Ancora una volta a Torre Salsa e questa volta é il 1° ottobre.
E per questa volta è stato il vento ad avere il dominio.
Una giornata splendida, incastrata tra una domenica con un tempo incerto (nella sua seconda parte) e un lunedì piovoso.
In realtà le cose sono andate al contrario.
Il cielo è stato libero di mattina e si è coperto soltanto nel pomeriggio, con grandi nuvole che venivano sospinte dal largo per addensarsi a poco a poco sull'entroterra.
Il vento è forte al mattino e tenderà a scemare nel pomeriggio.
La spiaggia di torre Salsa è percorsa da un vento continuo che fa volare in continuo i chicchi di sabbia, che formano sulla sua superficie un disegno regolare di minidune.
I marosi si infrangono di continuo sulla battigia, con un forte rombo che unitamente al sibilo del vento riempie del tutto le orecchie. E' - là dove si frangono - è tutto un biancheggiare di spuma.
Pochi i gabbiani fermi a riposare sulla spiaggia, troppo onde e troppi frangenti: ma ce n'è comunque un piccolo gruppetti. Sono diverse decine, pur sempre molti, ma pochi rispetto alle centinaia che in gruppi compatti affollano solitamente la battigia nei giorni di maggiore bonaccia.
Quattro jet militari in formazione passano all'improvviso alti nel cielo con un forte rombo, stagliandosi contro la superficie bianca dei cumuli in avvicinamento.
La spiaggia è del tutto deserta.
Due auto soltanto stazionano nell'area di parcheggio del Pantano, la cui grande superficie è stata interamente ripassata con un erpice e ha ora un aspetto insolitamente morbido e arruffato. Proprio all'inizio del litorale, ferma al riparo di alcune rocce che danno porotezione dal vento, c'è in vista soltanto una famigliola.
La spiaggia è talmente vuota che si potrebbe avere la sensazione di essere su di un'isola sperduta nel mare e di esserne gli unici abitanti o semplicemente naufraghi.
Solitudine, il rombo del mare e del vento, la battigia allisciata dal mare, fresca e morbida come velluto sotto i piedi scalzi.
Tutto questo è una goduria, un piacere solo per pochi eletti, via, via dalla pazza folla.
In acqua si può giocare oggi con le onde che ti trascinano oppure ti ci tuffi dentro.
Eppure, ad ogni visita, è tutto diverso.
Diversa la luce.
Diversi i colori.
Diversi i dettagli.
E quindi le occasioni di fare nuove foto, del tutto diverse da quelle precedenti, non mancano mai.
Alcuni pensano che in posti "magici" come questo si dovrebbe rimanere, cedendo al loro incanto e improvvisarsi nuovi abitori della wilderness alla maniera di Walden alla Thoreau, divenendo - come in questo caso - residenti selvatici di un litorale sabbioso del tutto deserto.
Andarsene, implica anche che venga il desiderio di tornare avendo la possibilità di reincontrarsi con la bellezza che ci ha inebriato prima, ma in una forma ed inedita. Non fare in questo modo comporterebbe il rischio che la bellezza, la felicità e la gioia che luoghi simili ci dispensano possano diventare delle prigioni intollerabili.
In definitiva, è come nel rapporto con un amante che si incontra, con il quale si sta assieme per un tempo determinato, con cui si fa l'amore intensamente e che poi si lascia, sapendo che di lì a poco - o a molto - lo si incontrerà di nuovo, ritrovando di nuovo momenti magici e di felicità.