
La forma del buio (Longanesi Editore, Collana "La Gaja Scienza", 2017), il romanzo che ha fatto seguito alla prova narrativa d'esordio di Mirko Zilahy ("E' così che si uccide"), in cui il Commissario Enrico Mancini si confrontava nel territorio capitolino con un pericoloso ed efferato serial killer. nel caso detto dell'Ombra, stante la sua apparente inafferrabilità), è stato candidato al Premio Giorgio Scerbanenco 2017 per il miglior romanzo noir italiano.
Questa volta, un Enrico Mancini, sempre più in crisi e incapace di venire a patti con la morte della moglie amata, deve confrontarsi, assieme alla sua squadra con un nuovo "mostro" che imperversa ancora una volta nel territorio della Capitale. Si tratta dell'autore di una serie di efferati omicidi che ben presto lo definiranno come Serial killer e che gli meriteranno l'appellativo de "Lo Scultore", poiché compone le sue vittime dei suoi omicidi in modo tale da creare delle scene (o quadri) che raffigurino dei mostri mitologici, piegando alle sue necessità espressive il loro corpo e la loro carne martoriata.
Enrico Mancini, malgrado la crisi esistenziale in cui si dibatte è un ottimo e carismatico criminal profiler le cui competenze derivano dall'essere stato a Quantico, sede operativa e formativa dei ranghi dell'FBI, a specializzarsi.
Anche questa volta riuscirà a venire a capo della matassa e forse, nel confronto drammatico con il cimento che gli è imposto, si potrà finalmente aprire uno spiraglio per un un'uscita dal suo personale labirinto depressivo, con una serie di scorribande in scenari suggestivi di Roma Capitali oppure in luoghi dimenticati e carichi di mistero, alcuni dei quali - come nel precedente romanzo - rimandano a negletti luoghi di archeologia metropolitana, come - in questo caso - è ciò che rimane del Luna Park di Roma - il LunEur, oggi ritornato a nuova vita.
Mirko Zilahy scrive con con competenza, in considerazione anche della sua esperienza di traduttore e di professore universitario di Lingua e Letteratura Italiana a Dublino, e riesce a mettere in piedi anche questa volta un meccanismo narrativo coinvolgente.
(dal risguardo di copertina) Roma è nelle mani di un assassino, un mostro capace di dare forma al buio. Una tenebra fatta di follia e terrore, che prende vita nel rito dell’uccisione. Le sue visioni si tramutano in realtà nei luoghi più sconosciuti ma pieni di bellezza della città, perché è una strana forma di arte plastica quella che il killer insegue. Lui si trasforma, e trasfigura le sue vittime in opere ispirate alla mitologia classica: il Laocoonte, la Sirena, il Minotauro… Sono però soltanto indizi senza un senso apparente, se non si è in grado di interpretarli. Di analizzare la scena del crimine. E tracciare un profilo. Ma il miglior profiler di Roma, il commissario Enrico Mancini, è lontano dall’essere l’uomo brillante e deciso di un tempo. E la squadra che lo ha sempre affiancato non sa come aiutarlo a riemergere dall’abisso. Mentre nuove «opere» di quello che la stampa ha già ribattezzato «lo Scultore» appaiono sui palcoscenici più disparati, dalla Galleria Borghese all’oscura, incantata Casina delle Civette a villa Torlonia, dallo zoo abbandonato all’intrico dell’antica rete fognaria romana, Mancini viene richiamato in servizio e messo di fronte a quella che si dimostra ben presto la sfida più terribile e complicata della sua carriera. O forse della sua stessa vita.

L'autore. Mirko Zilahy ha insegnato lingua e letteratura italiana a Dublino ed è cultore di lingua e letteratura inglese presso l’Università per stranieri di Perugia. Molto attivo su vari fronti editoriali, è stato fra l’altro editor per minimum Fax e traduttore dall’inglese di testi molto importanti, quali per esempio Il cardellino di Donna Tartt. Nel 2015 è uscito per Longanesi il suo romanzo d'esordio, È così che si uccide, a cui seguono La forma del buio (2017) e Così crudele è la fine (2018).
«Una tensione narrativa che pochi scrittori sono in grado di garantire»
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