Nelle città di mare i gabbiani s'infilano dovunque e, con i loro voli esplorativi, affondano decisi verso l'entroterra. Si notano, dunque, mai in grossi stormi, ma essenzialmente come sentinelle o esploratori solitari: sono sempre più decisi coabitatori e commensali dei contesti metropolitani. E ci sono anche quando il mare non è direttamente visibile: poi se hanno l'acqua a disposizione, specchi di acqua lacustre o altre acque correnti, come fiumi o canali, allora sono a posto, poichè si trovano proprio nel loro elemento, avendo sia il cibo sia l'acqua sulla cui superficie posarsi e flottare.
Così, ho notato stato durante la mia permanenza in Irlanda: sia Gallway (sulla costa occidentale), sia Dublino capitale (sul Mar d'Irlanda, quindi la costa orientale) sono città marinare. Da turista, capita di rado di vedere il mare, ci si concentra di più nelle peregrinazioni lungo le vie cittadine oppure sulla visita dei monumenti di interesse.
Eppure, i gabbiani si fanno notare con i loro voli che improvvisamente ti gettano un'ombra addosso, con le loro strida, e infine con la loro presenza quando, dall'alto dei tetti delle case e dai comignoli, dove prediligono sostare, scendono sin sulla strada o nei giardini pubblici, dovunque ci sia del cibo che li attiri: sacchetti della spazzatura che lacerano senza difficoltà con il loro becco lievemente adunco, tagliente ed aguzzo, carogne di altri animali morti (uccelli e altri piccoli mammiferi) di cui si nutrono voracemente, cibo che cade dalla "mensa" degli umani o che viene dato come mangime ad uccelli di piccola taglia. In questo caso, loro - i gabbiani - che, con la loro vista aguzza sorvegliano tutto instancabilmente - scendono a precipizio dai loro luoghi di sosta, disperdono minacciosi gli uccelli più piccoli, agitando le ali apert,e e rubano loro il cibo (pane e qualsiasi altra cosa quelli stiano cercando di mettere nel becco).
Sono più grossi e forti e, nella lotta quotidiana per l'accaparamento delle risorse, hanno la meglio.
E' stata straordinaria la sequenza cui abbiamo assistito, mentre comodamente accofolati su di un muretto di pietra nei giardini di prati e siepi verdi della Christchurch di Dublino, mangiavamo goduriosamente dai nostri involti di carta (e rigorosamente con le mani) uno squisito Fish&Chips, acquistato da Leo Burdock's, indicato nelle guide dublinesi come il migliore (e più antico) preparatore di questo tradizionale "cibo da strada", che si rtitrova qui in Irlanda (anche in Inghilterra), come un vero e proprio piatto tradizionale (merluzzo - o altro pesce atlantico - tagliato a filetti o trancio, accuratamente despinato e fritto in pastetta).
Immediatamente, appena si sono accorti di un possibile lauto pasto e, evidentemente, forti di precedenti esperienze (eranno tanti quelli che, accanto a noi, si erano accomadati sui muretti o sul bel prato verde) sono arrivati a stormo i piccioni che si affollano - un po' stupidi - attorno alle briciole che gli lanci e che nel tentativo di becchettarle le fanno schizzare verso l'alto, facendole atterrare altrove, dove altri piccioni cominciano ad affannarsi con eguale cieco accanimento.
Ma non è passato molto tempo che è calato dall'alto, planando sulle grandi ali come un falco, proprio lui - un gabbiano - e, prima di scendere a terra, ha battuto un paio di volte le ali che, solo per l'ombra che gettano a terra, spaventano i piccioni da morire, disperdendoli. Loro - i gabbiani - vanno a colpo sicuro: puntano subito sul frammento di cibo e senza farlo schizzare a destra e a sinistra, lo ingollano immediatamente. Poi si rialzano in volo e riprendono a far la guardia da qualche punto di osservazione favorevole. La macchia rosso-sangue che hanno sul becco conferisce loro un aspetto un po' crudele, quasi fosse lo stigma del predatore-assassino.
Però è davvero impressionante osservartli in mezzo ai piccioni, innanzitutto per la grande differenza di corporatura e poi perchè danno l'idea di un'anomalia, un po' come vedere - laddove fosse dato - dei leoni che si aggirano tra gli agnelli pronti a competere con loro per lo stesso cibo.
E' sempre affascinante stare a guardarli, anche quando sono disancorati dal loro ambiente marino, quello a cui la tradizione culturale ci ha abituato a raffigurarceli.
Le rappresentazioni olegrafiche e la poesia (e, più in generale, la letteratura) vorrebbero sempre vedere il gabbiano associato agli ambienti marini: mari tempestosi, oppure in quiete, spiaggie, scogliere, zone portuali e piccoli ricoveri di pesca. Eppure, oggi non è più così: un po' dispiace. Quello che si vede di questi gabbiani, che si comportano da uccellacci predatori e da mangiatori di pattume e di carogne, li allontana decisamente dalle vette poetiche e antromorfizzate di un gabbiano "ideale" come è Jonathan Livingston (Jonathan Linvingstone Seagull, di Richard Bach, 1972) oppure dall'immagine della mite e paurosa gabbianella della storia di Luis Sepulveda (Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, 1996)
La mia osservazione dei gabbiani nei giorni del viaggio mi ha portato a scrivere questo breve ritratto del polivalente ed eclettico gabbiano, alla lunga imparmente come tutte le creature viventi.
Impermanenza
Un gabbiano veleggia nel cielo
Ogni tanto muove la testa
a destra
a sinistra
con brevi movimenti circolari
quasi usandola come un periscopio
Un gabbiano atterra prepotente
nel bel mezzo d'un gregge di piccioni
intenti a contendersi un pezzetto di pane secco
Apre le ali gigantesche
i piccioni adombrati
si disperdono come pecorrele spaurite
e volano via
oppure si fanno da parte circospetti
La piccola macchia rossa che il gabbiano porta sul becco
come una stigmate
gli conferisce un tocco di crudeltà,
come se fosse stato indelebilmente sporcato
dal sangue di fieri pasti
Insomma,
il gabbiano si comporta con i piccioni
come un vero boss:
la fa da padrone mafiosetto
Un gabbiano precipita in volo
e si schianta al suolo
le ali ripiegate ad angoli strani
e qualche piumetta leggera vola via
Di tanta fierezza e maestà
rimane solo un misero mucchio di piume, penne ed ossa
Le foto sono di Maurizio Crispi