Per puro caso, l'altro giorno, ho guardato la data di scadenza della mia Carta d'Identità...
E ho visto che, siccome, il documento ha una validità decennale, andrà in scadenza nel 2022.
Vedere questa data stampigliata sul retro del mio documento d'identità, mi ha un po' spaventato, un po' mi ha dato le vertigini.
Immaginare me stesso da ora (che di anni ne ho 63) a 10 anni più in là è un bel problema, di fatto.
In 10 anni possono accadere molte cose, francamente di tutto.
E, anche se fossi animato dal più fiero ottimismo, non mi sentirei di sottoscrivere con fermezza l'idea che potrò utilizzare questo documento d'identità sino alla sua scadenza naturale.
Io, come mi ritrovo a pensare con un certo realismo (ma anche con un certo dolore), potrei estinguermi prima di quel documento per un qualsiasi incidente di percorso.
L'esperienza della vita e della morte di mio padre mi ha insegnato ad essere prudente nel manifestare con entusiasmo eccessive speranze di longevità.
Mio padre, infatti, facendo riferimento al fatto che gli uomini delle due famiglie da cui lui si era originato (Orestano erano le radici della madre Erminia), soleva dire che lui avrebbe vissuto a lungo e che avrebbe avuto tutto il tempo di fare tante cose.
E, invece, la sorte volle che lui dovesse morire anzitempo, quando ancora era nel pieno delle sue forze.
Mio padre morì a 54 anni, io fra pochi mesi sarò vissuto più a lungo di lui di 10 anni.
Pensare che la mia vita possa protrarsi molto oltre quella di mio padre, mi dà un senso di vertigine e forse anche un lieve senso di colpa, perchè io sto sopravvivendo, laddove lui, pur avendo tante cose da fare, se ne è dovuto andare prima.
Non mi piace pensare a questa scadenza del mio documento d'identità, spostata in avanti di 10 anni: mi si attiva nella mente una sorta di gara tra me e il documento di identità.
Chi resisterà sino alla data di scadenza?
Mi piace pensare piuttosto a piccole mete intermedie: così come, quando correvo le gare di 100 km, non pensavo mai al traguardo finale dei 100 km perchè quella meta mi pareva incommmensurabile ed irraggiungibile, e preferivo concentrarmi esclusivamente sul traguardo dei prossimi 5 km. E quindi procedevo così, di cinque chilometri in cinque chilometri, affidandomi al buon senso e all'improvvisazione, perchè in fondo "non si può mai essere del tutto pronti" per arrivare alla fine di una gara di lungo corso, come per correre sino alla fine la corsa della nostra esistenza.