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22 giugno 2022 3 22 /06 /giugno /2022 15:32
Boa gigante (dal web)

Ho sognato che camminavo in un bosco
portando un grosso serpente di pezza
verde che più verde non si può,
avvolto attorno alle mie braccia
e al mio corpo
Ed ecco che,
vicino ad un tronco abbattuto
mezzo marcio e rivestito di muschi e licheni,
avvisto un enorme serpente
gigantesco e lunghissimo,
anche lui (o lei?) d’un intenso verde-smeraldo,
così verde che più verde non si può
Le sue spire occupano una vasta area
e si muovono di continuo
Mi son fermato in preda al timore
per esaminare le opzioni possibili
Intanto, osservand, mi accorgo
che questo enorme boa verde
è una mamma
Infatti nel punto più centrale delle spire
che sembrano inanellarsi all’infinito
c’è un ammasso brulicante
di piccoli serpentelli verdi
e, in mezzo, la testa della mamma-serpente
che sembra far la guardia alla nidiata
Mi muovo con circospezione
sempre con quello stupido
serpente di pezza
avvolto attorno al corpo e alle braccia
Vorrei allontanarmi
il più presto possibile
Temo che il serpentone
(o meglio, la serpentessa)
possa aggredirmi
scorgendomi assieme al finto serpente
e scambiandomi per un avversario
che stia per attentare alla sua prole
Le spire sono dovunque
e per allontanarmi
ci devo camminare in mezzo
con il cuore in gola
- come se fossi costretto
ad attraversare un campo minato -
e mi accorgo che si muovono
sempre più velocemente,
annodandosi e sciogliendosi
Aspetto il momento fatale in cui
ne sarò ghermito e stritolato
Aiutoooooo!
E' la mia muta invocazione

 

Poco prima mentre dormivo
sdraiato sul divano
avevo sognato
che dormivo sdraiato su di un divano
Sentivo dei rumori e pensavo
che fosse la mamma
- che non vedevo da tanto tempo -
a muoversi per casa
Provavo a chiamarla,
desiderando attirare la sua attenzione
su di me, disteso su quel divano, ,
ma nessun suono usciva dalla mia gola
per quanto mi sforzassi
e sentivo nello stesso tempo
una totale paralisi di tutte le membra
Provavo e riprovavo a farmi sentire,
ma niente accadeva
Poi sentivo che qualcuno
mi sollevava il busto
pesante ed inerte come un tronco
cingendolo tra le braccia
Ed era la mamma
che, malgrado tutto,
era arrivata e mi stringeva
con le sue braccia in un abbraccio
tanto, troppo, a lungo desiderato
E scoppiavo allora
in un pianto dirotto,
irrefrenabile,
Ed ero scosso dai singhiozzi
Mamma, mamma, dove sei?
Mia madre invocava spesso sua madre
negli ultimi mesi della sua vita,
quando la fatica del vivere
e il senso di inutilità
si erano fatti per lei intollerabili
Mamma!, diceva, Voglio la mamma!

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20 giugno 2022 1 20 /06 /giugno /2022 06:52

Questa nota, scritta il 20 giugno del 2020, è riemersa attraverso i ricordi di Facebook, non ancora pubblicata qui, su questo blog.
E credo che sia stata per me una delle ultime "note" pubblicate su Facebook, prima che gli sviluppatori di FB abolissero questa funzione, che per me era preziosissima, in quanto mi consentiva di utilizzare il mio profilo, a tutti gli effetti come una pagina web. E capitava spesso, in questa mia gestione, che dapprima scrivessi una nota su Facebook, ripromettendomi di trasferirla dopo nel blog e che, poi, distolto da altre incombenze, mi dimenticassi di farlo.
Per quanto concerne il contenuto della nota, voglio circostanziare meglio: quando la scrissi avevo già vissuto il primo periodo del lockdown e mi ero dedicato a scrivere un mio personale diario della pandemia che poi, assieme ad altri successivi scritti estendentesi sino al marzo del 2021, si è trasformato in libro (Ai tristi tempi del Coronavirus. Dove siamo, dove andiamo - Il mio diario giornaliero, Edizioni ExLibris, 2021) e, successivamente, ho messo mano ad una serie di miei scritti sulle panchine e ne ho scritto di nuovi. Quindi, ciò che scrivo in questa nota non è esattamente veritiero, anche se è verissimo il fatto che dopo aver scritto un bel po' di note di diario relative al primo periodo della pandemia, mi fossi poi fermato, scrivendo in un arco di due mesi quattro o cinque testi soltanto: al punto di sentirmene preoccupato. 
Ritengo che i pensieri e le emozioni che si esprimono siano veri nel momento in cui si descrivono, ma essi sono fatti d'una materia plastica, continuamente mutevole, e dunque sono transitori e mobili come le nuvole. Si trasformono, sono metarmorfici e non possono essere liquidati con uno sbrigativo giudizio dicotomico vero/falso.
In fondo queste brevi note diaristiche sono delle fotografie istantanee che hanno pur sempre un loro valore documentario.

Pity the Poor Cat with Nine Lives to Live

E’ da molte settimane - forse non esagero se dico due mesi - che non ho più scritto una sola parola.

La routine di ogni giorno, i piccoli gesti quotidiani sia della gestione domestica sia dei lavori outdoor in campagna, mi hanno assorbito totalmente. Se a questi due aspetti si aggiunge la cronica carenza della connessione internet per il laptop proprio in questo ultimo periodo la lista degli impedimenti materiali è completa.

Ma - ad essere onesti - devo aggiungere che vi sono altri - più impalpabili - eventi soggettivi che hanno interferito.

Forse la mancanza di ispirazione, o forse la mancanza di quello stato estatico della mente che prelude all’atto della scrittura e che già la contiene (e sintomo di ciò vi è la cronica incapacità di ricordare al risveglio i sogni che sono sempre presenti tuttavia, abbondanti e vivaci, per quanto possa confusamente ricordare), o forse ancora la mancanza di voglia di comunicare qualsivoglia pensiero odi andare alla ricerca di immagini da catturare con la mia attrezzatura fotografica per poi divulgarle nella rete o per usarle come primum movens per lanarrazione di piccole storie.

Non sono più un attivista della comunicazione, come mi ritenevo sino a qualche tempo fa.

C’è qualcosa di più, forse. Ed è la sensazione di aver varcato in qualche modo una soglia.

Sappiamo tutti che nella vita abbiamo sempre molte soglie da attraversare. A molte di esse non facciamo caso, spinti come siamo dallo slancio e dall’entusiasmo. Di altre ci accorgiamo, invece: o per la gravità degli eventi cui esse ci conducono o per i particolari stati emozionali sperimentati.

Ogni soglia superata espone alla perdita di qualcosa, ma - al tempo stesso - apre la via a nuove potenzialità e a nuove avventure.

Con il trascorrere del tempo alcune soglie acquistano il sapore dell’ineluttabilità: ed è quando uno vorrebbe fare magari una ricarica indietro, una sorta di fast backward: ma è chiaro che non è possibile  tornare indietro per riavere più tempo, poiché è nella natura umana essere in parte legati ad un vettore del tempo lineare.

Ecco il fatto...
Il 9 agosto 2019 ho compiuto 70 anni: e devo dire che non ci ho pensato particolarmente; mi sono sentito nei mesi successivi lo stesso di sempre.

Ora si avvicina il tempo del mio 71° compleanno e, nel frattempo, qualcosa è cambiato, con Covid-19 a far da trigger e da catalizzatore, con la caduta verticale delle piccole abitudini quotidiane e con la necessità di ridisegnare stili di vita e relazioni sociali.

Il tempo si fa stretto, quando - nell'acquisire consapevolezza di aver varcato una soglia cruciale - il bilancio tra ciò che si è perso e ciò che ancora può essere trovato non è più tanto vantaggioso, come anche quello che si può trarre soppesando i propri fallimenti nel confronto con i successi o analizzando la propria perdita di vision, in altri termini della propria capacità di sognare ad occhi aperti, proiettandosi in un futuro ipotetico, ma pur sempre possibile.

Sento il tempo che passa veloce in questi giorni ed è forse la perdita di creatività, quella creatività che è alla base della scrittura, uno dei segnali premonitori dell'abbandono dell’entusiasmo, della curiosità, della vivacità mentale e della voglia di apprendere di continuo cose nuove.

So anche, tuttavia, che quello di essere vicino al fine turno è uno stato d’animo transitorio e sento che continuo ad identificarmi con il gatto che ha nove vite da vivere.

Ma anche il gatto che ha nove vite da vivere giungerà alla fine alla sua nona (ed ultima) vita...

E cosa gli rimarrà poi da fare per avere ancora più tempo?

 

L'immagine che ho usato per illustrare  questo post mi rimanda ad uno scritto dell’aprile del 2019

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26 maggio 2022 4 26 /05 /maggio /2022 12:11
Gabbiani predatori di città (tratta dal web)

C’è tanta solitudine in giro
e anche tanta bruttezza
e mancanza di senso estetico

 

Soffro nell’osservare
le altrui solitudini

 

Soffro nel vedere il Brutto
dispiegarsi davanti ai miei occhi

 

Soffro nel guardare le persone
sbranare il loro cibo
come se fossero affette da fame secolare

 

Soffro nel vedere gli accattoni chiedere,
appostati davanti ai templi del consumo


Soffro nel vedere
pacchion* e ciccion*
muoversi a fatica
come balene spiaggiate

 

Ma almeno le balene sono belle

 

Ho visto un gabbiano cittadino
tentare di levarsi in volo,
ma faceva una fatica bestia a decollare
poiché era appesantito da una preda
piuttosto voluminosa
che stringeva tra gli artigli
Quando ormai stavo
per piombargli addosso
(era sulla traiettoria della mia auto)
ha mollato la sua cacciagione
e, in un attimo,
s’è librato imponente
battendo con forza le sue ali, grandi come vele

 

Quel gabbiano sapeva bene
cosa vale di piu

 

E non ho molto altro da dire, per oggi

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21 febbraio 2022 1 21 /02 /febbraio /2022 12:10
Il volo di Icaro

Un bel dì ho pensato di indossare
un paio d'ali
Le avevo appena trovate lì,
appese nell'armadio di casa,
il loro piumaggio era tutto polveroso
come se non fossero state usate da tempo

 

Un mistero
chi le avesse lasciate e perché
Le ho prese e le ho ripulite ben bene
sino a farle risplendere di riflessi iridescenti
che s’accendevano
nella luce piena del giorno

 

Dopo averle ammirate,
le ho indossate e mi calzavano a pennello
Ed ero tutto nudo
all’infuori di quelle ali

 

Preso da subitanea eccitazione
e inedita vigoria
sono uscito fuori in balcone
e ho spiccato il volo

 

Volavo e volavo
e, intanto, emettendo dei suoni celestiali
in un idioma a me sconosciuto,
provavo a chiamare a raccolta
altri volatori come me,
preso dal desiderio di condividere
tanta bellezza
e l’estasi vivificante del volo

 

Nessuno rispose al mio richiamo

 

Il Cielo, azzurrissimo, rimaneva vuoto
ed era ben triste tutto quel vuoto tinto di blu,
senza nemmeno una nuvoletta bianca
a tenere compagnia
a me, unico volatore

 

Allora, sono salito sempre più su,
in alto, in alto
verso l'infinito d’un blu
sempre più profondo
che trascolorava nel nero
e già intravedevo le stelle,
sino a quando il freddo siderale
ha bloccato i miei muscoli
e l’aria s'era fatta così rarefatta
che l'ossigeno ha smesso di nutrirli

 

Sono caduto a precipizio
le ali si sono scomposte
e mi sono state strappate via
e, in un attimo, a velocità supersonica
mi è venuta incontro la superficie del mare,
dura come il cemento

 

Mi ci sono sfracellato
con un tonfo sordo
e, poi, sono stato inghiottito dall'acqua
che è divenuta per sempre
la mia tomba liquida

 

La morale della storia è che, quando si trova un paio d'ali,
abbandonate nell'armadio
non bisogna mai rinunciare a usarle:
le ali erano state messe lì per te
Ed il volo è stato impagabile
Ora che son morto,
dopo che le ali mi sono state strappate via,
non lo rimpiangerò mai quel volo

 

Meglio un solo volo glorioso
che una vita intera di grigiore e inettitudine

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16 giugno 2015 2 16 /06 /giugno /2015 17:46
I passerotti caduti dal nido e il dolore del mondo
I passerotti caduti dal nido e il dolore del mondo
I passerotti caduti dal nido e il dolore del mondo

Camminavamo io e Gabriel, Gabriel nel passeggino.

Sul bordo della strada c'era un grosso merlo stecchito.

Birdie, birdie! - ha detto anche questa volta Gabriel che è solito segnalare con grida di giubilo gli uccelli svolazzanti, attorno a noi, anche quando sono molto lontani, poco più che puntini mobili nel cielo.

Ma il birdie stavolta non si muoveva: se ne stava immobile con le zampine rattrappite e con la testa piegata ad un angolo innaturale rispetto al resto del corpo.

Ci siamo soffermati.

Gli ho spiegato che il merlo era caduto dall'alto, che aveva sbattuto sull'asfalto duro e che, a causa di ciò, si era fatto tanto male, ma proprio tanto male, al punto che non poteva più ne muoversi, né tornare a volare di nuovo.

Ma tutto questo l'ho detto in poche parole soltanto, cercando di essere il più semplice possibile.

Poi ho detto: "Si è fatto tanto male, è morto...".

Comunque, il concetto è rimasto impresso nella mente di Gabriel che ha guardato a lungo il merlo stecchito.

Quando ci siamo visti con Maureen, a suo modo ha cercato di raccontare l'accaduto: "Hen... male! Hen... male"! ("Hen", cioè gallina: subito prima avevamo incontrato delle galline vive e vegete, che si muovevano di concerto, in una sorta di danza paso doble con un tronfio tacchino).

Quest'incontro casuale mi è sembrato l'occasione giusta per parlare di un concetto ostico e di introdurlo, a partire dall'osservazione della realtà.

Proseguendo nell'ammaestramento, quando si è trattato di attraversare la strada, l'ho esortato a lasciarsi tenere per mano (Gabriel è riottoso e vorrebbe sempre fare da solo) e, per incoraggiarlo, gli ho detto "Devi darmi la mano, ci sono le automobili e se non mi dai la mano, le macchine ti possono fare molto male...".

Anche se per arrivare il concetto di "morte" ci vorrà ancora molto, almeno c'è stata l'occasione di introdurre quello di un "male" irreversibile che porta all'immobilità totale.

Penso che bisognerebbe sforzarsi di affrontare con i bambini queste piccole lezioni di vita: uno dei punti deboli della società contemporanea è il fatto che, mentre in un passato non lontano, vita e morte convivevano - per così dire - nella stessa stanza e il morire era semplicemente un fatto della vita, oggi l'esperienza del male e della morte si è sempre più rarefatta e se ne ha una rappresentazione soltanto mediatica, con l'idea che sia qualcosa di finto.

E, paradossalmente, vi è un atteggiamento diffuso che vorrebbe proteggere i più piccini dalla percezione della sofferenza e della morte.

Ma il rischio è che poi, in seguito, quando il bambino di un tempo - nel frattempo cresciuto dovesse - imbattersi in queste esperienze, non avrebbe strumenti per poterle metabolizzare e ne uscirebbe del tutto traumatizzato, poiché sarebbe incapace di assorbirle e di farsene una ragione.

Sarebbe un po' come accade nella storia del principe Siddharta che, messo di fronte all'esperienza disperante del dolore del mondo (dopo esserne stato protetto a lungo da genitori che volevano il meglio per lui), la senti del tutto intollerabile (un tradimento e una negazione della rappresentazione di un mondo dorato ed edulcorato che era stato portato a costruirsi)e dovette intraprendere un suo personale percorso di liberazione dalla sofferenza

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24 gennaio 2015 6 24 /01 /gennaio /2015 06:00
Villa Sperlinga di notte (foto di Maurizio Crispi)

Mangiare biscotti sdraiato su di un divano troppo corto
con i piedi che sporgono ad un'estremità
Come sono buoni quei biscotti sbocconcellati a piccoli morsi e degustati ad occhi chiusi!
Il loro sapore è più ricco e più pieno che durante il giorno!
Leggere un libro e poi l'altro, sbocconcellando anche loro, come prima i biscotti
Fare di nuovo un giro veloce per casa, ascoltarne prima il silenzio profondo
e poi il sottile rumoreggiare delle tubature che si dilatano e dell'acqua che scorre nei muri
Rimettermi seduto in poltrona,
questa volta per divorare un capitolo d'un romanzo che mi sta piacendo particolarmente

Guardare le mail in arrivo e rispondere a questa e a quella

Consultare le statistiche del mio magazine online

Alzarsi e prepararsi un the: per la tua prima colazione mattutina.

Poi, ne verranno altre

Un the sorseggiato assieme a due biscotti digestivi

e ad un piccolo donut ormai raffermo,
comprato ad una vendita promozionale una settimana fa,
e per contorno altre letture ancora,
osservando compiaciuto il progredire di diversi libri in cantiere

Alcuni appena aperti, altri in stato avanzato di lavorazione.

E guardare dalle ampie finestre la notte che trascolora nel giorno

E i treni che vanno in su e in giù, senza fermarsi mai

E le luci delle council house di fronte.

E le strade senza passanti

E intanto prepararsi al ritmo del nuovo giorno,
che vedrà ulteriori letture e scritture&piccole scoperte

Il mattino ha l'oro in bocca

Alcuni, cultori dell'inalienabile sonno lungo, definirebbero tutto questo insonnia

Ma la mancanza di sonno o il risveglio precoce o quello frequente

possono essere volti a proprio favore, invece che vissuti con sofferenza

In fondo, il giorno dei monaci comincia presto:
sono sempre tante le cose da fare
e la mente deve essere sempre tenuta impegnata

Il sonno troppo protratto è parente dell'accidia, dicono,
oppure genera mostri

 

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29 gennaio 2014 3 29 /01 /gennaio /2014 10:56
The Last Waltz - locandina del film

(Maurizio Crispi) The Last Waltz - L'ultimo valzer (1978) è un film di Martin Scorsese che racconta l'ultimo grandioso concerto del gruppo rock di origini canadesi "The Band" (con l'intercalare di una serie interviste con i diversi componenti della band) dopo 18 anni di carriera (successivamente, nel 1993 The Band si riunì per un breve arco di tempo e produsse tre nuovi album).
Vidi la prima volta il film al tempo della sua uscita nelle sale cinematografiche e ne rimasi profondamente colpito, emozionato.
E fui realmente dispiaciuto quando il film finì e con esso la band di cui, attraverso le interviste, era stata tracciata la storia..
Perchè?
The Band con il suo " Music from Big Pink" (di cui nel 2000 fu prodotta una versione rimasterizzata con l'aggiunta di alcune tracce inedite) fu una delle mie prime scoperte musicali autonome, dopo gli inzi di ascolto musicale alla guida di mio padre che era un cultore della musica classica e dell'opera lirica, ma che non mancava di offrirmi stimoli nuovi, regalandomi dischi innovativi che pensava potessero interessarmi (come Joan BaezJohn MayallThe Beatles) come anche, a lui, devo la prima scoperta di Fabrizio De André (con il suo regalo dell'LP "Tutti morimmo a stento")
Bob Dylan fu la mia prima scelta autonoma e subito cominciai ad ascoltare la sua musica, decifrarne i testi, amare i contenuti che trasmetteva, leggere su di lui e approfondire le tematiche che potevano essere seguite come i fili di una ragnatela che s'intersecano e ciascuno dei quali conduceva a nuove vie da percorrere.
Il mio mentore (virtuale) in quest'esplorazione fu Riccardo Bertoncelli, a partire dal suo testo avveniristico (per quei tempi) sulla musica Rock e Pop di quegli anni, Pop story. Suite per consumismo, pazzia e contraddizioni di Arcana, edito per la prima volta nel 1973 (un classico nel genere
 perché nello stile della critica e della storiografia rock "ispirata" e forse oggi, purtroppo, introvabile).
The Band è inestricabilmente collegata a Bob Dylan, visto che spesso collaborarono assieme (ricordate i "Basement's Tapes"?), ma anche perchè a lui fece da spalla nelle prime tournée.

The Band, il cui leader indiscusso fu Robbie Robertson (il quale, poi, continuò ad incidere album da solo, con un nuovo ed inedito interesse per le musiche dei Nativi americani), operò, incidendo molti album (non moltissimi) e calcando le scene musicali per oltre 18 anni.
Ma per il gruppo arrivò il momento degli addii e, quindi, posero fine alla loro attività quasi ventennale con un grande concerto di commiato che venne denominato "The Last Waltz" e a cui invitarono in veste di ospiti tanti dei musicisti rappresentativi della loro epoca musicale: sicché in quel concerto si schierò un parterre di artisti davvero grandioso, in un certo senso l'epitome di una parte della musica rock degli anni Sessanta e Settanta.
Il concerto ebbe luogo nel Winterland Concert Ballroom di San Francisco, il 25 novembre 1976 e fu evento memorabile, tanto che qualcuno disse: "Cominciò come un concerto e divenne una celebrazione"; e questa divenne la sua epitome, la frase incisiva con cui tramandarlo.
Il film di Scorsese peraltro, come documentario rock, rimase come una pietra miliare nella cinematografia di genere sia per la qualità del suono, sia per l'innovatività delle soluzioni di ripresa adottate.

Al tempo dell'uscita del film, io - ancora agli albori della mia vita lavorativa - stavo appena cominciando a fare le mie scelte e, quindi, vedere il concerto di commiato di musicisti che avevo seguito appassionatamente per quasi dieci anni (the Band e molti degli artisti coinvolti nel concerto, mentre altri erano per me nuovi), mosse in me delle emozioni, relativamente a qualcosa che non avevo ancora sperimentato e che, forse, avrei solo sperimentato in seguito.
Ma nel film vidi anche una metafora del commiato in genere e del passaggio da una fase della vita ad un'altra (e questo era qualcosa che allora era per me più accessibile in termini di esperienza: avevo già costruito dei possibili modelli dentro di me).
In effetti, per poter procedere nei miei studi di Medicina e arrivare alla loro conclusione, avevo dovuto rinunciare a possibili alternative e, comunque, avevo dovuto tralasciare delle "non scelte", quali potevano essere quella di rimanere in uno stato adolescenziale protratto, "non scelte" verso le quali - in un momento di difficoltà - mi ero sentito profondamente attratto.
Quindi la malinconia degli addii (che è anche il dispiacere susseguente ad una rinuncia, qualsivoglia essa sia, o quella sottile saudade per ciò che non si è ancora raggiunto da cui ci sente estromessi), in una certa misura, l'avevo già sperimentata dentro di me.
L'addio e il commiato sono carichi di nostalgia, ma nello stesso tempo possono diventare una grande festa e una celebrazione di ciò che siamo stati ed è quello che appunto The Band fece in occasione del suo ultimo commiato.
Uscii dall'aver visto il film commosso, quasi in lacrime, profondamente toccato nell'intimo, dispiaciuto che il film fosse finito e, con esso, The Band.
Poi continuai ad ascoltare per decine di volte l'album omonimo del concerto e OST del film di Scorsese e dalla visione di quel film, partirono per me innumerevoli altri sentieri musicali da seguire (come quello tracciato da Van Morisson o la scoperta degli album di Emmylou Harris).
A distanza di più di 40 anni, nel rivederlo in DVD, le emozioni sono state identiche, gioia, commozione, nostalgia, sconforto al pensiero di ciò che è stato e di ciò che si è perso, ma anche soddisfazione per ciò che ho fatto nella mia vita.

E, poi, aggiungerei che The Band costruì un suo repertorio di canzoni e pezzi memorabili: basti pensare a "The Weight"...  per non parlare di tutte le altre.
Un'ultima notazione: a vederli retrospettivamente, a distanza di tanti anni, dopo aver macinato l'ascolto di una quantità incredibile di musica di tutti i tipi, devo dire che tutti i musicisti di The Band sono bravissimi, capaci di trasmettere nel modo in cui suonano entusiasmo ed emozioni.
Sanno essere travolgenti e sanno adattarsi a modalità musicali diverse, come hanno fatto per ciascuno degli ospiti presenti accanto a loro in quest'ultimo concerto, con i quali imbastiscono delle cover dal clasdsico repertorio di ciascuno (come nel caso del pezzo con Muddy Waters con il suo classico "Hoochy Koochy Man" o con Bob Dylan, lanciati con lui in una rimarchevole e toccante interpretazione di "For Ever Young").

 

Il film di Scorsese peraltro, come documentario rock, rimase come una pietra miliare nella cinematografia di genere sia per la qualità del suono, sia per l'innovatività delle soluzioni di ripresa adottate.

 

(Da Wikipedia - En) The Last Waltz was a concert by the rock group The Band, held on American Thanksgiving Day, November 25, 1976, at Winterland Ballroom in San Francisco.
The Last Waltz was advertised as The Band's "farewell concert appearance", and the concert saw The Band joined by more than a dozen special guests, including Paul Butterfield, Bob Dylan, Neil Young, Emmylou Harris, Ringo Starr, Ronnie Hawkins, Dr. John, Joni Mitchell, Van Morrison, Muddy Waters, Ronnie Wood, Neil Diamond, Bobby Charles, The Staple Singers, and Eric Clapton.
The musical director for the concert was The Band's original record producer, John Simon.

The event was filmed by director Martin Scorsese and made into a documentary of the same name, released in 1978. Jonathan Taplin, who was The Band's tour manager from 1969-1972 and later produced Scorsese's film Mean Streets, suggested that Scorsese would be the ideal director for the project and introduced Robbie Robertson and Scorsese.
Taplin was the Executive Producer of The Last Waltz.
The film features concert performances, scenes shot on a studio soundstage and interviews by Scorsese with members of The Band.
A triple-LP soundtrack recording, produced by Simon and Rob Fraboni, was issued in 1978.
The film was released on DVD in 2002 as was a four-CD box set of the concert and related studio recordings.

 

The Last Waltz is hailed as one of the greatest concert films ever made, although it has been criticized for its focus on Robertson.

Da The Last Waltz, il pezzo finale "I Shall be released" con tutti gli artisti sulla scena.

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23 aprile 2013 2 23 /04 /aprile /2013 08:43

Il sogno del cavalloHo sognato che facevo un viaggio a cavallo...
In verità, eravamo in due - io e una donna - a viaggiare in groppa a quel cavallo.
Ed era un bellissimo cavallo roano, forte e mansueto.
Adattissimo per me che non ho alcuna dimestichezza con i cavalli.
Il viaggio era quieto e tranquillo, ma nello stesso avventuroso.
Si dipanava attraverso monti e valli, strette cengie di montagna tra pietraie senza un filo d'erba e fitti boschi.
Quando ci fermavamo per il bivacco, il cavallo molto tranquillamente, dopo aver pascolato si metteva a terra a riposare.
Mi dispiaceva soltanto di non avere con me la striglia per detergergli di dosso la schiuma e una coperta per ripararlo.
Ma lui non si lamentava. Aveva cibo abbondante a disposizione e l'acqua dei torrenti per dissetarsi.
Alla fine, arrivavamo in una casa dove c'era mia madre ad attenderci.
Mi pareva che fosse stata lì da sempre ad attendere me e la mia compagna di viaggio.
Io capivo che era stata proprio lei a mandarmi quel cavallo in regalo perchè potessimo viaggiare sino a lei.
E, dopo essere stati in sua compagnia per un po' di tempo, veniva per noi il momento di congedarci per  intraprendere il nostro viaggio di ritorno.

E' stato un sogno che ha lasciato dentro di me al risveglio una sensazione di grande pace interiore.

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4 aprile 2013 4 04 /04 /aprile /2013 20:03

E rieccomi a Piazza Magione

Piazza Magione, palermo (dal web)


Dall'ultima volta che ci sono passato sono trascorsi alcuni mesi
E non è certamente venuto da queste parti un mago Merlino con la sua bacchetta magica a ripulire tutto con un incantesimo
La monnezza e il degrado che mi avevano colpito allora ci sono ancora immutati, forse accresciuti, purtroppo
I conci di tufo che delimitano le fondamenta degli antichi edifici sono stati in parte divelti
Le assi di alcune delle panchine di legno sono state asportate
Insomma c'è di che per stare allegri!
Ma allevia la visione dell'incuria e della monnezza sparsa qua e là (in procinto di trasformarsi in reperto archeologico o di completare un processo di mineralizzazione), il verde risplendente dei prati e gli alberi nei quali si indovina una tensione pronta ad esplodere, soprattutto in quelli che, in autunno, hanno perso le foglie.
Allevia la sgradevole sensazione di degrado anche il fatto di vedere tanti che "usano" il posto in modo buono: una ragazza distesa a prendere il sole e accanto il suo cane
Un'altra che porta a spasso un cagnone

Cagnolini, cani, cagnoni: un complemento indispensabile del mondo, presenze assidue e costanti
Un ragazzo del posto, intento a far coccole ad un cuccioletto di cane, mentre se sta seduto all'ombra dell'alto edificio ornato di grandi graffiti e dalla facciata butterata che un tempo ospitava le suore di Madre Teresa di Calcutta
Una coppietta si fa le moine su una delle poche panchine rimaste intatte
E c'è anche un gabbiano isolato, in mezzo a tanti piccioni che pascolano tra l'erba e le commessure dei grandi lastroni di pietra, alla ricerca di bocconcini gustosi
L'arrivo improvviso d'una scolaresca che si ferma attorno alla statua di Padre Pio, schiamazzando e facendo giochi di corse e rincorse e poi indugiando a fare la sua brava merenda
Frida, curiosona, si protende verso gli scolari e alcune delle bimbe si avvicinano a coccolarla un po' e prima mi chiedono il permesso (ma non realmente per educazione, solo perché timorose di un'improbabile aggressività da parte della canuzza).
Io sorbisco un caffè al solito bar di sempre, Il Cokito, mentre fumo una sigaretta, pensoso.
Penso a dei fili magici che si protendono attraversano l'aria e che stabiliscono dei collegamenti con chi sta molto lontano, consentendo il movimento incessante di energie, di forze e di calore
E poi, me ne sto un po' ad aggiornare la mia agenda, un po' sonnacchioso e via via riscaldato dal sole i cui raggi picchiano sempre di più
Poi, leggo per un po' e la batteria del telefono sta per scaricarsi e non ho quasi più credito residuo.
E quindi, mi sento un po' paralizzato, isolato, "insulare"
Ma chi vive sulle isole deve per forza essere abituato a questo!
E poi, quando vado via, ci sono altre coppie che prendono il sole, distese su quegli scampoli di prato verde-smeraldo e che chiacchierano in un tempo fermo, senza troppi accadimenti e senza frenesia.

Ed io sono sempre pronto ad alzarmi, per andare altrove
La verità, l'essenza delle cose, si trova sempre nell'intervallo che ti separa dal posto dove sei all'altrove dove stai andando o dove vorresti arrivare.


Foto di Maurizio Crispi

Di nuovo a Piazza Magione di Palermo, ma ora è primavera
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14 novembre 2011 1 14 /11 /novembre /2011 15:45

DSC08230.JPG

 

Il burattino di legno voleva essere un bambino di carne e ossa. E, alla fine, il suo desiderio venne esaudito.
 

La rosellina di plastica era triste, perchè avrebbe voluto essere un fiore vero, ma anno dopo anno rimase di volgare plastica che con il sole e le intemperie si andava facendo vieppiù scolorita.

La incontrai un giorno, abbandonata in deliquio per terra, prostrata e malinconica

Io le ho detto: Non essere triste! Sei bella anche così e poi durerari molto più a lungo di qualsiasi fiore vero"...
E la rosellina replicò: "Non voglio vivere in eterno, voglio essere un fiore vero, anche se dovessi durare per un solo giorno. Voglio essere annusata e voglio che chi mi si avvicini possa cogliere la mia fragranza...Voglio sentire dentro di me la tensione della crescita del fiore ancora in boccio la cui linfa preme per trasformarsi in petali, stami e pistilli..."
E a questo punto la rosellina non disse altro...
Si chiuse nel silenzio triste d'un impossibile sogno...
E io non potei dire null'altro per placare la sua malinconia.
Ma prima di andar via, forse per consolarla, volli raccoglierla dal pavimento di nudo cemento dove era stata gettata con sprezzo e la deposi su di una fioriera, accanto a dei fiorellini di lantana, dall'odore pungente ed aspro.
Mi commiatai da lei: "Buona vita a te, Rosellina: magari un giorno il tuo sogno di esser vera sarà esaudito..."

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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