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6 luglio 2013 6 06 /07 /luglio /2013 19:39

Uno strano sogno tra banconate in mezzo alle foglie secche e registratori di cassa di vecchio stampoMa che strano sogno!
Mi appare confuso e pieno di piani sovrapposti.
Comincia così: devo andare in una località lontana a seguire un evento sportivo.
Ma prima, mentre il tempo della partenza stringe, sono a casa del mio fratellone Salvatore, nella nostra stanza di un tempo, che però è in totale disordine, piena di foglie secche, di escrementi di topo e di deiezioni di uccelli, come se fosse stata esposta a lungo agli agenti atmosferici, e supervedo ad una pulizia generale per ripristinare lo stato precedente ma, tuttavia, non si riesce mai a fare come vorrei, perchè - sempre - in qualche angolo rimangono ragnatele e foglie secche.
Anche la libreria a muro è stata spostata al centro della stanza, dove sembra pencolare in un equilibrio precario: e tutto questo mi dà un senso di grande instabilità.
Finalmente, riesco a mettermi in auto e parto per raggiungere la località della gara.
Arrivo in un grande spiazzale nei pressi di un grande palestra.
Ci sono altre macchine parcheggiate e sono costretto a fermarmi, in un primo momento, in seconda fila.
Dentro la palestra è in corso una partita di pallacanestro tra due squadre femminili e, di continuo, dalla porta principale escono fuori giocatrici seminude, dai corpi scultorei.
Le guardo esterefatto: loro si muovono abbastanza liberamente, alcune si accucciano senza inibizioni per fare i propri bisogni o altre corrono per raccattare una palla, sfuggita di controllo: mi guardano, a loro volta, con sguardo accusatorio e di rimprovero come se fossi un guardone.
Dovrei prendere le mie cose, compresa una pesante attrezzatura fotografica, e andare al posto del raduno pre-gara che è un po' distante dalla palestra. Tutto il mio materiale e i miei bagagli sono sparsi in vari punti dell'auto.
Quando arriva il momento di aprire il portellone posteriore per prendere la borsa da viaggio, mi accorgo che una macchina (una vecchia Seicento Fiat) è stata parcheggiata dal suo guidatore con il suo tozzo muso proprio a ridosso della mia, impedendomi del tutto di accedere al vano bagagli.
Provo a discutere con il guidatore, ma non si cava un ragno dal buco: quello non recede dalla sua prepotenza.
"Attaccati" - mi dice sprezzante.

Allora, io con fredda determinazione, ritrovandomi la forza di un energumeno (o di un novello Maciste) sollevo l'auto e la scaglio lontano come fosse una pagliuzza, nemmeno prendendomi cura del guidatore che rimane incastrato dalle lamiere.
E proseguo nelle mie faccende.
Tutte le borse sono fuori dall'auto, ora, non mi resta da fare altro che mi resta da prendere i soldi che mi servono e che sono sparsi sotto il sedile posteriore: mescolate ad un letto di foglie secche ci sono molte banconote di diverso taglio che raccolgo tutte accuratamente creando una piccola mazzetta che poi infilo nel mio portafoglio.
Viene il momento di andare, e mi intrattengo a parlare con alcune persone, tra questi uno - forse l'addetto stampa della manifestazione in corso - che comincia a a farmi domande su questioni che non conosco completamente, mostrandomi anche un fascicolo di atti giudiziari, sul quale chiede un mio parere.
Mi sembra che la conversazione non vada da nessuna parte.
E cerco di defilarmi.
Su di un tavolo ci sono delle guantiere piene di Dolci di Riposto, ne afferro qualcuno e comincio a sgranocchiarli.
Ma poi, a questo punto, decido che ne ho abbastanza e rinuncio ad andare sino al punto della gara podistica: mi imbarco sulla mia auto, armi e bagagli, e me ne vado.
Ritorno a casa di mio fratello  e, questa volta, quando arrivo, ho il portafoglio gonfio dei soldi che avevo raccattato dal pavimento della macchina.
Forse, quando arrivo ho il piacere - e la sorpresa - di constatare che tra noi c'è anche la mamma, dopo una lunga assenza, ma la sua presenza è la normalità, quindi non manifesto alcuna particolare reazione.
Ci sediamo a tavola per un pranzo familiare e, improvvisamente, spunta mio cugino gianfranco,vestito con un'incongruo body da ginnasta nero e attillato. Appena arrivato, comincia a mangiare di tutto avidamente, dichiarando così di essere realmente affamato.
L'atmosfera è gioiosa e allegra.
Poi, mi ritrovo in un bar caffeteria di Palermo per un appuntamento con una mia vecchia conoscente che mi stordisce con le sue chiacchiere petulanti e vorrei non essere lì.
Infatti, di lì a poco, mi astraggo e comincio a smanettare con un mio laptop, non quello di adesso.
E' piuttosto malandato: alcuni tasti sono mancanti come in una bocca sdentata e la loro funzione è contrassegnata da piccole asticciole colorate, mentre in altri tasti le diciture si sono sbiadite sino ad essere illegibili.
Noto anche che negli interstizi tra i tasti sono cresciute delle piccole piante in formato bonsai, tra queste un piccolo cactus, una aloe, e un'agave.
Sono lieto di questa scoperta e, infatti, decido di non estirpare affatto le piantine e di tenerle lì in modo tale che dal laptop si formi con il tempo una piccola scultura vivente.
La mia amica l'ho lasciata al suo tavolo a portare avanti le sue chiacchiere insulse con i vicini, mentre io me ne sto con il mio computer seduto ad un altro tavolo: arrivano dei conoscenti del Club Roggero di Lauria che si dispongono ai tavoli accanto a me e, intanto, fuori dal locale sento delle voci familiari.
Mi sporgo a dare un'occhiata e mi accorgo che stanno passando i miei due vecchi di scuola Lucio e Augusto.

Lucio (cosa da non da lui) porta a mano una bicicletta, Augusto è quello di sempre.
Sono vestiti con camicie colorate in stile hawayano. Buffi!
Camminano e parlano e Lucio dice a d Augusto: "Ti porto a vedere casa mia"
Immagino che Lucio sia andato in bici sino a casa di Augusto e che ora stiano facendo assieme questa passeggiata sino a casa di Lucio.
Penso: forse Lucio ha una nuova casa!
E rifletto sul fatto che, per una volta, non ha il consueto aspetto cupo ed incazzato.
Non faccio nulla per richiamare la loro attenzione e li lascio andare, seguendoli con lo sguardo, fino a che non sono scomparsi nella folla.

Rientro nel locale, ma - all'improvviso - mi sento stanco e decido di andare via.
Vado alla cassa per pagare la mia consumazione e quella dell'amica che ho abbandonato al suo tavolo con le sue chiacchiere inutili, e tutto cambia: non si tratta più di un ambiente luminoso e moderno, ma di un vecchio locale con un'illuminazione artificiale cupa e poco brillante, ingombro di enormi mobili di fattura ottocentesca, così come è il bancone dove siede il proprietario dietro un enorme registratore di cassa vecchio stampo di quelli che, quando viene totalizzata cifra da pagare e si apre il cassetto con il denaro contante, si mettono a suonare.
 

 

Fine del sogno... E mi sono risvegliato confuso e affaticato...

(Sogno del 7.07. 2013)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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