(Maurizio Crispi) I registi americani sono maestri nel raccontare storie di conquista di diritti civili e nel delineare personaggi memorabili, siano essi oscuri o celebri, che si siano distinti per la loro dedizione ad una causa, al punto da mettere a repentaglio tutto ciò che hanno, perfino la vita.
A questa categoria appartiene il film Selma - La strada per la Libertà (di Ava DuVernay, 2014) che racconta un momento cruciale dei 19 anni di lotta non violenza e di militanza del Pastore Martin Luther King Jr, a partire dal conferimento del Premio Nobel per la Pace sino alla promulgazione di una specifica legge federale da parte del Presdente da poco in carica Lyndon B. Johnson, per sancire ulterioremente (e rendere concretamente possibile) il diritto di voto dei Neri d’America, teoricamente già stabilito dal primo Emedamento della Costituzione USA, ma di fatto scarsamente o nulla applicato negli Stati più segregazionisti.
Strategicamente, Martin Luther King scelese la cittadina di Selma nel cuore dello Stato dell’Alabama, uno tra i più segregazionisti sino a quel momento, per iniziare su questo tempa una protesta non violenta che smuovesse le coscienze della Nazione.
Su Selma si concentrò l’attenzione dei mass media del tempo, mentre dietro le quinte si svolgeva una prova di forza tra la determinazione di King e la non volontà del Presidente Johnson ad agire “con la penna”, mentre il governatore dello stato Wallace inaspriva provvedimenti e sanzioni per ostacolare qualsiasi iniziativa di King e dei suoi seguaci.
Nelle diverse azioni dimostrative, ci furono feriti, ma ci scapparono anche i morti. Punto cruciale della lotta fu la determinazione a svolgere una marcia non violenta da Selma a Montgomery, portando la protesta nella capitale dello Stato.
Un primo tentativo, il 7 marzo 1965, con un migliaio di partecipanti venne brutalmente fermato dalla Polizia con una carica selvaggia contro inermi dimostranti tra i quali molte donne e baambini. Punto cruciale della marcia fu l’attraversamento dell’Edmund Pettus Bridge che avrebbe condotto i dimostranti fuori dalla contea.
La seconda marcia, che attrasse dissenzienti da tutta la nazione compresi i liberali bianchi, rappresentanti del clero e dell’intelligentsia culturale, venne fermata dallo stesso King.
Infine, la terza - quando ormai gli equilibri erano irreversibilmente spostati a favore del pacifismo e della vision di King, venne portata a compimento, questa volta pacificamente e senza aggressioni di sorta, perchè una sentenza del Tribunale dell’Alabama aveva dichiarato che la marcia era lecito come strumento di protesta e conforme con i valori promossi dala costituzione. Fu una marcia epica, a cui parteciparono in migliaia, su di una distanza di circa 80 km che vennero percorsi in cinque giorni: paragonabile per grandiosità alla “Marcia del Sale” di Gandhi dall’interno dell’India sino al mare per andare a prendere il sale dalle saline controllate dagli Inglesi e presidiate dalla Polizia, per protestare contro l’odiosa tassa sul sale imposta dagli Inglesi (marcia che avvenne nel 1930 e durò 24 giorni, coprendo una distanza di 200 miglia - circa 320 km - per concludersi con l’arresto di Gandhi e di altri 70.000: ma fu indubbiamente una grandissima vittoria del movimento non violento).
Pochi mesi dopo Lyndon B. Johnson promulgò la nuova legge federale e i Neri poterono finalmente accedere al voto senza avere frapposti ostacoli burocratici e finalmente esercitare il loro diritto all’autodeterminazione. Ci si chiede, come mai il conservatore Johnson, tanto restio a promulgare una legge federale sul diritto di voto dei Neri e fautore di un inasprimento dell’impegno militare USA in Vietnam, si sia deciso a rompere gli indugi. Semplicemente, ebbe senso politico e per questo fu ricordato, piuttosto che per le sue “malefatte”. Il governatore Wallace, invece, venne pressoché dimenticato - e ricordato semmai solo per la sua esecrabile intolleranza.
Le “marce di Selma” sono diventate simbolo fulgido della storia dei diritti civili negli Stati Uniti. E il film riesce a raccontare magistralmente questa storia, creando nello spettatore momenti di indignazione e trepidazione.
Un film rievocativo (comparso all’incirca nel ricorrere del cinquantenario delle “marce di Selma”) che, indubbiamente, merita di essere visto e che offre spunti profondi di riflessioni.
Film come questo sono anche un modo per imparare a conoscere episodi della storia della Lotta per i Diritti Civili che hanno forgiato in maniera indelebile la storia contemporanea e che, se trattati unicamente dai mass media, oppure trascritti nei libri di storia, rischierebbe - come tanti - di essere dimenticato.
Rimarchevole il fatto che il film sia stato realizzato da una regista afroamericana e che la regista sia stata la prima donna afroamericana a ricevere una nomination al Golden Globe e al Critics Choice Award come miglior regista.
Sinossi. Nel 1964 Martin Luther King, Jr., per merito del suo movimento pacifico per il riconoscimento dei diritti in favore degli afroamericani, vince il premio Nobel per la pace a Oslo. La sua lotta tuttavia non è affatto conclusa.
Martin viene ricevuto dal neoeletto presidente Lyndon B. Johnson, a cui chiede espressamente di garantire il pieno diritto di voto ai cittadini neri. Tale diritto è essenziale in quanto, sebbene teoricamente sia già concesso, ai neri è negato negli stati del sud, poiché essi non hanno alcun rappresentante nei seggi e nei tribunali; inoltre, sempre per questa ragione, essi subiscono attentati, pestaggi e minacce di vario genere a sfondo razziale, e gli autori di tali delitti, anche se arrestati, vengono spesso facilmente scagionati da tribunali presidiati da soli bianchi. Il presidente spiega a King che la sua richiesta è sì giusta ma attualmente scomoda, e creerebbe dissenso con gli stati del sud.
King, affranto, prosegue la sua lotta a Selma, in Alabama, stato governato dal razzista George Wallace. A seguito di una spedizione punitiva voluta dal governatore in risposta a una marcia non violenta, il giovaneJimmie Lee Jackson viene ucciso a sangue freddo da un poliziotto mentre tentava di difendere il nonno dalle sue percosse. Questo avvenimento sconvolge King, che organizza in risposta una marcia di protesta pacifica, a cui però non partecipa per motivi familiari. Durante la marcia i neri che vi partecipano vengono sopraffatti dalla polizia, che li sottopone a pestaggi. Questo gesto, mostrato in diretta nazionale dalla ABC, commuove gran parte dell'America e dei capi religiosi. A una seconda marcia le fila dei neri vengono rafforzare dalla partecipazione di diversi bianchi, che però diventano a loro volta vittime dei razzisti, che li malmenano, uccidendone uno.
A questo punto il presidente convoca Wallace per cercare di calmare le acque. Di fronte alle deboli motivazioni del governatore, il presidente, che non vuole venire giudicato male dalla Storia, decide di accettare la richiesta di King. Martin Luther King, vittorioso, vede il suo sogno realizzarsi e con il seguito di tutta l'Alabama marcia verso il Campidoglio, a Montgomery, dove terrà uno dei suoi discorsi più ricordati, consapevole dei rischi ai quali sta per esporsi.
I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal".
Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali"
Il trailer ufficiale
Stati Uniti: l'anniversario della marcia di Selma
La marcia del 7 marzo 1965 da Selma a Montgomery, in Alabama, ha cambiato per sempre la storia dei diritti civili negli Stati Uniti. Circa seicento attivisti che manifestavano pacificamente per il ...
http://www.internazionale.it/video/2015/03/06/anniversario-marcia-selma-diritti-neri-stati-uniti