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Notizia del disastro (Sellerio Editore) è un racconto-inchiesta di Roberto Alajmo sul “dimenticato” disastro aereo nel mare antistante l’aeroporto di Punta Raisi - quello del volo di linea Alitalia 4128 - nel dicembre del 1978, ed era già stato pubblicato da Garzanti nel 2001 ma di recente - nel 2022 - è stato riproposto da Sellerio.
Come spiega lo stesso Alajmo, in una sua breve prefazione era importante scrivere di questo evento per diverse ragioni.
Innanzitutto perché questo disastro aereo giunto a sei anni di distanza dal precedente evento, quello di Montagna Longa, era stato oscurato da quello di poco successivo, cioè dell’aereo di linea scomparso nei cieli sopra Ustica. Alajmo fa notare che l’attenzione si fosse polarizzata su quelli piuttosto che sul volo caduto nel mare antistante l’aeroporto, l'uno rimasto avvolto in aura di mistero e di indeterminazione, l'altro studiato e sviscerato in tutti i possibili modi sino a giungere ad una conclusione veridica sulle cause del disastro, anche se "senza colpevoli".
E ciò malgrado che nella tragedia di Punta Raisi, a differenza di quella che l'aveva preceduta e di quella che l'aveva seguita, si fossero avuti dei superstiti (21 su di un totale di 129 tra passeggeri ed equipaggio), quasi dei miracolati, che forse avrebbero potuto essere ben di più se i soccorsi in mare fossero stati più organizzati e solleciti.
I superstiti di questo volo hanno costituito una preziosa fonte di informazioni e testimonianze anche relativamente agli ultimi istanti delle vittime, di alcune delle quali il corpo non venne mai recuperato.
Quindi Roberto Alajmo ha voluto intraprendere questo faticoso e doloroso (per i sopravvissuti) lavoro di raccolta delle testimonianze per dare vita e spessore anche a tutti coloro che morirono.
I sopravvissuti che furono costretti a convivere con i propri sensi di colpa e con la sindrome del “miracolato”., con reazioni variegate: dall’esaltazione ipomaniacale alla decisa rimozione sino ad un forzato e ostinato oblio che ha suggellato loro le labbra, con reazioni in fondo analoghe a quelle descritte da Primo Levi nel suo saggio-testimonianza “I sommersi e i salvati”. Reazioni le più disparate che hanno anche a che vedere, indubbiamente, con la Sindrome Post-Traumatica da Stress.
Capitolo dopo capitolo impariamo a conoscere le storie individuali di coloro che si salvarono - e, per riflesso, anche di coloro che perirono - sia prima del volo (quello fu un giorno di terribili ritardi, di volo saltati e di liste d’attesa interminabili) sia durante. E ovviamente, come nel famoso film di Kurosawa le storie e le testimonianze divergono perché i diversi personaggi vengono viste da diverse angolazioni.
Il ruolo di Alajmo, narratore di tali eventi e di questi destini intrecciati, è analogo a quello di Fra Ginepro, il frate che venne incaricato di studiare le storie dcinque viandanti che perirono a causa del crollo inatteso ed improvviso di un ponte di tavole e corde in Perù aulla strada tra Lima e Cuzco.
Quali eventi li avevano portato ad essere assieme in quella fatidica giornata? Si era trattato di una semplice coincidenza, oppure era stata la volontà di Dio, il destino o il Fato, a decidere che quelle cinque vite dovessero essere recise proprio in quel momento? E quanto poi, a distanza di secoli da quell'evento, racconta Thornton Wilder, nel suo "Il ponte di San Luis Rey", con il suo personaggio Fra Ginepro che cerca di investigare e capire cosa avesse messo assieme quei cinque viandanti, se il Caso o la Necessità o il Destino.
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Nel 1714 il ponte di San Luis Rey, che per oltre un secolo è stato la più importante via di collegamento per gli abitanti di Lima e Cuzco, in Perù, crolla improvvisamente, causando la morte di cinque persone. Fra Ginepro, un frate che si accingeva ad attraversarlo, assiste all'accaduto e sconvolto dalla tragedia inizia a porsi delle domande di carattere religioso e morale: chi erano quei cinque e perché si trovarono proprio lì? Cercando di risalire alle cause del crollo del ponte, la curiosità lo porta a ricostruire le vite dei cinque deceduti nel tragico evento: avevano qualcosa in comune? Nasce un problema morale su cui si pronuncia anche la Chiesa e che chiama in causa la Provvidenza: si è trattato di una tragedia o di una punizione divina, che ha fatto incrociare i destini dei cinque nel medesimo luogo alla medesima ora? Il Signore punisce così i malvagi oppure in tal modo chiama a sé gli innocenti? I quesiti, posti sull'eterna condizione umana e sulla morte, sulla misteriosa complicità di caso e destino, rimarranno inevasi.
È questo il compito che si è voluto assegnare Alajmo: e devo dire che ci è riuscito egregiamente, fornendomi spunti di riflessione e facendo scaturire dentro di me intense emozioni, ma anche consentendomi potenti visualizzazioni di quali eventi possano essersi verificati quando l’aereo del volo Alitalia 112 che trasportava mio padre e altri 115 (inclusi i componenti dell'equipaggio) si schiantò su Montagna Longa il 5 maggio del 1972: la non ci furono sopravvissuti che potessero farsi carico del doloroso compito del ricordo e del racconto.
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(Risguardo di copertina) «Il disastro di Punta Raisi del dicembre del 1978, contrariamente agli altri che in varia misura hanno coinvolto l'aeroporto di Palermo, non ha come scenario un attentato o un complotto. Ha come scenario il destino. Semplicemente il destino. Paradossalmente è stato proprio questo che mi ha spinto a scrivere "Notizia del disastro". Il fatto che dietro ci sia solo il destino. Collettivo e grandioso: ma solo destino. Crudelissimo e ingiusto: ma solo destino».
«Avevo cominciato a raccogliere documentazioni e testimonianze, ma qua-si subito ho dovuto fare i conti con le discrepanze che diverse fonti mi prospettavano. Ne è venuto fuori una specie di Rashomon. Come nel film di Kurosawa, ogni testimone racconta la stessa vicenda da diverse angolazioni, finendo per riferirla in maniera discorde e contraddittoria. Da qui la dicitura Romanzo che si trova sul frontespizio di questo libro. A romanzare questa vicenda non sono stato io. Sono stati i suoi stessi personaggi».
Il disastro aereo avvenuto il 23 dicembre 1978 - un DC9 proveniente da Roma con 129 passeggeri, schiantatosi in mare per una serie di infauste concomitanze - ebbe solo 21 superstiti, anche se a uscire vivi dall'aereo furono una sessantina. Il resto annegò in attesa dei soccorsi, a poca distanza dalla costa. Di quei passeggeri Alajmo racconta cosa successe subito prima e, per chi visse, subito dopo l'incidente: biografie, coincidenze, eccentricità, illuminazioni, ironie della vita, slanci di generosità e chiusure di egoismo: una trama sorprendente che ha come protagonista il Fato.
Hanno detto:
«Il racconto di Roberto Alajmo parla di tutte le persone coinvolte, sia sopravvissuti sia quelli che non ce l'hanno fatta. Dietro una scrittura cronachistica lui ci mette un cuore, un po' nascosto, un po' distaccato, un cuore che dà delle botte fortissime di emozione e ti lascia di stucco.» - Antonio Manzini per Maremosso
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L’autore. Roberto Alajmo è nato a Palermo e qui continua a vivere. Collabora stabilmente con “l’Unità” e diverse altre testate nazionali.
Fra i suoi libri: "Almanacco siciliano delle morti presunte" (edizioni della Battaglia, 1996); "Le scarpe di Polifemo" (Feltrinelli, 1998); "Notizia del disastro" (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello, "Carne mia" (Sellerio Editore Palermo, 2016) e "Io non ci volevo venire" (Sellerio Editore Palermo, 2021).
Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo "Cuore di Madre", finalista ai premi Strega e Campiello.
Nel 2004 è uscito "Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo" e nel 2005 il romanzo "È stato il figlio", finalista al premio Viareggio e vincitore del SuperVittorini e SuperComisso.
Sempre per Mondadori nel 2008 è uscito "La mossa del matto affogato", seguito da "Il primo amore non si scorda mai" (2013).
Con Laterza ha pubblicato i saggi: "Palermo è una cipolla" (2005); "1982 - Memorie di un giovane vecchio" (2007); "L'arte di Annacarsi - Un viaggio in Sicilia" (2010); "Tempo Niente. La breve vita felice di Luca Crescente" (2011).
Per il teatro: "Repertorio dei pazzi della città di Palermo", "Centro divagazioni notturne" e il libretto dell'opera "Ellis Island", per le musiche di Giovanni Sollima.
I suoi libri sono tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, svedese e olandese.
(Fonti di questa nota bio-bibliografica: sito ufficiale dell'autore e archivio Laterza)
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