Mi dicono che tra le cose notabili e degne di essere viste qui a Curinga c'è un Platano gigante, che si ritiene abbia circa mille di vita (e forse di più). Mi spiegano anche come fare per arrivarci.
Ascolto e incamero le informazioni, certo del fatto che in seguito potranno tornarmi utili.
Il giorno dopo sono in auto e mi inerpico lungo la strada provinciale che conduce all'Eremo di Sant'Elia e poi ancora più in alto sino all'Hotel, dove la sera prima abbiamo mangiato tutti assieme.
Giunto in vista delle rovine, accosto l'auto in un piccolo slargo che sembra fatto apposta per la sosta di un'auto. Scendo e quando sto per attraversare la strada per inerpicarmi sino allo spiazzale su cui incombono le rovine dell'antica Abbazia basiliana, mi accorgo diun cartello di legno grezzo e rozzo, su cui in vernice nera è stato scritto "Platano". Volevo andare anche al Platano gigante. in un certo senso il Platano è venuto a me. Decido quindi di dargli la priorità, come si conviene trattantandosi di un entità primigenia della natura.
Seguendo le istruzioni che avevo incamerato scendo lungo il sentiero, in definitia comodo e non impegnativo. Tutt'attorno a me, cresciute sul ripido pendio, sottili conifere tutte protese verso l'alto, il terreno sotto i miei piedi è morbido perchè rivestito da un tappeto di aghi di pino.
Sorpasso una conifera caduta e sradicata, come dalla mano di un gigante e all'improvviso, si staglia davanti a me prominente su di una collinetta di terreno sopraelevata rispetto al resto del pendio, propriol ui, il Platano gigante: enorme, primordiale, primigenio, vibrante.
Sembra di essere davanti ad un'entità primordiale. Qualcuno potrebbe vederci un Ent quiescente che, tuttavia, per un nonnulla, potrebbe risvegliarsi dalla sua stasi, scuotere le sue braccia possenti e parlarti con voce cavernosa.
Il platano si può vedere in tutta la sua possanza: attorno a lui c'è il vuoto. Le conifere che pure sono delle piante potenti che tendono a prevaricare su altre essenze vegetali se se ne stanno ad una certa distanza, intimorite, come i vassalli di un potente feudatario.
Il platano come dicevo sorge su di una prominenza del terreno, probabilmente formatasi perchè le pioggie hanno eroso il pendio circostante, mentre le sue radici trattenevano la terra in un solido abbraccio.
I rami come enormi costoloni d'un gigante si perdono verso l'alto, sfidando con il loro spessore e la loro circonferenza la forza di gravità: cercarli di seguire verso l'alto, sino a quando non vanno in dissolvenza in una nebbia verde di foglie, dà un senso di vertigine. Mi inerpico sul piccolo promontorio del terreno nel quale affondano radici millenarie e, girando attorno al tronco immenso, arrivo alla grande cavità di cui mi hanno parlato e che, secondo quello si dice, potrebbe ospitare una ventina di persone in piedi.
Penetro al suo interno, attraverso quello che parrebbe un grande portale sormato da un arco ad ogiva.
Da numerose "finestrelle", alcune ovali e altre tonde, piove una luce morbida filtrata dalla cortina di foglie che contornano all'esterno le aperture. C'è un'atmosfera fresca e umida, quasi da acquario. Sembrerebbe di essere all'interno di una chiesa e si sente quasi l'urgenza di fermarsi in meditazione sulla futilità e l'impermanenza delle cose umane a fronte del soffio dell'eterno....
La sosta all'interno dell'immensa cavità scavata all'interno del tronco del platano la cui circoferenza misura oltre 16 metri mi ha lasciato in qualche modo stordito...
Non è semplice rapportarsi ad un'entità millenaria che ha quasi l'apparenza di un essere gigantesco uscito dalle viscere della terra... che trasmette una sensazione di potenza primigenia...
Flavia: "La rarità quasi inspiegabile, come la chiami tu, è in natura una forma di rispetto. i pini stanno coi pini e non permettono ad altre specie di crescere, vicino a loro. ma se il platano, in questo caso, è preesistente a loro, lo rispettano come fosse un tempio. non a caso lì vicino è stato costruito un eremo. per questo la natura è per noi "meravigliosa", non ne capiamo il Senso e non ci sappiamo attaccare "etichette", se non botaniche".
Alcuni dicono che possa essere stato uno dei monaci dell'eremo basiliano a mettere a dimora il piccolo platano.
Ma potrebbe anche darsi il caso di un'ipotesi diversa secondo la quale - proprio in virtù della "forza" che si sprigionava da questo luogo che ospitava un platano già plurisecolare - venne deciso di intraprendere poco distante la costruzione dell'eremo.
Spesso i luoghi di culto, i monasteri, le abbazie, gli eremi vengono edificati in luoghi scelti non per caso, ma perchè possiedono delle qualità ineffabili, "terrifiche", tali da mettere noi piccoli mortali in contatto più diretto con il "divino" immanente.
Dicono che, di recente, l'albero abbia ricevuto il riconoscimento di "albero monumentale" e che, proprio in relazione a ciò, dietro sollecitazione del WWF, il Comune di Curinga si sia impegnato a collocare una speciale segnaletica per facilitarne la visita ai turisti e ai viaggiatori.
(Francesco Cataudo, dal web) Si tratta di un Platano Orientale (Platanus orientalis L.) di eccezionali dimensioni, la cui circonferenza è di 20 metri alla base e di 16 a oltre due metri dal terreno. Se si considera che l'albero più grande d'Italia, il Castagno dei Cento Cavalli di Sant'Alfio (Sicilia), misura 22 metri, posso senza dubbio affermare che il nostro Platano è, per dimensioni del tronco, ai primissimi posti nella classifica dei giganti vegetali della Penisola o addirittura d'Europa. Per ciò che concerne l'età, sempre molto approssimata nelle piante, alcuni botanici hanno stabilito che il Platano di Curinga abbia oltre mille anni di vita.
Probabilmente, fu uno dei monaci basiliani che costruirono il vicino Eremo di Sant'Elia, nell'XI secolo, ad inserire nel fertile terreno la pianticella che poi sarebbe diventata l'attuale colosso naturale. Per visitarlo (consiglio di munirsi di scarpe comode, in quanto bisogna inoltrarsi in un minuscolo sentiero tracciato nella boscaglia, il quale, a causa della pendenza, del fogliame caduto dagli alberi e della rugiada, potrebbe presentarsi un po' scivoloso), bisogna imboccare la SP91 dal centro di Curinga, seguendo le indicazioni per l'Eremo di Sant'Elia, lasciare l'auto nello spazio antistante l'antico convento, portarsi dall'altra parte della strada provinciale, inserirsi in una piccola apertura nel Guard-Rail, proprio dove c'è una tavola in legno con scritto "Platano" (ma non scendere subito, è pericoloso), costeggiare la protezione metallica per circa 20 metri (avendo il guard-rail alla propria sinistra) per arrivare al piccolo sentiero (largo circa un metro) che a zigzag scende nel bel mezzo del bosco di conifere e che conduce proprio al cospetto del Platano Gigante (circa 400 metri, per un tempo di cammino di circa 5 minuti). Tra le cose che stupiscono di più appena giunti sul posto, oltre alle dimensioni del vegetale, è l'enorme cavità che vi è all'interno dell'albero, capace di ospitare una ventina di persone.
La facilità ad essere raggiunto da rinomate località turistiche e dai principali scali regionali (50 minuti d'auto da Tropea e soli 20 minuti da Pizzo Calabro e dall'Aeroporto, dalla Stazione Centrale e dallo Svincolo A3 di Lamezia Terme), potrebbero far sì che la visita del Platano di Curinga divenga metà quasi obbligata per i turisti in vacanza o in transito in Calabria.
Ecco qui la posizione esatta sulla Mappa: GoogleMaps
Le foto che corredano questo post sono tutte di Maurizio Crispi