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Ho sognato che dovevo partecipare ad una grande corsa di resistenza, dopo molto tempo di inattività
Avrei dovuto raggiungere il punto di partenza, da cui ero ancora molto lontano
C’era una folla tremenda, composta da genti di tutto il mondo
Ed io dovevo solcare questa folla, procedendo a zig zag per scansare i corpi che mi si paravano innanzi
Un po’ camminavo e un po’ correvo
Ansimavo
La mia corsa era dunque cominciata ben prima della partenza ufficiale: una corsa contro il tempo prima della corsa
Per aiutarmi nella marcia utilizzavo due enormi cucchiaie di legno, di quelle per rimescolare la pasta o altri generi alimentari in cottura nel calderone, in formato magnum - per l’arredo della cucina di un gigante - e di lunghezza diseguale
Per via di ciò, appoggiandomi nel mio andare alle due cucchiaie, pareva che fossi sciancato
Attraversavo il suq di una città di pescatori tutto fatto di strade coperte ed ombrose, con reti da pesca pendenti dai muri ad asciugare, barche tirate in secca, statue di santi protettori benedicenti ai crocicchi
Un po’ camminavo tutto sbilenco
Un po’ correvo e, mentre correvo, tenevo le due cucchiaie con una mano sola
Non arrivavo mai alla mia destinazione finale (che sarebbe stato un punto di partenza)
Da che c’era una folla, adesso non c’era più nessuno
Mi ero lasciato tutto alle spalle
Il labirinto forse mi aveva catturato e non mi lasciava più uscire
Mi fermavo in una vecchia casa abbandonata per rifiatare
Vi trovavo un bagno sporco di incrostazioni secolari e sentivo all’improvviso l’esigenza di svuotare la vescica
Tiravo fuori il pene e mi accorgevo con allarme che era delle dimensioni di una proboscide e che, mentre mi liberavo senza vigore, la sua estremità pendula andava a lambire la latrina intasata e maleodorante
Mi accorgevo che un estraneo mi osservava con insistenza attraverso il vetro sporco di una finestrella, come se fossi un fenomeno da baraccone
Avrei voluto fare dei gesti vigorosi per dirgli di andar via e smetterla di fissarmi
Ma niente
Non riuscivo a compiere nessun gesto incisivo, all’infuori di un inarcamento delle sopracciglio e di un ruotar d’occhi
Non se ne dava per inteso
Avrei voluto ritrovarmi all’aperto, nella piena luce del giorno e correre nel sole
Qualcuno, nel buio, mi bisbigliava nell’orecchio, dicendomi che la prossima tappa sarebbe stata una cella d’isolamento e che, chiuso nella segreta, ben avvoltolato in una camicia di forza a impedirmi in ogni movimento, avrei potuto essere vagabondo delle stelle