Scrissi questa nota, inclusa la trascrizione del reperto onirico, nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2023, poco dopo il passaggio dall’ora legale a quella solare.
Mi ero dimenticato di riportarla qui nel blog.
E dunque eccola!
La luna naviga alta nel cielo
accompagnata da una vivida stella
Al culmine della notte silente
piove su tutto
un bagno di argentea luce,
fredda e fresca
L’orologio che ho al polso
mi dice che è quasi l’alba
ma l’ora del telefono
s’é già aggiornata
e segna le 4 e 48
È uno di quei momenti strani
in cui hai l’impressione
che il tempo corra
con due diverse velocità
e, per un attimo, tu rimani basito,
stordito e confuso
Dazed and confused
Senza più sapere
chi sei
dove vai
da dove vieni
Il furto di un’ora
e la sua restituzione
C’è in questa altalena ciclica
qualcosa che scuote alle fondamenta
il mio essere
Il pallido lucore lunare
che si posa su tutto
é straniante
e possiede insieme
un potere curativo
misterioso e arcano
Ed ecco che sogno
e mi ritrovo a raccogliere l’anamnesi
di un paziente
Per estrarre gli elementi necessari
utilizzo una specie di rudimentale aspirapolvere
tenendolo in funzione
per tutta la durata del colloquio
I ricordi e gli elementi significativi
vanno a finire tutti
dentro un grosso bottiglione panciuto
di vetro verde
Poi, finito il colloquio,
vado fuori in giardino
per fare pulizia
e mi ritrovo a gestire
il grosso contenitore
per poter passare all’esame
di ciò che ho raccolto
Cerco di svuotarlo
per separare le cose utili
da quelle scarsamente rilevanti,
il grano dal loglio
per così dire
Ma, niente!
Per quanto lo scuota
da un’imboccatura troppo stretta
non fuoriesce nulla
É tutto bloccato dentro,
e ad ogni scuotimento
si sentono fruscii e tintinnii
contro la parete di vetro
Poi scopro che dalla stretta apertura,
sporge un qualcosa,
come lanina e peli ammataffati
Comincio delicatamente a tirare
attento a non rompere l’intreccio
ed ecco che, in una filiera interminabile,
viene fuori
tutto ciò che prima avevo estratto
Sono veramente sorpreso,
stordito e confuso,
Poiché questo processo,
una volta iniziato,
sembra non voler finire più
Dio, quanta roba!
Cosa me ne farò?
(Dissolvenza)
E poi c’é dell’altro ancora
Sono in viaggio,
armato di macchina fotografica reflex
e tanto di zoom
Arrivo in un posto
che potrebbe essere l’atrio faraonico
di una delle due torri gemelle,
con il soffitto alto almeno otto piani
Inquadro e scatto
Mi muovo furtivamente
perché temo di essere ripreso
dalle telecamere di sorveglianza
Parlo bisbigliando
perché pavento la presenza di cimici
e microspie
Non mi sento tranquillo,
decisamente
Decido di partire
per un giro a piedi
ma prima voglio andare in bagno
(quello aperto ai visitatori)
per spillare due gocce
Mi infilo in una porticina
e prendo a scendere una ripida scala sospesa
Una donna, armata di un punteruolo rompighiaccio,
sale nello stesso tempo
in direzione ostinata e contraria
Appena mi vede
prende a retrocedere
poiché non v’è spazio per due
Io mi lancio in convenevoli
e comunque ringrazio per la cortesia
Poi sono di nuovo fuori
lanciato in una specie di corsa
assieme al fedele Black
Altri cani prendono a seguirmi
Sono cani sciolti, senza padrone
libere menti, finto aggressivi
e inscenano movimenti
che sono inviti al gioco, più che altro
Mi ritrovo ad inscenare una lotta gioiosa
con uno di loro
e lo blocco con il peso del mio corpo,
gravando su di lui sulla mia schiena
Quello uggiola e cerca di divincolarsi,
ma io mantengo la presa
É solo un gioco
Non c’é alcun intento di far del male
o umiliare
Poi sono di nuovo con Black, da soli
Correndo e camminando
arriviamo all’atrio di un’antica magione
tutta di pietra e con finestre a bifora
Dobbiamo scendere dentro un cortile interno
e da lì imboccare la via d’uscita,
se ve n’é una
Scendiamo dunque
e la scala di gradini diseguali
sembra interminabile
Quando sono a metà strada
dove c’é un pulpito aggettante
vedo arrivare un’ambulanza,
girofaro blu in funzione
Penso che i soccorritori
debbano scendere con la barella
e decido di risalire
per dar loro la precedenza
Mi accorgo tuttavia che la scala
è pressoché scomparsa,
lasciando il posto
ad una serie di irregolari appigli
Facendo buon viso a cattivo gioco
intraprendo la perigliosa salita,
mentre dalla loro postazione
gli ambulanzieri-langolieri
mi guardano,
mi incitano e mi applaudono
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