtuosi di buone pratiche. E questo sarebbe uno dei principi ispiratori della migliore forma di anarchismo libertario in cui ciascuno si assume la responsabilità di ciò che fa, ciascuno si sente responsabile della tutela del benessere degli altri, ciascuno si assume gli oneri che tutto questo comporta, senza starsene là ad attendere passivamente che qualcun altro o qualche Ente investito di un potere superiore risolva i problemi.
Ognuno di noi può risolvere dei problemi: bisogna invertire la deleteria tendenza di una sempre maggiore dipendenza dalle Istituzioni.

Davanti alla scuola di mio figlio c'è allineata una fila di cassonetti lerci, fermi ancora all'età antidiluviana della raccolta indifferenziata.

Raramente vengono svuotati e i rifiuti maleodoranti vi si accumulano dentro sino a tracimare fuori.

Siccome tutto è mescolato, anche l'umido, si creare un'isola di lezzo miasmatico tutt'attorno.

IHo l'impressione che questi cassonetti sono stati spostati di recente e che prima fossero collocati altrove. Evidentemente alcuni cittadini "rispettabili" infastiditidi dai grevi odore e dallo spettacolo indecorso li hanno allontanati dalle loro abitazioni, sulla base dell principio che "occhio che non vede" e soprattutto che "naso che non odora", cuore che non duole.

In più, accanto ai cassonetti, si accumulano rifiuti di grandi dimensioni, tipo un grande baule sconnesso, un materasso lercio, vecchie scaffalutare fradice.

E' davvero uno schifo!

E pensare che i bambini che escono dalla scuola proprio sul marciapiedi di fronte e che, durante le ore in classe sono educati al rispetto dei valori civici e del rispetto dell'ambiente, devono assistere giornalmente a questo spettacolo di degrado che contraddice i valori a cui vengono educati.

Viene da pensare, ovviamente, al testo della "Lettera aperta al Presidente della Repubblica", scritta da un genitore rimasto anonima è diffusa in forma di affiche in molte vie della città e negli spaxi pubblicitari delle pensiline degli autobus (vedi e il commento le foto sotto).

Ho ripetutamente fotografato lo spettacolo del cumulo di monnezza ogni giorno in lievitazione e, di recente, ho mandato una della foto (con un tag) alla Direttrice del Centro Diaconale, la quale a sua volta l'ha girata a sue conoscenze della V circoscrizione.

Le circoscrizioni, in verità, non hanno potere esecuticvo in queste questioni, ma soltanto una funzione esecutivo: questo crea ovviamente ritardi, disservizi, paralisi.

Dicono che la V circoscrizione sia grande e che dunque tali disagi sono compatibili e che bisogna accettarli.

Io dico: ma siamo tutti cittadini e tutti paghiamo la tassa dei rifiuti, ed anche profumatamente.

E' compito del Comune, implementando personale e mezzi, ma anche pianificando accuratamente, provvedere allo smaltimento dei rifiuti urbani solidi in maniera congrua ed efficiente.

Invece, pare che la strategia perseguita sia quella di mantenere puliti i luoghi sensibili, in altri termini quelli che fanno "immagine" per la città e lasciare che altrove la monnezza ristagni per settimane e settimane. Salvo poi, in taluni casi, ad essere bruciata in grandi roghi di protesta dai cittadini scontenti. E solo allora ci si rende conto che c'è un problema e arrivano le ruspe per rimuovere le montagne di rifiuti.

Che amministrazione cittadina è quella che non si occupa con efficienza di risolvere questi problemi?

Un sindaco - per usare un'immagine forse eccessiva, ma calzante - dovrebbe essere la persona che più di tutte si occupa di risolvere i problemi pratici che affligono la città e che gira personalmente strada per strada per verificare se i lampioni (come anche tante altre cose) funzionano correttamente: ovviamente questa è una metafora, ma efficace. Il requisito prioritario di un sindaco non dovrebbe essere tanto il colore politico con cui viene riconosciuto, ma piuttosto la conoscenza capillare del territorio e l'amore per la città che è chiamato a governare, oltre che la ricerca del maggior benessere possibille per i cittadini. Un buon sindaco dovrebbe essere come un "buon padre di famiglia", per tutti, non soltanto per coloro che lo hanno votato.

Non è sicuramente un buon sindaco uno che se ne sta comondamente seduto sulla ribalta mediatica a dire che la sua è una città "europea" e a fare "politica della vetrina".

La mia attivazione (cioè l'incvio della foto con tag alla Direttrice della scuola) è servita a qualcosa.

Il giorno dopo i rifiuti ristagnanti erano stati rimosi e i cassonetti erano semivuoti, ma già con qualche segno di tracimazione.

Gli operatori di Re.Se.T Saranno solleciti a svuotarli dopo questa prima segnalazione, oppure si riprenderà con l'inerzia quo ante?

Staremo a vedere...

In ogni caso il baule scassato, il materasso lercio e le scaffalature di legno corrotto sono rimaste addossate al muro, a testimoniare che da noi in Sicilia, a Palermo in particolare, le soluzioni sono sempre temporanee, mai strutturali, ed in ogni caso "imperfette".

Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...

(25 settembre 2021) Una lettera anonima campeggia da qualche tempo sulle pensiline degli autobus di Palermo, un foglio bianco in cui un padre è ritratto di spalle con la sua bambina di quattro anni, mentre passeggiano o camminano, magari diretti verso la scuola o di ritorno a casa.

Questo papà, nella sua lettera aperta, si rivolge a Mattarella, esprimendo tutto il disagio, l’amarezza, la sofferenza per la condizione in cui versa Palermo sotto ogni punto di vista e per il torpore e l'indifferenza in cui sono caduti i palermitani (fonte: Balarm.it, testo modificato)

Il contenuto della lettera:

«Caro Presidente,
sono il papà di una bimba ancora troppo ingenua per distinguere un diritto da un favore, troppo innocente per capire cosa significhi avere mille bare in attesa di sepoltura e tutto sommato troppo piccola (ha solo 4 anni!) per soffrire i disagi di chi ogni giorno rimane intrappolato su strade puntellate da cantieri infiniti, buche e ponti pericolanti. Una bimba che vive a Palermo e che alla fine chiede solo piccole cose come uno scivolo, un’altalena, uno spazio in cui girare in bici senza rischiare di farsi male, un luogo che non sia costretta a contendersi con il degrado che avanza inesorabilmente.

Sappiamo tutti che gli ultimi mesi sono stati drammatici e chiedere una città più pulita o un parco giochi, mentre il mondo affronta una crisi senza precedenti, può sembrare quasi offensivo, per non dire oltraggioso. Ma in questo clima di desolante rassegnazione, mi preoccupa pure il fatto che i nostri figli non riescano più a stupirsi o ad impressionarsi davanti alle discariche e ai sacchetti di rifiuti che accompagnano il tragitto a piedi da casa a scuola, non provano un briciolo di fastidio o disgusto, li scansano senza degnarli di uno sguardo o di un commento, come se ormai facessero parte dell’arredo urbano.

Come se fosse normale.

Mi creda, questo non è e non vuole essere il solito atto di accusa contro chi ha trasformato un luogo così bello, crocevia di culture nella cloaca d’Italia. Anzi, visto che ci siamo, voglio essere il primo a sedere sul banco degli imputati: dopo tutto il sentimento di sconfitta e di rassegnazione che sta contaminando i nostri figli è un virus che parte da noi adulti e si diffonde attraverso le nostre (troppe) distrazioni.

Però un ultimo tentativo sento il dovere di farlo. Perché in un momento in cui ci troviamo ad affrontare battaglie epocali, la paura più grande è proprio quella di avviare al mondo generazioni di cittadini senza coscienza critica, incapaci di lottare e di cambiare le cose. E mi rivolgo a lei, caro Presidente, perché nonostante tutto, nonostante le ferite che ha rimediato negli anni, ha continuato ad amare questa città e a vivere a pochi passi dal luogo in cui le è stato inferto il dolore più grande.

Mi rivolgo a lei perché vorrei che usasse la sua autorevolezza per parlare al cuore dei palermitani. Per spiegare loro che esiste una via alternativa alla rassegnazione.

Che anche Palermo può riassaporare almeno uno spicchio del suo antico splendore.

Parli a chi potrebbe cambiare le cose ma preferisce cambiare città. E parli anche a quelli che pur non potendo cambiare città, non sanno che volendo (e con poco) potrebbero cambiare le cose.

Insegni loro ad amare Palermo, a rivendicare spazi puliti e accoglienti e ad avere cura del bene comune. Spieghi a chi si ostina a sfregiare con i propri vizi strade, piazze e marciapiedi che un semplice gesto e tante piccole azioni quotidiane possono contribuire a ripulire l’aspetto e l’immagine di questa terra.

Si faccia portavoce di tutti quei genitori che alla fine vorrebbero semplicemente far vivere e crescere i figli in un luogo migliore, allontanandoli da una rassegnazione che non può maturare ad appena 4 anni.

Ci dia la forza di cambiare le cose.

Per non continuare a inseguire il coraggio di cambiare città.

un papà»

 

Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
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Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...
Vorrei davvero che Palermo fosse una città europea...

Per contro, a fronte del generalizzato degrado, si possono registrare degli esempi di buone pratiche "spontanee".
Per esempio, vicino a dove abito io nei pressi di Via Gabriele D'Annunzio c'é un angoletto che è la dimostrazione tangibile di quanto la buona volta di buoni cittadini anonimi può riabilitare dal degrado e dall’incuria angoli abbandonati della città, altrimenti vere terre di nessuno.
E questo succede anche a Palermo, al giorno d'oggi invasa dalla monnezza e regina per l'abbandono degli spazi pubblici .
La salvaguardia dell’ambiente dipende anche e soprattutto da uomini e donne armati di buone intenzioni e di volontà
Inutile attendersi un dispendioso intervento di enti pubblici che non arriverà mai o sarà subito vanificato.
Se si vuole veramente, si può fare subito qualcosa.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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