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Giornata uggiosa
Freddo-ino e pioggia
Fulmini e schianti di tuono
Ma è durato poco
Poi il meteo s’e assestato
in un’atmosfera grigiastra e piatta
Ho fatto i compiti del giorno
Passaggio dal gommista
Pagamento di tributi in scadenza
(Allegria!)
Casa silente
Letture
Un pizzico di Netflix
Una spruzzata di Spotify
Una sniffata di Abilify
(e questo ce l’ho messo per la rima)
Black freme e scalpita,
in accordo con la sua natura di cavadduni,
ma aspetta paziente il mio comodo
per la sua seconda passeggiata
Ogni viene a ricordarmi
a colpi di muso tartufato
che è giunto il momento d’uscire
Ma ho freddo
e me ne sto spaparanzato
sul divano, imbacuccato
come un vecchio bacucco
Via, alziamoci,
é tempo di uscire dal guscio
ed andare ad affrontare il mondo
A sera,
il cielo si è aperto
e sono riapparse le stelle
Cammino a notte tarda
lungo il Viale delle Magnolie
Tutt’attorno a me,
sopra la mia testa,
sotto i miei piedi
stanno a schiera i giganti buoni,
con barbe lunghe e pendenti
che scendono a toccare il suolo
I loro corpi sono enormi e contorti
provati dalle intemperie
e resi saggi dal tempo
che scopre nelle loro vene
Sono silenziosi,
eppure, pur senza parola, mi parlano
Avverto un effetto rasserenante
dentro di me,
ascoltando le loro voci solenni
Sono solo io,
con il cagnone Black
Ambedue procediamo con cauti passi
per non spezzare l’equilibrio del momento
e per non dare fastidio ai giganti
forse dormienti
forse anche sognanti il sogno del mondo
non individui isolati, ma connessi
l’un l’altro da una rete di collegamenti
sotterranei
Nel mio incedere,
c’è la stessa reverenza
lo stesso timore
che si provano
procedendo a passi sommessi
lunga la navata centrale
d’una chiesa gotica millenaria
Il mio pensiero
va con nostalgia e rimpianto
al gigante scomparso
poco più d'un anno fa
Al suo posto
è rimasto un marciapiedi squallido,
incatramato
Vuoto incolmabile
che i giganti barbuti
piangono di continuo
ancora adesso,
inconsolabili
Ho sognato che arrivavano a casa,
come ospiti, la regina Elisabetta
e il principe consorte Filippo
Si trattava di una visita non formale
C’era anche la mamma
Io ero ero coinvolto in prima persona
e mi davo da fare
per rendere confortevole
la permanenza della regina
intrattenendola in conversazione
offrendole qualcosa da mangiare
e da bere
Insomma, facevo tutto ciò
che s’ha da fare
quando ci sono ospiti di riguardo
Ricordo, in particolare,
che dovevo selezionare una tovaglietta elegante
da collocare sul desco
davanti al quale la regina
s’era accomodata
Cercavo e scartabellavo nei cassetti
alla ricerca di quella più bella
E qui chiedevo il parere della mamma
alla quale però non piacevano
le soluzioni da me trovate
Provavo anche a fare conversazione
in inglese con la regina
e con il principe consorte
Quest’ultimo lo blandivo
dicendogli che appariva molto giovanile
e in ottima forma
E provavo a spiegargli un posto
non distante da casa
dove avrebbe potuto montare a cavallo,
sapendo - o supponendo -
che lui fosse appassionato di equitazione
Ero lusingato di avere a casa
ospiti così importanti
C’erano anche altre persone presenti
- non dignitari, bensì gente comune -
che sembravano essere un po’ inibite
dal rango delle Loro Maestà
Io invece non provavo soggezione alcuna,
come se fosse del tutto normale
trovarsi per casa una coppia di regnanti
(Dissolvenza)
Un sogno complesso
Non avendolo trascritto subito
ne ricordo solo pochi dettagli
Sono da qualche parte
(nei sogni si è sempre da qualche parte!)
Forse devo partecipare ad un evento sportivo di corsa
Vado in giro,
cercando altri compagni della mia squadra
Ma sul momento non ne trovo nessuno
e mi sento piuttosto isolato
Per poter correre mi manca tutto,
inclusa la maglia di società
e financo il pettorale
Mi aggiro, a lungo, senza nulla trovare
Poi vedo un chiosco
simile ad un’edicola del giornalaio
e capisco che quella è la sede
della mia società sportiva
Non so come,
riesco ad introdurmi al suo interno
E comincio a rovistare,
aprendo cassetti e stipetti
che rivelano spazi vuoti
Non c’è niente che possa servirmi
Mentre m’accingo ad uscire,
ecco che arriva qualcuno
È uno della società sportiva,
Il suo tesoriere, per la precisione
È un po’ risentito che io mi sia introdotto
all’interno del piccolo chiosco
Quando cerco di giustificarmi
le mie scuse vengono accolte,
ma vale il principio secondo cui
“Excusatio non petita,
accusatio manifesta”
Poi da una capiente borsona
quel tesorier che già mi sta sui maroni
tira fuori la maglia che mi spetta,
e lo fa con il gesto teatrale e consumato
d’un abile prestidigitatore
Fa anche comparire,
come d’incanto,
il numero di pettorale,
oltre a tutto ciò che mi occorre
per partecipare alla corsa
Ma lo fa di mala grazia
Ok! Okay! Okey! Okinawa!
Di poi, in robusta e vociante compagnia
mi ritrovo in un altro posto
(nella grammatica del sogno
dovrebbe esserci sempre
un riparo,
un luogo
o un non luogo
oppure un metaluogo)
forse é un piccolo ristorante,
una trattorietta alla buona
di quelle con aspetto rustico
e le tovaglie a quadri
e qui ci accingiamo
a consumare un piccolo fiero pasto
Io spiego agli altri
che da tanti anni ormai
non ho partecipato a gare di corsa
Aggiungo che oggi
voglio tornare a cimentarmi
Certo, la mia è adesso una corsa lenta,
(anche in passato lo era, lenta,
ma di meno),
da tapascione, come suol dirsi
ma i miei cinque chilometri di seguito
riesco a farli
Poi, l’importante è partecipare
come disse Seneca
No, ho sbagliato,
non fu quel pazzo di Seneca a dirlo
Lo disse Bert
No, no! Che dici?
No, no, no! Fu Hubert!
Vabbè! Mi manca la parola
Cupertino?
Ma noooooo!
De Cubertino?
Fuochino, fuochino, fuocherello
Grandicello, piccolo monello!
Nel sogno succedevano
anche tante altre cose
ma di queste
non ricordo più una mazza
(Dissolvenza d’un sogno abortito)
(Abortion)
Cosa accade?
Nulla accade!
Tutto accade!
Frane rovinose mi travolgono
Perdo il senno
Pensieri senza pensatore
Ma oggi non ho voglia di scrivere altro
Oggi sono senza pensieri,
o forse incapace di organizzarli
Forse di pensieri ne ho troppi
e ho bisogno di uno scacciapensieri
Non vedo vie d'uscita
alla litigiosità
alla prevaricazione
alla verbosità
alla mancanza di verbosità
alla comunicazione e all'assenza di comunicazione
L'oblio ci vorrebbe,
per cancellare tutto
Oppure una bella dose d'acqua del fiume Lete
E allora:
addormentarsi,
dimenticare,
sognare,
rimemorare,
trovare un bandolo alla matassa aggrovigliata,
e una motivazione,
per andare avanti,
e per riprendere la via
Solo sei e solo rimarrai
(Solo sono e solo rimarrò)
Questa è la sentenza
Questa la condanna
Si vive e si muore soli
senza rintocco di campane
sena nessuno che pronunci un elogio funebre
Così disse,
quel vecchio pazzo
auto-condannandosi alla solitudine più estrema
L'anziano signore, traballante su gambe incerte, vedendo sopraggiungere a velocità un auto che già da lontano solleva spruzzi di acqua sporca, dice, protendendosi in avanti: "Accura!".
Ma poi la macchina in avvicinamento a velocità sostenuta, è passata egualmente, senza prendere nessuna cautela e sollevando scuri baffi liquidi fanghigliosi
Al che, per consolare il vecchio, mentre ancora santiava e brontolava, prendendo in esame i danni subiti, gli ho detto: "M****a, non guardano in faccia a nessuno, 'sti stronzi!" e ho proseguito la mia corsa, stando attento - a mia volta - di non essere inondato dagli insensibili automobilisti in transito
Qui di seguito, brevemente annotate, le circostanze di questa foto.
Il 9 febbraio 2012, dovendo sbrigare alcune commissioni in parti diverse della città, mi sono deciso ad andare di corsa, assieme alla mia cagnetta e con il mio ombrello (visto che il tempo era molto incerto).
Decisione saggia quella di prendere l'ombrello, poiché - appena messo il naso fuori casa - ha cominciato a piovere stizzosamente - e non vi dico il freddo.
Le montagne attorno tutte innevate
Eppure, di tanto in tanto, quasi per incanto le nuvole pesanti si diradavano e venivano fuori scampoli di cielo azzurro, allietati da raggi di sole sbarazzini - e allora si stava bene e io potevo chiudere l'ombrello che, peraltro, durante la corsa è utile come energico dissuasore per gli automobilisti non rispettosi delle strisce pedonali, quando ti trovi ad attraversare (la tecnica è quella di sollevare imperiosamente l'ombrello chiuso, quasi fosse uno scettro o il bastone da pellegrino di Mosè, quando impone alle acque del Mar Rosso di aprirsi per consentire il passaggio alle schiere del popolo eletto.
Il mio giro è stato da casa mia all'estremità di corso Leonardo da Vinci, passando poi per Viale della Regione Siciliana, Via Pitrè, Piazza Indipendenza, Corso Alberto Amedeo, e quindi, dopo l'attraversamento di via Dante e Via Notarbartolo sino a casa.
Il venditore di ombrelli, approfittando della giornata, è già in azione
Oggi, si vendono solo ombrelli
Pare soddisfatto: ha la consapevolezza che oggi riuscirà a fare buoni affari
Siamo sulla stessa barca
naviganti assieme,
alla deriva,
verso la catastrofe,
verso il naufragio certo,
anche se ancora non sappiamo quando
Ci sono quelli che giocano
e si divertono,
ingannano il tempo e l'attesa
si fanno ludici,
amano l'intrattenimento,
vogliono l'anestetico
per cancellare l'ansia,
oppure si mettono un sacco di tela sulla testa,
si coprono gli occhi
per non dover vedere i flutti minacciosi
per non dover pensare
Ci sono altri che, sino all'ultimo,
perennemente saldi,
non distolgono lo sguardo
scrivono e annotano tutto,
fotografano
(scatti digitali, ma anche scatti mentali),
cercando di fissare nella memoria
ogni singolo dettaglio
di ciò che vedono
per poterne trasmetterne il ricordo,
sia a favore di quelli
che si salveranno dalla catastrofe imminente
sia a favore di quelli che non ci sono
per poter dare una testimonianza
e ai posteri l'ardua sentenza
Andare
Stare
Movimento
Immobilità
C’è una deriva inarrestabile
C’è un fremito nell’aria
Tutto è diverso
Tutto è eguale
Ho camminato
Ho percorso strade e cammini erti
Sono passato in mezzo a strettoie
Ho superato tempeste
Mi sono ritrovato nel bel mezzo
di vaste pianure
e poi davanti all’infinito oceano
e oltre non si poteva andare
E il tempo del viaggio era finito,
FINITO
Poi, ho girato le spalle
a tutto questo
e mi sono chiuso in una piccola stanza
(una grossa scatola di cartone
sarebbe lo stesso)
e da lì guardo il mondo
attraverso una stretta feritoia
fino a quando un demiurgo
cieco e demente
non verrà a chiuderla,
per sempre
Ogni giorno mangio la pietanza
che mi viene presentata
attraverso un'altra stretta fessura
e mi dicono che quello sia
l'ultimo pasto del condannato a morte
Ma la condanna non viene mai eseguita
È tempo di andare, ora,
di sognare,
perché nel tempo del sogno
tutto può accadere,
ancora e ancora
Ecco cos’ho avvistato questa mattina!
C’era questo tipo enorme obeso,
proprio un pacchione,
un ciccione di grossa stazza,
tutto proteso in avanti
Ho pensato, in prima battuta,
che tenesse questa postura
per via del peso immane della panza
che lo sbilanciava in avanti
In realtà,
come ho potuto constatare,
proseguendo nella mia passeggiata
e superandolo,
il suo corpaccione era
tutto proteso su un tavolino a piantana
- di quelli che si adoperano
nei locali per la ristorazione
per consumare direttamente in piedi
oppure assisi su scranni più alti
delle normali sedie -
e vi s'appoggiava
con tutto il suo peso
puntellandosi su entrambi i gomiti
In questo senso,
egli era anaclitico
(si badi bene, non Anacleto)
e teneva stretto
tra le due mani a coppa
un’arancina ancora fumante,
con atteggiamento quasi di preghiera
e di sacrale comunione
(eravamo davanti alla vetrina
della rinomatissima rosticceria
che a Palermo opera da forse 40 o 50 anni
sempre in questa location)
Il Nostro era con il viso proteso
verso l’arancina
e ne mangiava a piccoli bocconi
tenendola tra la mani
con religioso afflato
o forse per evitare
che ne cadesse per terra
anche soltanto una briciola
La teneva all’altezza della bocca
e ne staccava piccoli morsi,
senza fretta e avidità,
quindi con lentezza
per goderne in pieno,
assaporandola
con voluttà
e con fare protettivo
Erano le 7:30 del mattino,
forse le 7:40
e, quindi. il signore senza nome,
questo mangiatore cortese d’arancina
era ala sua prima della giornata
Considerando la stazza di Mr Arancino
c’è da chiedersi quante arancine,
o genericamente quanti altri "pezzi",
avrebbe mangiato successivamente
nell’arco della giornata
Insomma questo è stato
un incontro davvero memorabile
che mi ha colpito
e che ho ritenuto di immortalare
con una fotografia,
ovviamente non frontale
ma di spalle
Non voglio urtare la sensibilità d'alcuno,
io!
(25 gennaio 2024)
Mr Arancino (foto di Maurizio Crispi)
Abita lì in un riparo improvvisato
Tiene lì tutte le sue masserizie
Tiene pulito
Accudisce amorevolmente
la statua di Santo Pio
collocata a pochi metri di distanza
Per auto-elezione ne è divenuto
l’instancabile custode
È un derelitto
oppure sarà uno
che ha trovato un senso
nel suo vivere da emarginato
e che, a suo modo, è felice?
Sono le piccole cose
quelle che fanno un Uomo grande,
quelle che rendono perfetti i giorni
Vorrei che la nostra città distratta
si accorgesse
di questo piccolo, grande, uomo
e traesse insegnamento
dalla sua umiltà devozionale
che è piena di tesori e di cose belle
(8 gennaio 2024)
Il Custode della statua di Santo Pio (foto di Maurizio Crispi
L’anziana donna
cammina faticosamente
appoggiata al deambulatore
La testa bassa,
piegata in avanti
Lo sguardo orientato a terra
L’andatura incerta
La traiettoria pure,
perché ci sono mille ostacoli da superare
Si ferma di frequente,
ogni pochi passi,
a riposare e rifiatare
Nelle soste risistema gli oggetti
Poggiati sul piano di seduta
del suo dispositivo
Non è barbonesca oppure homeless
camminante o viandante
Indossa abiti puliti e di buona fattura
Ha la voce gentile ed educata
quando si scusa
perché è venuta a sbattermi addosso
Lo stare con la testa piegata in avanti
non la aiuta a seguire una rotta precisa
e a evitare gli ostacoli
e le insidie della nostra città caotica
Ai piedi indossa delle semplici infradito
senza calze
Da dove viene?
Dove va?
Forse a fare la spesa quotidiana,
non so
È un’immagine iconica
di solitudine vagante,
ma anche di coraggio
Una piccola cometa fulgida
di dolore gentile e composto,
e di grande, umanissima, dignità
(2 dicembre 2023)
La vecchina con il demabulatore (foto di Maurizio Crispi)
Cosa fa quest’uomo,
accomodato
- o si potrebbe dire appanchinato -
su una sedia addossata al muro
lungo una via cittadina,
immobile
con il cappuccio calato sulla testa?
Mi ispira tristezza,
malinconia,
senso di solitudine,
Se ne sta immobile
Non batte ciglio
Non scuote la testa
Non leva mai le braccia
che tiene appoggiate alle cosce
Non chiede l’elemosina ai passanti
Forse è semplicemente
in attesa di ingaggio
e che qualcuno venga
a offrirgli un lavoretto,
una caviglia, come si dice
Un derelitto postmoderno
Uno che aspetta Godot
scrollando e meditando
Per me che l’ho osservato a lungo
é un autentico mistero
Uno dei tanti misteri
delle umane miserie
Alcuni dicono, prosaicamente,
che sia intento a compulsare il telefono,
ma io non credo,
penso che c'è dell'altro
Questa pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.
Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.