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14 giugno 2018 4 14 /06 /giugno /2018 08:15
Mark Mills, Il Giardino Selvaggio, Einaudi, 2008-2009

Ricordo che anni fa vidi un film dal titolo "I Misteri del Giardino di Compton House" (Peter Greenaway, 1982), ambientato nel giardino rinascimentale che attornia una mansion nella campagna inglese, in cui un pittore di fama viene ingaggiato dall'aristocratica che ha la proprietà della villa per realizzare una serie di 12 disegni che ritraggano casa e giardino da diverse angolazione, pichè è sua intenzione farne dono al marito quando sarà di ritorno da un viaggio. Analoga situazione si verifica nella storia tracciata da Mark Mills, in Il Giardino selvaggio (nella traduzione di M. Matteini), pubblicato da Einaudi (collana I coralli), nel 2008 e successivamente nei tascabili (ma in entrambi le vesti scomparso dal catalogo della casa editrice). Almeno, nell'affrontare e nel portarne a termine la lettura, vi è venuto più che naturale far riferimento a quel film.

Siamo alla fine degli anni Cinquanta e Adam Strickland, giovane laureando, viene inviato dal suo mentore e relatore di tesi, il professor Crispin, in Toscana, a studiare un giardino rinascimentale, dovendosi occupare - in particolare - di una sua sezione voluta da colui che aveva edificato la Villa nella sua interezza per ricordare la moglie morta prematuramente.

Adam intraprende così un percorso indiziario, decodificando riferimenti mitologici e letterari, ritrovandosi ad indagare su di un omicidio avvenuto più di quattrocento anni prima, ma nello stesso tempo mettendosi sulle tracce di un fatto di sangue avvenuto, proprio all'interno della Villa, alla fine della guerra, quando uno dei due figli della proprietaria era stato ucciso (apparentemente) dopo un violento alterco dai soldati tedeschi che avevano requisito un piano della nobile dimora.

Attraverso un percorso tortuoso e difficile, Adam si ritroverà a decifrare correttamente gli indizi, sia dell'evento più remoto sia di quello tragico di pochi anni prima.
Mentre la risoluzione del mistero più antico si dovrà esclusivamente al suo intuito e alla sua perspicacia, nonchè tenacia, per portare la verità inconfutabile sui fatti più recenti egli procederà di passo in passo apparentemente libero e di sua iniziativa, ma nella sostanza condotto da un burattinaio occulto che vuole a tutti i costi arrivare a denunciare la verità dei fatti.
Scritto in una prosa stringente, si legge con passione e ed è stimolante questa piena immersione nella natura - in parte selvaggia - di questo angolo della campagna toscana.

E' fondamentalmente il tema della manipolazione utile per arrivare al disvelamento di una verità nascosta, nel film del pittore e qui nel giovane studioso, a creare un collegamento ideale tra il film del 1982 e il romanzo di gran lunga più tardo, oltre che naturalmente quello del giardino rinascimentale, governato da intenti scenografici e da sottili riferimenti simbologici e mitologici.
 

Mark Mills

(dalla nota editoriale) Nel 1958 Adam Strickland è un laureando di Cambridge, che viene mandato dal suo professore a scrivere la tesi su un celebre giardino rinascimentale di un'antica dimora vicino a Firenze, Villa Docci. Ad attenderlo, però, non ci sono solo le sfarzose feste in terrazza della padrona di casa e le conversazioni brillanti con le rampolle dell'aristocrazia locale, ma anche un complotto la cui ombra ttraversa i secoli e lega insieme due omicidi distanti quattrocento anni. Su tutto e tutti domina l'antico giardino, che sembra esercitare, su chiunque vi entri, un fascino che sconfina nel sortilegio.
L'autore. Mark Mills vive a Londra, dove lavora come sceneggiatore. È autore di vari film, tra cui Il figlio perduto, con Daniel Auteuil e Nastassia Kinski (1988), e The Reckoning, con Willem Dafoe e Paul Bettany (2001). Einaudi ha pubblicato i romanzi Amagansett (2005) e questo Il giardino selvaggio («I coralli», 2008; «ET Scrittori», 2009).

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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