(Maurizio Crispi) Qualche giorno addietro, trovandomi a passare da via Ruggero Settimo (direttiva viaria del centro elegante di Palermo) e avvertendo un certo languorino allo stomaco, mi sono fermato da "I Cuochini", proprio al numero 68 della centralissima via, ubicato in un piccolo locale aggettante nell'androne d'un antico palazzo nobiliare (Il palazzo del Barone Di Stefano).
Entrando, dietro un bancone moderno, c'è l'esposizione di diversi esemplari di autentici bocconcini (sempre in piccole quantità, perchè una delle regole della casa è che essi siano serviti e consumati sempre freschi, appena fatti) e c'è sempre il problema di quali degustare, visto che è impensabile poterne mangiare uno di ogni tipo.
E' dunque necessario scegliere: se non si è mai stati in questo posto si epslora a ruota libera; se invece, ci si è già stati primas e e si ha dunque una consuetudine con questa tradizione gastronomica tutta palermitana, ci si lascia guidare, ovviamente, dalle proprie preferenze.
Il mio numero perfetto, per una veloce merenda, è solitamente di due pezzi: e questa volta - ma è quasi sempre così - seguendo la mia scala di preferenze, ho scelto un panzerotto con il ripieno di prosciutto e mozzarella e una krapfen.
I "Cuochini" è stato, sin dalle sue origini, un luogo di gastronomia "slow food" ante litteram rinomato e di antica tradizione la cui fondazione si spinge sino a 170 anni addietro, in continuità di esercizio.
Da quando lo scopersi da ragazzo non disdegno di tributarvi di tanto in tanto una visita, così come non manco mai di portarci amici in visita a Palermo. Sin dalle prime visite, fui colpito dal silenzio laborioso che permeava la modesta, ma pulitissima cucina (tutte le preparazioni venivano fatte a vista), che era separata dagli avventori da un semplice bancone spoglio, e dalle semplici e felpate movenze dei due fratelli Allegra, dei quali - in una tacita ed efficiente divisione dei compiti - uno faceva il cuoco ed era sempre intento alle preparazioni, mentre l'altro, invece, gestiva il rapporto con i clienti.
Nel locale si respirava e si percepiva correre un tempo lento, registrato su ritmi antichi e non contaminato dalla velocità e dall'affanno della modernità.
E la sensazione di essere immersi in un oasi di tempo lento la si percepisce nettamente anche oggi, da quando l'attività dei fratelli Allegra è stata rilevata - con spirito filologico (ma con delle aperture verso una gestione intelligente e sensibile al movimento Slow Food) da Maria Luisa Cigno (che dal 1995 ha fatto degli ammodernamenti - anche per garantire il rispetto delle nuove normative -, ma senza in alcun modo snaturare le caratteristiche del luogo che è pensato soprattutto come luogo di impatto frontale con una clientela spicciola di avventori che, assieme alle prelibatezze che vi vengono ammanite, desiderano entrare (ma senza averne lucida consapevolezza) in una dimensione "slow" sotto tutti i punti di vista, assaporando un cibo che non è solo per lo stomaco e per il corpo, ma anche per la mente e tale da esaltare certe percezioni che rendono unica l'esperienza del consumare un piccolo pasto o un semplice spuntino.
Dopo che ebbi compiuto i 18 anni e venni considerato "affidabile" per piccole commissioni domestiche (ma soprattutto dopo che fui anche motorizzato con la mitica 500 FIAT) venivo qui a ritirare le guantiere di rosticceria mignon che mia madre aveva ordinato per speciali occasioni e varie ricorrenze familiari.
La peculiarità dei prodotti dei "Cuochini" (tutti rappresentanti della famiglia Allegra che nell'arco dei quasi 150 annni di attività si sono passati il testimone da nonno a nipoti, coprendo quindi ben tre generazioni) era (come è tuttora) che fossero dei pezzi di rosticceria mignon (sia fritti sia cotti al forno), quando ancora non si parlava di rosticceria e pasticceria mignon, fortemente tipizzati quanto a gusto (con una certa omogeneità dei ripieni e dei condimenti) e con una gamma di scelte relativamente limitate.
Fu questa una strategia vincente per fideizzare i clienti e gli utenti provenienti dalla strada con dei sapori ben definiti e con delle forme che possedevano un'inconfondibile marchio di fabrica.
Diciamo pure che nessuno altro gestore di attività gastronomiche a Palermo è mai riuscito ad imitare questa fomula, nemmeno i rosticcieri che sono venuti dopo, raffinati da scuole di gastronomia e di Alta cucina.
E' sempre un piacere ineffabile, mangiare a piccoli morsi arancinette, panzerotti, krapfen, spiedini, timbaletti, a cui di recente si sono aggiunti anche paninetti mignon con ripieni di panelline, di acciughe o le corcchettine di latte.
I locali sono semplici e spogli, oggi decorati con delle belle foto della Palermo di tempo, giusto per aiutare il cliente a rituffarsi nell'atmosfera delle origini.
Chi viene a Palermo per la prima volta, come visitatore per motivi svariati o da turista dovrebbe recarcisi almeno una volta, per sperimentare questo strano mix di atmosfera e di gusto.
Si trova in via Ruggero Settimo 68. La sua storia è antica, da ben 170 anni ci delizia con la sua ottima rosticceria. Si trova all’interno di un portoncino situato nel cortile che apriva alle cucine del Palazzo del Barone Di Stefano.
È l’ideale per un pranzo veloce o per uno spuntino. Da gustare le arancine, i timballi, i calzoni a forno o fritti…
C’è solo l’imbarazzo della scelta!
È aperto dal lunedì al sabato, dalle 8.30 alle 14.30 e dalle 16.30 alle 19.30.
Per informazioni: tel. 091-581158; cell. 348-9033563; e-mail: info@icuochini.it.