(Maurizio Crispi) "American Sniper. The Most Lethal Sniper in U.S. Military History", ultima fatica di Clint Eastwood alla regia (2014),è tratto dalla storia vera di Chris Kyle, membro del corpo dei Navy Seals e tiratore scelto, impiegato sui fronti di guerra dell'Iraq come cecchino (sniper). Considerato come una leggenda ed un flagello dei nemici, Kyle ha registrato al suo attivo il più alto numero di uccisi nel corso della sua attività di tiratore scelto, finendo ucciso - per un beffardo destino - da un reduce di guerra affetto da Disturbo postraumatico.
Il suo rimpianto? Quello di non averne uccisi di più e potere aver salvato così altre vite dei suoi compagni.
Il film di Clint Eastwood, nell'affrontare la spinosa e difficile questione della presenza americana in Iraq, non vuole essere un film di celebrazione della guerra e delle sue finalità, bensì un documento di denuncia della crudeltà insita in ogni guerra e in questa guerra in particolare, mostrando che l'azione militare specializzata e la logica delle esecuzioni distanza alla lunga possono generare negli stessi operatori dei guasti interiori spesso irreparabili.
Mostra anche come alcune scelte di vita, apparentemente determinate da fanatismo e retorico senso di appartenenza patriottica, possono essere in realtà state forgiate dalle radici più profonde della propria educazione familiare: paradigmatica a questo rigardo è lalezione di vita che, all'inizio del film, il padre di Chirs Kyle impartisce a lui e al fratello.
E' un film che, ingenerando orrore ed opposizione, rimane dentro lo spettatore a causa del suo carattere perturbante.
Alla fine si fa fatica a scrollarselo di dosso e dalla mente. E' come se il regista, attraverso il suo personaggio - apparentemente invincibile ed in una posizione di forza - riuscisse a trasmetterci - il peso schiacciante del Disturbo Postraumatico e della desolazione interiore di ciò che rimane dopo essere stati a lungo esposti agli orrori di un teatro di guerra, in cui si è stato dominati dalla "licenza di uccidere".
E, quindi, proprio per questo, il regista ha colto nel segno. Pe rcapire a fondo questo film, bisogna collocarlo al termine (o, meglio,al punto più avanzato) di un unico inesausto filo rosso che collega le guerre in cui gli Statunitensi sono stati coinvolti nel corso del XX secolo, a partire dal grande affresco della loro partecipazione alla II Guerra Mondiale tracciato ad esempio in "Salvate il soldato Ryan" (1998) di S. Spielberg (che presenta un punto di vista insolito sullo scenario dello Sbarco in Normandia) e da quello altrettanto grande offerto dallo stesso Clint Eastwood nei due film che offrono separatamente il punto di vista americano e quello giapponesi sull'epica e sanguinossima battaglia di Iwo Jima (rispettivamente Flags of our Fathers e Lettere da Iwo Jima, entrambi del 2006), per passare poi a film come Il Cacciatore di Michael Cimino o Born on the 4th of July (Nato il 4 Luglio, 1989) diretto da Oliver Stone, ambedue sulla presenza americana in Vietnam, e a Leoni per Agnelli (2007) di Robert Redford sulla guerra in Afghanistan, per citare solo alcuni dei testi filmici più significativi. Il compito che Clint Eastwood si è dato, nell'affrontare ancora una volta il tema della guerra con questo suo lavoro,è arduo, dal momento che, a differenza di quanto accadde per il Vietnam, l'impegno militare americano prima in Afghanistan e adesso in Iraq non è molto attenzionato dai media, essendo quasi tenuto in sottordine e di rado affrontato in termini critici, poichè tutto si nasconde dietro la cortina fumogena della "giusta" causa contro il terrorismo internazionale e di quella altrettanto impegnativa (per quanto mistificatoria) della volontà di importare la democrazia occidentale nei paesi islamici. Questo basso profilo tenuto dei media, per inciso, é alla radice dello sbigottimento e della non comprensione "genetica" dell'accaduto che sono provocate da contro-azioni terorristiche da parte di cellule sciolte ed impazzite contro istituzioni del Mondo occidentale, come il recente attacco contro la redazione di Charlie Hebdo. Oggi, in questo contesto, quaisasi cosa si dica potrebbe essere presa come un insulto ai "bravi" soldati americani che sono lì, lontano da casa, a difendere i valori della democrazia: non ci si può esprimere esplicitamente; e, così, Eastwood ha deciso di seguire la via di rappresentare la vita di un soldato scelto "eccellente" e di mostrarnein filigrana le problematiche e le intime contraddizioni. Lo "sniper" altro non è che, nella lingua italiana il "cecchino" o "tiratore scelto" la cui figura occupa un posto di rilievo nella storia militaria degli ultimi duecento anni, con il migliorare della precisione di tiro e della gittata delle armi da fuoco individuali. Nel corso del tempo la funzione del cecchino è mutata, così come sono mutate le cosiddette "regole d'ingaggio", cioè le regole di condotta cui il cecchino è tenuto adf uniformarsi, nel pieno di una sua discrezionalità decisionale, nello stabilire chi debba essere un bersaglio da colpire e chi, invece, debba essere risparmiato. Se nella II Guerra Mondiale il cecchino aveva una funzione di copertura nelle azioni di guerra per proteggere i suoi compagni da altri invisibili tiratori, con l'assedio di Sarajevo si è é assistito al loro impiego contro la popolzione inerme ed indifesa. Ancora più complessa si è fatta la situazione in Afghanistan e successivamente in Iraq, dove allo sniper viene lasciato il compito complesso di distinguere chi debba essere considerato un cittadino inerme e chi invece un potenziale gerrigliero o terrorista. Ed é ciò che il film di Eastwood cerca di mostrare, attraverso la figura e le gesta di Chirs Kyle, con la sua complessità e con la sua problematicità, oltre con il suo potenziale di logoramento nell'innescare a lungo termine una sindrome da stress.
Il film, come si diceva, si ispira al libro di memorie scritto da Chris Kyle con Scott McEwan e Jim De Felice, American sniper. Autobiografia del cecchino più letale della storia americana, edito da Mondadori, 2014
(Dal risguardo di copertina del volume) Tra il 1999 e il 2009 Chris Kyle, membro dei Navy SEAL degli Stati Uniti, ha fatto registrare il più alto numero di uccisioni a opera di uno sniper di tutta la storia militare americana. I suoi compagni d'armi, che ha protetto con precisione letale dall'alto dei tetti e da altre postazioni invisibili durante la guerra in Iraq, lo chiamavano "la Leggenda".
Per i nemici, invece, era semplicemente al-Shaitan Ramadi, il diavolo di Ramadi.
Texano di nascita, Chris impara a sparare da ragazzo, andando a caccia con il padre. Dopo aver fatto il cowboy e aver partecipato a diversi rodei, decide di arruolarsi nei SEAL e viene subito catapultato in prima linea nella "guerra al terrore" intrapresa dall'amministrazione Bush dopo l'11 settembre 2001. "American Sniper" è l'autobiografia di un guerriero che rimpiange di non aver ucciso più nemici, ma, al tempo stesso, non nasconde la drammaticità dell'esperienza bellica.
Il racconto delle sue imprese si intreccia alle pagine dedicate alle vicende più strettamente private. Sino alla sofferta decisione di congedarsi, per diventare "un bravo papà e un buon marito", e per aiutare, i reduci in difficoltà e abbandonati a se stessi. Sopravvissuto a battaglie, imboscate e trappole di ogni genere, Chris Kyle troverà prematuramente la morte proprio per mano di un giovane veterano afflitto da disturbo da stress post-traumatico un anno dopo l'uscita dell'edizione originale di questo libro.
Scheda film
Un film di Clint Eastwood.
Con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban, Keir O'Donnell, Kyle Gallner, Sam Jaeger, Brando Eaton, Brian Hallisay, Eric Close, Owain Yeoman, Max Charles, Billy Miller, Eric Ladin, Marnette Patterson, Greg Duke, Chance Kelly
Genere: Azione.
Durata 134 min.
USA 2015.
Warner Bros
Italia uscita giovedì 1°gennaio 2015