Ed ecco un altro piccolo recupero dal serbatoio di note del mio profilo Facebook, mai prima pubblicato qui, su questo blog.
Questa nota venne pubblicata attorno nel corso del 2015.
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Al termine della notte
corro e cammino
cammino e corro
Ogni giorno,
più o meno alla stessa ora,
più o meno nello stesso luogo,
incrocio un omino piccolo piccolo,
anziano,
occhialini e il viso adorno
d’una barbetta caprina
Cammina a passo regolare,
aiutando il proprio passo
con un bastone bianco,
ma non è cieco,
ci vede (per quanto poco)
E’ assorto, quando cammina
Sembra contare il suono dei suoi passi,
oppure semplicemente medita
Sin dalla prima volta,
quando le nostre vie si sono incrociate
lo saluto con un “Buongiorno”;
e qualche volta aggiungo una frase sul meteo
La prima volta, è sobbalzato,
ma in seguito,
girando il volto antico verso di me
e sorridendo,
ha preso a ricambiare il mio saluto
Anche altri incrocio sul mio cammino,
e saluto tutti allo stesso modo,
ma non tutti ricambiano,
alcuni sono ingrugniti,
altri sembrano sordi, per natura o per volontà,
altri non hanno la consuetudine al saluto reciproco
- nessuno glielo ha insegnato -
Mentre il sole comincia a illuminare il cielo azzurro,
piccioni e rondoni cominciano a intrecciare voli
Un gabbiano a terra,
in una zona d’ombra,
si nutre della carcassa d’un piccione,
maciullato da un auto di passaggio
ma al mio avvicinarsi,
vola via con ampi e lenti colpi d’ala
Un nuovo giorno,
in una circolarità che si ripete,
ma anche vettore di un novum che irrompe prepotente,
in ognuno dei piccoli e grandi viaggi che iniziamo,
al termine della notte