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26 novembre 2022 6 26 /11 /novembre /2022 08:30
Philip Roth, Nemesi, Einaudi

Nemesi (Einaudi, Collana Supercoralli, 2011, nella traduzione di Norman Gobetti) è l'ultimo romanzo scritto e pubblicato da Philip Roth, dopo un percorso travagliato che vide (scrivo a braccio) ben 12 stesure, dopo un approfondito lavoro di documentazione. Dopo questo romanzo che ebbe un'accoglienza di critica e di pubblico piuttosto travagliata (come del resto molte delle opere di Roth), l'autore dichiarò che riteneva conclusa la sua esperienza di scrittore.
Mentre la II Guerra Mondiale volge al termine una epidemia di Polio imperversa nella città di Newark, con il suo carico devastante di bambini e adulti infettati, di morti e di esiti drammatici.
Bucky Cantor, insegnante di educazione fisica e istruttore al campo estivo di Newark è al centro della vicenda.
Si occupa dei ragazzini che gli sono affidati, gestendo con carisma il loro tempo, li istruisce nelle pratiche sportive.
L'epidemia comincia a colpire duro gli allievi del campo sportivo che gli è affidato e lui si sente sconfortato, non comprendendo come una simile tragedia possa abbattersi su ragazzini inermi ed innocenti, ed inveisce contro un dio che permette una simile cosa. Nello stesso tempo comincia a perdere fiducia e a provare paura per se stesso (non dimentichiamo che lo steso Presidente degli USA F. D. Roosevelt venne colpito dalla polio e ne guarì, pur con degli esiti, testimonianza vivente che la Polio non risparmiava nessuno).
Cantor, con un percorso tormentato, decide di accettare un ingaggio come istruttore al campo estivo delle Pocono Mountains dove già lavora la sua fidanzata Marcia (e decide di compiere un simile passo dopo un colloquio corroborante con il padre di lei, medico e rappresentante della razionalismo scientifico).
La seconda parte del breve romanzo si svolge in questo idillico scenario, dove Cantor, pur assillato dal senso di colpa per aver abbandonato i "suoi" ragazzi" trova subito un suo brillante inserimento e un suo seguito.
La vita nelle Pocono Mountains sembra idilliaca, senonché anche qui - a lacerare la quiete pastorale di un mondo apparentemente incontaminato - arriva la Polio, con violenza e drammaticità.
Cantor si convince di essere il responsabile di ciò, di essere stato lui l'inconsapevole untore, nel momento in cui - dopo il comparire dei primi casi nel campo estivo - lui stesso si ammala e inizia il suo percorso di recupero lento ed incompleto con esiti di paralisi che ne faranno un uomo del tutto diverso da quello che era stato e da quello che avrebbe potuto essere.
Cantor vivrà il resto della sua vita, immerso nel senso di colpa, in una vita a scartamento ridotto, rinunciando a qualunque scelta esistenziale gioiosa e alla speranza.
Ho trovato questo romanzo splendido, anche per la rappresentazione metafisica del tormento interiore di Cantor che finisce con l'apparire come un moderno Giobbe, vessato da un dio ingiusto e terrifico.
I fatti sono reali, anche se se sono dislocati in un anno in cui non vi fu alcuna epidemia di Polio, ma prendendo come riferimento l'anno in cui si svolge la vicenda, negli USA ve ne furono due (una antecedente ed una cronologicamente successiva) con effetti devastanti in termini di morti e di esiti in paralisi.
E' un libro che fa riflettere, indubbiamente. E credo che vada letto, specie in tempi post-pandemici.
Il romanzo è l'ultimo del terzo volume delle opere complete di Philip Roth, pubblicato nei Meridiani Mondadori, ed è corredato di un'ampia nota esplicativa (un vero e proprio saggio esegetico) che spiega molte cose del testo e lo fa comprendere anche nella sua profondità.

 

(Dal risguardo di copertina) Quasi fosse una discesa nel proprio sottosuolo, Philip Roth racconta la giovinezza a Newark: il vigore dei vent’anni e l’immediata disillusione arrivata con la guerra e la malattia. Lo fa come sempre senza compiangere né se stesso né gli altri, anzi facendo emergere con forza tutte le contraddizioni dell’epoca e i suoi violenti tumulti.
Al centro di "Nemesi" c'è un animatore di campo giochi vigoroso e solerte, Bucky Cantor, lanciatore di giavellotto e sollevatore di pesi ventitreenne che si dedica anima e corpo ai suoi ragazzi e vive con frustrazione l'esclusione dal teatro bellico a fianco dei suoi contemporanei a causa di un difetto della vista. Ponendo l'accento sui dilemmi che dilaniano Cantor e sulla realtà quotidiana cui l'animatore deve far fronte quando nell'estate del 1944 la polio comincia a falcidiare anche il suo campo giochi, Roth ci guida fra le più piccole sfaccettature di ogni emozione che una simile pestilenza può far scaturire: paura, panico, rabbia, confusione, sofferenza e dolore. Spostandosi fra le strade torride e maleodoranti di una Newark sotto assedio e l'immacolato campo estivo per ragazzi di Indian Hill, sulle vette delle Pocono Mountains - la cui "fresca aria montana era monda d'ogni sostanza inquinante" -, "Nemesi" mette in scena un uomo di polso e sani principi che, armato delle migliori intenzioni, combatte la sua guerra privata contro l'epidemia. Roth è di una tenera esattezza nel delineare ogni passaggio della discesa di Cantor verso la catastrofe, e non è meno esatto nel descrivere la condizione infantile.

 

Philip Roth

L'autore. Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce.
Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969).
Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel 2014), attacco al mito del baseball, in Professore di desiderio (1978) e Lo scrittore fantasma (1979) Roth è tornato al tema dell’erotismo.
Con Pastorale americana (1997, con cui vince il Premio Pulitzer), Ho sposato un comunista (1998) e Il complotto contro l’America (2004), romanzi che hanno suscitato accesi dibattiti, Roth passa dall’allegoria alla cronaca letteraria della storia nazionale. L’animale morente (2001) – in cui torna Kepesh, protagonista di Professore di desiderio –, La macchia umana (2000, trasposto in film da Benton nel 2003) e Everyman (2007) sono riflessioni più intimiste che, attraverso l’osservazione del corpo e del suo implacabile deterioramento, svolgono la metafora dell’ineluttibilità del destino e dello scorrere rapido del tempo.
Tra i suoi ultimi libri: Il fantasma esce di scena (2007), Indignazione (2008), L'umiliazione (2009), La controvita (2010), Nemesi (2011), La mia vita di uomo (1974; nuova traduzione Einaudi 2011).
Lo stesso Einaudi (il suo editore di riferimento italiano) ha pubblicato anche I fatti. Autobiografia di un romanziere (2013).
Philip Roth è stato tra i favoriti per l'assegnazione del Nobel per la Letteratura.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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