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1. (23 agosto 2022) L’altro giorno, forse una settimana fa, si è rotta la cinghia di una serranda che si è srotolata sino in fondo, lasciando la stanza senza una fonte di luce naturale.
All’inizio della settimana, è venuto il mio risolutore di problemi da sempre e si è messo al lavoro.
Sapendo che nel cassone della serranda ogni anno nidificano i rondoni eravamo preparati a trovare dei detriti: ma ciò che abbiamo rinvenuto andava al di là di qualsiasi aspettativa.
C’era una rondona morta stecchita, e un nido sano, con dentro un uovo non ancora schiuso e un rondoncino ancora implume (un pullo, in altri termini), più morto che vivo.
Ho supposto che, a causa della caduta della serranda, quella che ho ritenuto essere la madre (o comunque il genitore) fosse rimasta bloccata all’interno senza via d’uscita e che, di conseguenza, il piccolo rondoncino non era più stato alimentato a dovere in una fase cruciale della sua esistenza.
Doveva possedere una forte fibra quel rondoncino: sentendo del movimento attorno a lui, ha sollevato la testina (gli occhi ancora non del tutto sviluppati), schiudendo con deboli movimenti il becco, forse aspettandosi di ricevere del cibo che io non potevo dargli.
Di lì a poco, la povera creatura è spirata.
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2. (2011) Adesso, stanco dell'operosa mattinata intento a rimuover guano, caduto dai cassoni delle serrande, scenderò per comprare il pane
I rondoni dal famoso nido nel cassone della serranda della finestra di una delle stanze di casa, se ne sono già andati: i piccoli sono cresciuti e hanno potuto cominciare la loro migrazione
Ho fatto una piccola ricerca sulle abitudini di questi volatili ed ecco cosa ho trovato.
Il rondone trascorre gran parte del tempo in aria dove caccia insetti alati, si accoppia e, addirittura, dorme. Batte velocemente le ali ed è abilissimo in picchiate, cabrate, virate. Ha pochi nemici naturali vista la sua straordinaria velocità che può raggiungere i 220 km/h in picchiata e i 160 Km/h in volo battuto; deve guardarsi solo dal falco lodolaio, anch'esso altrettanto veloce e agile da riuscire a prenderlo.
La voce. Le stridenti grida vengono emesse soprattutto durante voli di gruppo con spettacolari inseguimenti presso i siti riproduttivi; rappresentano una delle voci animali più regolarmente udibili nei nostri maggiori centri abitati da maggio ad agosto
Le grida vengono emesse soprattutto durante voli di gruppo con spettacolari inseguimenti presso i siti riproduttivi; rappresentano una delle voci animali più regolarmente udibili nei nostri maggiori centri abitati da maggio ad agosto.
Il rondone ha la caratteristica di riuscire a dormire in volo. Sale a grandi altezze poi plana ad ali distese e, mantenendo una velocità di rotta pari a 8-10 metri al secondo, scende molto lentamente compiendo grandi circonferenze, per poi risalire e così via.
Il suo sonno è definito uni-emisferico poiché dorme solo un emisfero del cervello mentre l'altro controlla il volo, e continua così, alternandoli.
Si legge spesso che dall'involo i rondoni dormono sempre volando, ma questo è vero solo per i maschi, le femmine, infatti, covano come gli altri uccelli, per cui durante il periodo riproduttivo trascorrono la notte nel nido.
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2. (5 settembre 2022) Ho scoperto l’altro giorno
un nido di bestioni con le ali ronzanti
ed erano annidati nel cassone della serranda della camera da letto
Facevano paura
Ho soprasseduto
Ma oggi al ritorno dalla campagna
mi sono sentito nella necessità
di chiamare lo specialista
il Wolf delle disinfestazioni
Giro rapido di telefonate
e, al quarto tentativo, trovo una ditta
che pratica un prezzo a mio avviso accettabile
Tempo mezz’ora sono arrivati,
Rapidi ed efficienti
Hanno risolto utilizzando
una bomba al piretro
Poi hanno ripulito il cassone
estraendo enormi pezzi di alveare
Wow! Che impressione!
Mi hanno detto che trattasi di Vespa Orientalis
una specie non autoctona
e dalle abitudini guerresche e predatorie
Gli individui di Vespa Orientalis
colonizzano spesso e volentieri
alveari di alte specie
scacciandone i legittimi proprietari
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Se ne sono andati i Wolfi
dopo venti minuti appena,
lasciandomi - per quanto
fossi soddisfatto del loro lavoro -
alleggerito di novanta euri
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(da Wikipedia) La vespa orientale (Vespa orientalis Linnaeus, 1771) è un vespide simile al calabrone europeo (Vespa crabro). Non deve essere confusa con la Vespa mandarinia, originaria dell'est asiatico e di dimensioni maggiori e presente anche in Europa.
La vespa orientale si riconosce per la tinta intensamente rossiccia quasi uniforme, spezzata soltanto dal colore giallo presente in una larga banda nell'addome, ed in una macchia sulla testa.
Vespa orientalis costruisce il nido similmente al calabrone, vale a dire nelle cavità arboree ed in case abbandonate, ma talvolta potrebbe nidificare anche nel terreno.
La specie è diffusa nel sud est europeo (compresa l'Italia meridionale, nel Medio Oriente e in Madagascar.
Il suo areale in Italia è in espansione verso nord: risulta insediata a partire dal 2020 nelle città di Grosseto e di Trieste e risulta segnalata a Genova nella zona del porto, nel luglio 2022 è stata segnalata a Roma, in cui si è riprodotta in maniera insistente, soprattutto nelle zone centrali, è inoltre attirata dai rifiuti. Il 15 agosto 2022 viene segnalato un esemplare a Livorno, e il 31 agosto viene rimosso un grande nido in costruzione nella Villa Fabbricotti.
Alcuni ricercatori hanno scoperto che nelle bande gialle dell'addome di questa vespa, è presente un pigmento chiamato xantopterina che ha la capacità di assorbire l'energia solare e rendere attive le vespe, che difatti preferiscono lavorare in pomeriggio inoltrato, al contrario di molte altre specie di calabroni che preferiscono lavorare con il fresco del mattino o prima di sera, per evitare l'eccessivo calore.
In autunno questa vespa compie degli attacchi massivi agli alveari di Apis mellifera sicula (dove questa specie è presente, come ad esempio nell'isola di Cipro), che non possono ucciderle pungendole, poiché il loro tegumento ha una cuticola tanto dura da essere inviolabile ai loro pungiglioni: pertanto le api le appallottolano soffocandole. È stato dimostrato che il limite termico di sopravvivenza è 50,6 ± 0,6 °C per la vespa orientalis, mentre per le api mellifere 50,5 ± 0,1 °C, pertanto non è la temperatura, che in fase di appallottolamento uccide la orientale, bensì lo schiacciamento addominale che ne impedisce la regolare respirazione, con un crollo di umidità ed un picco di anidride carbonica.
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