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Come ben sappiamo, ogni emittente - sia essa radio o TV - hai suoi "esperti" d'elezione, soggetti a cui è affezionata e a cui chiede in via privilegiata pareri e contropareri sui diversi ambiti di competenza.
Costoro parlano sfoggiando estrema sicurezza sul Coronavirus, sulla Covid, sulla pandemia, sui vaccini, sul 5G, sui massimi e sui minimi sistemi, sulla rava e sulla fava, opinionisti e influencer (nuova parola che va di moda, ma che sta anche per "suggeritori" occulti).
E non parliamo poi della querelle sul festival di Sanremo prossimo venturo, con pubblico, senza pubblico, con dei figuranti appositamente ingaggiati per riempire la platea, e le dichiarazioni di Amadeus per il quale il festival con il teatro vuoto non si possa fare, per non parlare delle esternazioni del sindaco di Sanremo secondo il quale un Festival omesso o anche soltanto a porte chiuse sarebbe per l'economia della cittadina di cui egli è alla guida una perdita economica irreparabile. Sino a che, a dirimere il nodo gordiano dei pareri in conflitto, non è arrivata come uno spadone la "sentenza" di Franceschini: l'unico escatomage è quello di fare il Festival nel teatro vuoto con una diretta TV. E di conseguenza, mugugni e lamentele. Ma si può in un simile momento di crisi e di difficoltà stare a discutere di simili inezie, spendendo tempo ed energie che potrebbero essere più utilmente impiegate altrove?
Bla blabla bla bla
Tutto questo parlare, tutto questo dare aria alla bocca, mi stanca il cervello.
Io so che non ho nessuna certezza; penso soltanto che ci si debba concentrare sul momento presente, viverlo con la maggiore intensità possibile, evitare di fare previsioni o impegnarsi in dichiarazioni roboanti che poi magari sono destinate ad essere smentite subito dopo.
Per quanto mi riguarda, io mi limiterei a procedere molto umilmente... e in punta di piedi.
Intanto si è visto che, addirittura in anticipo, rispetto al passaggio di molte regioni dall'arancione al giallo, si è verificato come è già accaduto altre volte, un deleterio "tutti liberi" con affollamenti inverosimili nelle strade e nelle piazze di alcune città italiane (si vedano le numerose segnalazioni in merito relativamente al week-end appena trascorso, addirittura in anticipo rispetto al passaggio di colore.
Insomma, non si impara mai dall'esperienza e per alcuni la fine del colore arancione sembra possa significare la fine della pandemia e quindi come conseguenza l'immediato e irresponsabile abbassamento della guardia. Analogo atteggiamento vi è da parte di alcuni nei confronti dell'evoluzione del piano vaccinale.
A ciò contribuiscono, naturalmente, anche le false convinzioni in merito agli effetti di queste prime vaccinazioni sull'andamento della pandemia e sull'idea - non del tutto vera - che per i vaccinati sia ora disponibile uno scudo invisibile di protezione, mentre rimane ancora aperta la questione se i vaccinati potranno o no diffondere egualmente il virus pur non ammalandosi.
Anche qui, staremo a vedere...
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