Un mio vecchio scritto che rilancio qui
Alla finestra d'un piano rialzato,
ogni giorno da dieci anni,
un uomo in piedi guarda fisso verso fuori
I riflessi cangianti sul vetro lo fanno apparire
fantasma, ectoplasma, apparizione evanescente,
miraggio, illusione ottica che tuttavia non si dissolve
L'uomo è vecchio, il volto sfatto, la barba ispida
Forse indossa una vestaglia lisa o un pigiama,
difficile dirlo per via dei riflessi di luce
Guarda verso fuori
con occhio vitreo, liquido.
Se ne sta immobile, non un muscolo si muove,
nel volto e nel corpo
È una fissità catatonica, la sua,
quasi fosse stato tramutato in statua di sale
dallo sguardo di Lot
Imbarazzato dallo quello sguardo, insistente,
pesante da sopportare,
il passante si gira da un'altra parte,
facendo finta di niente,
ma quando i suoi occhi tornano in quella direzione
il vecchio è sempre là, sospeso nella sua posa,
inquietante nella sua fissità
Ci si chiede se egli guardi davvero,
oppure se non insegua nella sua mente
immagini vaghe, frammenti di ricordi,
emozioni sbiadite, gioie e dolori,
che s'è lasciato alle spalle e stenta a ritrovare,
ricostruendo spezzoni ricombinanti e mutevoli
di un film della sua vita
Forse è così, ora che per lui il tempo è andato avanti,
mentre lui è stato risucchiato indietro
Al calar del buio,
quando i lampioni si sono accesi con un clack!,
da altri abitatori dell’appartamento
- familiari o badanti, non so -
la serranda di quella finestra viene abbassata,
ma è naturale pensare sempre al vecchio che guarda,
a immaginarlo ancora là sempre immobile
dietro il vetro oscurato,
anche se il suo sguardo non può penetrare
attraverso lo schermo opaco della tapparella
Forse, più tardi, qualcuno dei familiari verrà a prenderlo,
ormai irrigidito come una tavola di legno
per adagiarlo sul letto, così com'è…
E poi, il giorno dopo,
altri lo metteranno di nuovo dietro il vetro
a guardare il mondo
o a usarlo come specchio in cui riflettere sé stesso
(Palermo, 24 novembre 2010)
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