Ancora un mio testo onirico, risalente al 2021, pubblicato inizialmente su Facenook e rimasto sepolto su questo blog, dietro le quinte, in forma di bozza, Eccolo.
/image%2F1498857%2F20220706%2Fob_f4b606_riflesso-natalizio.jpg)
(9 settembre 2021) Ho sognato che facevo un viaggio con una compagnia di sciamannati.
Eravamo stati all’estero, forse in un lontano stato insulare dell’Unione e avevamo portato con noi le auto.
Al momento del rientro la compagnia si era riunita per procedere all’imbarco delle auto. Ognuno di noi doveva esibire la documentazione sanitaria, certificati vaccinali e green pass.
All’arrivo, dopo un viaggio turbolento in nave, durante il quale i miei sodali si erano dati ai bagordi, approdiamo al porto di Palermo.
Le auto escono dal ventre della nave e si forma subito una lunga coda perché le certicazioni sanitarie devono essere controllate una per una.
Io sono da solo alla guida dell’auto.
Gli altri li ho persi di vista.
Alcuni si sono fermati a quello che sembra un free shop e hanno comprato l’inimmaginabile, compresi gli espositori delle merci.
Si va avanti a fatica, ancora più lenti che un ragionevole passo d’uomo.
Improvvisamente, mi rendo conto di non avere più con me la certificazione sanitaria, richiesta per superare i controlli.
Panico totale.
Mi levo dalla colonna di auto per poter frugare nei miei bagagli.
Nulla.
Arriva un’agente di frontiera che viene subito assalita da molti altri, pure essi privi di documenti e tempestata di domande ansiose
A nessuno di loro viene data una risposta utile.
Mi faccio strada nella calca e anch’io pongo la mia domanda: “Ho dimenticato le mie certificazioni sanitarie al porto di partenza! Come devo fare per rientrare? Io sono in buona salute e ho fatto tutte le vaccinazioni richieste!”.
La guardia mi guarda, muta come una sfinge.
Rimango sconsolato al bordo della strada, torcendomi i polsi come un personaggio di un romanzo dell'Ottocento, tirandomi la barba e strappandomi le sopracciglia, ma so che non c’è niente da fare.
Penso - con un senso di claustrofobia - che dovrò sottopormi alla quarantena oppure che verrò rimandato indietro, al porto di partenza, per recuperare le certificazioni smarrite.
Sconforto, disperazione e poi rassegnazione.
Intanto, il traffico incolonnato a poco a poco defluisce.
I miei amici, presi dall’euforia del rientro e dal'orgia degli acquisti, sono tutti scomparsi.
Nessuna solidarietà da parte loro. Non si sono preoccupati di lasciarmi indietro. Anzi, non sono nemmeno stato nei loro pensieri.
Ma ho modo di notare che la via diretta in città si è ora svuotata del tutto.
Mi decido: farò un tentativo.
Salgo in auto, accendo il motore e parto, con il cuore in gola.
Vado avanti… con un filo di speranza.
E mi rendo conto che il posto di blocco per il controllo dei documenti non è più presidiato!
Le transenne sono state rimosse.
E VIAAAA!
Entro nella mia città da clandestino, per una volta sperimentando l'ebbrezza (ma anche l'inquietudine) di essere un sans-papier!
scrivi un commento …