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13 marzo 2015 5 13 /03 /marzo /2015 08:57
Uno scoiattolo in transito

Gli scoiattoli si incontrano di frequente qui a Londra.
Con loro sono degli incontri fuggevoli: appena ti vedono, schizzano via, con movimenti aggraziati, tenendo in alto la loro coda piumosa, che orgogliosamente bilancia i loro aerei salterelli e balzi.

E rapidamente si sottragono alla vista, andando a nascondersi nelle loro tane sugli alberi.

Soltanto la ricerca del cibo li spinge a venire allo scoperto, lontano dalle loro ombrose dimore.

Sono amabili questi scoaittoli e uno, a volte, vorrebbe poterli esaminare da vicino o indurli a venire a prendere del cibo direttamente dalla tua mano.

Ma loro non si lasciano corrompere: semplicemente accettano la presenza degli Umani, come un necessario complemento dello scenario naturale in cui si muovono (almeno nei contesti metropolitani).

L'altro giorno, mi sono imbattuto in uno scoiattolo morto: giaceva senza vita sull'erba del giardinetto.

Il suo corpicino era disteso in quello che sembrava un ultimo balzo.

Gli occhi spalancati in una visione di qualcosa di ineffabile.

Li avrei chiusi volentieri quegli occhi, se soltanto avessi saputo come fare, così come si fa n un gesto universale di pietas per chi è appena morto.
La coda piumosa tutta aperta con i suoi sottili filamenti di pelo: che ora penzolavano un po' spenti, rispetto alla magnifecenza che si dispiega nei balzi degli scoiattoli viventi, con l'argento addosso.

La piccola cosa morta mi ha fatto tenerezza, l'ho visto che ancora la vita non era del tutto fuggita da lei (almeno così ho pensato), prima di trasformarlo in una foglia secca.

Uno scoiattolo in transito verso il mondo delle Ombre....
 

Uno scoiattolo in transitoUno scoiattolo in transito
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24 gennaio 2015 6 24 /01 /gennaio /2015 06:00
Villa Sperlinga di notte (foto di Maurizio Crispi)

Mangiare biscotti sdraiato su di un divano troppo corto
con i piedi che sporgono ad un'estremità
Come sono buoni quei biscotti sbocconcellati a piccoli morsi e degustati ad occhi chiusi!
Il loro sapore è più ricco e più pieno che durante il giorno!
Leggere un libro e poi l'altro, sbocconcellando anche loro, come prima i biscotti
Fare di nuovo un giro veloce per casa, ascoltarne prima il silenzio profondo
e poi il sottile rumoreggiare delle tubature che si dilatano e dell'acqua che scorre nei muri
Rimettermi seduto in poltrona,
questa volta per divorare un capitolo d'un romanzo che mi sta piacendo particolarmente

Guardare le mail in arrivo e rispondere a questa e a quella

Consultare le statistiche del mio magazine online

Alzarsi e prepararsi un the: per la tua prima colazione mattutina.

Poi, ne verranno altre

Un the sorseggiato assieme a due biscotti digestivi

e ad un piccolo donut ormai raffermo,
comprato ad una vendita promozionale una settimana fa,
e per contorno altre letture ancora,
osservando compiaciuto il progredire di diversi libri in cantiere

Alcuni appena aperti, altri in stato avanzato di lavorazione.

E guardare dalle ampie finestre la notte che trascolora nel giorno

E i treni che vanno in su e in giù, senza fermarsi mai

E le luci delle council house di fronte.

E le strade senza passanti

E intanto prepararsi al ritmo del nuovo giorno,
che vedrà ulteriori letture e scritture&piccole scoperte

Il mattino ha l'oro in bocca

Alcuni, cultori dell'inalienabile sonno lungo, definirebbero tutto questo insonnia

Ma la mancanza di sonno o il risveglio precoce o quello frequente

possono essere volti a proprio favore, invece che vissuti con sofferenza

In fondo, il giorno dei monaci comincia presto:
sono sempre tante le cose da fare
e la mente deve essere sempre tenuta impegnata

Il sonno troppo protratto è parente dell'accidia, dicono,
oppure genera mostri

 

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6 gennaio 2015 2 06 /01 /gennaio /2015 07:12
Quelli ke si affacciano al 2015 in un omaggio a Giorgio Gaber
Quelli che il porno è nelle loro testa
quelli che avvertono un brivido soto pelle, 
rievocando le epiche masturbazioni della propria adolescenza
quelli che non si rassegnano
quelli che vogliono, ma non possono più
quelli che il Viagra
quelli che non giocano
quelli che vanno alla ricerca del brivido perduto, senza ritrovarlo mai
quelli come noi
quelli differenti da noi
quelli che vivono nella nostalgia e il presente non gli interessa
quelli che adorano feisbuk e i social hub
quelli che li detestano
quelli che spasimano per essere pokati
quelli che pokano a tappeto i loro contatti
quelli che chiudono il profilo FB per sempre,
con un atto di forza e di coraggio
quelli che parlano al telefonino in costanza di tempo
quelli che messaggiano a ritmo continuo
quelli pigliati dalla rete come poveri pesci
quelli del giorno e quelli della notte
quelli che vanno a Cap d'Agde e se la godono un mondo
quelli che amano Michelle Ferrari ma non ci hanno mai potuto scopare
quelli che affrontano l'anno nuovo, pensando che sia quello già trascorso
quelli che  (ci) odiano
quelli che (ci) amano
quelli che non gli interessa
quelli che detestano avere Mr Bean a capo di un governo
quelli che mentono
quelli che dicono la verità
quelli che non la dicono per omissione
quelli che il vuoto é dentro di noi
quelli del mondo
quelli dello sguardo oltre l'orizzonte
quelli che desiderano e non smetteranno mai
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26 dicembre 2014 5 26 /12 /dicembre /2014 16:23

Le strade di notte

Le strade di notte hanno un loro fascino speciale.

Specie in quell'ora di mezzo in cui il traffico dei nottambuli si è spento. Ed ancora non è cominciato quello dei mattinieri.

Tutto tace allora, tutto è silenzio.

E mentre si corre si apprezza il silenzio e la luce smorta dei lampioni, mentre ancora il cielo non trascolora nell'alba.In questi momenti si può pensare con facilità, senza timore di cadere, nel delirio "Tutta mia é la città".Si può avere la sensazione di essere in un meraviglioso equilibrio e la solitudine non pesa.

Ci si sente un po' animali della notte, felini e con i sensi all'erta.

E il ritmo cadenzato dei piedi sull'asfalto e sul cemento è l'unica musica per le nostre orecchie, se abbiamo il coraggio di lasciar perdere le diavolerie tecnologiche e quelle maledette cuffiette che si pensano ormai essenziali ed irrinunciabili.

Nel silenzio, in quell'atmosfera addormentata, ma in cui si avverte la vita di migliaia di menti dormienti, c'è il fascino d'un mistero insondabile e l'aria è percorsa da presagi indefinibili a cui non possiamo dare nome.

 

Si può sentire occasionalmente il miagolio di un gatto e ci si sente un po' gatto.

Si può scorgere un cane randagio che razzola con il muso in un sacco sfondato della spazzatura cercando avanzi gustosi - e ci si sente un po' cane.

Ci si può imbattere in un'auto parcheggiata non tanto discretamente, dentro la quale una coppia consuma del sesso urgente ed improrogabile (e si pensa con simpatia alle volte in cui da giovani ci è capitato di fare la stessa cosa).

Si possono superare mucchi di rifiuti e sporcizia.

Ma tutto passa via, provocando dentro di noi dei sottili movimenti empatici oppure senza collidere del tutto, semplicemente scivolando addosso, come la pioggia che cadendo su di noi scivola su di noi senza bagnarci o senza darci la sensazione del bagnato. 

 

E poi, rigenerati, si ritorna - dopo una parentesi che é straordinaria ed irreale - alla vita ordinaria.

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22 dicembre 2014 1 22 /12 /dicembre /2014 06:12

The Ilford Animal Cemetery. Quella dei cimiteri per gli animali domestici: un'usanza che in Italia stenta ad attecchire

Ho adocchiato nella località di Ilford (Redbridge, Essex), un luogo avvolto nel silenzio: fatto di prati verdi, ombreggiato da grandi alberi fronzuti, e fornito di solide panchine di legno. E soprattuto pulitissimo, con l'aspetto di un luogo antico, accentuato dal fatto che lapidi e pietre tombali (ma di piccole dimensioni, quasi si trattasse di un cimitero di bambini) fossero riveste da un strato gentile di muschio.

Ne ho avuto una prima percezione ancora al buio, poi ho potuto guardare meglio alla luce del giorno.

Inizialmente ho pensato che si trattasse di un piccolo cimitero, realizzato semplicemente, come si usa fare in UK, con le lapidi di pietra schiette e senza fronzoli (nella morte siamo tutti eguali) e la sepoltura vera e propria fatta direttamente nella terra in semplici casse di legno (polvere alla polvere...).

Un luogo di pace e di ilenzio, dove sedersi a meditare.

Poi, camminando lungo la recinzione alla ricerca di un varco, ho scoperto un cartello che segnalava la direzione per raggiungere il cimitero degli animali (The Ilford PDSA Animal Cemetery) che, fondato nel 1920, ha - tra l'altro - una storia e delle tradizioni importanti, tra cui quella di aver accolto alcuni cani reggimentali).
The Ilford Animal Cemetery. Quella dei cimiteri per gli animali domestici: un'usanza che in Italia stenta ad attecchireE il luogo, peraltro lindo ed in ordine (a parte il muschio e le foglie secche), ben protetto dalle incursioni di estranei, mi ha attratto ancora di più ed incuriosito.

Mi chiedo, quando in Italia, ogni città sarà dotata di un simile luogo che possa accogliere - con il rispetto che meritano- i nostri amici (badiamo bene: non solo cani).
Oggi, a parte qualche esperienza felice nel Nord Italia, non c'è niente di simile - che io sappia.
A meno che uno non voglia provvedere personalmente, utilizzando un terreno che ha a propria disposizione, essendone il proprietario (come è stato per me con i miei cani), non c'è altra alternativa che l'abbandono (crudelissimo) oppure la richesta di intervento dei servizi comunali per lo smaltimento dei rifiuti urban solidi.
E' ripugnante dover pensare che il nstro amico domestico debba - da morto- essere trattato alla stessa stregua di un sacco di spazzatura.

Eppure è così che capita.

Siamo privi della necessaria cultura e sensibilità e ancora sotto il dominio delpensiero molto cartesiano che gli animali siano esseri senza anima (la stessa concezione che ha reso possibili innominabili abusi a loro danno).
in Italia solo ai ricchi è stata data la possibilità di avere un proprio personale cimitero degli animali domestici, come ho avuto occasioni di scoprire, visitando la Fondazione Piccolo a Capo d'Orando (Il cimitero dei cani a Villa Piccolo di Calanovella) oppure quello dedicato ai cani della ricca famiglia statunitense degli Astor, che furono tra gli ultimi proprietari del famoso Hever Castle, per non parlare del cimitero reggimentale dei cani mascotte allocato su uno dei bastioni del castello di Edinburgo.

 

The Ilford Animal Cemetery. Quella dei cimiteri per gli animali domestici: un'usanza che in Italia stenta ad attecchire

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24 novembre 2014 1 24 /11 /novembre /2014 17:54

Tutti portiamo dentro di noi tracce fossili: sono i segni lasciati da chi non c'è più e da chi abbiamo perduto. La scritta a mano su una busta; i punti consumati su una scala di legno; il ricordo di un gesto familiare che faceva chi ci ha lasciato, ripetuto così spesso da aver scavato un solco nell'aria e nella mente: anche queste sono tracce fossili. A volte tutto quel che resta di una perdita è una traccia. E a volte può essere più facile serbare in cuore uno spazio vuoto che non la presenza stessa.

Da Robert McFarlane, Underland. Un viaggio nel tempo profondo (titolo originale: Underland, nella traduzione di Duccio Sacchi), Einaudi (Supercoralli), 2020

Una pagina di diario paradossale che comincia con una negazione subito dopo negata

Il passato è sempre stato importante per me, ma questo è ovvio; in fondo, per chi non lo è?
Ho sempre pensato che il modo di essere nel presente sia condizionato in qualche modo dalle esperienze passate - nel bene e nel male - e che quindi nasca e si sviluppi con continue nuove ramificazioni che si originano proprio dal passato.
Il presente è come un albero che cresce con nuove ramificazioni le cui radici profonde e altrettanto ramificate sono il nostro passato.
Tutto del nostro passato é prezioso, eventi buoni ed eventi "cattivi", perfino cose apparentemente inutili, ma che hanno avuto un loro effetto.
Ho coltivato il mio passato come una cosa preziosa, malgrado tutte le sue imperfezioni, i suoi fallimenti, le sue perfettibilità e l'ho coltivato, cercando sempre di ricordare e di raccontare per poter tramandare.
La mia vita - come traccia di un uomo - può essere importante: non voglio che sia buttata via come una paglliuzza nel vento, destinata a disperdersi nell'ampio cielo.
E, di conseguenza, mi sono dedicato alacremente a metter insieme frammenti di memorie passate e a farli rivivere nel presente, mettendo me stesso in prima fila nelle storie di cui io, al tempo stesso, volevo essere il contastorie.
Ma sento di aver fallito... Questo compito di lavorare sulla memoria, che mi sono dato e che mi ha impegnato per anni, non ha portato a nulla di significativo.
Ho l'impressione che quelle che dico e scrivo siano parole buttate via nel vento.
Sono sfiduciato, anche perchè ho l'impressione non tanto che il passato non si sbiadisca  (le memorie più antiche raramente si cancellano o si perdono), ma che piuttosto vada perdendo di  importanza.
Come se non me ne importasse più di tanto.
Non c'è più un passato mitico da ricordare.
Mi sembra che qualsiasi ricordo sia fatto di cose banali ed insignifcanti che, possibilmente, non interesseranno nessuuno e nemmeno a me stesso.
E mi sento perduto nel bel mezzo d'un inverno gelido, uomo senza memorie, perchè fondamentalmente uomo senza qualità.

Cammino per strade che mi sono estranee
Penso che se cadessi o se morissi all'improvviso, in mezzo alla via, nessuno potrebbe essere avvertito.
Fantastico che, in tal caso, rimarrei a lungo uno sconosciuto alla morgue e che nessuno verrebbe a reclamarmi.
Ma so che, in realtà, questo non è vero.
E' soltanto una mia fantasia distruttiva all'opera.
Nessuno può vivere senza lasciare tracce e senza avere su di sé indizi ed elementi che consentano di attivare percorsi di ricerca e d'identificazione.
Una pagina di diario paradossale che comincia con una negazione subito dopo negataChi sono? Da dove vengo? Dove vado?
Certo è che se ne ho appena l'occasione, anche tenue ed irrisoria, e mi ritrovo a rievocare il passato, c'è un passato lontano che riemerge e che mi conduce ai miei genitori che, ciascuno in modo diverso mi hanno plasmato.
Il senso del dovere e della disciplina.
La costanza del sacrificio quando questo sia necessario.
O perfino saper vivere nel sacrificio e nella rinunzia.
E, paradossalmente, la gioia di vivere, la curiosità verso l'ignoto, il desiderio di andare a vedere ciò che sta al di là dell'orizzonte e qualche volta la trasgressione.
La possibilità di trovare la gioia ed un momento radioso anche nei giorni più cupi.
L'amore - se non la passione - per la cultura.
L'amore e l'odio.
Non puoi veramente amare - retrospettivamente - i tuoi genitori, se non li hai anche odiati, per averti messo al mondo, per averti plasmato, per averti costretto a vivere a lungo nella loro ombra.
E quest'odio, perchè tu possa amarli liberamente (anche nel ricordo, quando non ci sono più) deve poter fluire liberamente, diventando parte dei tuoi pensieri consapevoli.
Ho sognato poche notti fa che ero in una grande casa nuova, appena finita e ancora senza mobili, caratterizzata da grandi spazi funzionali.
Ed io ero lì che mi ci aggiravo, un po' sorpreso, un po' meravigliato, ma con il piglio di chi si sente a proprio agio in un posto tutto suo.
E cominciavo a pensare di mettermi a riorganizzare gli spazi.
Centrale nella pianta della dimora era una grande e luminosa cucina, unico ambiente già arredato con pensili e ripiani funzionali, tutto di un bianco candido all'infuori dei piani di lavoro di granito grigio ben levigato e lucido e dei punti di cotturo di acciaio scintillante.
A titolo di esplorazione aprivo alcuni dei pensili e sbirciavo all'interno: e c'erano pile e pile di panini imbottiti avvolti nella pellicola trasparente che offriva una veduta del loro contenuto, e poi innumerevoli confezioni di frutta sottovuoto in speciali contenitori di plastica.
Si apriva la porta ed entrava mia madre.
Come se il tempo non fosse passato, mi appariva come era quando era  ancora nel pieno delle sue forze e straordinariamente attiva, come se avesse dentro di sé l'energia di quattro diverse persone.
Se penso ai miei sonni, alle mie cadute improvvise in un incoercibile stato letargico, non posso non chedermi come facesse lei che era sempre attiva e che contemporaneamente seguiva con rigore il richiamo del dovere senza tuttavia perdere quello del proprio piacere personale, poichè coltivava la buona letteratura, il piacere per il teatro, la musica, il cinema e molto altro.
Qualche volta quando era sconfortata e stanca, soprattutto negli ultimi anni, invocava: "Mamma! Voglio la mia mamma!"

E quando ero piccolo, ma anche più avanti negli anni dell'adolescenza, non c'era giorno che non mi desse la buonanotte tracciandomi con un dito il segno della croce sulla fronte.

E mi sono svegliato con la persistenza di questa traccia, radiosa e confortante.

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25 settembre 2014 4 25 /09 /settembre /2014 15:50

La donna che fuma (Elena Cifali) Da stamattina presto la sento: "Sofia. Sofia. Sofiaaaa"  - urla strascicando l'ultima vocale. 
Il suo più che un richiamo sembra un lamento. 
Mi affaccio.
La guardo dall'alto del terrazzo senza farmi notare.
Fuma ininterrottamente, mentre il suo petto viene scosso da violenti colpi di tosse catarrosa.
Il viso scuro, i lunghi capelli neri legati. 
Dovrebbe avere più o meno la mia età, eppure guardo una donna vecchia. 
"Sofia. Sofia. Sofiaaaa".
Ancora ed ancora. 
È triste stare a guardarla. 
Il seno pesante che cade sul ventre martoriato da innumerevoli figli.
Si volta, sorride scoprendo una bocca con pochi denti scuri. 
Si china sul viso di un bimbo di pochi mesi dentro il passeggino. 
Soffia un alito di fumo. 
Il bimbo ride divertito. 
Quel che resta della sigaretta finisce sulla strada con un gesto di stizza.
Rientra in casa. 
E io?
Mi ritraggo.
Mi siedo sul divano, acconto a me un libro, compagno fedele e chiacchierone. 
Tiro su le gambe, abbraccio le ginocchia e penso ....

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14 settembre 2014 7 14 /09 /settembre /2014 18:40

Le scoperte casuali. The Bunhill Fields Burial Grounds: un luogo antico, di pace e di riflessione

 

(Maurizio Crispi) Le migliori scoperte del flaneur avvengono quasi per caso.
Muovendosi in una grande città come è Londra si può andare alla scoperta di cose ben definite pianificando in anticipo il proprio percorso, ma in altre circostanze ci si addentra in percorsi non pianificati oppure si compiono a piedi dei percorsi per spostarsi da un punto all'altro e, senza saperlo in anticipo, ci si imbatte in qualcosa che suscita meraviglia sia che si tratti di un monumento (ma non di quelli magniloquenti che sono iscritti obbligatoriamente nei percorsi turistici; ma ciò nondimeno gravido di significati che lo rendono vibrante), una veduta insolita, un complesso statuario o anche semplicemente una targa commemorativa che ricorda un personaggio storico che ha abitato dove ora sorge un edificio di epoca successiva. Cose così: a volte sono avvistamenti che, pur estremamente semplici, arricchiscono il nostro bagaglio di conoscenze oppure stimolano l'attivarsi di curiosità non peregrine e di successive indagini conoscititve e di approfondimento,

In questi casi, il piacere della scoperta è ben più intenso, soprattutto perchè l'avvistamento tanto casuale e non pianificato suscita intense emozioni.
Le scoperte casuali. The Bunhill Fields Burial Grounds: un luogo antico, di pace e di riflessioneE' stato così che, del tutto casualmente, facendo ritorno a piedi dalla zona della Black Friars Railway e volendo dirigerci verso Aldgate a piedi (ma avendo preso  inizialmente una direzione che più che avvicinarci alla nostra meta ci portava lontano da essa (in direzione di Islington), ci siamo trovati a passare proprio davanti pall'ingresso di un'area di terreno non edificato, con l'aspetto di un giardino, ma costellata di pietre tombali, fittamente assiepate sotto l'ombra di grandi platani secolari, ancora coperti di foglie, benché l'autunno sia ormai alle porte.

E abbiamo scoperto di essere di fronte all'ingresso del Bunhill Fields Burial Grounds, uno dei più antichi (e gradi) cimiteri non consacrati di Londra, risalente nelle sue prime origini addirittura al tempo dei Sassoni.
Attratti dalla casuale scoperta siamo penetrati al suo interno: una striscia di terreno lunga e stretta percorsa al centro da una via lastricata di pietre e, da un lato e dall'altro lapidi a centinaia di tutte le forme e dimensioni, mentre - sparso qua e là - si ergeva qualche monumeto funebre più cospicuo: entrambi - monumenti e lapidi - corrosi dal tempo e smangiati dal muschio e dai licheni, con le scritte commemorative relative ai defunti che riposano in pace in quei luoghi, incise da generazioni di Mr Durdles (indimenticabile personaggio dickensiano, lo scalpellino e tagliapietre cimiteriale, nonché curatore di tombe e cappelle funerarie e, ovviamente, conoscitore degli misteri dell'antico cimitero di Cloisteham, in Il Mistero di Edwin Drood), a stento leggibili.
La parte centrale di quest'asse - per così dire - viario, si allargava in un grande spazio prativo ombreggiato da grandi alberi e circondato su ogni lato da panchine di legno.Tutt'attorno delle alte mura di mattoni rossi contro le quali stavano addossate altre lapidi.
L'atmosfera era suggestiva ed intensa, il silenzio profondo, benchè - poco lontano - vi fosse una via trafficata rumorosa ed inquinata, perché percorsa da auto e bus.
Molti i frequentatori -oltre ai passanti che percorrevano a passo spedito la via centrale: alcuni se ne stavano seduti placidamente sulle panchine, immobili, in atteggiamento pensoso e meditativo.
Le scoperte casuali. The Bunhill Fields Burial Grounds: un luogo antico, di pace e di riflessioneMa anche sul prato famigliole allegre intente a giochi con i più piccini o con i propri cani.
Vi si può vedere il monumento funebre che custodisce le spoglie mortali di John Bunyan (l'autore del celebrato "Pilgrim's Progress" o "Il viaggio del Pellegrino") e di Daniel De Foe (quest'ultimo sormontato da un piccolo obelisco) e le sepolutre più semplici di William Blake e dello storico Oliver Cromwell, solo per citare alcuni dei personaggi più celebri che vi riposano.
Sul bordo stretto della lapide verticale che costituisce la sepoltura di William Blake, sono posati dei piccoli sassolini, monetine da due e cinque pence e un fiore rosso, forse di plastica che arricchisce di una macchia cromatica il grigiore della pietra.
Mi viene da pensare che siano stati posati lì gentilmente e con animo grato, come testimonianza di quanto per alcuni William Blake con i suoi poemi mistici ed esoterici possa essere una prresenza viva e palpitante.
E' un luogo nel quale si dice siano state sepolte nel corso dei secoli oltre 130.000 persone e che pure è un luogo vitale e vissuto, pur dando ai suoi frequentatori un senso di pace e l'occasione di meditare - ma senza tristezza - sulle cose ultime.
In un'opera scritta dal filologo e viaggiatore Grigorij Chkhartischwili e dallo scrittore B. Akunin, Le Città senza tempo. Storie di Cimiteri (Frassinelli, 2006) viene annotato - tra le altre cose - che, se dovessimo fare il conto dei morti che, dentro o attorno alle città sono stati sepolti nel corso dei secoli, noi vivi saremmo decisamente in minoranza e che, in ogni caso, tutti questi defunti che giacciono nei cimiteri, strato su strato creano delle forme di energia di cui non si può non tenere conto.
Il cimitero di Bunhill Fields venne devastato dalle bombe tedesche nella prima fase della 2^ Guerra Mondiale e successivamente risistemato negli anni Sessanta del XX secolo.
Questo fatto mi ha portato a pensare che la tomba di famiglia dal lato materno al Cimitero di Sant'Orsola di Palermo venne del tutto devastata da una bomba alleata caduta casualmente lontano dai bersagli prinicipali dei bombardamenti che erano la zona portuale di Palermo e che, al posto della sepoltura, mia madre e mia nonna che si recarono ssul posto a constatare i danni trovarono un grosso buco, una ferita dolente aperta nella nuda terra, i marmi frammentati e delle povere ossa che lì giacevano solo frammenti inidentificabili e polvere.
Polvere alla polvere.

 

(da Wikipedia) Bunhill Fields (la dizione corretta è "Bunhill Fields Burial Ground") è una tranquilla oasi situata nel London Borough of Islington, frequentata da residenti, turisti e lavoratori in cerca di un attimo  di tranquillità e per consumare il pasto nella pausa di mezzogiorno.

Le scoperte casuali. The Bunhill Fields Burial Grounds: un luogo antico, di pace e di riflessioneÈ anche un luogo di grande interesse storico e religioso: Bunhill Fields è, infatti, terreno non consacrato che venne usato quale luogo di sepoltura per i non conformisti, i dissenzienti e, in genere, per i non appartenenti alla Chiesa d’Inghilterra, quindi Battisti, Quaccheri, Metodisti e Presbiteriani.

Il nome "Bunhill" deriva da Bone Hill, (collina delle ossa in lingua italiana) in quanto l'area fu usata come luogo di sepoltura sin dal tempo dei Sassoni. Nel 1665, durante la Grande peste, fu destinato all’uso di cimitero comune per seppellire i corpi che non potevano più essere contenuti nei cimiteri delle chiese. Fu usato fino al 1855, per circa 120.000 sepolture. Nel 1867 un atto del Parlamento destino’ Bunhill Fields a spazio aperto, mantenuto dalla Corporazione della City di Londra come area verde di pubblica fruizione. In quell’epoca furono apportati anche dei miglioramenti con, tra l’altro, la messa a dimora di alberi e la recinzione dell’area del cimitero.
Danneggiato durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti tedeschi, fu ricostruito nel 1960. Il sito venne ridisegnato da uno dei più rinomati architetti paesaggisti dell’epoca, Peter Shepheard (1913–2002). Il cimitero contiene ora 2.333 monumenti, per la maggior parte semplici lapidi.

 

 

 


 

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13 settembre 2014 6 13 /09 /settembre /2014 17:14

Le Ghost Bicycle. Un fenomeno che dagli USA sta arrivando in Europa: memorial, memento e progetto artistico assieme

Le ghost bicycle - ma anche le ghost bike, o GhostCycle o WhiteCycle - sono delle "biciclette alla memoria", collocata nel punto in cui un ciclista è stato ucciso  - o gravemente ferito - da un auto o da una motocicletta.
In Italiano - se proprio non vogliamo utilizzare un anglicismo -le potremmo chiamare "bici fantasma".
Solitamente, le bici fantasma sono delle vecchie bici recuperate e dipinte di bianco; a volte sono adornate di ghirlande di fiori finti, a volte recano una targa o un cartello che ricordano l'identità della persona e le circostanze dell'evento infausto.
Oltre ad essere un "memorial" della persona ferita o uccisa, fungono da memento per gli automobilisti/motociclisti in transito.
La prima "ghost bike" ad essere avvistata, secondo il Guardian, fu a St. Louis, Missouri (USA), nel 2003, preceduta da un progetto espressivo da parte dell'artista Jo Slota a San Francisco, poco prima nel 2002.
Quello delle bici fantasma è stato nelle sue origini un fenomeno tipicamente americano adesso tende ad arrivare in Europa: a Londra - ad esempio - sono diversi gli avvistamenti di questo tipo di reperti, anche se in alcuni casi la Ghost Bicycle è allocata solo per ricordare una persona che non è più, anche se la sua morte non è stata determinata da un incidente della strada, mentre andava in bici.
Quindi le "Bici fantasma" finiscono con il diventare icone nelle quali si intersecano le intenzionalità del memorial (o monumento alla memoria) e del memento (o avviso) affinché gli automobilisti e i motociclisti potenziali assassini di pedoni e di ciclisti innocenti ne traggano insegnamenti, spunti di meditazione ed inviti alla prudenza, e l'espressività di progetti artistici veri e propri, nello spirito della "street art" o della "land art".
D'altra parte, le "bici fantasma" sono anche dei cippi, degli indicatori stradali che contrassegnano i luoghi in cui hanno avuto luogo passaggi e transiti e, in questo senso, assumono un valore ben piùpregante e denso di emozioni dei luoghi di sepoltura nei luoghi appropriati e rituali.
Da un certo punto si possono considerare dei cenotafi (cioè dei luoghi di sepoltura, privi tuttavia, delle spoglie mortali della persona acui si riferiscono) e, da questo punto di vista, alimentano un post-moderno - e metropolitano - culto dei morti.

 

(da Wikipedia) A ghost bike (Ghostcycle or WhiteCycle is a bicycle set up as a roadside memorial in a place where a cyclist has been killed or severely injured (usually by a motor vehicle).
 Apart from being a memorial, it is usually intended as a reminder to passing motorists to share the road.
Ghost bikes are usually junk bicycles painted white, sometimes with a placard attached, and locked to a suitable object close to the scene of the accident.
According to The Guardian, the first recorded ghost bike was in St. Louis, Missouri, in 2003. A witness to a collision between a cyclist and a car placed a painted bike at the location  with a message that read: "Cyclist struck here".
The original idea of painting bikes white reportedly goes back to the city of Amsterdam in the 1960s as an anarchist project to liberate two-wheel transport—white bikes were free, help yourself and then leave it for someone else.
The ghost bike idea in the United States may have originated with a project by San Francisco artist Jo Slota, begun in April 2002.
This was a purely artistic endeavor. Slota was intrigued by the abandoned bicycles that he found around the city, locked up but stripped of useful parts. He began painting them white, and posted photographs on his website, ghostbike.net. As the idea was taken up for different purposes, Slota faced a dilemma. San Francisco is one of the safer U.S. cities for bicyclists, but memorial ghost bikes sprang up there as elsewhere, changing perceptions of his project.
A ghost bike memorial project was started in St. Louis, Missouri, United States in October 2003. After observing a motorist strike a bicyclist in a bike lane on Holly Hills Boulevard, Patrick Van Der Tuin placed a white-painted bicycle on the spot with a hand-painted sign reading "Cyclist Struck Here". Noticing the effect that this had on motorists in the area, Van Der Tuin then enlisted the help of friends to place 15 more "ghost bikes" in prominent spots in the St. Louis area where cyclists had recently been hit by automobiles.
They used damaged bikes, in some cases deliberately damaged to create the desired mangled effect.
Similar projects began in Pittsburgh in 2004, New York City, Seattle in 2005, Albuquerque and Chicago; and Toronto in 2006.  
In August 2005, nearly 40 ghost bikes were placed throughout Seattle to draw awareness to locations of accidents, near-misses, and poor road conditions.
 A ghost bike in Dupont Circle, Washington, D.C., commemorating a rider killed by a garbage truck in 2008, remained for a full year. When it was removed by city employees, friends of the rider replaced it with 22 ghost bikes, one on every lamppost.[16] London Ghostcycle was active in 2005 and 2006.
There have been similar projects in dozens of other cities worldwide.
A bike memorial project[18] was recently started Durham, North Carolina to commemorate the death of two prominent cyclist and bicycle safety advocates.
 In Late 2013 and early 2014 The Houston Ghost Bike Group has placed 47 ghost bikes to raise awareness during an especially deadly string of cycling accidents involving automobiles taking place in Houston, many of them hit and run. As of this posting, they are working on 13 more bikes to bring the list of deaths in recent years up to date.

 

 

 

La bici che si vede nella foto è stata fotografato in Commercial Street, nell'East End londinese.

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3 giugno 2014 2 03 /06 /giugno /2014 06:23

La lucertola

 

Acqua verdastra

oleosa

 

Due topi di campagna

galleggiano immoti,

annegati

 

Una lucertola  verde lucente

con movimenti convulsi

lotta per risalire

la liscia parete della vasca

 

Ogni volta perde la presa

e ripiomba

nell'acqua

da cui poi riemerge

una rettiliana testina

con la lingua sottile

guizzante

 

E non si arrende,

nello sforzo agonico

di non soccombere

 

Lezzo di decomposizione

si sprigiona

dolciastro

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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