Nel settembre 2009 andai a seguire una gara podistica (già allora non correvo più, ma partecipavo agli eventi di ultra come fotografo).
Mi sono imbattuto in un DVD nel quale erano salvate alcune gallerie fotografiche di quel periodo
Non sono riuscito subito a ricordare di quale gara si trattasse: per saperlo avrei dovuto consultare la mia agenda di quell'anno che, al momento, non avevo a portata di mano, ma poi in quello stesso archivio di DVD ho ritrovato anche le foto della gara podistica. Si trattava di una delle prime edizioni della "6 ore di Angizia" (Luco dei Marsi, pronvincia di Aquila, Abruzzo) che, in quell'anno, alla vigilia, ospitava anche un raduno degli atleti di ultra di interesse nazionale e un convegno sulla ultramaratone, nel quale io svolgevo la funzione di moderatore.
A quel tempo facevo parte del consiglio direttivo della IUTA ed ero il responsabile dell'Area Comunicazione.
In quel viaggio, come a volte succedeva, mi accompagnò mio figlio Francesco.
Eravamo partiti in auto da Palermo. All'andata eravamo sbarcati a Napoli, mentre per il ritorno avevo deciso di imbarcarmi a Civitavecchia,
Non c'erano margini di tempo troppo ristretti e quindi abbiamo potuto fare la strada verso il luogo dell'imbarco con comodo, con spazi aperti per il vagabondaggio turistico "on the road".
L'imbarco a Civitavecchia lo avevo scelto, anche perchè - il giorno successivo alla gara di Angizia - era previsto un sopraluogo nella zona attorno a Tarquinia (Viterbo) dove si sarebbe disputato Il Campionato del Mondo IAU 100 km: con alcuni componenti del Consiglio direttivo della IUTA, assieme al presidente del comitato organizzatore della 100 km degli Etruschi abbiamo fatto questa diversione. E poi ciascuno è andato per la sua strada: con Francesco quindi siamo rimasti a girare per Tarquinia e dintorni, tra il 7 e l'8 settembre in attesa dell'imbarco a Civitavecchia. Le foto che ho ritrovato sono state scattate appunto proprio in quest'arco di tempo.
Un'autentica situazione da "viaggio con papà", di cui nel momento in cui scrivo questa nota, dopo diecianni ho quasi perso memoria.
Imbattersi in questa galleria fotografica è stata per me una sorpresa davvero grata.
La maggior parte delle foto sono state fatte in giro per Tarquinia, una cittadina che presi ad amare molto dopo che l'ebbi scoperta, in occasione della mia unica partecipazione alla 100 km degli Etruschi, forse nel 2006, e dove sono tornato tutte le volte che ho potuto.
Altre, invece, sono state scattate a Tuscania.
Cosa dire di quelle foto? Mi ricordano nostalgicamente di un momento del passato. Quando vivi un evento, dei giorni, delle circostanze, non sai mai sei sei felice o meno, semplicemente non ti poni il problema. Se volgi lo sguardo indietro al passato dal momento presente, riporti in vita il tuo spettro di un tempo remoto e hai l'impressione che quel particolarmente momento fosse particolarmente felice, anche se quel momento era la risultante di un gioco complesso di luci ed ombre, di gioie e di dispiaceri, di tormenti interiori e di slanci. Eppure, guardando indietro, tendi ad espungere e a omettere le parti spiacevoli, come se se venisse inserito un filtro che elimina tutto ciò che possa alterare la rappresentazione immobile di un orizzonte perduto, una sorta di Shangri-la della mente. Ed è per questo motivo che il tuffo nel passato impone al gioco delle emozioni un sentimento nostalgico, relativamente ad un "come ero" non realistico. Ma vi è di più, un salto indietro nel tempo (nel caso di cui stiamo parlando, si tratta di un flashback, collocabile circa dieci anni prima), comporta il confronto anche con le perdite e i lutti che si sono succeduti. Eravamo nel 2009 e ancora, la mamma non era morta. Mio fratello godeva di buona salute. Frida era viva e vegeta (anche se nella circostanza l'avevo messa a pensione): quindi, guardando quelle foto, guardo un'immagine di me ancora vergine dall'aver sperimentato dolori e perdite (altri ce n'erano stati prima, ma il tuffo in un particolare momento del passato, comporta l'attenuazione - se non una completa schermatura - dei momenti dolorosi ancora precedenti). E poi c'è ad affacciarsi prepotente quella dimensione del viaggio, l'ampiezza degli orizzonti aperti davanti a me (come quando si viaggia su di una strada e ci si ferma qua e là a curiosare, in totale libertà). E questo, assieme alla leggerezza d'animo (che almeno apprentemente si evidenzia) dà la misura della differenza rispetto al momento presente, quello in cui mi sembra che l'ampiezza dell'orizzonte davanti a me si sia ristretto e si sia fatto asfittico, assieme all'altra consapevolezza - quella che dà l'irrimediale misura del tempo trascorso tra quel momento del passato ed ora - della sentenza di un termpo che si ò fatto stretto: non più un tempo illimitato e di una fonte inesauribile di energia, ma un tempo drammaticamente a termine (con le inevitabili riflessioni sulla fine).
Ancora, al tempo di quegli scatti non avevo avviato il mio profilo facebook.
Queste foto, quindi, sono del tutto inedite.
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Il link porta alla galleria fotografica "Un tuffo nel passato. Tarquinia Settembre 2019", con le mie foto ritrovate