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Anche questa volta
gran parte del sogno
s’e dileguata
Ero al termine d’un viaggio
e avrei dovuto imbarcarmi
su d’un bastimento:
non era ancora ormeggiato alla banchina
ma- pur senza vederlo -
immaginavo che più che una nave da crociera
fosse un enorme transatlantico
(lo sapevo con matematica certezza),
imponente come il Titanic
oppure come alcune navi moderne
che hanno l’aspetto di case galleggianti
(Acqua di polpo! Acqua di polpo!
e ci sarebbe stato anche il Capitano Nemo?)
Ma ancora la nave non c’era
Io attendevo che attraccasse
anche se ancora non se ne vedeva traccia,
neppure un ricciolo di fumo all’orizzonte
Ero arrivato in largo anticipo
(sulla base del vecchio adagio
secondo cui “chi tardi arriva,
male alloggia”),
oppure era il bastimento
a fare ritardo
Ma nessuno dava notizie aggiornate,
nessuno possedeva informazioni fresche
e, quindi, tutti aspettavano,
ma nessuno sembrava particolarmente preoccupato ciò,
mostrando piuttosto di vivere il momento
con allegrezza sincera e spensierata
La folla s’ingrossava sempre di più
come un’onda
Guardando verso lo spazio aperto
dell’oceano,
al di là delle costruzioni portuali e dei moli,
si potevano scorgere enormi marosi
gonfiarsi e poi frangersi
Uno spettacolo di bellezza terribile e, al tempo stesso, orrida
Come avrebbe fatto il bastimento
ad entrare in porto?
E, in ogni caso, ci aspettavo un viaggio periglioso!
Ero con amici, altri compagni di viaggio,
che rimangono senza un volto,
avviluppati nel cono d’ombra
della mia memoria
Passeggiando inquieto
in su e in giù
scorgevo un’allegra comitiva
seduta ai tavoli d’un bar
con vista panoramica sul mare
Erano almeno una dozzina
quei commensali
Parevano ignari dell’attesa,
erano immersi in vivace conversazione,
con l’aria di divertirsi un mondo,
ridanciani, occhi vispi e gote arrossate
In questo gruppo riconosco
la mamma,
la zia Mariannù,
mio fratello,
ma c’è anche l’amica d’un tempo
All’inizio, penso di non farmi vedere,
standomene nascosto nella folla
ad osservarli
Non vorrei perdere la mia autonomia
ed essere risucchiato nella compagnia
ciarliera e spensierata
Poi m’impongo uno sforzo
Potrebbe essere l’occasione unica,
dopo tanto tempo che non li vedo,
di salutare i miei cari estinti
Mi avvicino
Sono qua anch’io!, dico
A quanto pare saremo tutti nella stessa barca!, aggiungo,
nell’Arca che tutti ci conterrà
Li saluto tutti, uno per uno,
con solennità un po’ impacciata
Cingo il collo della mamma con un braccio,
esibendomi in un goffo ed inusitato
tentativo di abbraccio
Sono contento di quest’incontro,
ma farfugliando delle scuse
mi allontano subito dopo
Mi sento a disagio a stare troppo tempo con loro
Nssuno di quelli
se ne da per inteso
e tutti continuano
la loro conversazione,
ciarlieri e allegri
Intanto continua l’attesa del bastimento
che mai arriva,
assediato da onde gigantesche
Ed io confinato qui,
sovraccaricato di pensieri tristi,
al termine del mio viaggio
in quello che mi pare
un porto delle anime
Non posso che pensare
che quando verrà il mio momento
le anime di coloro che non sono più
vi si daranno convegno,
in questo porto delle anime,
per accogliermi e accompagnarmi
nella traversata che ci attende
nel Mistero più insondabile
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