
Il tema della licantropia è un classico dell'horror. Ma l'etichetta di genere non sempre fa un un buon servizio agli autori di piccole opere che in sè sono delle ottime prove letterarie, per quanto dotate di un'impronta specifica. Definire gli ambiti letterari in generi è in realtà una pratica quanto mai asfittica e restrittiva che, nella nostra cultura, ancora permeata dell'estetismo crociano, pone in essere una distinzione fondamentale e netta tra letteratura alta (nei paesi anglosassoni, mainstream) e altre letterature di basse rango che, a stento, possono ambire ad un riconoscimento per le loro capacità di intrattenimento ma che non riescono ad ottenere uno statuto di opera dell'ingegno con valenze di pregio intellettuale, taanto che a tanti scrittori "alti" in ambiti accademici non viene perdonata quasi mai la "macchia" di essersi esercitati in lavori "di basso rango", attribuibili a generi destinati alla fruizione da parte del volgo, ma non certo dell'élite intellettuale.
Vukovlad. Il signore dei lupi (breve romanzo o racconto lungo di Paolo Maurensig, pubblicato da Mondadori nel 2006) rientra perfettamente in questa categoria ambigua, ma ricca di esempi autoriali ragguardevoli.
Il romanzo tratta dell'argomento della licantropia, e più in generale dell'eterno conflitto tra il bene e il male e si presenta come un esempio di perfetto connubio tra il canone proprio di questa tipologia di racconti e l'abilità narratia di cui Maurensig ha dota prova eclettica ed interessante, se si guarda alla sua intera produzione lettararia.
Un anziano, tale Emil Ferenczi, si ritrova a raccontare un intenso - e indimenticabile - episodio della sua giovinezza - avvenuto quando era un soldato dell'esercito ungherese in missione in una sperduta località sui monti della Polonia - all'autore che cercherà di trovare con razionalità una spiegazione all'accaduto.
L'incontro avviene in una località clinatica dove entrambi si trovano in vacanza. E il racconto sembra nascere dall'urgenza di affidare in mani affidabili una testimonianza straordinaria e meravigliosa (oltre che inquietante) prima che l'esperienza di cui è oggetto svanisca definitivamente nelle nebbie dell'oblio.
La narrazione di Ferenczi è perturbante e sfocia al suo termine nella leggenda relativa ad un sant'uomo vissuto da monaco in un convento e con la nomea di aver compiuto dei miracoli.
Tutto il racconto, corredato di premessa (l'incontro con la fonte "primaria) e di una epicrisi finale (con tanto di confutazione relativamente alla piena attendibilità della fonte) culmina nel tentativo di trasformare una leggenda paurosa e ominosa in una narrazione positiva ed edificante, che - ciò nonostante - continua a contenere dei suoi lati oscuri ed inquietanti.
Il racconto è denso di quell'atmosfera tipica dei racconti ottocenteschi di genere che riguardano le storie di vampiri e di licantropi ed anche l'ambientazione e il linguaggio scelto dall'autore sono perfettamente consoni.
Tutta l'ambiguita del nucleo narrativo risiede nel titolo: infatti, "Vukovlad" significa "Signore dei Lupi", e cambiando semplicemente la consonante finale diventa "Vukovlak" che invece significa tout court "licantropo".
Insomma, mi è piaciuto. Una lettura veloce che si beve com un buon vino vecchio.
Dopo aver finito di leggere il corpo centrale della storia e l'epicrisi finale, conviene dare una rilettura alla premessa per riannodare i fili dei due livelli su cui si muove l'intreccio.
Per me una lettura tardiva rispetto alla data di acquisto del volume: comprato appena uscito in libreria nel lontano 2006, è rimasto in standby sino ad oggi.
Il volume non èiù in catalogo è ancora reperibile usato su libraccio.it
(Dal risguardo di copertina). Nell'agosto del 1939, Emil Ferenczi si trova sui monti Tatra, in Polonia, per fronteggiare l'imminente invasione nazista come sottufficiale dei Cacciatori Ungheresi. Nel corso di lunghe marce attraverso una natura selvaggia e ostile, all'apprensione per la concreta minaccia del nemico si intrecciano, in un oscuro crescendo, atavici timori superstiziosi. Alla loro origine, una serie di scomparse e delitti che sono forse l'opera di una bestia spaventosa. La creatura, però, sembra avere i tratti del margravio di quelle terre, Vukovlad. Maurensig si muove sul crinale ambiguo del genere fantastico, costruendo un romanzo nel quale gli eventi si succedono sulle prime con rigore, come il lucido incedere di un cavallo degli scacchi, per poi frangersi subito dopo, travolgendo con sé il lettore nell'alternarsi continuo di logica e superstizione, razionalità e soprannaturale. E l'ambientazione alle soglie della Seconda guerra mondiale innesta, con uno straniamento di grande impatto, i più antichi, ancestrali orrori sul tronco del male della storia.
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