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Facevo una passeggiata
lungo una spiaggia che mi è molto cara
e dove non vado da tempo immemore
Il suo aspetto era quello autunnale,
della triste smobilitazione, dopo la frenesia dell’estate,
ma anche della restituzione alla bellezza
Molti capanni e chioschi abbandonati,
alcuni in rovina e fatiscenti,
e grandi dune di sabbia
create dal vento e dalle mareggiate
Il mare era uno specchio tranquillo,
se non per ondulazioni ampie
che si creavano dal nulla
sulla sua azzurrissima superficie
e un attimo dopo svanivano,
come se giganteschi cetancei
si muovessero appena sotto la superficie
Vedevo anche enormi iceberg
spiaggiati,
scintillanti ed erosi dai venti
fino a formare l’apparenza
di audaci architetture
con archi rampanti e torri svettanti,
audaci scalinate
e finestre a bifora,
dalle colonne finemente cesellate
C’erano solo pochi bagnanti sparsi
ma abbigliati in modo strano,
come se dovessero andare
ad un eccentrico ballo in maschera
in uno di quei palazzi di ghiaccio
ed anche altri radi frequentatori,
in cammino come me
Ero con un mio amico,
morto da molti anni
Ero contento di vederlo
e fwlice che fossimo insieme
in questa passeggiata,
come nelle nostre corse condivise
in un lontano passato
Ci fermavamo in un anfratto
riparato dal vento
ed io cominciavo a rovistare
dentro al mio fedele zaino
alla ricerca di qualcosa
che desideravo mostrare al mio accompagnatore
Così facendo tiravo fuori
una quantità di oggetti
da lungo tempo dimenticati
di cui non ricordavo più l’esistenza
ed anche molti altri inutili ammennicoli
che mi meravigliavo di possedere
C’erano i cofanetti vuoti
di due opere I millenni
tutti stropicciati e ammaccati
per via della lunga permanenza nello zaino
Poi, una grande quantità di spille di sicurezza,
di tutte le dimensioni
Pensavo che era ora di liberarmi di tutto
per potere procedere libero e leggero
Il mio amico mi guardava,
celato dietro occhialoni da sole,
e non proferiva parola,
enigmatico
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