Giaccio sulla panca di sasso
ingentilita da una coperta di grassi fiori purpurei
Via vai di api laboriose
dentro e fuori le corolle carnose
dove vorrebbero ancora impollinare
ma quei fiori hanno esaurito il loro ciclo vitale
- loro, le api, non lo sanno, sembra -
e sprigionano già l’odore greve della decomposizione
I gabbiani veleggiano,
mentre i piccioni ormai sempre più sparuti
timidi si nascondono
Abbandonato sulla dura pietra
dormo
per un attimo sogno, forse,
all'improvviso i raggi obliqui
del sole nascente
mi colpiscono di taglio il volto
gli occhi ancora chiusi
Cambia la temperatura
ma il freddo della panchina sotto le schiena e le natiche
continua ad essere di sollievo
e gusto così la carezza calda del sole
sulla pelle
Poi,
splish splash,
vengo bersagliato dai gentili doni
di un gabbiano in volo
Apro gli occhi e li volgo al cielo
accettando l'imprevisto
con stoica attitudine
Mi alzo e vado
fiducioso
verso un nuovo giorno
Manco a farlo apposta Splish splash è il titolo di una canzone in stile Elvis degli anni Sessanta motivo per cui ho modificato il titolo aggiungendovi "splosh"...
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