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La parabola del seminatore (Parable of the Sower), opera della maturità di Octavia E. Butler e pubblicata in lingua originale nel 1993 (in lingua italiana per la prima volta nel 2000, nella traduzione di Anna Polo nei tipi di Fanucci, collana Solaria) è un racconto di speranza che si svolge in un futuro distopico, in cui gli Stati Uniti sono diventati una nazione in rovina, le città sono cinte da mura, e ovunque si diffondono epidemie, incendi e follia. Lauren Olamina è una ragazza di 18 anni afflitta da una sindrome di iperempatia, che la costringe a provare il dolore che vede negli altri. Quando l’enclave in cui vive viene distrutta, assieme alla sua famiglia (quasi nessuno sopravvive) e ai sogni per il futuro, Lauren afferra uno zaino pieno di scorte (che già aveva predisposto da tempo, preconizzando un possibile crollo) per iniziare un difficile viaggio verso nord, alla ricerca di un luogo in cui vivere in relativa sicurezza, senza dover abbandonare la speranza. Lungo la strada, al primo manipolo di sopravvissuti si aggiungono altri fuggitivi, ai quali Lauren rivela il suo personale credo religioso, Il Seme della Terra, il cui assunto fondativo è semplice e al tempo stesso rivoluzionario: “Dio è cambiamento”.
L’opera, pur essendo considerata all'unanimità mainstream, si può definire sicuramente come un romanzo catastrofico e post-apocalittico ovvero anche come una narrazione in cui l’apocalisse è ancora in divenire, ma non si è ancora manifestata nei suoi più drammatici esiti: quello tratteggiato da Octavia Butler è un mondo in via di disgregazione, in cui non vi sono più certezze e nemmeno sicurezze precostituite. Coloro che vivono ancora in aree relativamente sicure sono sottoposti ad incursioni sempre più violente da parte di quelli che hanno già perso tutto e che sono alla ricerca di cibo, di soldi, di strumenti e utensili, di armi; le forze di polizia sono ormai inefficienti e chiedono di essere pagate per i loro interventi, se non diventano esse stesse attivamente ladronesche; in più, vi sono i consumatori di una droga letale, il cui nome è “Piro“, e che spinge i suoi consumatori ad appiccare incendi letali, poiché dalla visione della loro potenza distruttiva traggono fremiti estatici. E non mancano situazioni di cannibalismo da parte dei più disperati ed affamati, assieme all’insorgere di nuove forme di schiavismo.
Proprio a causa della piaga dei piromani comincia a verificarsi il definitivo tracollo delle aree ancora protette e molta gente, inclusa la nostra protagonista, si mette per strada alla ricerca di posti ancora sicuri: una sorta di “ferrovia sotterranea” alla ricerca di salvezza e di un luogo sicuro dove vivere.
La narrazione si sviluppa attraverso i regolari aggiornamenti del diario tenuto da Lauren, mentre - in parallelo - si sviluppa la sua convinzione di fede e speranza, statuita dal dogma secondo cui “Dio è cambiamento”, dal 20 luglio del 2024 al 10 ottobre del 2027.
Il seguito è ne “La parabola dei talenti” (Parable of Talents) del 1997.
Il romanzo di Octavia E. Butler, pubblicato in lingua originale nel 1993 è un testo visionario che non propone soluzioni correttive all’incipiente disastro, se non la fede nella speranza di un futuro migliore.
Vi è dunque una componente salvifica e messianica, così come nel successivo e celebrato romanzo di Cormac McCarthy, La strada, del 2006.
L’edizione originale Fanucci è preceduta da una splendida e documentata prefazione di Sandro Pergameno.
In fondo alla stessa edizione è possibile leggere una breve intervista rilasciata dalla stessa Butler, che racconta gli esordi della sua carriera di scrittrice e indica quanto nella scrittura de “La Parabola del Seminatore” sia stata influenzata dalle atmosfere e dalle suggestioni religiose e culturali della propria famiglia.
Alla domanda su quali siano state le persone che hanno influenzato il suo lavoro, risponde
“I miei parenti, mia madre e mia nonna, e il loro continuare a vivere delle vite che io ritenevo orribili. Ci è voluto parecchio tempo prima che capissi l’importanza della religione nelle loro vite. A volte era tutto quello che avevano. Ci sono stati momenti in cui stavamo per morire di fame, altri in cui gli avvenimenti erano tali persone meno forti avrebbero pensato al suicidio. Ma loro avevano una religione, e le ha aiutate moltissimo. Da ragazzi si è arroganti perché non si capisce molto, e io lo sono stata spesso, fino a quando ho iniziato a capire quanto la religione significasse per loro. A quel punto ho iniziato a vedere la religione in modo diverso e ho scritto ‘La parabola del seminatore’, in cui il padre della protagonista è un prete battista. Mio nonno era un prete battista, ma non l’ho mai incontrato. Mio padre è scappato di casa. In realtà se ne andò via da da Pittsburgh, e fuggì in California, perché mio nonno voleva farlo lavorare nelle acciaierie, e lui non voleva. (…) … mio padre morì, così non ho conosciuto davvero neanche lui. Ho qualche ricordo che probabilmente è la somma di memoria confuse e di quanto mi ha detto mia madre. Credo che tutto ciò che ci accade, lo si voglia o meno, finisca nella propria scrittura. E il fatto di scrivere cambia il tuo modo di essere, e come guardi il mondo.” (Ib. pp. 345-346)
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Ne consiglio vivamente la lettura.
Il titolo si ispira alla parabola del seminatore contenuta in versioni lievemente differenti nei Vangeli di Marco, Matteo e Luca (ed anche in quello di Tommaso)
(Dal Vangelo secondo Matteo) Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno.
Aggiungiamo - a beneficio di coloro che volessero intraprendere la lettura di questo romanzo qui che “La parabola del seminatore” è stato ripubblicato recentemente, con una nuova traduzione (di Martina Testa), dalla casa editrice Sur nel 2024 ed è dunque facilmente reperibile.
(Presentazione della nuova edizione per i tipi Sur) “La parabola del seminatore” è l’opera della maturità di Octavia Butler. Echi biblici, temi sociali e ambientalismo si fondono con ritmi e atmosfere da romanzo d’avventura, dando vita a un personaggio femminile profetico e modernissimo che incarna inquietudini, sfide e speranze del nostro tempo.
In un’America del futuro devastata dal cambiamento climatico, in cui le risorse si stanno esaurendo e il caos ha preso il sopravvento sulla legge, solo alcune piccole comunità isolate conservano una parvenza di ordine sociale, difese da muri contro le bande di disperati che saccheggiano, violentano, incendiano. È in una di queste enclave che vive Lauren, un’adolescente dalle straordinarie doti percettive, empatica e determinata, sempre più preoccupata per la violenza che preme da fuori e a cui il mondo degli adulti – primo fra tutti suo padre, il pastore battista della comunità – sembra impreparato. Nei quaderni dove annota le sue osservazioni, Lauren dà progressivamente forma a una nuova religione, «il Seme della Terra», fondata sull’idea del cambiamento, dell’adattabilità e dell’iniziativa individuale. Quando gli ultimi argini al dilagare della violenza verranno meno, sarà il Seme della Terra a sostenere Lauren e i suoi compagni in un rocambolesco esodo verso la salvezza.
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L’autrice. Octavia E. Butler, nata nel 1947, Pasadena (California), è stata una delle più importanti scrittrici americane di fantascienza. É stata cresciuta dalla madre e dalla nonna. Malgrado la borsa di studio MacArthur - che le ha reso la vita più facile negli anni successivi -, ha faticato per decenni per imporsi come autrice di riferimento (scrivendo di notte e lavorando di giorno come televenditrice, ispettrice di patatine e lavapiatti), quando i suoi romanzi distopici che esploravano i temi dell'ingiustizia dei neri, del riscaldamento globale, dei diritti delle donne e della disparità politica non erano, a dir poco, richiesti dal mercato.
Con i suoi romanzi e i suoi racconti ha vinto più volte l’Hugo Award e il Nebula Award, i massimi riconoscimenti del mondo anglosassone per la letteratura d’immaginazione. Nel 2000 le è stato attribuito il PEN American Center Lifetime Achievement Award in Writing. La sua opera è apprezzata per la prosa snella, i forti protagonisti e le indagini sociali inserite in storie che spaziano da un lontano passato a un lontano futuro. Oltre ai romanzi Legami di sangue (2020) e La parabola del seminatore (2024), SUR ha pubblicato la raccolta di racconti La sera, il giorno e la notte (2021).
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