
Ogni tanto tra me e me mi lamento del fatto che non riesco a ricordarmi dei sogni che si sono succeduti durante la notte (come è ben noto, si sogna sempre. il sognare è parte integrante dell'architettura del sonno), se non per piccoli frammenti e vaghe impressioni.
altre volte, invece arrivano a pioggia e il loro ricordo è vivido e lussureggiante.
In questi casi mi affretto sempre a trascriverli, perchè so bene che - in poco tempo - di essi non rimarrà alcuna traccia nella mia memoria.
Quando mi capita di rileggerli a distanza di tempo, ne rimango sorpreso, al punto da chiedermi: "Sono stato io il sognatore, oppure qualcun altro?".
Questa è davvero una buona domanda: "Chi è davvero il sognatore dei sogni che sogniamo?".
Come anche questa: "I sogni sono un prodotto della nostra mente, oppure ci arrivano da qualche parte?".
Una volta lessi un racconto di science fiction, in cui uno scienzato cercava di scoprire l'origine delle barzelette, a partire dallo studio di alcune ricorrenze tematiche e faceva ciò con l'aiuto di un potente computer (potrei anche sbagliare su alcuni dettagli, perchè il racconto l'ho letto tanto tempo fa). Alla fine giungeva la risposta, incredibile: le barzelette erano il prodotto di una mente aliena che le inculcava in noi umani per studiare le nostre reazioni ad esse, come se fossimo delle cavie di laboratorio in una grande bolla protetta in cui essi alieni conducono il loro esperimento (l'intero pianeta). Nel momento in cui questa verità veniva divulgata, il genere umano intero perdeva la capacità di ridere per le barzelette e i motti di spirito, poichè gli alieni avevano abbandonato il loro terreno di sperimentazione, cioè noi umani.
Insomma, con questa divagazione sono andato lontano.
Ma torniamo ai sogni: questa volta in rapida sequenza, a distanza di pochi giorni, ne ho ricordato due. Li ho messi assieme, perchè assieme liho trascritti.
Sono di soggetto diverso e spaziano in tempi e in luoghi diversi (anche se èovvio che nel mondo onirico il tempo e le coordinate spaziali hanno parametri diversi).
Di contenuto tanto diverso che mi iviene da dire: "Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno", oppure "Dagli Appennini alle Ande".
Mi sono divertito a trascriverli, anche perchè nel processo di elaborazione secondaria sono riemersi (o emersi) molti dettagli che erano rimasti sotto traccia.
Il primo
Sono in un luogo di campeggio-avventura: sembrerebbe quello oggi viene chiamato un Parco-avventura.
C'è un rifugio rustico al termine del percorso e, per raggiungerlo, occorre seguire un corso d'acqua largo e vorticoso
Io cammino lungo la sponda, ma qualcuno mi dice che bisogna camminare nell'acqua gelida, proprio al centro del corso d'acqua dov'è tesa in senso longitudinale alla corrente una cima a cui si deve stare attaccati per non essere trascinati via dall'impeto dell'acqua che scorre.
Vedo che molti vanno a guado immersi, a volte, sino alle spalle.
Mi dicono anche che, se non si procede in questo modo, non si verrà ammessi all'ostello
Ma io non me do per inteso e cammino lungo la riva.
E, infine, mi ritrovo nel rifugio-ostello:dove sono stato accolto malgrado la mia disobbedienza.
C'è un grande stanzone dove siamo tutti alloggiati.
Ci sono molte difficoltà.
Io ho con me un grande orso (e non si tratta di un generico orso archetipico, ma di un vero orso bruno, il grizzly nordmaericano) e dei cani esuberanti.
L'orso mi ubbidisce, ma non ho idea di come possa reagire, davanti a persone che non conosce e che possano manifestare nei suoi confronti reazioni di timore o compiere gesti avventati.
I cani sono due.
E bisogna fare in modo che essi, giocando, non vadano a disturbare l'orso
Di conseguenza, colloco l'orso, tutto impacchettato in una grossa catena.in una buca nel terreno che funge da tana.
I due cani li lego pure a guinzaglio corto in due posti diversi e ben lontani dall'orso, per levare loro ogni tentazione dal lanciarsi in approcci ludici all'orso..
Ci sono molti attorno a me, viventi e defunti: è come se in questo rifugio si fosse creata, per imperscrutabili ragioni, una stratificazione di viventi e di morti, una folla plurigenerazionale. Ma nessuno di loro lo riconosco con certezza.
Nella mia mente febbricitante sorgono le rappresentazioni dei pericoli da evitare.
Per certo, i cani che non devono interferire con l'orso. L'orso per quanto avvinto in catene potrebbe sbranarli.
Gli umani, altrettanto, non devono avvicinarsi all'orso
Ci sono percorsi e traiettorie possibili da tenere sotto controllo
Potrebbe succedere di tutto e io devo impedire che qualcuno possa farsi del male.
Il passaggio della notte è dunque laborioso a causa delle mie incessant ipreoccupazioni relative all'orso in catene e all'esuberanza dei due cani. Rimango praticamente insonne.
Al mattino, uno dei due cani si è trasformato: con mia sorpresa, constato che da piccolo che era è diventato di grossa taglia, enorme: alano fuori misura, insomma una specie di cavallo.
Mi domando quanti chili di carne dovrò dargli ogni giorno per mantenerlo.
Per alimentare l'orso, penso, non dovrebbero esserci problemi perchè potrei quanto meno fornirlo regolarmente di marmellata di arance (si sa che la marmellata di arance è il cibo preferito del Paddington Bear) e di vasetti di miele (l'ambita e sempre agognata preda di Winnie The Pooh).
Due notti dopo è arrivato il secondo sogno
Qui sostenevo di nuovo gli esami di maturità
Avremmo dovuto essere esaminati a piccoli gruppi in una stanza chiusa, senza testimoni o auditori
Durante l'attesa mi chiedevo come avrei fatto a superare la prova, visto che non avevo studiato e che, addirittura, non conoscevo quali fossero le materie d'esame.
Allo sconforto subentrava la fiducia nella mia capacità di arrangiarmi e di improvvisare, pilotando la discussione verso territori a me noti.
Entravo nella stanza con un manipolo di esaminandi, e alcuni di essi erano miei vecchi compagni di liceo.
La situazione assumeva una connotazione vagamente orientale, niente tavolii e sedie, ma soltanto tatami sui quali accovacciarsi o assumere una postura semidistesa.
Gli arredi erano essenziali (a parte i tatami) e tutto d'un insostenibile bianco.
Uno degli esaminandi parlava in tedesco e io, volenteroso, traducevo le sue parole all'esaminatore che non aveva capito una mazza.
Anzi , le parole tradotte mi servivano da trampolino di lancio per citare un libro letto di recente dal titolo "Er ist wieder da" (Lui è tornato) e da qui mi lanciavo in una prolissa recensione del libro e del film che ne è stato tratto.
Osservavo, però, che l'attenzione degli esaminatori andava scemando mentre io parlavo.
Sinchè, ad un certo punto, girando la testa, mi rendevo conto che alle mie spalle era stata imbadita una tavola con coppe di cristallo scintillanti e con ogni sorta di pietanze invitanti disposte in grandi guantiere, per non parlare di alzatine piene di frutti di ogni genere.
L'esame era finito, dunque, e così tutti quanti esaminatori ed esaminati ci accingiamo ad un lussureggiante banchetto, abbandonandoci ad una lieta atmosfera agapicarsazione agapica e a conversazioni leggere, inframmezzate da rumori di mandibole in funzione e schiocchi di lingua.
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