/image%2F1498857%2F20240124%2Fob_ec2e0a_escher-scale.jpg)
Salgo lunghe rampe di scale
C’é con me
la Cociola al guinzaglio
Non si arriva mai
Una rampa,
una svolta,
un’altra rampa
Scale che come quelle di Escher
non portano da nessuna parte
Devo raggiungere il resto della squadra
all’ultimo piano dell’edificio,
dove, in una stanza,
se ne sta rinserrato un paziente
per il quale deve essere avviato
un trattamento sanitario obbligatorio
Vorrei arrivare prima degli altri
per dire a quel paziente di scappare
finché è in tempo
E, invece, no!
Quando, infine, giungo sul posto
la porta è stata sfondata
(come in una perfetta azione stile SWAT)
e l’alloggio è stato già invaso
da una moltitudine vociante
Uno che sembra essere al comando
sta filmando tutto con uno Smart Phone
per documentare l’appropriatezza dell’azione
e per poter dare testimonianza
Si è già all’atto finale
e degli energumeni si accingono
a portare via quel paziente riottoso
che protesta la sua sanità di mente
e che, così facendo,
rifiuta di essere cosa
Dopo,
mi ritrovo a pedalare
su d’una vecchia bici scricchiolante
Accanto a me corre la Cociola (Flash),
tenuta ad un lungo guinzaglio
Sono nudo dalla vita in giù
(palle e pisello al vento)
e porto drappeggiato malamente
attorno al corpo
un asciugamani lungo e stretto
Cammino per le strade della città
(anche queste strade alla Escher
che non portano da nessuna parte
e che sfidano le leggi spaziali)
in questo stato
Sono imbarazzato dalla mia nudità
e vorrei coprirmi
Cerco di fare quest’operazione
in modo maldestro,
utilizzando l’asciugamani,
pur continuando a pedalare,
ma non ci riesco
Il mio disagio cresce a dismisura
Cosa fare?
Cerco di ripararmi da qualche parte
dove non ci siano troppi testimoni oculari
per compiere l’operazione di vestizione
in modo discreto
senza che l’attenzione occhiuta altrui
venga puntata su di me
Mi fermo allora con la bici
(marca Disney Bash) in un anfratto
che sembra possa garantirmi protezione
e procedo, cercando di coprirmi
alla meno peggio
L’asciugamani, peraltro nuovissimo,
è lungo e stretto
della lunghezza spropositata
d’alcuni metri,
una fascia più che un asciugamano
e, quindi,
impossibilitato a drappeggiarlo
come una tunica
provo ad indossarlo
come fosse un dhoti
alla maniera indiana (in stile Gandhi)
Ci sono alcuni passanti
che mi guardano con insistenza
sorpresi e meravigliati
Sono costretto a ripartire
tenendo l’estremità della lunga fascia
stretta in mano,
poiché non sono riuscito
a fissarla per bene
Sempre precario mi sento,
anche così con questo accrocco
Entro con la bici in un condominio
per consegnare un pacchetto
al portiere
Stranamente,
per raggiungere la portineria
devo scendere di alcuni piani
sotto il livello del suolo
E quindi mi ritrovo a percorrere
altre scale
che, come quelle di prima,
non mi conducono da nessuna parte
E questo è tutto, per questa volta
Con l’incombenza
di un’impossibile consegna
mi sono svegliato
/image%2F1498857%2F20240124%2Fob_44280d_escher-scale.jpg)
Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è stato un incisore e un grafico olandese, appartenente al movimento dell’Optical Art.
L’Optical Art nasce intorno agli anni ’60 del Novecento ed è un sottogenere dell’arte astratta: illusione è la parola d’ordine, la chiave per leggere e interpretare le opere che non sono mai quello che sembrano.
La realtà rappresentata è fluida, soggetta a cambiamenti repentini e imprevedibili, un punto non è mai fisso, le figure bidimensionali paiono fuoriuscire dalla tela; e distogliere lo sguardo per un attimo può dare vita a forme sempre nuove. Sono molteplici le letture possibili: le illusioni ottiche sono legate al movimento e alla cosiddetta “arte cinetica”; semplici linee ortogonali e modulari possono confondere lo spettatore, gettandolo in uno stato di incertezza, di instabilità percettiva. L’illusione coinvolge lo spettatore e lo destabilizza.
La “Relatività” di Escher, realizzata nel 1953, raffigura delle rampe di scale salgono, che scendono, porte e pianerottoli, dritti e inclinati; è impossibile seguire un percorso, è facile perdersi, cadere, precipitare e ritrovarsi su un’altra scala, più in basso, più in alto, in una sequenza infinita.
Tutto è relativo, questo il messaggio di Escher, da qui il titolo dell’opera; esistono più piani della realtà e non è possibile scinderli, non è possibile separare realtà e finzione, dimensione lucida e onirica.
scrivi un commento …