Mi ritrovo a correre
con un mio amico
tale Francesco P***,
runner per caso,
piuttosto che per diuturna vocazione
Siamo usciti dal suo negozio
abbandonandolo di fatto,
solo il padre di lui a presidiarlo
Sin da subito siamo andati
a passo gagliardo
Improbabile!
Con noi c’erano i miei cani
sciolti, senza guinzaglio,
anche loro a passo gagliardo
Scendevamo, correndo,
verso il mare
ed era una magnifica giornata
Andavamo e andavamo,
le gambe giravano
che era una bellezza
ed intanto chiacchieravamo alla grande
dicendo di quelle cose
che si dicono in queste circostanze,
cose futili, anche se di tanto in tanto
ne scappava una più profonda
Ero felice di questa corsa inattesa,
dopo tanto tempo
Arrivavamo nei pressi del mare
e c’era un incrocio trafficato
da attraversare
E lo facevamo con grande perizia
e fluidità, i cani come soldatini
sempre al nostro seguito
Arrivati all’altro lato, indenni,
io legavo i cani ai rispettivi guinzagli
e me li appendevo al collo,
come faccio di solito
Dopo un po’ ci fermavamo a rifiatare
e parlavamo ancora nel frattempo
Era stata proprio una bella corsa
Compariva, intanto il padre del Francesco
che, nel frattempo, aveva chiuso bottega
e ci aveva seguito in auto
L’atmosfera di complicità
e di fiero cameratismo
si spegneva di colpo,
prima che il Francesco
potesse confidarmi un suo segreto
Delle parole rimanevano come congelate,
sospese in aria, immobili,
non dette
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