(Maurizio Crispi) Si dice che Emilio Salgari non abbia apprezzato il cinema degli esordi, benché l'invenzione dei fratelli Lumiéres, con i suoi primi passi stentati, ma di grandi promesse, si presentasse al pubblico come una "macchina per sognare", così come erano i suoi romanzi.
E ciò benché la sua attività di scrittore e l'esordio dell'avventura cinematografica italiana avvenissero proprio a Torino.
E se le cose fossero andate diversamente? Se Salgari avesse prestato la sua penna per scrivere almeno una sceneggiatura per Giovanni Pastrone, a suo modo genio italico della nascente cinematografia?
Il romanzo di Corrado Farina (scrittore, ma soprattutto regista), Giallo Antico. Delitto nella Torino cinematografica del primo Novecento (Fògola Editore, Torino), prova a dare delle risposte proprio su questa ipotesi.
Si sa che Salgari sul finire della sua carriera era assillato dai debiti e dai contratti capestro con i suoi editori . Si sa anche che si era trovato a confrontarsi con difficoltà crescenti (compreso il crollo mentale della moglie costretta al ricovero psichiatrico). Si sa anche che la cinematografia torinese ebbe un grande sviluppo nei primi del Novecento, tanto da venire considerata presto leader mondiale nel campo, invidiata per accorgimenti e soluzioni tecniche che presto consentirono la realizzazione di lungometraggi, tra i quali il celebrato "Cabiria" (il cui titolo si deve a Gabriele D'Annunzio).
Farina si basa su fatti veri e reali, ma introducendo un personaggio fittizio, può sviluppare l'ipotesi di un segreto (ed indiretto) contatto avvenuto tra Salgari e Pastrone, per l'elaborazione d'una sceneggiatura ispirata al suo romanzo "Cartagine in Fiamme", in cambio di un compenso pecuniario e senza figurare come autore della stessa (in effetti, il film "Cabiria" - per quei tempi, era il 1914, un kolossal - presenta molte affinate in alcune scene spettacolari con il romanzo salgariano).
Corrado Farina racconta tutto questo questo in modo garbato, riuscendo a realizzare un'efficace ed intrigante altalena tra un presente vicino e il passato lontano, con una trama che si colora di giallo sia nell'indagine con inattesi sviluppi che il giovane Marco Peretti Buy conduce ai fini dello sviluppo della sua tesi di laurea sullo spionaggio industriale nella cinematografia del primo Novecento sia nelle immersioni del passato che ci conducono a vedere Salgari nel suo ambiente di vita e di lavoro, o anche i cantieri dove si realizzarono i primi film italiani, invidiati e "copiati" all'estero.
E' un romanzo che dunque offre un interessante apertura di prospettiva per gli appassionati salgariani, ma che racconta anche del primo ed appassionante sviluppo della cinematografia italiana.
A conti fatti, ho letto questo romanzo di Farina con immenso piacere, sia per l'interessante apertura sugli esordi della Cinematografia italiana, sia per l'indubbio interesse salgariano e per la vividezza con cui presenta lo scrittore che ha esaltato la fantasia di molti di noi nella loro prima adolescenza, sia infine per la capacità di costruire una bella detective story indiziaria.
Nella sua "Nota a pié di pagina", avverte lo stesso Corrado Farina: Tutto ciò che viene detto su Emilio Salgari e su Giovanni Pastrone (ma anche su Emilio Ghione e su altri nomi illustri del cinema e della cultura del tempo) é ricavato da saggi e biografie scritti da persone molto più serie e documentante di quanto non lo sia l'autore di queste pagine: cui spetta solo il merito (o il demerito) di avere inventato il personaggio di Alfonso Dematteis, servendosene come espediente narrativo per rimescolare i frammenti di puzzlee ricomporli in modo da formare un disegno diverso. (...), e ciò che il libro racconta forse non è successo ma in teoria avrebbe potuto bemissimo succedere" (ib., pp 239-240)
Non possiamo non menzionare il fatto che Giallo Antico ha ricevuto una speciale menzione dalla Giuria del Premio Scerbanenco 2000, cone queste parole: Ritiene inoltre di segnalare con menzione il romanzo Giallo Antico di Corrado Farina, con la seguente motivazione: "Per la ricostruzione dí ambiente e l'affettuosa rievocazione di Emilio Salgari e della Torino scomparsa del primo cinema italiano".
(Dal risguardo di copertina) Intorno al 1910, ai piedi della collina torinese vivenao due uomini che hanno segnato la cultura del Novecento. Uno di loro si chiamava Emilio Salgari ed era uno scrittore di grande successo popolare; l'altro si chiamava Giovanni Pastrone e sarebbe diventato di lì a poco l'autore del primo trionfo mondiale del cinema italiano: Cabiria. Per quanto se ne sa, i due non si conobbero né si incontrarono mai: e per quanto se ne sa, Emilio Salgari mori suicidanella primavera del 1911. Ma siamo sicuri che le cose siano andate veramente così? E, soprattutto, siamo sicuri che Salgari si è tolto veramente la vita? Gialo Antico avanza un'altra ipotes: che è fruttodi invenzione, certo, ma rispetta fatti e circostanze rigorosamente reali ed é quindi, se non vera, virtualmente possibile. Nelle pagine di questo "giallo" anomalo, scritto da un regista cinematografico imprestato alla letteratura, la realtà e la finzione giocano a rimpiattino, come in un singolare ed inquietante "gioco della verità".