(Maurizio Crispi) In Flight (di Robert Zemeckis, USA, 2012) un pilota aereo di linea di lungo corso (Whip Whitaker, interpretato da Denzel Washington), in una diffcile cicostanza di volo riesce a riportare a terra l'aereo di linea che sta pilotando, mettendo in atto una difficile manovra che solo lui - per istinto - sarebbe stato capace di compiere (ciò viene stabilita con il conforto di successive prove di simulazione messe in atto dalla Compagnia aerea) e limitantdo al minimo il bilancio delle vittime (solo 6 su 102 anime a bordo). Ciò nonostante, Whip viene messo sotto inchiesta perchè delle persone sono morte: e, in questa procedura, la sua vita viene messa al vaglio.
Whip è un bravo - anzi, eccellente - pilota, ma è anche un ubriacone che, spesso e volentieri, dopo notti di bagordi, di droga e di sesso, si ritrova a pilotare l'aereo totalmente sbronzo, ma con il correttivo di stimolanti (cocaina).
Sino al momento dell'incidente (e dopo), non è mai stato disposto ad ammettere di essere un ubriacone arrivato all'ultima sponda e continua a mentire a tutti e a se stesso, scendendo sempre di più la china e ormai prossimo a toccare il fondo.
D'altra parte, la strategia difensiva del Sindacato dei Piloti che lo supporta lo spingerebbe a mentire anche in questa circostanza, apparentemente rinforzando la sua attitudine a mentire.
Ma, messo di fronte all'evidenza delle cose e davanti alla necessità di ammettere che, se non è stato lui a consumare delle confezioni monodse di alcool in volo, allora lo ha fatto l'unico altro membro dell'equipaggio pure deceduto nell'incidente (tra l'altro - fatto non incidentale si tratta di Katerina Marquez, una giovane hostess con la quale, sino alla notte prima del volo incriminato, ha condividiso sesso e bagordi) si arrende, smette di negare e di mentire, accettando finalmente le sue responsabilità.
C'è sicuramente in tutto questo anche la resa, nel momento in cui sta per toccare il fondo della degradazione, ad un'Entità di ordine superiore, di cui anche tanti altri parlano nel corso del film: un'Entità che ha condotto quegli uomini e quelle donne a imbarcarsi in quel volo, a far sì che proprio nel bel mezzo di un temporale si rompesse un pezzo dell'aeromobile, compromettendo la sua tenuta e rendere possibile la salvezza di tanti, consentendo la morte solo di pochi.
Whip viene condannato per omicidio colposo, benché - quasi paradossalmente - abbia salvato molte altre vite e debba essere considerato per questa esemplare abilità un eroe: e, nella sua condanna, non ha alcun peso sul piatto della bilancia il fatto che egli sia stato nel frangente un bravissimo pilota: la sua abilità viene cancellata dal fatto che, da ubriacone, ha tradito la "fede pubblica".
Whip dunque finisce In carcere a scontare la sua pena: ma, proprio dall'ammissione dello stato delle cose e dall'assunzione delle proprie responsabilità, nasce il primo vero passo verso una possibile riabilitazione e verso un futuro da non bevitore, una volta scontata la pena che gli spetta e, certamente, non più da pilota.
Nello stesso tempo, si schiude per lui, la possibilità inaspettata di ritrovare degli affetti che erano stati gravemente compromessi dalle sue azioni da dissennato bevitore ed anche quella di essere stimato come uomo per aver accettato la pena inevitabile, mettendo a nudo se stesso.
Il personaggio interpretato da Denzel Washington, succube della sua dipendenza alcoolica, è rappresentanto magistralmente, anche soltanto guardando alla verosimiglianza degli aspetti clinici della dipendenza alcoolica e dei meccanismi delle Dipendenze patologiche in genere.
La vicenda dà voce ad uno degli assunti fondamentali di qualsiasi terapia riabilitativa dal bere compulsivo e, in primo luogo, della filosofia e del modello di intervento portato avanti da AA (Alcolisti Anonimi), secondo i quali una delle premesse fondamentali dell'uscita dalla dipendenza alcoolica è il riconoscimento della propria condizione e il poterne raccontare, mettendosi a nudo con tutti i propri errori e con tutti i danni e le sofferenze che si sono inflitti alle persone della propria vita (mogli, figli, amici, colleghi di lavoro).
Tra questi due estremi (la negazione e la menzogna, prima; l'ammisisone di colpa e l'assunzione delle proprie responsabilità, dopo) si dipana il dramma dell'uomo che, in alcuni momenti (così come accade nella relazione interpersonale con gli Etilisti), riesce a provocare nello spettatore un moto di stizza e di avversione per la sua arrendevolezza all'impulso del bere e per l'incapacità / non volontà di ammettere che ci sia un problema di alcool.
Zemeckis è riuscito a realizzare indubbiamente un film fuori dall'ordinario, mettendo assieme elementi che pertengono a generi cinematografici diversi e che lo rendono di difficile catalogazione, poiché - per alcuni versi - comincia come un film action spettacolare (la catastrofe aerea sventata con un abile manovra), mentre poi evolve come film drammatico e di scavo psicologico del personaggio principale.
E mi scuso qui se nel commentare questo film, contrariamente a quanto si conviene, mi sono dilungato nel raccontarne la trama.
In questo caso, non ne ho potuto fare a meno, visto che, per me almeno, il film si è dipanato come un vero e proprio caso clinico.
Flight è un film del 2012 diretto da Robert Zemeckis, con protagonista Denzel Washington. Dopo tre film d'animazione, Zemeckis torna al cinema in live action da cui mancava dal 2000, quando uscirono Cast Away e Le verità nascoste (e come non ricordare il suo Ritorno dal Futuro, con i sequel correlati?).
Interpreti: Denzel Washington, Don Cheadle, Kelly Reilly, John Goodman, Bruce Greenwood. «continua Melissa Leo, Brian Geraghty, Tamara Tunie, Nadine Velazquez, James Badge Dale, Garcelle Beauvais, Adam Tomei, Rhoda Griffis
Titolo originale: Flight
Genere: drammatico
Durata 138 min.
USA 2012, Universal Pictures
http://en.wikipedia.org/wiki/Flight_(2012_film)
Trailer
https://www.youtube.com/watch?v=Y8ivKl4N1w0