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5 aprile 2014 6 05 /04 /aprile /2014 00:39

Instancabile maestro Bennardo all'opera. In cantiere il restauro di un tabernacolo ligneo e un'Ultima Cena in terracotta

 

(Maurizio Crispi) Giuseppe Bennardo, pittore e scultore palermitano, l'artista che ha creato il presepe che viene esposto quasi ogni anno a Palermo a Natale (iniziativa denominata "Il Presepe in Piazza", giunta alla sua XXVI edizione a Natale 2012), è attualmente impegnato nel restauro di un tabernacolo ligneo di antica fattura che verrà allocato - in occasione della Festa dei Sepolcri - una tradizione molto sentita a Palermo - nella Chiesa di Valdesi (Chiesa Parrocchiale Maria SS. Assunta, a Valdesi Mondello).
L'impegnativo restauro - che richiede anche la ricostruzione ex novo di alcune parti mancanti o gravemente danneggiate dai tarli - è stato commissionato dal parroco della stessa chiesa, don Pietro Bumbalo, già precedentemente venuto in contatto con Giuseppe Bennardo in occasione di altri lavori artistici che erano stati collocati all'interno della Chiesa dedicata a San Francesco di Sales, sempre a Palermo (sita in via Notarbartolo).
Il lavoro di restauro del tabernacolo viene condotto nella Falegnameria Artigiana Tarantino all'Arenella - un laboratorio artigiano di lunga tradizione - ed è, in particolare, Vincenzo Tarantino a coadiuvarlo nell'opera.
Il tabernacolo alla fine della lavorazione verrà rivestito di lamina d'oro che lo ricondurrà all'aspetto originario.
Instancabile maestro Bennardo all'opera. In cantiere il restauro di un tabernacolo ligneo e un'Ultima Cena in terracottaNello stesso tempo, il maestro Bennardo sta lavorando all'elaborazione di un'Ultima Cena (giunta ormai ai ritocchi finali), la cui realizzazione segue il "canone" da lui seguito nella realizzazione dei personaggi del Presepe a cui ha lavorato per decenni e che si è andato accrescendo, di anno in anno, di nuovi personaggi.
Per quest''Ultima Cena le proporzioni dei personaggi - tutti in terracotta - sono identiche: Cristo e i Dodici Apostoli sono seduti - secondo la rappresentazione "classica", cioè quella usualmente tramandata nella iconografia più comune - ad un lungo tavolo, adorno di bicchieri, stoviglie, bottiglie, oggetti tutti realizzati a mano con pazienza certosina, mentre soltanto Giuda è discosto dalla scena conviviale, essendo  raffigurato seduto su d'uno scranno, da cui fronteggia un po' di sbieco gli altri commensali.
Ogni personaggio è realizzato con naturalezza e grandissimo realismo, ma anche con una cura infinita - quasi maniacale - per il singolo dettaglio, evidente anche nello studio dei volti e delle barbe e delle mani.
Probabilmente l'opera verrà esposta per laprima volta pure in occasione dei Sepolcri, a Palermo, ma in una sede che il maestro non è ancora in grado di precisare.
Lo sforzo realistico è notevole: gli abiti sono realizzati a mano in un momento successivi con l'utilizzo di tessuti diversi e messi in forma mediante appositi collanti.
I personaggi - come quelli del presepe - non sono firmati, ma la "firma" inconfondibile di Giuseppe Bennardo è data da un completo realismo dell'anatomia dei personaggi, rappresentati in ogni loro parte, anche quelle che sono poi nascoste dai drappeggi degli abiti.
Instancabile maestro Bennardo all'opera. In cantiere il restauro di un tabernacolo ligneo e un'Ultima Cena in terracottaGiuseppe Bennardo viene dal disegno industriale, ma poi la sua passione lo ha spinto in tutt'altre direzioni, portandolo a specializzarsi nel disegno e nella pittura, nella scultura, quest'ultima con l'utilizzo di materiali diversi, anche se la sua materia preferita sono argilla e creta.
Le sue opere non spaziano soltanto nell'ambito della soggettistica sacra, ma il suo talento si estende anche nel campo del "profano", con una serie - per esempio - di sculture raffiguranti plastici corpi femminili, studi posturali, trattati con una tecnica particolare per cui - pur essendo statue in terracotta - sembrano dei bronzi.
Giuseppe Bennardo, parlando un po' di sé e dei suoi progetti, si rammarica del fatto che, ancora, il suo Presepe non abbia ricevuto l'opportunità di una collocazione permanente: cosa che del resto gli era stata promessa, quando in occasione del Natale 2012, gli era stata data la possibilità di costruirlo all'interno di un locale messo a disposizione a Villa Niscemi, anziché nella tradizionale "casetta" di legno.

 

 

 

 

 

Vedi anche su questo blog:

 

Tempo di Natale, tempo di Presepi. Ritorna il presepe di Giuseppe Bennardo alla sua 26^ edizione

3/12/12 - Si avvicina Natale e ritorna a Palermo il presepe creato dal pittore e scultore palermitano Giuseppe Bennardo. Molti ricorderanno del presepe che l'anno scorso (Natale 2011) era visitabile in una capanna di legno collocata sul lungomare di Valdesi (lato circolo Lauria): era appunto il Presepe di Bennardo che quest'anno ha trovato ospitalità in un ampio locale all'interno di VIlla Niscemi, […]

 

 

Sui Sepolcri a Palermo, vai anche alla galleria fotografica FB e leggi il relativo commento: Pasqua 2011. Le chiese dei "Sepolcri" e una Via Crucis (23 photos)

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26 marzo 2014 3 26 /03 /marzo /2014 11:23

Georgeans Revealed. Una mostra su una dinastia e su un epoca che trasformò radicalmente l'Inghilterra

 

 

(Maurizio Crispi) Sabato 22 febbraio 2014, abbiamo deciso di recarci a visitare la mostra "Georgians Revelead", presso la British Library a Saint Pancras.
Ma è stata anche l'occasione per visitare, ovviamente, la incredibile British Library, un luogo aperto senza barriere, in cui l'interfaccia tra i libri che vi sono custoditi è fluida e non ermetica, e in cui la fruizione degli spazi immensi a disposizione può avvenire agevolmente (compresa la connessione wi-fi) disponibile e accessibile tutti, ampie caffetterie, luoghi per sedersi, comodi e spaziosi. 
Se abbiamo come riferimento certo librerie italiane, come ad esempio, quelle maggiormente istituzionali e seriose (tipo la "Biblioteca Nazionale" di Palermo) siamo davvero su di un altro pianeta. Anche se - per contro - alcuni sostengono che rendono l'accesso così facile e facendo sì che tutti possano stazionare all'interno dell'edificio, chi a chiaccherare, chi a leggere, chi a connettersi ad internet, si perde la funzione primaria della biblioteca pubblica che è, fondamentalmente, quella della consultazione, dello studio e della ricerca: forse, è tra i due estremi che sta la virtuosità.
Georgeans Revealed. Una mostra su una dinastia e su un epoca che trasformò radicalmente l'InghilterraL'edificio che ospita la British Library è moderno, in gran parte costruito in epoca moderna.
Ha delle elevazioni su di una pianta irregolare e sbilenca, ma la sua fabbrica sprofonda sottoterra per ben tre piani e la maggior parte dei libri che afferiscono alle sue numerose collezioni si trovano custoditi proprio in questi piani sotto il livello del suolo.
In un angolo del piano rialzato, vi è una collezione filatelica disposta su pannelli mobili che consentono di esaminare (ed ammirare) una parte soltanto delle centinaia di migliaia di pezzi che ne fanno parte.
Di fronte alle pareti dov'è allocata la collezione filatelica è esposta la macchina tipografica che venne utilizzata per stampare il famoso "Penny Black", rarissimo e considerato il capostipite delle emissioni filateliche britanniche (e del mondo).
L'elemento clou della British Library è rappresentato dalla George III's Book Tower che si presenta come un immenso pilone a pianta quadrata che, estendentesi verso l'alto e verso il basso sotto il livello del suolo per otto piani, custodisce la collezione di libri di George Iii, frutto di una raccolta - durata tutta la sua intera vita - di edizioni pregiate e rare, spesso degli in folio o comunque dei volumi di grande formato rilegati in pelle o in pergamena.
Quella per i libri di George III - amante della classicità e bibliofilo, oltre che soldato - fu una vera e propria passione. Nel corso della sua vita di volumi ne raccolse ben 85.000: questa imponente e pregiatissima collezione, alla sua morte, venne passata alla Biblioteca londinese precorritrice della odierna British Library.
Georgeans Revealed. Una mostra su una dinastia e su un epoca che trasformò radicalmente l'InghilterraIn tempi recenti con la risistemazione degli spazi interni la collezione di libri George Iii ha avuto la sua degna collocazione in questa "Torre di Libri" di immani proporzioni (una torre di libri può essere nei sogni di ciascuno di coloro che amano i libri e la lettura, del resto).
E, infatti, vengono i brividi ad ammirare questa torre dei libri della British Library, poiché possiede un che di sacrale.

Quale migliore contesto poteva essere scelto per ospitare la mostra dei Georgians Revealed"?
La mostra, il cui titolo completo è "Georgians Revelead: Life, Style and the Making of Modern Britain" è stata inaugurata in preparazione del 300° anniversario dell'arrivo dei "Georgians" in Inghilterra e dell'inizio della dinastia di regnanti che conduce sino ai nostri giorni, in cui la serie dei Georges riprende con  Giorgio V, morto nel 1936, a cui è succeduto dopo il breve interregno di Edward VII che poi abdicò preferendo alla condizione di re la possibilità di convivere liberamente con una donna americana divorziata - Wally -, il fratello Albert, duca di York, che divenne George VI - quello de "Il Discorso del re", per chi si ricorda questo magnifico film - e alla Regina Elisabetta, assieme al possibile erede al trono che, qualora dovesse essere incoronato re, sarà designato come "Giorgio VII".
Comunque per Georgeans, usualmente, si intendono i primi quattro re George che si succedettero l'uno all'altro senza discontinuità e che si caratterizzarono per il fatto che durante i loro regni l'Inghilterra andò incontro ad epocali cambiamenti, tanto da poter individuare una "Georgean Era".
La mostra è stata inaugurata l'8 novembre 2013 e sarà visitabile sino all'11 marzo 2014.

I Georgeans furono in realtà una dinastia di origini tedesche che arrivo in Inghilterra per un incrocio matrimoniale con Sofia, figlia della precedente regina Anna.
George Louis von Hannover, asceso al trono col nome di Giorgio I di Gran Bretagna (Osnabrück, 28 maggio 1660 – Osnabrück, 11 giugno 1727), fu Elettore di Hannover (1698-1727), re di Gran Bretagna e d'Irlanda dal 1° agosto 1714 sino alla sua morte e Principe elettore del Sacro romano Impero.

Nato in Germania, ereditò molte terre della Bassa Sassonia ed i suoi domini si espansero notevolmente, a seguito di lunghe guerre di successione.
All'età di 54 anni divenne il primo re inglese appartenente alla Casa di Hannover.
Nonostante fossero molti gli aspiranti al trono più vicini alla regina precedente, Anna, sua madre Sofia venne designata come legittima continuatrice della dinastia dall'Act of Settlement del 1701, vista la sua fede protestante. 

Salì quindi al trono Giorgio I che inaugurò una dinastia di regnanti che portò la Gran bretagna a transitare verso l'era moderna, attraversando il vento d'innovazione del Secolo dei Lumi, le ripercussioni della Rivoluzione francese, le Guerre napoleoniche, sino alle soglie della Rivoluzione Industriale.

Georgeans Revealed. Una mostra su una dinastia e su un epoca che trasformò radicalmente l'InghilterraE già, i sovrani d'Inghilterra portarono con sé consistenti origini germaniche e i primi tre re George continuarono a parlare il tedesco e a visitare frequentemente i propri possedimenti germanici, oltre che ad essere dei re-soldato.
Successivamente, l'uso della lingua tedesca si perse, ma rimasero le origini che per la casa regnate inglese furono motivo di consistente imbarazzo, soprattutto negli anni antecedenti la Seconda Guerra Mondiale, tanto che - ad un certo punto, per evitare il calo di popolarità e l'alone di sospetto - rinunciarono formalmente al titolo di "Principi di Hannover", ma soprattutto colui che divenne George VI, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, cambiò in George il suo nome da regnante, laddove avrebbe dovuto essere Albert: ma - per i suoi consiglieri politici - Albert suonavo troppo germanico e dunque, in un momento delicato per la monarchia rischiava di farlo diventare impopolare.

I primi quattro King Geroge regnarono in successione, dall'insediamento di George I nel 1715 alla morte di George IV nel 1830.

I re George, nella loro successione, portarono con sè una ventata di cambiamento nella Gran Bretagna del Tempo che, alla fine, dopo poco più di secolo dal loro avvento, era stata profondamente trasformata ed era pronta ad entrare nella modernità, avendo subito cambiamenti sociali ed economici davvero epocali, che furono radicali e profondi e riguardarono tutti gli aspetti della vita, dalla radicale trasformazione dell'edilizia abitativa e dall'importazione di moduli costruttivi imbevuti di neoclassicismo (Palladio diventò un fulgido esempio che ebbe numerosi imitatori), all'architettura degli ambienti naturali e dei grandi scenari urbani con la costruzione di nuovi quartieri secondo direttive rispondenti ad esigenze scenografiche di ampio respiro, alle diverse declinazioni della vita quotidiana (dal lavoro alle attività di leisure, compresi i giochi e le letture), e alle più diverse arti dal teatro alla pittura, passando per la musica.

Georgeans Revealed. Una mostra su una dinastia e su un epoca che trasformò radicalmente l'InghilterraLa mostra è più una mostra da leggere: sono tantissimi i pannelli esplicativi da studiare accuratamente con le loro esaurienti spiegazioni e il supporto visuale di vetrine sobriamente illuminate dove sono collocati dei reperti che fungono da materiale iconografico ed esemplificativo.
In ogni caso, lo spazio espositivo è suddiviso in tre settori tematici che illustrano i cambiamenti e le caratteristiche dei diversi ambiti della vita di quel periodo

che sono:

  • Luoghi pubblici, spazi privati
  • Acquistando il lusso, acquisendo stile
  • Piaceri della società, virtù della cultura


Segue una stanza, sul cui pavimento è stata riprodotta in gradissima scala una mappa della Londra Giorgiana ed è divertente camminarci sopra per identificare i luoghi contemporanei e capire come il disegno della città si sia modificato nel frattempo: qui, interesse degli adulti, ma anche grande divertimento per i bambini, un po' mortificati dalla seriosità dell'allestimento della mostra nel suo insieme e da una frequentazione di adulti altrettanto seriosi e palesemente infastiditi dalla presenza di bambini..
Nella stanza che funge da vestibolo si possono ammirare i ritratti ad olio dei quattro King George che si sono succeduti nell'arco di poco più di secolo, ciascuno accompagnato da brevi note biografiche ed esplicative sulle loro diverse caratteristiche.

Fanno da contorno della mostra, fuori dalla British Library un "monumento" estemporaneo dedicato ai Georgiani: un'installazione "arborea", al cui culmine - sul tetto di una cupola di verde - è collocato il busto di George I, mentre i tre pilastri che la sorreggono e la contornano rappresentano - simbolicamente - i tre re George che gli sono succeduti.
Dalla volta della cupola, allineato con il busto collocato sopra, pende un piccolo putto che una rappresentazione della continuità ideale della dinastia con quello che sarà George VII, l'ultima acquisizione da parte della famiglia regnante.

La mostra, infine, è completata dall'indicazione di un possibile percorso (Georgians Revealed Walking Tour), tracciato nella brochure illustrativa che viene fornita assieme al biglietto, per visitare i più significativi luoghi georgiani della Londra contemporanea ed avere così un colpo d'occhio di come i Georgiani seppero ammodernare e trasformare l'aspetto della città capitale, seguendo in ciò, una visione della vita, della cultura e del divertimento.

 

Georgeans Revealed. Una mostra su una dinastia e su un epoca che trasformò radicalmente l'Inghilterra

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10 marzo 2014 1 10 /03 /marzo /2014 11:32

Namio Harukawa e la dominanza della donnaHo scoperto casualmente, navigando in internet, forse a partire da un post comparso nella homepage di FB, le tavole disegnate di Namio Harukawa, il cui il tema dominante è costituito dalla sottomissione e dalla condizione di assoluta mancanza di difese e dalla inettitudine dell'uomo che viene raffigurato sempre esile, magrolino, spesso infilato in scatole o gabbie di varia fattura, trasformato in sedile o amaca, a volte intento a soddisfare donne giunoniche ed imponenti in vari modi, tutti umilianti e mai "genitali" nel senso evoluto dello sviluppo psicosessuale ed espressione cioè del raggiungimento delle modalità espressive di una sessualità pienamente adulta.

Queste tavole hanno un loro indubbio interesse, considerando che Harukawa viene da una cultura - quella giapponese - in cui, tradizionalmente, la donna è stata sempre collocata - nella gerarchia sociale e familiare - in una posizione di subordinazione rispetto all'uomo, e nella condizione di dovere sempre privilegiare i bisogni della controparte maschile.
I disegni di Harukawa rappresentano forse la traduzione grafica di una rappresentazione (forse temuta dal disegnatore) di un mondo in cui i valori e le priorità dovessero rovesciarsi, dando luogo ad un universo di relazioni altrettanto squilibrato da quello in cui la metà del cielo dominante è sempre stata quella maschile oppure anche un modo per ironizzare - attraverso questo paradossale rovesciamento - sulla tradizione nipponica che stenta a morire ed ad evolversi in un ordine sociale diverso.

Namio Harukawa (春川ナミオ) (Osaka, 1947) è un disegnatore giapponese conosciuto per le sue rappresentazioni a carattere "femdom" (contrazione di "female domination"), raffiguranti donne dalle caratteristiche fisiche voluttuose e giunoniche nell'atto di dominare uomini deboli e meno robusti ridotti in condizioni di sottomissione.
Curiosamente le donne rappresentate da Harukawa hanno tratti asiatici od occidentali, più raramente africane, mentre le figure maschili hanno sempre tratti asiatici.

I volti delle donne rappresentati da Harukawa sono tipicamente atteggiati ad espressioni di disprezzo e indifferenza nei confronti della controparte maschile indifesa.

Le tematiche affrontate da Namio concernono il facesitting, lo schiacciamento, il pissing, il bondage, il cunnilingus e l'anilingus. Altre opere fanno riferimento al cuckold.
Harukawa ha negli anni riscosso una notevole popolarità a livello mondiale e le sue opere sono spesso presenti su siti a tema.

 

 

Namio Harukawa e la dominanza della donna

 


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28 febbraio 2014 5 28 /02 /febbraio /2014 20:53

Un'estemporanea dedicata ad Hannah Hoch, considerata una dei massimi pionieri delle tecniche del collage e del fotomontaggioAlla Whitechapel Art Gallery, dal 15 gennaio al 23 marzo 2014). è possibile visitare l'estemporanea dedicata all'artista tedesca Hannah Hoch
Una mostra molto interessante e suggestiva con un centinaio di opere per lo più di piccole dimensioni, in considerazione delle direzioni che ha preso l'espressione artistica della Hoch, attraverso lo sviluppo della tecnica del collage del XX secolo, di cui fu una vera forza trainante, molto ammirata da artisti come George Grosz, Theo von Doesburg e Kurt Schwitters.
Le opere esposte sono state raccolte dalle maggiori collezioni internazionali ed esaminano l'evolversi della straordinaria carriera della Hoch dal 1910 al 1970 circa: con un percorso in cui il collage diventa strumento di rappresentazione satirica della società contemporanea, attraverso immagini di poetica bellezza.

Messo in mostra per l'occasione anche il "Quaderno", un quaderno di grande formato che Hannah Hoch teneva costantemente aggiornato sui fatti salienti della sua contemporaneità con "appunti" visuali esclusivamente realizzati con la tecnica del fotomontaggio, combinando immagini prese da quotidiani e rotocalchi dell'epoca.
Il quaderno esposto in bacheca in originale, s può sfogliare in fac-simile e mostra l'artista "al lavoro", come possono farlo i quaderni e i taccuini di uno scrittore, consentendo di avere una panoramica del suo retro-bottega.

 

Johanne Hoch, detta Hannah Hoch (Gotha, 1º novembre 1889 – 31 maggio 1978), è stata un'artista tedesca del movimento Dada berlinese (negli anni venti del XX secolo)
È conosciuta soprattutto per i suoi lavori del periodo della Repubblica di Weimar, quando era tra i pionieri del fotomontaggio e della tecnica del collage.

A queste due forme di espressione si è principalmente dedicata nella sua carriera artistica, dopo un breve interesse per la "Fantastic Art".
 

 

 

Hannah Höch was an artistic and cultural pioneer. A member of Berlin’s Dada movement in the 1920s, she was a driving force in the development of 20th century collage. Splicing together images taken from fashion magazines and illustrated journals, she created a humorous and moving commentary on society during a time of tremendous social change. Höch was admired by contemporaries such as George Grosz, Theo van Doesburg and Kurt Schwitters, yet was often overlooked by traditional art history. As the first major exhibition of her work in Britain, the show puts this inspiring figure in the spotlight.

Bringing together over 100 works from major international collections, the exhibition examines Höch’s extraordinary career from the 1910s to the 1970s. Starting with early works influenced by her time working in the fashion industry, it includes key photomontages such as High Finance (1923) which critiques the relationship between bankers and the army at the height of the economic crisis in Europe.

A determined believer in artistic freedom, Höch questioned conventional concepts of relationships, beauty and the making of art. Höch’s collages explore the concept of the ‘New Woman’ in Germany following World War I and capture the style of the 1920s avant-garde theatre. The important series ‘From an Ethnographic Museum’ combines images of female bodies with traditional masks and objects, questioning traditional gender and racial stereotypes.

Astute and funny, this exhibition reveals how Höch established collage as a key medium for satire whilst being a master of its poetic beauty.

 

Segui il link per vedere ed ascoltare un video di presentazione alla mostra

 

 

Un'estemporanea dedicata ad Hannah Hoch, considerata una dei massimi pionieri delle tecniche del collage e del fotomontaggio

 

 


 

 

Un'estemporanea dedicata ad Hannah Hoch, considerata una dei massimi pionieri delle tecniche del collage e del fotomontaggio

 

 


 

 

Un'estemporanea dedicata ad Hannah Hoch, considerata una dei massimi pionieri delle tecniche del collage e del fotomontaggio

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20 febbraio 2014 4 20 /02 /febbraio /2014 08:11

Kissing Coppers di Bansky battuto all'asta per per 420.000 euroE’ stata battuta all’asta alla FAAM di Miami, la più importante casa d’aste della Florida, “Kissing Koppers” (2004), la  celebre opera di "mural art" di Banksy. in cui due copper (poliziotti) raffigurati a grandezza naturale, si baciano.

L'opera murale, originariamente realizzata sulla parete esterna del Pub Prince Albert a Brighton, lì è rimasta per sette anni. In seguito, dato che stava iniziando a rovinarsi, il proprietario del pub l’ha venduta ad una galleria di New York nel 2011 (ma sulla parete del pub è stata ridisegnata una copia dell'opera originale).

Il lavoro, trasferito su tela, è stato stimato tra i 500.000 ed i 700.000 euro, ed è stato venduto per 420.000 euro (575mila dollari).

L’acquirente è rimasto anonimo.

Di  Banksy, uno dei maggiori esponenti della street art: non si conosce con certezza il nome vero - anche se il The Mail On Sunday ha identificato come Bansky un certo Robin Gunningham. Una delle poche certe che si anno sul suo conto è che è cresciuto a Bristol e che, sempre qui, ha iniziato la sua attività.
La tecnica più utilizzata per i suoi lavori di guerrilla art è lo stencil.

 

Questo episodio, con il percorso che ha compiuto l'opera di Bansky dall'esposizione pubblica alla proprietà esclusiva di un privato, pone un'interessante riflessione in merito al qusito: "Nel caso delle opere di Street Art di chi è la proprietà della singola opera?".
Un quesito a cui non è possibile dare una risposta esauriente, certamente.
Sicuramente l'opera, come prodotto dell'ingegno, è di chi l'ha fatta, tant'è che secondo un codice non scritto vigente tra i writers metropolitani, non è lecito il crossover (disegnare su di un'opera altrui), mentre invece l'autore o la crew autore di uno di essi lo può cancellare, rinnovarlo, cambiarlo, farne uno totalmente nuovo al posto di quello precedente.
Per quanto riguarda il versante del fruitore, l opere di Street Art sono di tutti, in quanto, rivolgendosi all'esterno, sono fatte per essere esposte ed entrare in relazione con chiunque passi di lì.
Il proprietario del pub ha rivendicato un diritto di propriettà su Kissing Coppers, in quanto l'opera era stata tratteggiata sul muro del "suo" pub e, vendendola, ha iniziato un perocrso che ne avrebbe stravolto la natura e lo scopo.
Ma c'è da chiedersi, il prorpietario del pub aveva commissionato l'opera a Bansky (come fanno alcuni proprietari di negozi che chiedono ai writer metropolitani di disegnare la loro saracinesca)? Lo aveva pagato, anche se soltanto simbolicamente?
Perchè, se è vero che il muro era di sua proprietà, è anche vero che l'opera è scaturita dall'ingegno di Barsky.
Detto questo c'è solo da rammaricarsi che, con gioia di tutti coloro che, nella filiera si sono arricchiti, un'opera di street art sia finita in una galleria privata - anzi privatissima - e che potrà essere ammirata solttanto nelle sue riproduzioni.
 

 

 

Su Bansky. Banksy (Bristol, 1974 o 1975) è un artista e writer inglese. E' considerato uno dei maggiori esponenti della street art. Il vero nome dell'artista pare sia, almeno secondo quanto riporta il The mail on Sunday, Robin Gunningham. Si sa tuttavia con certezza che è cresciuto a Bristol. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l'etica. La tecnica che preferisce per i suoi lavori di guerrilla art è da sempre lo stencil che, proprio con Banksy, è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso street artist di tutto il mondo. I suoi stencil hanno cominciato ad apparire proprio a Bristol, poi a Londra, in particolare nelle zone a nordest e a seguire nelle maggiori capitali europee, notevolmente non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensati come le gabbie dello zoo di Barcellona.

 

 

Kissing Coppers di Bansky battuto all'asta per per 420.000 euro

 

 

 

 

 

 


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12 febbraio 2014 3 12 /02 /febbraio /2014 06:57

Nella mostra

 

E' in corso di svolgimento a Greenwich (GB), negli spazi affascinanti del National Maritime Museum, uno dei musei tematici dedicato al mare e alla navigazione tra i più grandi del mondo, la mostra dedicata al grande pittore inglese Joseph Turner, dal titolo "Turner and the Sea", inaugurata il 22 novembre 2013 e aperta sino 21 aprile 2014. Si potrebbe dire che l'abbinata tra Turner e il NMM sia quanto meno azzeccata (e. non a caso, nel piccolo catalogo che viene dato ai visitatori come gadget abbinato al ticket, a corredo delle note informative sulla mostra, appaiono qua e là, le riproduzioni di oggetti che fanno parte delle gallerie del Museo).
Il titolo stesso della mostra è iconico e possiede qualcosa di apodittico: probabilmente, perchè parla con la sua incisività di un'inesausta passione e di un'intima relazione che si è sviluppata per tutta una vita; iconico, come è il titolo del famoso romanzo di Hemingway, Il Vecchio e il Mare. Un Assoluto, insomma, in qualche misura: e vedremo perchè.

Joseph M. W. Turner ebbe una lunga vita operosa (1775-1851) e, rispetto ai canoni del suo tempo, esplorò in maniera continua (e con passione) i limiti della pittura, tentando di continuo nuove soluzioni e originali modalità espressive.

Sembrerebbe, a prima vista, che la mostra possa riguardare soltanto un segmento limitato della vita artistica di Turner, ma - in realtà - non è così, perchè il confronto con il mare, con le sue vastità, con la mutevolezza delle sue condizioni e dei suoi colori, fu per lui fonte continua di ispirazione.Il mare fu per Turner una sorta di sfida continua alla sua espressività, a partire dall'ispirazione che ebbe, guardando le opere dei paesaggisti olandesi del XVIII secolo che furono - da un certo punto di vista - il suo punto di partenza in una ricerca che non ebbe mai fine.

Prendendo le mosse dalla "maniera" non priva di fascino di quei pittori, Turner iniziò a sperimentare, lavorando sul colore e sul movimento.

Le sue scene di mare (siano esse paesaggi, navi in navigazione, naufragi, spiagge battute dal mare infuriato e dal vento, battaglie e, ultima sua sperimentazione, la caccia alla balena) sono piene di movimento: un movimento che - a volte - dà la vertigine.

Nella mostra E il colore viene tradotto con le sue sfumature cangianti e la sua mutevolezza - cosa che, in mare, non è diffcile poter constatare - con una tecnica indedita, quasi impressionistica (e ciò Turner fu autenticamente un precursore del successivo movimento pittorico).

Turner, come tutti i pittori del tempo, in assenza di strumenti "tecnologici" di supporto (come è oggi la macchina fotografica), andava in giro munito di taccuini, album, acquarelli, matite colorate, carboncino.

Ma il soggetto da lui preferito, per eccellenza mutevole, richiedeva - per fissare una singola impressione - rapidità e maestria di esecuzione: e la mostra ci mette in condizione di ammirare i suoi lavori preliminari che ci fanno vedere il lavoro dell'artista in progress, per così dire.

Ma c'è di più.

Turner era assolutamente sperimentale ed empirico: sosteneva, come un'approccio filosofico all'espressione artistica moderna tende ad affermare - che l'artista dovesse esporsi direttamente a ciò che intendeva rappresentare in una sua opera. Sotto questo profilo, era molto aderente al pensiero del filosofo Francis Bacon  che affermò che un medico, per capire a fondo una malattia, dovrebbe essere stato ammalato di quella stessa malattia e che, diversamente, non può avere voce in capitolo per parlarne.

Per studiare l'effetto di una nevicata in mare - e rispolverando il mito odisseico dell'incontro con le Sirene - Turner si fece legare all'albero della nave su cui viaggiava durante una tormenta, in modo da poter sentire la neve sulla sua pelle ed averne gli occhi accecati.

E, soltanto, dopo, potè realizzare un quadro che, alla maggior parte dei suoi contemporanei, apparve anticonvenzionale e fuori dai canoni, per non dire incomprensibile.

Dunque, fu un pittore assolutamente sperimentale, molto moderno e sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo: probabilmente se avesse trovato una risposta ai suoi interrogativi avrebbe smesso di dipingere il mare in tutte le sue mutevoli forme.

In questo senso non fu mai un pittore di maniera, poichè la sua ricerca lo portava sempre a superare se stesso.

E, mentre nuovi pittori emergenti lo scoprivano e cominciavano ad imitare un suo presunto "canone", lui, di continuo e in una maniera spiazzante, andava "oltre", alla ricerca di nuove frontiere espressive, non disdegnando di occuparsi di temi della modernità.

Per esempio, non mancò di rappresentare in alcune sue opere la battaglia di Trafalgar che assicurò la vittoria britannica su Napoleone Bonaparte e la Francia e che tanto influenzò l'immaginario collettivo del tempo; oppure, introdusse in alcune delle sue marine, le prime navi a vapore oppure scene di caccia alla balena, attività che si espanse alla grande proprio nella seconda metà del XIX secolo.

Nella mostra Fu anche moderno per un'altra ragione: avendone i mezzi, decise di promuovere in proprio i suoi quadri, creando un proprio spazio espositivo in un edificio adiacente alla sua dimora nella prospera ed aristocratica Harley Street (che è oggi è la via londinese dove risiedono - e ricevono - i più grandi luminari della Medicina britannica).

Fu un uomo sanguigno e volitivo, con una vita privata molto complessa e variegata ma che visse senza ostentazione rispetto ai suoi contemporanei, arrivando in taluni casi ad assumere una differente identità per poter vivere senza intralci alcune sue scelte, come quella di sposare la vedova Sofia Booth (prendendo lui stesso il cognome di Booth e acquistando per vivere assieme a lei un pub nell'East End).

Ed anche ebbe una "secret life", come dimostra un'ampia collezione di disegni erotici, rinvenuti dopo la sua morte.

 

Assolutamente apprezzabile, della mostra, è il criterio cronologico, per cui seguendo il percorso illustrato da pannelli esplicativi, si può passare da una fase all'altra della sperimentazione pittorica di Turner, osservando al contempo le opere di quei pittori che lo hanno influenzato (i paesaggisti olandesi) e di quelli, tra i suoi contemporanei, che hanno avuto predilezione per le "marine" o che, a lui si sono ispirati.

 

Si può seguire passo passo la carriera artistica di Turner in relazione a questo suo fondamentale soggetto d'ispirazione, per lui sfida e passione assieme.

Le ultime due stanze sono dedicati ai lavori in progress (la bozzettistica e gli studi preparatori) che ci danno un'idea del suo "laboratorio", ad alcune opere rimaste incompiute e agli ultimi soggetti, come quello della tempesta di neve in mare, di cui si è accenato prima, o quello con la rappresentazione delle prime navi a vapore.

L'unico inconveniente è che le didascalie poste accanto ad ogni dipinto sono troppo minuscole e richiedono, per essere lette, un avvicinamento eccessivo al quadro.

La mostra è peraltro - e apprezzabilmente - interattiva, poichè alla fine del percorso, sono disponibili dei tablet attraverso i quali, dopo aver inserito le propie generalità, è possibile lasciare una propria review alla mostra (sino ad un massimo di 900 caratteri), avendo la possibilità di essere estratto (due nominativi al mese) per diventare "membro" del National Maritime Museum (con la possibilità di ingresso gratuito per le diverse iniziative) per un anno.
E, in questo caso, si tratta di un lodevole utilizzo di un gadeget tecnologico.

 

 

Nella mostra

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16 novembre 2013 6 16 /11 /novembre /2013 15:53

Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Uno sguardo sugli scenari contemporanei tra umanità e tecnologia, tra speranza e sconforto(Maurizio Crispi) Il 15 novembre 2013 è stata inaugurata a Palermo, nello splendido scenario espositivo della Real Fonderia Oretea alla Cala, la mostra pittorica collettiva "Gli Artisti di Pittorica", alla sua 6^ replica con il tema portante "Scenari contemporanei".
La mostra è stata avviata in concomitanza con la Settimana nazionale UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2013.

La mostra è stata promossa ed organizzata da "Pittorica". Web Art promotion.

La mostra rimarrà aperta sino al al 24 novembre 2013 con i seguenti orari: tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. 

Le opere (19 in tutto per 19 artisti) sono state esposte rispettando un percorso circolare dalla prima opera alla destra rispetto all'ingresso (Palermo Centro storico di Dario Vincenzo) dell'ingresso all'ultima (in realtà fuori dal catalogo assieme ad alcune altre) il cui titolo è "Lampedusa", molto drammatica perché la spuma del mare che si genera dall'urto contro la roccia sembra trasformarsi in lava e fuoco. 
La circolarità fa riferimento all'idea del cerchio, come elemento di condivisione, ma nello stesso ad un percorso che non ha inizio e non ha fine e, quindi, si può entrare nel percorso in qualsiasi punto, procedendo in un senso oppure nell'altro.
La mostra con le opere multiformi di cui è composta (che spaziano dalla rappresentazione realistica, eppure evocativa e carica di velenze simboliche, a quella più astratta e geometrica) getta uno sguardo poliedrico e sfaccettato sugli "scenari contemporanei", muovendosi tra speranza e sconforto, tra ricerca di una centralità dell'uomo ad una sua dispersione nella tecnologia, ma sempre seguendo la sottile linea rossa della solitudine che permea le nostre vite, in cui l'interfaccia comunicativa è sempre più rappresentata da mondi virtuali.
Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Uno sguardo sugli scenari contemporanei tra umanità e tecnologia, tra speranza e sconfortoPippo Cadoni , in un breve discosrso introduttivo, ha dato delle possibili chiavi di lettura, spendendo alcune parole sulla modernità e su come le opere esposte interpretino la modernità e su quali soluzioni esse possano offrire in un mondo in cui tutto - anche le più banali azioni per le più banali necessità - si genera per mezzo di un click sul bottone d'una tastiera oppure su di un telecomando.
"Siamo delle idrovore energetiche" - ha soggiunto.

E' possibile uscire dalla modernizzazione e dall'automazione dei click? Forse, ma gli artisti e il percorso sembrano dire no, in definitiva: una risposta che daà per scontato la trasformazione tecnologica delle nostre città e degli scenari in cui viviamo, nei cui angoli riposti, tuttavia, rimangono degli elementi insospettabilmente umani e a-tecnologici, come ad esempio nell'opera che raffigura un Godot che attende che succede qualcosa, dormendo su di una panchina che sembra essere divenuta il suo letto.

"Possiamo controllare le tecnologie che ci circondano. La mostra con il suo percorso ci dice di no. Eppure, occorre che noi umani torniamo ad essere al centro della scena. Ma c'è un paradosso, perchè l'uomo a differenza degli altri animali, delcreato, non ha istinti: sopravvive solo perchè ha inventato le tecnologie. Sopravvive perchè tra il sì e il no, può dire 'non so' ... la possibilità di esprimere il dubbio e l'incertezza ci diversifica" (Pippo Cadoni).

Ha fatto seguito una proiezione a tema del fotografo Giovanni Nuccio (peraltro autore del Progetto grafico e delle foto che corredano il pieghevole sulla mostra), all'insegna della multimedialità, a sottolineare che, pur in tentativo di evasione dalla tecnologia attraverso l'opera artistica realizzata usando le proprie mani nello sforzo creativo (e comunicativo) alla tecnologia bisogna pur sempre ritornare.

Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Uno sguardo sugli scenari contemporanei tra umanità e tecnologia, tra speranza e sconfortoGrande la varietà delle opere esposte sia per il soggetto sia per la tecnica di realizzazione.
Mi ha colpito particolarmente come efficace "scenario contemporaneo" l'opera di Sergio Figuccia, Passaggio a Parwan". Perché? Guardandola da lontano, mi era sembrato che volesse rappresentare come un corteo di pastori e di Re Magi alla volta di un presepe ubicato in un paesaggio lunare (forse per via dei rossi e dei gialli accesi delle due tuniche in primo piano) e, invece, l'opera rappresenta uno scenario di guerra come si può arguire dal minaccioso soldato in primo piano che imbraccia un mitra.

E poi ancora "L'Acropoli di Atene da Piazza Syntagma" di Antonietta Mazzamuto che con la sua tecnica di realizzazione simil-collage e le scritte sovraimpresse sull'immagine e, in parte, in filigrana, evoca qualcosa di antico e solenne, pur nella sconfortante modernità della cronaca a cui si allude.

E "Strade" di Vincenzo Verderosa che apre un inquietante sguardo sulle rigide geometrie che ci impriogionano, reticoli di strade come gabbie, che soltando levandosi in alto a volo d'uccello possono essere colte nella loro angosciante labirintica grandezza, a somiglianza delle grandi incisioni rupestri peruviane nella piana di Nazca che possono essere decifrate soltanto guardandole da grande altezza e non certamente camminandoci sopra. Davvero inquietante.

Ma anche l'opera di Pino Manzella, dal titolo "Daniela", merita una menzione: apparentemente è un ritratto, ma i capelli della donna si aprono ad ombrello e sembrano trasformarsi in un mare sul cui margine naviga un barcone di umanità dolente, forse clandesitini alla ricerca di un loro futuro.


Foto di Maurizio Crispi

 

 

Vedi anche su questa pagina: Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Dal 15 novembre 2013, a Palermo, nello spazio espositivo della Reale Fonderia Oretea

 

Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Uno sguardo sugli scenari contemporanei tra umanità e tecnologia, tra speranza e sconforto

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13 novembre 2013 3 13 /11 /novembre /2013 07:17

Lo sguardo di Dante cappellani su Palermo. Ripresa e rinnovata la collezione di foto sulla Palermo d'inizio NovecentoIn modo lodevole è stata ripresa e restaurata la mostra delle splendide foto sulla Palermo d'inizio Novecento realizzate da Dante Cappellani, che rappresentano uno sguardo pieno di meraviglia (e nostalgia) su di una città che non c'è più e che nel corso di più di un secolo, da quando quelle foto furono realizzate, si è irrimediabilmente trasformata sotto il peso della modernità incalzante che impone un suo terribile tributo: quello di sacrificare alla "praticità" (ma anche al lucro) i valori della bellezza e del rispetto della natura.
La mostra, restaurata e costituita da oltre 100 foto di grande formato, è visitabile  presso l'Istituto Don Bosco di Piazza Ranchibile (ma con accesso da Via Libertà n.199), ogni giorno dalla data dell'inaugurazione (il 3 novembre) al 30 novembre, con il titolo - come recita la locandina - "Le metaformosi di Palermo. Lo sguardo di Dante Cappellani".
Le foto sono collocate - come sono sempre state - da quando furono donate da un gruppo di ex-allievi salesiani nel 1988 lungo il grande corridoio della Presidenza, scenograficamente arricchito da un'illuminazione con faretti che valorizzano ogni singola immagine. Inoltre, rispetto alla loro disposizione originaria, un po' casuale, sono state disposte in "sentieri", cioè in raggruppamenti ciascuno dei quali approfondisce lo sguardo del fotografo su di uno scorcio particolare della città. In più, altre foto, prima non esibite, documentazione le trasformazioni in corso nella città d'inizio Novecento, quelle stesse trasformazioni che una volta innestate, in ondate successive, portarono allo scomparsa di tante delle "visioni" di Cappellani.

Per saperne di più.  Sulle foto di Dante Cappellani su questo magazine online è stato già pubblicato il seghente articolo: La Palermo "felicissima" nelle foto di Dante Cappellani: tra meraviglia e nostalgia.

 

 

(da www.sicilypresent.it). I corridoi della Presidenza dell'Istituto Don Bosco illuminati con faretti da sala espositiva, decine di ragazzi e ragazze in tailleur o camicia bianca e cravatta, per condurre i visitatori tra le riproduzioni in bianco e nero della Palermo di Dante Cappellani.
Questo è lo spettacolo che attende i fruitori della mostra “Metamorfosi di Palermo. Lo sguardo di Dante Cappellani”, allestita presso la scuola Don Bosco Ranchibile (Via della Libertà n. 199) a Palermo.
Le quasi cento stampe sono divise in “sentieri”, ognuno dei quali ci porta all’interno di uno scorcio o uno squarcio della Palermo anni ’30. Offrendo allo sguardo dello spettatore monumenti non più presenti nel panorama cittadino, come la chiesa che sorgeva nello spazio oggi occupato dal mercato ittico; oppure documentando i grandi lavori pubblici di quegli anni, come nel caso dell’edificazione del Palazzo di Giustizia (costato un massiccio sventramento del quartiere della Conceria, che insisteva in quel territorio); o ancora restituendo delle situazioni di vita quotidiana dell’epoca, come uno spicchio di giornata dei lavoratori della “manna”. Ma è il caso di ricordare anche le splendide panoramiche di Palermo e dei luoghi intorno alla Conca d’Oro, contenute all’interno dell’esposizione.
L’inaugurazione, che si è tenuta nella mattina del 9 novembre nel teatro del “Don Bosco”, ha visto la partecipazione del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Il quale ha voluto ricordare l’importanza dei Salesiani nel contesto cittadino e di una formazione capace di offrire “radici e ali”. Al tavolo dei relatori anche il Direttore dell’Istituto “Don Bosco”, Don Carmelo Umana, il Responsabile dell’Oratorio Centro Giovanile “Don Bosco”, Don Domenico Saraniti e la curatrice della mostra, prof.ssa A. Bertolino.
Le riproduzioni fotografiche, regalo che gli “ex allievi” donarono ai Salesiani nel 1988 (in occasione del centenario dalla morte di Don Bosco e del cinquantenario dalla fondazione della scuola “Don Bosco - Villa Ranchibile”), assumono una notevole rilevanza culturale non solo per la comprovata abilità artistica di Dante Cappellani o per il loro ineludibile status di testimonianza di un'epoca, ma anche per la perizia con cui Giuseppe Cappellani operò lo sviluppo e il viraggio degli scatti del padre.
Nel sottotitolo della mostra si legge infatti “Restituzione della Mostra Fotografica”, proprio in ragione della scelta di un restauro conservativo, che mira a restituire sia la bellezza degli scatti che la perizia di chi ne ha curato lo sviluppo.

La mostra si colloca, insieme alla personale di Antonello Blandi “Contrasti di colore” (anch’essa accolta dall’Istituto “Don Bosco - Villa Ranchibile” in questi giorni), tra gli eventi realizzati in vista e in occasione dell’arrivo, i prossimi 17 e 18 Novembre, dell’urna che contiene il braccio e la mano destra di Don Bosco.
L’esposizione rimarrà visitabile dal 9 al 30 novembre 2013.
 

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1 novembre 2013 5 01 /11 /novembre /2013 00:02

Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Dal 15 novembre 2013, a Palermo, nello spazio espositivo della Reale Fonderia OreteaIl 15 novembre 2013, a Palermo, presso lo spazio espositivo della Reale Fonderia Oretea,  verrà inaugurata con il patrocinio del Comune di Palermo la mostra Gli Artisti di Pittorica che, alla sua 6^ edizione, svilupperà con le opere in mostra il tema "Gli scenari Contemporanei".

Inaugurazione della mostra, venerdì 15 novembre alle ore 18.00.

 

(Pippo Cadoni) “Scenari contemporanei” è un tema impegnativo che costringe a riflessioni profonde, fino al recupero del ruolo dell’arte, tutta, nell’educare la società a sapersi mutare nel rispetto dei valori primari.

Gli artisti impegnati in questa collettiva, usano i simboli della tecnologia per denunciare i pericoli di un mutamento caotico e non rispettoso dell’uomo stesso.

La tecnologia massicciamente utilizzata, ha finito per creare una situazione paradossale cioè, la nostra società parla nel suo insieme solo con se stessa. Si è creata una condizione paradossale per cui finisce l’esperienza individuale, personale della conoscenza delle cose del mondo e ci si rifà al mondo fornito dai media tecnologici.

In questo mondo si ascoltano le cose che diremmo, o si dicono le cose che gli altri direbbero. E la stessa comunicazione, per esempio, che rischia di non essere più necessaria a causa della tecnologia che l’ha resa universale. Il mondo diventa una rappresentazione e la realtà e l’esperienza non hanno più valore.

La tecnologia ha trasformato profondamente l’aspetto antropologico della nostra società. Essa, attraverso la modificazione dell’uso di oggetti dove è “anima” e “corpo” in continuo divenire, modifica in modo radicale il nostro modo di pensare da analitico a generico.

Gli uomini hanno sviluppato, nel senso del miglioramento continuo, CODICI per comunicare, per preservare la fragilità della memoria elemento essenziale per seguire la temporalità dell’esperienza e quindi guida verso il futuro.

L’arte è uno dei codici principali per indicare i pericoli, i benefici ,i vantaggi o gli svantaggi legati alla plasticità di un territorio, quindi al modo di interagire degli uomini che lo animano.

 

Gli Artisti di Pittorica (6^ ed.). Dal 15 novembre 2013, a Palermo, nello spazio espositivo della Reale Fonderia Oretea

 

(Presentazione di Sergio Figuccia - dal sito web dell'Associazione Pittorica. Galleria Web dell'Arte e del Collezionismo) Ai cambiamenti continui, schizofrenici e irreversibili siamo ormai tutti abituati.

 

La nostra società si è adattata da tempo alla coesistenza, spesso non del tutto ortodossa, di retaggi storico-culturali di un prestigioso e compianto passato con innovazioni portate dal "vento" irrefrenabile della tecnologia e dell'evoluzione sociale.

Tutti gli ambiti umani sono stati interessati dalla nascita di questo instabile nuovo sistema polimorfo: si va dall'arte all'ambiente, dalla cultura alla politica, dai rapporti sociali alla comunicazione.

 

Siamo rapidamente passati, in una manciata di anni, dai rarefatti scenari di una collettività di metà secolo scorso, ancora innamorata di quel boom economico che oggi sembra appartenere a una lontanissima era geologica, ai postumi di un sessantottismo hippy e sfrenato, fino a giungere all'orrido globalizzante e sanguinario inizio di terzo millennio dominato dalla iper-tecnologia.

 

Così sono nati incredibili ibridi che hanno forzatamente accostato al sacrosanto e civile mantenimento del ricordo e della storia le icone più note e coinvolgenti degli anni 2000.

 

Nei palazzi storici delle città d'arte sono fiorite le "padelle" satellitari, nelle assolate campagne del sud hanno preso vita orrendi complessi di comunicazione ad altissima frequenza (muos), sui profili delle montagne sono apparse gigantesche girandole che sembrano voler raffreddare i "bollenti spiriti" del cielo, nelle valli del nord corrono le lunghissime strutture parallele dell'alta velocità ferroviaria; ma possiamo proseguire con migliaia di questi esempi.

 

Il passato continua a resistere, ma deve sottoporsi anche lui al forzato trattamento di "chirurgia plastica" con impianti tecnologici ed elettronici, sempre figli del silicone e della sua incontenibile epoca, che ne stanno lentamente sfigurando i lineamenti, proprio come avviene sul volto di una vecchia diva, gonfiato e stravolto da un chirurgo pazzo che vorrebbe mantenerne i connotati di bellezza, ma che invece finisce col distruggerli definitivamente.

 

Il progresso deve camminare parallelamente alla storia, non intersecarsi con essa, convivere non vuol dire inserirsi l'uno nell'altro, ognuno deve mantenere la propria dignità semplicemente restando se stesso. Il degrado è figlio dell'incuria e della malsana contaminazione.

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2 novembre 2012 5 02 /11 /novembre /2012 01:28

Inside out Newsletter 01

 

 

 

Molti avranno notato, camminando lungo l'asse di Viale della Libertà di Palermo, che ad ogni lampione della luce partendo dalla Satua della Libertà sino a Piazza Castelnuovo, vi è un grande fotografica che reca una foto di grande formato su entrambe le facce. foto-ritratti di una grande varietà di persone, ritratte in modi ironici, auto-ironici, beffardi e seriosi... Tutte le foto sono rigorosamente in bianco nero, stampate su carte, fatte per subire un rapido deterioramento per via degli agenti atmosferici o per mano umana (alcune di esse sono già state strappate, infatti).
Non le ho contate, ma sicuramente sono diverse centinaia le foto di tipi umani esposte.- considerando che il Viale della Libertà dalla Statua sino a Piazza Politeama raggiunge bene i 3500 metri, che i lampioni sono distanziati di circa 30 metri uno dall'altro e che le foto sono allocate su entrambi i lati della strada, un conto approssimativo è presto fatto.
Sotto ogni foto una piccola dicitura: "A global participatory Project. Art Project by JR", a partire dalla quale ho potuto trovare qualche bandolo esplicativo nel web.
Inside Out - Italia sono anch'io a Palermo, dal 20 ottobre, art project di JR - Foto di Maurizio CrispiIl progetto di arte pubblica (A global art project transforming messages of personal identity into works of Art), promosso dall'artista francese JR sta facendo tappa in Italia in sostegno alla campagna "L'Italia sono anch'io" che si propone una sensibilizzazione di tutti i cittadini sul diritto di cittadinanza degli stranieri "italiani".
I ritratti stampati in grandi dimensione saranno esposti sabato 20 Ottobre sui muri di otto città italiane: 1500 ritratti di italiani - e non - scattati in 8 città del Belpaese.
Inside Out, progetto dello street artist francese JR, è sceso a fianco della campagna "L'Italia sono anch'io" - Credits: A Global Participatory Art Project by JR, per il sostegno della causa degli stranieri "italiani" che non possono accedere alla cittadinanza italiana in tempi ragionevoli e che sono privati del diritto di voto benchè residenti in Italia da molti anni, tanto da indurre il Presidente della Repubblica Napolitano ha parlare chiaramente dell'opportunità di una riforma della Legge che regola il diritto di cittadinanza.

Ogni città italiana coinvolta nel progetto ha costituito un suo Gruppo facebook dedicato.

 

 

Vai al gruppo Facebook di Inside Out / L'Italia sono anch'io
 


Vai al video


Sito web "L'Italia sono anch'io"

 

 

 

JR: il fotografo da strada (Unità.it)

 

 

Il presidente Giorgio Napolitano ha parlato chiaramente per una riforma della legge sulla cittadinanza, che è l'oggetto di questa campagna.
Oggi chi nasce in Italia non ha la cittadinanza, e gli stranieri regolari da oltre 5 anni non votano alle amministrative.
Per questo scopo si firma in tutte le città italiane e in particolare Sabato 21 gennaio, quarto D-Day nazionale.

 

Il discorso integrale del capo dello stato lo trovate qui.


 


 
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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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