A Palermo, purtroppo, può capitare di imbattersi nella carogna di un gatto morto, in avanzato stato di decomposizione.
E' quello che mi è successo, correndo lungo il Viale della LIbertà, nel pieno della "Palermo Bene".
La creatura senza vita giaceva sul marciapiedi e l'inconfondibile lezzo di decomposizione si avvertiva già a parecchi metridi distanza.
Non voglio pensare a cosa potrebbe accadere se un bambino piccolo, sfuggendo alla sorveglianza dei genitori dovesse toccare quel corpo senza vita.
E se si infettasse?
Scenario cupo.
Più avanti, vedo un mezzo dell'AMIA, fermo nella corsia preferenziale: stanno ritirando dei rifiuti.
Ho interpellato il conducente e gli ho segnalato che cinquecento metri più avanti, nella direzione del suo senso di marcia, c'era la carogna di un gatto in avanzato stato di decomposizione.
Mi ha detto che avrei dovuto telefonare al servizio apposito.
Ed io mi sono infuriato: ho replicato che, da cittadino, io mi aspetto che se segnalo personalmente ad un dipendente dell'Amia in servizio, questi - anche se il compito di rimozione non è di sua specifica competenza - dovrebbe sentirsi tenuto a segnalare la cosa ai colleghi del servizio deputato.
Io, telefonare? Ma non so nemmeno a chi dovrei rivolgermi e poi sono certo del risultato: estenuanti attese al telefono senza risposta, attivazioni di risponditori meccanici e così via.
E' seguita una discussione in cui sono state tirate in ballo la cattiva amministrazione, l'incapacità dei dirigenti AMIA ad organizzare il lavoro dei dipendenti, il fatto che gli stessi dipendenti siano pochi, mal pagati,non tutelati sotto il profilo dell'esposizione ai rischi professionali.
Insomma, si è parlato delle umane e dele divine cose, ed anche dei massimi sistemi.
Alla conversazione si sono aggregati altri passanti e il portiere di uno stabile antistante che aveva da dire la sua in merito ai disservizi, oggetto della nostra conversazione.
Alla fine i due dipendenti AMIA se ne sono andati dicendo che avrebbero segnalato il fatto a chi di dovere.
Comunque, non mancherò di ripassare dallo stesso posto per verificare se la carogna è stata rimossa e se rimane ancora là a scarnificarsi lentamente.
Un tempo, non c'erano problemi, gli animali morti servivano per la produzione della colla e venivano tutti raccolti con estrema sollecitudine, come anche le deiezioni animali che invece servivano per l'industria artigianale della colorazione dei pellami.
Ed erano lavoratori autonomi che di questa attività facevano una fonte di reddito, come i "cartolai", ad esempio, o i raccoglitori dei sedimenti fangosi dei bagni fotografici di sviluppo di negativi e stampe fotografiche, per ricavarne l'argento residuo con un procedimento catalitico.
Oggi, non importa più a nessuno.
Gli animali morti possono essere lasciati impunentemente, ad inquinare l'ambiente e a minacciare la salute dei cittadini. In attesa.
In attesa di che?
In attesa che siano i cittadini stessi a segnalare il fatto.
In una società civile dovrebbero essere le stesse organizzazioni pubbliuche, enti e quant'altro, a segnalare un servizio di rivcognizione costante del territorio, per potere evidenziare anomalie e provvedere tempestivamente, dalla lampadina non funzionante, all'albero malato e bisognoso di intervento alla carcassa di una povera creatura.
Dopo tre giorni dalla conversazione riportata nel post, la carcassa del povero gatto, in questo caso on quello delle proverbiali nove vita, è ancora là. Il puzzo si è attenuato e il corpicino si avvia alla mineralizzazione. Qaunto ancora dovreno asspettare per la sua rimozione?
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