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9 giugno 2015 2 09 /06 /giugno /2015 04:38
La Legge dei Sogni. L'epopea dei migranti irlandesi in un magistrale romanzo che è anche una micro-storia

(Maurizio Crispi) I libri hanno delle strane traiettorie per noi lettori: vengono iniziati e finii, oppure per ircostanze diverse vengono iniziati e poi rimangono per un periodo più o meno lungo in sospeso, nel limbodei libri lasciati a metà.

A volte ciò capita perchè il libro non si si sintonizza con il nostro stato d'animo,oppue perchè ci richiede un impegno emozionale che noi, in quel momento, non siamo disposti a dare.

Maè nella loronatura sapere attendere: d'altra parte essi vivono nelrapporto con i lettori.

Ogni tanto capita che un libro lasciato a metà (che abbiamo lasciato in evidenza sul notro comodino o in altro punto strategico ai fini lettori) lo riprendiamoin mano, pronti a ricominciare e ad immergerci nell'avventura dello spirito che ci offriva..

Prima di partire per il viaggio che abbiamo intrapreso a fine maggio 2015, ho preso con me "La Legge dei Sogni" di Peter Behrens (titolo originale: "Law of Dreams", 2006, nella traduzione di Maria Balmelli, Einaudi, Coralli, 2008) e l'ho incluso nel bagaglio di libro (questa volta hoabbondato perchè partivamo in auto).

Sbarazzatomi rapidamente di altre letture meno impegnative, l'ho ripreso in mano e l'ho finito in pochi giorni, totalmente assorbito..
E' stata una lettura appropriata, perchè racconta di una grande saga di viaggio, dai toni epici e disperati nello scenario della "grande" emigrazione dall'Irlanda, iniziata con la Grande Carestia (The Great Famine in inglese), dovuta alla perdita consecutiva di alcuni raccolti di patate (tra il il 1845 e il 1848), alimento primario per le masse dei diseredati irlandesi.
Moltissimi morirono in quegli anni, mentre gli odiati Inglesi si pascevano di provviste di cibo che ricevevano direttamente dalla madrepatria e che si guardavano bene dal condividere con i proletari autoctoni, mentre oltre un milione di loro a prezzo di stenti e di fatiche immani prese la via del Nuovo Mondo (dividendosi tra Stati Uniti e Canada, come mete di destinazione) che, da questa ondata migratoria, venne radicalmente trasformato ed arricchito di nuove risorse.
E nelle pieghe dell'epica della migrazione, si consumavano violenze, prevaricazioni, umiliazioni, mentre le malattie e la mancanza di cibo chiedevano il loro duro prezzo.
Attraverso la narrativa si impara la storia trascorsa e, attraverso i grandi affreschi storici, si può riflettere sul presente.
Ciò che capita oggi e che, a noi, sembra uno stravolgimento, è già accaduto.
Nulla di nuovo sotto il sole.
In fondo cosa avevano di diverso quelle navi scalcagnate stipate sino all'inverosimile di migranti,dai barconi dei nostri giorni che solcano il Mediterraneo?
Oppure, cosa c'è di diverso tra le vicissitudini di sopraffazione e di violenza che gli Irlandesi in fuga e senza un quattrino dovettero subire per poter guadagnarsi dei miseri pence, per mantenersi ad un livello di sopravvivenza, accettando - se era il caso - lavori da schiavi e di totale sfuruttamento, come fu - ad esempio - per l'esercito di sterratori e di carrellisti, reclutati per la costruzione di nuove strade ferrate e le innumerevoli umiliazioni e violenze patite dagl iemigranti contemporanei?
Assumendo che la storia dei grandi eventi si comprende meglio se è narrata come "micro-storia", cioè con la possibilità di seguire le vicissitudini di un singolo personaggio nell'onda di eventi epocali più vasti, questo è sicuramente un libro di storia che si legge, però, come un romanzo, ma è anche un libro ricco di insegnamenti e l'sposizione di un percorso di formazionealla ricerca della libertà..
Attraverso le dure prove che il giovane Fergus è chiamato a sostenere, superandole, grazie alla sua inventiva, alla sua prudenza, ma anche - a volte - grazie alla sua impulsività e alla sua mancanza di senno, impariamo assieme a lui.
Ed è il sogno, con la sua legge di desiderio, a darci forza in tempi difficili. Interessante il fatto che in ogni capitolo, vi siano insertite nei punti cruciali e nei snodi delle "sentenze" lapidarie che rappresentano la legge del sogno e del desiderio all'opera nella mente del giovane Fergus, che trova in questi spunti delle direttive e delle linee-guida al suo operare: si potrebbero dire, in un certo senso, quasi il distillato della sua esperienza, ma anche la visione che lo guida
.

(Dal risguardo di copertina) Fergus ha quindici anni quando vede i suoi genitori e le sue sorelle morire di fame. Non possiede niente. Solo la rabbia e il desiderio di sopravvivere. Nel suo viaggio verso la salvezza Fergus farà la conoscenza di una banda di banditi bambini guidati da una misteriosa ragazzina, scoprirà i piaceri e le insidie della carne in una casa di piacere a Liverpool, rischierà la vita nei cantieri ferroviari del Galles in un estenuante corpo a corpo con la vita per guadagnarsi il diritto a esistere.
Siamo soliti immaginare la fine del mondo come un evento futuro, un qualcosa che deve ancora avvenire. Dimenticandoci che il mondo è finito molte volte, in molti modi. La Grande Carestia che travolse l'Irlanda a metà Ottocento fu questo: una catastrofe immane che significò la morte per milioni di persone e l'emigrazione in America come unica speranza per altrettanti disperati, in tempi in cui la traversata dell'Oceano era terribile e spesso fatale. Da lì a qualche anno la popolazione dell'isola si dimezzerà.
Raramente la Grande Carestia è stata descritta in una maniera altrettanto vivida e sincera, con una scrittura scabra, affilata, ma allo stesso tempo evocativa e dolente, degna di Cormac McCarthy.
Se la storia è un incubo da cui tentiamo di svegliarci, l'unica scelta per Fergus è sottomettersi alla legge dei sogni.

Hanno detto di "La Legge dei Sogni":
Un racconto epico ed emozionante in cui risuonano Melville e Ondaatje. Una storia che ci riporta i profumi e i colori di un mondo scomparso ma ancora vivo appena sotto la pelle del nostro (Jonathan Lethem)
Un romanzo storico di prima qualità: drammatico, ma anche tenero ed estremamente ben scritto (The Guardian)

Sull'Autore. Peter Behrens è nato e cresciuto a Montreal. Dopo aver pubblicato una raccolta di racconti nel 1987 si è dedicato al mestiere di sceneggiatore.
Oggi vive nel Maine, con la moglie. La legge dei sogni è stato il suo primo romanzo.

Per approfondire sull'autore

La Grande Carestia irlandese, (in irlandese: An Gorta Mór; inglese: The Great Famine oppure The Great Hunger) è la definizione data ad una carestia che colpì l'isola d'Irlanda tra il 1845 e il 1849.
Le cause scatenanti la carestia furono molteplici, tra le quali la politica economica britannica, le condizioni dell'agricoltura irlandese, il brusco incremento demografico avvenuto nei decenni precedenti la carestia, ma soprattutto la sfortunata apparizione di una patologia delle patate causata da un fungo, la peronospora, che raggiunse il paese nell'autunno del 1845 distruggendo un terzo circa del raccolto della stagione e l'intero raccolto del 1846. Una recrudescenza dell'infezione distrusse in seguito gran parte del raccolto del 1848.
Il ripetersi di raccolti scarsi o addirittura nulli fece sì che la carestia durasse più a lungo e con maggiore intensità delle precedenti.
Il paese non era, infatti, nuovo a raccolti danneggiati da infestanti o da avverse condizioni climatiche; non vi erano però precedenti di simile portata.

La Grande Carestia in Iranda (in Wikipedia)

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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