Tutti sanno cosa sono i coriandoli... E' ovvio...
E sicuramente ricordano le battaglie a colpi di manciate di coriandoli (e di stelle filanti) in tempo di carnevale...
E ricordano anche (e nemmeno tra i ricordi remoti) di coriandoli colorati che finiscono, sgradevolmente, nella bocca e del naso.
Tutti hanno un loro personale repertorio di immagini di stanze o di strade o di piazze tappezzate di un letto di coriandoli multicolori.
Da piccoli, quando arrivava il Carnevale, ne eravamo affascinati: ne avremmo voluti tanti, ma i nostri genitori ce li lesinavano, e quindi nelle festicciole casalinghe la regola ferrea era che per ciascuno dei bambini ci dovesse essere al massimo un pacchetto di coriandoli e mezzo di stelle filanti.
E sicuramente ci ricorderemo anche (e questo potrà essere sia un ricordo di noi piccoli, sia sia uno di di noi adulti che hanno cresciuto dei figli piccoli) di coriandoli che spuntano fuori anche a distanza di tempo, perchè sono rimasti annidati e nascosti sotto i tappeti, nelle tasch, o impigliati nei colletti di pelliccia... e così via.
Per non parlare di quelli che, al termine di una festa, ci ritrovavamo dentro le mutande o persino dentro i calzini.
E, sicuramente, tutti noi da piccoli si sono chiesti da dove venissero i coriandoli, chi li fabbricasse e dove e con che cosa.
Per non parlare di quelli di noi che utilizzando le macchine per fare i fori nei fogli di carta da inserire nei raccoglitori ad anello si sono messi in mente l'idea di produrre da sè i coriandoli per la festa di Carnevale dell'anno successivo: un'impresa che, se ciascuno di noi l'avesse portata a termine, sarebbe risultata davvero titanica.
Proprio in questi giorni sono stato posto di fronte ad un fatto a cui non avevo mai pensato: che cioè, un tempo, esistevano i "coriandolai"...
Ebbene sì! Degli omini (ed uno potrebbe anche pensare a gnomi e a nani operosi che, chiusi nelle loro bottegucce, con l'ausilio di ingegnose macchine, producono coriandoli colorati a sacchi di grandi dimensioni, a quintali e a tonnellate.
Prima di essere assorbito dall'industria del divertimento, quello del coriandolaio era un lavoro indubbiamente artigianale, su misura per le piccole comunità.
In fondo cos'era il coriandolaio se non un artigiano e fondamentalmente un riciclatore della carta stampata o da incarti che non serviva più?
In fondo è di questo che i coriandoli sono fatti: il risultato di un ingegnoso riciclo con nessun altro scopo che servire ad un afinalistico divertimento, just for fun insomma.
E come è avvenuta questa presa di consapevolezza?
Trovandomi a Putignano, in Puglia e girando per le strette viuzze della città vecchia, labirintiche e lastricate di pietra, mi sono imbattuto nella bottega di un "coriandolaio".
Un signore anziano e dall'aspetto antico se ne stava dentro ad una piccolo vano dalla pianta irregolare, fiocamente illuminato, solo dalla luce elettrica e da quella che filtrava dalla porta: ha suscitato la mia attenzione un piccolo cartello che era piazzato sulla porta del piccolo vano, di altezza un po' inferiore al piano del vicolo.
In sostanza, nel cartello da lui stesso vergato, l'anziano signori invitava i concittadini di non portargli più carta da smaltire, perchè doveva prima dar fondo alle scorte che aveva già accumulato e che quindi non aveva più posto per stoccare nel suo magazzino ulteriori quantitativi di carta.
Ho fotografato il suo cartello e lo riproduco qui, perchè mi è sembrato davvero bello e mi ha lasciato semplicemente estasiato. E' stata una piccola scoperta: a tutti gli effetti, un avvistamento.
Mi sono interrogato del motivo di una simile sopravvivenza e mi sono dato delle risposte. Putignano è una cittadina popolosa con una parte moderna ed una antica che è la zona più interna delle tre cerchie concentriche. La parte antica non è stata disertata come èaccaduto in altri insediamenti urbani di lunga storia, ma continua ad essere abitata ed è molto vissuta dai suoi abitanti: e questo spiega la sopravvivenza di antichi mestieri, di quelli tramandati di padre in figlio.
Dall'altro lato, Putignano è rinomato per il suo vivacissimo carnevale (di antichissima e documentata tradizione: nel 2013 ha celebrato la 619^ edizione) molto sentito dalla popolazione e non soltanto per la spettacolare sfilata dei carri, fonte di attrazione turistica tra l'altro.
E, quindi, la persistenza di un coriandolaio "all'antica" in un simile contesto ha un senso.
Cosa sono i coriandoli (una nota wikipediana). I coriandoli sono piccoli ritagli di carta colorata usati nelle festività per essere lanciati in aria o su persone. Tipici del Carnevale e di altre festività come il Capodanno. Spesso il loro uso è abbinato a quello delle stelle filanti.
Nella maggior parte delle lingue (fra cui inglese, tedesco, francese, olandese, svedese e spagnolo), anche lingue non indo-europee, i coriandoli sono stranamente noti come "confetti", o un adattamento ortografico.
L'origine della confusione linguistica ha origine nel Rinascimento quando in Italia ai matrimoni o durante il carnevale si usava lanciare veri e propri dolcetti, i confetti appunto. È attestato che già prima del 1597 i confetti stessi erano anche chiamati coriandoli «cuopronsi i coriandoli di zucchero per confetti», ovvero si utilizzassero talora i semi della pianta del coriandolo al posto delle mandorle nei piccoli dolci.
In seguito, pur rimanendo chiamati coriandoli si utilizzarono nei lanci palline di carta colorata o di gesso. Solo nel 1875 furono adottati i cerchi di carta, grazie all'inventiva dell'ingegner Enrico Mangili di Crescenzago (Milano), che iniziò a commercializzare come coriandoli i cerchi di carta di risulta dalle carte traforate utilizzate in sericoltura per l'allevamento dei bachi da seta.
L'invenzione dei coriandoli di carta è stata tuttavia rivendicata dal triestino ingegner Ettore Fenderl: secondo un racconto da lui stesso riferito (e riportato anche in un'intervista alla radio Rai del 1957), per festeggiare il Carnevale del 1876 avrebbe ritagliato dei triangolini di carta in quanto non aveva il denaro per comprare i confetti di gesso allora in uso.
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