Approfittando della bella giornata di sole e della temperatura relativamente mite, dopo pranzo, ho deciso di spingermi sino a Barcarello (Sferacavallo) e all'interno della Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo, sino alla "Fossa": veramente poca gente in giro.
La duplice barriera (all'altezza del rimessaggio barche da diporto alla punta di Barcarello, prima, e, poi di nuovo, dove è l'ingresso alla Riserva in senso stretto) fa da selezione naturale per tutti quelli che vogliono arrivare sino alla meta, ma solo se comodamente seduti in auto o cavalcando la propria moto.
E' un posto, dunque, in pratica riservato solo a quelli che sono disposti a camminare a piedi o, al massimo, ai ciclisti che, con il loro mezzo, con facilità possono superare le strettoie opportunamente predisposte.
E questa è indubbiamente una grande cosa, perché riesce a mantenere pressocché intatta la natura d'un posto per pochi intimi e, soprattutto, per persone che condividono gli stessi valori ed hanno analoghe preferenze.
Ma è anche un posto che, per me, è di belle memorie perché ci venivo d'estate al mare dove degli amici avevano un appezzamento di terreno con una casina di pietra, incombente sulla scogliera, che faceva da comodo punto di appoggio per lunghe giornate al mare. E questo luogo c'è ancora, pur se inglobato all'interno del territorio della Riserva. La casina è ancora là, con il suo aspetto antico, ma con la porta divelta e l'interno spoglio e vandalizzato, pieno di detriti, i laterizi della soletta crollati sul pavimento. Eppure la casina con la sua piccola corte, con una panchina di pietra poggiata al muro frontale, con un pino d'aleppo dal tronco contorto dai venti marini e un siliquastro i cui rami - al momento della mia visita - in piena fioritura crescono bassi e sembrano occupare tutto lo spazio, la montaglia incombente, che fa da sfonda e il cui profilo è reso dentellato e maestoso da guglie aguzze quasi fosse una cattedrale gotica, conserva pienamente il suo fascino e la sua vitalità.
E' come se questo luogo avesse una sua vita intrinseca che non accusa i colpi del tempo e l'evanescenza della memoria.
Splendida luce, tanto silenzio, voli di gabbiani, molto vento - il respiro eterno del Tempo - e rumore di risacca.
Ogni tanto, si scorgono esili le sagome di aerei in avvicinamento allo scalo di Punta Raisi e si avvista una nave all'orizzonte.
I bastimenti, osservati da terra, accendono nell'animo una forte nostalgia e il desiderio di visitare terre lontane.
Stranamente ciò non accade quando si vede un aereo che decolla.la nostalgia e la magia del viaggio sono indissolubilmente legate alle vie d'acqua che prima erano il grande ostacolo degli antichi viaggiatori.
Andare di là dal mare, il grande sogno, nutrito segretamente da ogni individuo stanziale quando arrivava alla fine delle terre da lui conosciute e percorribili.La nave con le sue vele schioccanti al vento e con il filo di vapore che sale dalle ciminiere, con l'urlo gutturale della sirena è la sfida per antonomasia ai limiti angusti di ogni Finisterre del mondo conosciuto.
Indugio a leggere per un po' di tempo e poi riprendo la via per Palermo.
Mi fermo a bere un caffé, seduto al tavolo esterno di un piccolo bar di Sferracavallo, proprio accanto all'ufficio elettorale di una candidata alla 7^ circoscrizione (per le prossime amministrative).
Osservo grappoli di gente, per lo più inutile, senza né arte né parte che se ne stanno a ciondolare e a ciarlare nei pressi.
Un parlare che è solo dare fiato alla bocca, ma che non esprime nulla, solo desolazione e vuoto.
Gente che mi pare volgare, grossolana e a corto di idee.
Rifletto tristemente che il mondo è fatto all'85% di gente per lo più inutile.
Eppure sono sempre queste persone quelle che sopravvivono a coloro che invece sentono, pensano e producono qualcosa di duraturo.
E' questa la dura realtà, dominata da legge spietata che ci porta a diventare sempre più mediocri ed insulsi, sempre più ottimi consumatori decerebrati e sempre meno uomini pensanti.