
Ho scritto, quando "Il Confine", ultima opera tradotta di Don Winslow (nella traduzione di Alfredo Colitto) e pubblicata da Einaudi Stile Libero Big nel 2019) è comparsa nelle vetrine delle librerie : "Non vedo l'ora di iniziare a leggerlo!". E' così è stato! Mi sono procurato immediatamente il volume e ho subito iniziato la scalata alla vetta delle sue oltre 900 fittissime pagine.
"Il Confine" si pone come terzo capitolo della saga dedicata da Winslow ai Narcos messicani, dopo "Il Potere del Cane" e "Il Cartello". La sua saga nel suo insieme ha la complessità e la forza di un romanzo come "Guerra e pace", forse.
Si tratta di vicende sfaccettate che coprono un arco di tempo di oltre 40 anni, sino allo scenario attuale e che illuminano alcuni snodi essenziali e retroscena (sia pure in forma romanzata, per quanto documentatissima) sulla "Total war on drugs" portata avanti a partire degli Settanta dalle diverse amministrazioni USA.
Interagiscono moltissimi personaggi dell'una e dell'altra parte, ci sono continui spostamenti di scenario e di tempo, tra Messico e Stati Uniti, con l'onnipresente "confine" tra i due Stati. Ma il fulcro e il volano dell'intera narrazione è Art Keller, agente della Dea, prima sotto copertura, poi direttamente sul campo in Messico e, infine, suo capo (nel terzo volume) che tenta in ogni modo di arginare lo strapotere dei Narcos e la loro crudeltà efferata. Si tratta di una guerra senza remissione di colpi: i morti e i feriti sono innumerevoli (e non si tratta solo di fiction, se si guarda ad esempio, all'elenco infiniti dei giornalisti uccisi dai Cartelli, a cui i tre volumi di Don Winslow sono dedicati).
Art Keller sa che sta combattendo una guerra sporca che non può essere vinta senza patti altrettanto sporchi e scellerati, senza ricorrere se necessari a colpi bassi e a tradimenti, senza infrangere egli stesso leggi e regolamenti, senza uccidere quando non ci sono altre alternative.
Keller è un duro e procede lungo la sua strada anche quando i colpi sono inferti personalmente a lui e alle persone che ama: per questo motivo porta sulle sue spalle un fardello di dolore che cioò nondimeno lo spinge ad essere ancora più determinato
Nel terzo volume si giunge al dunque e al nodo essenziale.
Ed è quando, attraverso una serie di passaggi, Keller arriva ad individuare un circuito di riciclo dei soldi sporchi del narcotraffico in investimenti immobiliari negli Stati uniti, investimenti in cui sono implicati personaggi legati alle più alte sfere politiche: in uesto caso si tratta nientemeno che del genero del Presidente Dennison (dietro il qual nome si cela l'attuale Trump) e lo stessso presidente. Da qui comincia un carosello pericoloso per la vita dello stesso Keller tendente ad insabbiare tutto.
Ovviamente, è proprio quest'ultimo romanzo che getta una luce inquietante sui principi stessi che muovuono la guerra alle droghe.
Il traffico di droghe, in un regime proibizionista , è infatti imbattibile: innanzitutto, perchè con i suoi continui trasformismi e con la sua duttilità e capacità di adattamento al mutare delle circostanze rende del tutto inutili delle misure che prima erano sembrate efficaci; in secondo luogo perchè genera dei profitti enormi che, assicurano lauti guadagni, a tutta una serie di persone nel lungo percorso che porta al "lavaggio" del denaro sporco e al suo investimento in imprese "oneste".
Gli interessi implicati sono troppo vasti e intricati - ci dice Winslow - perchè si possa volere andare a fondo in una battaglia per un'estirpazione radicale del mercato delle droghe, come ha illustrato anche - del resto - un precedente romanzo di Frederick Forsyth (Il Cobra, nella traduzione di Annamaria Raffo, Rizzoli, 2010). Risulta così evidente che la "war on drugs" il più delle volte - in ultima analisi - resta soltanto una facciata - dispendiosa per impiego di mezzi e di uomini, ma in definitiva inutile (ma nello stesso tempo essa stessa diventa una macchina che fa business e che fa girare tanti, tantissimi soli governativi).
E alla luce di quanto ci mostra Winslow, perfino l'idea tanto cara a Donald Trump di un muro invalicabile che protegga il confine tra Stati Uniti e Messico per evitare l'ingresso di immigranti clandestini e di droghe è assolutamente risibile e di mera "facciata" a fornte degli insospettabili legami affaristici che si possono creare in altre sedi e in altri livelli.
Nessuno vuole veramente che il traffico delle droghe si esaurisca mai, mentre è sufficiente che la "war on drugs" generi dei risultati che non siano però mai decisivi.
La lezione che se ne trae è che tutti - in diverso modo - sono coinvolti in una lotta per il Potere e che il traffico delle droghe è una mera strategia per conquistarlo.
L'intera trilogia di Don Winslow (come molti altri suoi r omanzi) è dura e spietata, ma la sua rappresentazione non è mai compiacente, ma piuttosto un modo per denunciare lo stato delle cose, oltre che un modo per rendere omaggio a tutti coloro che nel tentativo di portare avanti le loro idee, denunciare, mettere sull'avviso, dire la verità sono stati spietamente uccisi dai Narcos oppur sacrificati in nome delle logiche del Potere.
Ogni volume della trilogia è preceduto dal lunghissimo elenco di giornalisti messicani uccisi dai Narcos perchè tentavano di dire la verità: e leggere tutti questi nomi fa davvero impressione. Per non parlare delle decine di migliaia che ogni anno muoiono nella guerra per il potere e il controllo tra i diversi Cartelli.
(Soglie del testo) Art Keller ha trascorso la vita combattendo la guerra al narcotraffico dall'altro lato del confine. Adesso è tornato a casa, ma la guerra lo ha seguito. Pensava che una volta scomparso Adàn Barrera avrebbe trovato pace. Si sbagliava. A prendere il posto che è stato di Adan, e prima ancora di suo zio don Miguel Angel, ci sono già Los Hijos, la terza generazione. E ora, a capo della Dea, Art si rende conto che in realtà i nemici sono dappertutto: nei campi di papavero messicani, a Wall Street, alla Casa Bianca. Gente che cerca di farlo tacere, di sbatterlo in galera, di distruggerlo. Gente che vuole ucciderlo. Con "II confine" Don Winslow tira le fila di una storia di violenza e vendetta, corruzione e giustizia, ormai divenuta leggenda. E dipinge un ritratto di straordinaria potenza dell'America d'oggi.
Hanno detto:
«Il confine mi ha totalmente conquistato. Tutti dovrebbero leggerlo. È un romanzo sociale al livello di Tom Wolfe e John Steinbeck. Attento, furente, pieno di suspence, a tratti comico, e sempre avvincente. Un libro duro ma importantissimo» (Stephen King)

L'Autore. Don Winslow, ex investigatore privato, uomo di mille mestieri (tra cui il regista, l'attore e la guida nei safari), è autore di molti romanzi che lo hanno consacrato come uno dei nuovi maestri del crime e del noir contemporanei.
Einaudi Stile libero ha pubblicato, tra gli altri, L'inverno di Frankie Machine (2008), diventato un vero e proprio caso letterario, Il potere del cane (2009), La pattuglia dell'alba e La lingua del fuoco (2010), Le belve (2011, stesso anno in cui esce Satori, per Bompiani), da cui Oliver Stone ha tratto l'omonimo film. Nel 2012, sempre per Einaudi Stile libero, è uscito I re del mondo, prequel di Le belve. L'anno successivo esce Morte e vita di Bobby Z, da cui è stato tratto il film Bobby Z - Il signore della droga, diretto da John Herzfeld con protagonisti Paul Walker, Laurence Fishburne e Olivia Wilde.
Un nuovo ciclo, che vede protagonista l'investigatore Franck Decker, è stato inaugurato nel 2014 con Missing. New York (Einaudi Stile Libero). Nel 2015 esce Il cartello (Einaudi); nel 2016, London Underground, il primo romanzo, di una serie di cinque, che ha come protagonista Neal Carey e L'ora dei gentiluomini (Einaudi). Nel 2017 esce Corruzione e Nevada connection, sempre per Einaudi; nel 2018 esce Lady Las Vegas. L'autore ha ricevuto nel 2012 il prestigioso Raymond Chandler Award, il premio letterario istituito da Irene Bignardi nel 1996 in collaborazione con il Raymond Chandler Estate dedicato alla scrittura noir che ogni anno laurea un maestro del genere.
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