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28 gennaio 2015 3 28 /01 /gennaio /2015 06:14

 sotto-la-pelle.jpgMaurizio Crispi) Dopo l'enorme successo de "Il petalo cremisi e il bianco", Michel Faber ha prodotto con "Sotto la Pelle" (titolo originale: Under the Skin, Einaudi, 204) un altro potente romanzo ambientato ai nostri giorni, per quanto con una venatura alquanto surreale e fantascientifica, e dominato da un altro "potente" (ed inquitante) personaggio femminile, alienato e sofferente, alla ricerca della propria "Umanità". si tratta di Isserley che si muove di continuo su di una vecchia auto per le strade secondarie della Scozia, caricando a bordo autostoppisti solitari che rispondano a certi requisiti.

Perché lo fa? 
La verità si farà strada a poco a poco, mentre viene delineato il dramma esistenziale di Isserley che, in realtà, non ha un posto dove andare e non ha più una sua collocazione naturale, né tra gli "esseri umani" come lei, né tra i "vodsel" di cui lei va alla ricerca instancabile.
Si tratta di un romanzo sull'identità e sulla disidentità, sul rapporto tra corpo e anima (e su quanto la propria identità sia collegata e radicata nella percezione del corpo di cui siamo dotati), ma è anche una riflessione sulla condizione della natura umana e sulla differenza tra esseri umani (senzienti) ed animali.
Cosa fa veramente la differenza tra "esseri umani" ed "animali"? Ed è lecito catturare gli animali, castrarli, metterli all'ingrasso per poi macellarli e farne venire fuori raffinati filetti ed altre prelibatezze, destinati alla tavola dei ricchi?

E' un'operazione che si può fare impunemente o che comporta, alla lunga, dei costi interiori ingestibili?
Il romanzo di Faber è anche, in fondo, un racconto animalista, in cui lo spirito animalista è incarnato dal personaggio di Amlis Vess, che - pur non trasformato nelle sue sembianze esteriori - ed essendo a favore della causa dei vodsel, pur ignorando che possiedano un loro linguaggio ed una capacità di esprimersi, protesta contro il trattamento atroce che devono subire.
Isserley, invece, rappresenta l'essere umano che utilitaristicamente deve abbandonare le proprie sembianze per potere agire ed operare crudelmente: compiendo azioni che, nelle loro finalità ultime, sono orribili e letali. Anche se non è Isserley, la resposabile delle operazioni successive che avvengono nei sotterranei oscuri della "fattoria" (profondamente disturbanti per il lettore sono alcune descrizioni di ciò che vi accade veramente), il solo fatto di essere lei investita del compito di essere procacciattrice, non la rende meno responsabile di tutto il resto.
E' solo l'assenza di empatia a consentire a Isserley di fare il "lavoro sporco", ma anche l'ignoranza e il fatto di non sapere nulla (o meglio di sapere in teoria, ma di non aver "visto" con i propri occhi)., come fu nel caso di Eichmann che rifiutava i capi d'accusa a suo carico, affermando che lui "aveva soltato organizzato dei trasporti".
Quando Isserley aprirà il suo animo all'empatia, indebolita da un forte sentimento d'amore non esprimibile, per lei sarà finita: non potrà più svolgere la sua funzione e non le resterà che morire, avendo sperimentato l'isolamento estremo e la profonda solitudine derivanti dalla consapevolezza di non appartenere più né al mondo degli "esseri umani" né a quello dei vodsel, e di essere solo una pietra rotolante su cui il muschio non potrà mai crescere.
Tra le altre cose, la storia di Isserley si presenta come un lungo racconto "on the road" che sulla strada inizia e sulla strada finisce, come se la strada e i grandi paesaggi naturali delle Highland scozzesi che isserley contempla con nostalgia siano l'unico scenario possibile per un apologo interiore tanto crudele.

Da questo libro è stato tratto il film "Under the Skin" (2013), diretto da Jonathan Glazer (UK, USA) e con Scarlet Johansson nei panni di Isserley (nel film: Laura): un film che senza essere esplicito come il romanzo di Faber percorre una strada sicuramente più metafisica.
Il film, da un lato lascia tutto in sospeso, non esprimendosi chiaramente sulla situazione alle spalle di Laura, ed è - nello stesso tempo - più rarefatto, meno crudo e diretto.
La visione del film non spoglia d'interesse il romanzo: sono due cose diverse. E, sostanzialmente, non cambia nulla, in merito all'impatto che il romanzo può generare nel lettore sensibile, l'aver pvisto prima il film.

Il regista aha deciso di seguire la via di non essere pedissequo, ma di affrontare la realizzazione della storia cinematografica con una propria poetica.
Vai alla recensione del film, su questo stesso blog: Under the skin. Amore impossibile e solitudini che si intrecciano in un racconto onirico e suggestivo

 

(Dalla quarta di copertina dell'edizione italiana) Come un felino in agguato, Isserley va in giro sulle strade deserte delle Highlands scozzesi a caccia di autostoppisti maschi. È sola, è bella, è piena di strane ferite nel corpo.
È decisamente pericolosa.
Impossibile aggiungere qualcosa sulla trama senza rovinare al lettore la piú sconvolgente delle sorprese. D'altra parte, che cosa nasconde sotto la pelle la bella, ma inquieta Isserley lo scoprirà presto da solo. Piú sorprendente ancora sarà però, una volta accettato il colpo di scena, scoprire che assai di rado un romanzo lo avrà coinvolto cosí in profondità in un processo di svelamento radicale di ciò che è autenticamente, pietosamente, ferocemente umano. Da Sotto la pelle non ti puoi staccare, incredulo, fino alla fine. È una storia su come cambiamo, su come restiamo gli stessi, su ciò che fa la differenza. 
L'amore sembra bandito da questo libro, e tuttavia ne è il centro.

Hanno detto di "Sotto la Pelle": 
Quella di Faber è una scrittura pura, di un umorismo asciutto, e di risoluta moralità. Il fantastico è contrapposto con tale grazia al reale da far risaltare la stranezza di entrambi. Faber ha trovato un modo giocoso di porre domande fondamentali. Che cos'è l'empatia? Che cos'è il potere? Possono coesistere? Sotto la pelle è un romanzo straordinario, una riflessione sulla pietà, il dolore e l'ingiustizia. («The New York Times»)
Un libro fuori dal comune... Nella scrittura di Faber niente è ciò che sembra. La qualità piú significativa di Sotto la pelle è che all'interno di questo incubo, Faber ci costringe a identificarci con la sua protagonista non umana, e, attraverso lei, ad addentrarci in una complessa trama che tocca nel profondo i problemi della condizione umana. («The Times»)
Una storia strana e misteriosa come poche, i cui segreti vengono svelati a poco a poco, come stimoli surreali centellinati con trasognata precisione. La scrittura di Faber è di una severa limpidezza. («The Independent»)
Originale e sconvolgente, Sotto la pelle è una satira sociale abilmente calibrata, una Fattoria degli animali per il nuovo secolo... Quella di Faber è una potente voce morale. («The Wall Street Journal»)

L'autore. Michel Faber è nato nei Paesi Bassi nel 1960. È cresciuto in Australia e dal 1993 vive in una vecchia stazione ferroviaria nel nord della Scozia. È autore, tra l'altro, della raccolta di racconti La pioggia deve cadere (Einaudi Stile libero, 2008) e dei romanzi, pubblicati da Einaudi: Sotto la pelle (Stile libero, 2004 e Super ET, 2006), A voce nuda (Stile libero, 2005), Il petalo cremisi e il bianco (Stile libero, 2003 e Super ET, 2005), I gemelli Fahrenheit (Stile libero, 2006) e I centonovantanove gradini (L'Arcipelago, 2006). Nel 2005 ha partecipato a Il mio nome è nessuno. Global Novel e ha pubblicato in anteprima mondiale in Italia la raccolta di racconti Natale in Silver Street (Stile libero, 2005). I suoi libri sono tradotti in 22 paesi.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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