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5 febbraio 2023 7 05 /02 /febbraio /2023 06:26
manichini prigionieri (foto di Maurizio Crispi)

Sogni ribelli
Sogni ribaldi

Entro nel mio studio
e trovo una serie di prodotti cosmetici
esposti in bella mostra sul piano della scrivania
Inappropriato!

Sono irritato
Chi avrà fatto questo?

Penso che dovrò parlarne con mio figlio

Ma sono certo che lui non capirà 
È facile essere frainteso

Lui è irruento e di rado ascolta
sino in fondo
ciò che ho da dire

Poi, in un altro momento,
ero trasportato in auto
Il guidatore faceva anche da guida

Si parlava di un certo ospite,
un mio lontano parente, 
che era venuto in visita
da un paese estero
Siccome era venuto per partecipare
ad una celebrazione familiare
le spese di viaggio e permanenza alberghiera per due giorni
erano a mio carico
Il guidatore mi diceva 
che l’ospite aveva deciso
di prolungare il suo soggiorno,
trasferendosi in un hotel di superlusso 
Aggiungeva anche
che l’ospite si aspettava che io pagassi il conto
Mi facevo quattro conti in croce
e realizzavo che avrei dovuto esborsare
circa 25 milioni
Mi sentivo sbalordito e sopraffatto,
sgomento anche
Dicevo che c’era stato un fraintendimento
Non sarebbe dovuto toccare a me
pagare le spese extra
Non erano questi i patti con l’ospite
Nel sogno, tutto questo
lo dicevo in inglese
Il guidatore/guida sghignazzava di gusto,
mentre continuava a guidare

 

Avrei voluto scendere
ma la portiera era senza maniglie,
i finestrini non si potevano abbassare
Non sapevo dove stessimo andando
e nemmeno quanto sarebbe durato il viaggio

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28 gennaio 2023 6 28 /01 /gennaio /2023 06:47
Riflesso in una pozza d'acqua piovana - foto di Maurizio Crispi

Ho sognato che andavo ad un convegno
(di psicoanalisi o di psichiatria)
su di un magnifico cavallo bianco 
Ero gioioso per avere questo cavallo
Tutti erano stupiti nel vederlo
Io ero compiaciuto
Non era soltanto magnifico,
era anche intelligente
Era capace, per esempio,
di aprire il rubinetto dell’acqua
per bere autonomamente,
come se avesse zoccoli prensili
Era una creatura mitologica,
a tutti gli effetti
Il convegno si svolgeva all’aperto
nella vasta corte di un’antica dimora
Incontravo tanti colleghi del passato,
altri - più giovani - mi erano sconosciuti
Ma, in verità, ero più interessato al cavallo
che non al convegno,
né mi sentivo vocazione alcune per le rimpatriate
E poi c’era il cavallo da impastoiare
e da rigovernare
Parlavo con una tizia
che riconoscevo come scrittrice
Nella conversazione mostravo
di possedere un’articolata conoscenza
dei suoi libri 
e lei se ne stupiva
Poi se ne andava 
e la conversazione si spegneva
Forse, avrebbe voluto 
rimanere nell’anonimato
Anche la scrittrice, però, era venuta
al convegno a cavallo
- questo ci accomunava -
ma il suo destriero era un roano

 

Cominciavano a cadere 
grosse gocce di pioggia
Guardavo il cielo ad est
e vedevo che grossi cumuli
grigio-neri, minacciosi,
si addensavano rapidamente
Pioverà?, chiedevo alla scrittrice
Lei rispondeva, Sì, certo!
Se non vogliamo bagnarci,
occorre andare!

Il cavallo mi rendeva davvero felice
Non avevo bisogno d’altro
Mi occupavo di lui
Non temevo alcun male
Pensavo che me ne sarei andato via
presto, in groppa al mio destriero,
per scansare la pioggia imminente
Del convegno e delle facce di circostanza
non mi importava proprio nulla

 

Pregustavo una magnifica uscita di scena,
io e il mio destriero
per andare a passo lento e maestoso
verso altri destini

 

Dopo poco più di un mese da quello che avete appena letto, ecco un nuovo sogno, nel quale mi ritrovo a partecipare ad un convegno di psichiatria

Maurizio Crispi (6 marzo 2023)

Selfie strano (foto rimaneggiata di Maurizio Crispi)

Sono tra i partecipanti d'un convegno nazionale di psichiatria
Si tratta di una cosa davvero grande ed importante
C’è uno stuolo di professoroni, il fior fiore,
la crème del la crème, e i loro accoliti
lecchini, rampanti e ambiziosi
armati di coltelli taglienti
per pugnalarsi alle spalle 
quando occorre o anche quando non occorre
Bisogna avere lo stomaco foderato di acciaio
ma anche indossare robuste mutande di latta,
per stare assieme ad una simile combriccola,
eppure siamo lì,
volenti o nolenti
La folla è percorsa da grandi ondate nervose
Ci si sposta all’improvviso
sulla base di dicerie o anche di semplici supposizioni
La parola d’ordine é essere presenti
laddove le cose accadono,
per ottenere favori 
o cogliere opportunità 
C’è anche mio fratello,
con la sua carrozzina,
lui però è un outsider, un puro,
un gigante con i piedi di solida roccia
non come quei fantocci dai piedi di argilla
che lo circondano 
Lui è là, perché deve presentare
un suo libro sui diritti 
delle persone con disabilità 
Di lì a poco, mio fratello scompare, tuttavia,
e non ho più il conforto
della sua rassicurante presenza
In uno dei tanti spostamenti di folla
vengo trascinato in una grande sala 
dove è allestito un buffet
Tutti si avventano sui tavoli 
riccamente imbanditi
riempiono piatti di tutto e di più 
mangiano a quattro palmenti,
quasi fossero reduci da un mese di digiuno
a pane e acqua
Intanto, infarciscono il loro ingozzarsi
con un chiacchiericcio vuoto
Una nuvola di parole vuote
si leva verso l’alto
come un sottile gas asfissiante
I coltelli sono sempre là
pronti all’uso
Mi trovo alla presenza di un augusto professore
il quale, attorniato dalla sua corte, sentenzia
Alcuni, i suoi più fedeli, 
annotano le sue parole oracolari 
a futura memoria
Io non so che dire
Tacere è la virtù dei forti
Poi ci si sposta altrove, 
in un grande androne 
dove ci si registra per poter prendere la parola
e fare dotti interventi
La calca è terribile
Tutti si fanno sotto,
cercando di scavalcare e arrivare per primi
Non si contano i furbetti e i furetti
Ma c’è un servizio d’ordine impeccabile
Ci sono delle amazzoni 
a torso nudo
che bloccano gli indisciplinati
con prese d’acciaio
al collo o alle braccia
Stringono con tanto vigore
che potrebbero spezzare le ossa di quei tapini
A nulla valgono le loro suppliche
o anche le blandizie
Anzi, più i tapini - un tempo furbetti -
supplicano e pregano
di essere trattati con meno rigidità, 
più la stretta aumenta
e i loro volti si contorcono
per il dolore,
mentre le amazzoni mute
tengono puntati su di loro
occhi di fuoco


(Dissolvenza)

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4 settembre 2022 7 04 /09 /settembre /2022 11:28

Scrissi questo pezzo come "nota Facebook" il 27 agosto 2009 ed è rimasto sepolto lì, man mano che i contenuti della bacheca scorrevano in avanti, proiettati lungo un vettore di tempo lineare.

Riemerge oggi e avendo controllato che di questo scritto non v'è traccia nei miei blog, lo lancio qui.

parla di un momento quasi antidiluviano, prima ancora che esordisse un decennio di lutti, ma anche di grandi cambiamenti ed è, per questo motivo una traccia che vale la pena conservare.

mare all'alba (foto di Maurizio Crispi)

Sulla riva del mare, il frinire delle cicale

si mescola al fruscio della brezza

ed anche al suono attutito della risacca,

a voci indistinte,

al gracchiare d'una radio lontana,

triste,

agli schiocchi di bicchieri di plastica

trascinati qua e là da raffiche

che si formano all'improvviso

 

Tutto è indistinto e fuso assieme

nella scala policroma dell'azzurro marino,

di vele all'orizzonte,

di scafi alla fonda e giochi di gabbiani

 

Solo pochi elementi fluttuanti

attraversano le dighe che ho edificato

 

Fuggo dal mondo

e precipito

in un maelstrom

d'assenza di parola

 

Pensavo di aver conquistato un ormeggio sicuro

 

Invece,

sono alla deriva,

in viaggio ancora una volta

verso la fine del mondo

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28 agosto 2022 7 28 /08 /agosto /2022 09:35

Anche questo scrissi nel lontano 28 agosto 2010. E anche questo breve scritto mi è stato restituito in forma di "ricordo" dall'algoritmo di Facebook. Lo ripropongo qui, poichè non fu mai pubblicato nei blog che tenevo attivi a quel tempo.

Carpe diem

Gli attimi sono sempre fuggenti. E' nella loro natura esserlo

Crediamo di avere la presa sul presente e ciò che riteniamo di possedere, in un attimo, è già passato

Il presente di fatto non esiste

Ciò che è in un modo transita veloce verso successive - imprevedibili - metaformosi

E non c'è mai l'immobilità, né l'equilibrio assoluto

Viviamo in un continuo disequilibrio alla ricerca di continui micro-equillibri esistenti soltanto in funzione del caos che preme da ogni parte

Io non ho mai un mio centro, non riesco ad averlo nemmeno quando ci provo e sono convinto di provarci

Se lo avessi, probabilmente non scriverei come faccio - spinto da un'ossessione d fissare - attraverso la scrittura - le cose (gli accadimenti) e i pensieri e le emozioni

Se io faccio ciò è per vincere il fantasma della morte e di ciò che si deteriora e si guasta

Se scrivo e se penso e se ricordo l'attimo fuggente oppure ciò che è stato ed è fuggito via da tanto tempo, sono vivo

Ancora per un attimo

Poi, si vedrà

Il commento che segue non è mio e ci tengo a riportarlo sia pure in forma anonima:

"Gli attimi sono importanti.
Sono fuggenti, ma sono come un puzzle e permettono la crescita e la costruzione di tutta la nostra vita, delle nostre emozioni, della nostra... storia.
Ogni attimo passato ci ha permesso di essere come siamo.
Ogni attimo presente ci permette di esserci domani.
L'attimo fugge la morte, perchè la morte è l'ultimo attimo.
L'unico attimo che viviamo senza quasi esserne consapevoli se non forse per una frazione di secondo

anonymous

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24 agosto 2022 3 24 /08 /agosto /2022 11:20

1. Dopo il temporale
(alias nubifragio, alias - ma solo per i media conformisti -
“bomba d’acqua”)
è ritornato il sereno

 

Il cielo è di un azzurro che più non si può
Qualche nuvoletta cotonosa indugia nell’azzurro

 

Prima, brontolio di tuoni annunció la bufera

 

E infuriarono anche raffiche di vento poderose,
assieme a fulmini e saette
Sedie e sdraio da balcone volarono
Tende da sole dispiegate come vele
furono divelte
Vasi di piante si schiantarono

 

Ed ora ci crogioliamo di nuovo
nel sole che non dà requie

 

2. E poi di notte ha piovuto di nuovo,
ma così quietamente
che non me ne sono accorto
Ora, al mattino, nuvole vaganti
si addensano e si separano
nel grande melting pot del cielo

 

Mentre cammino assiem al mio Fedele
è anche ricominciata la pioggia,
ma é solo una pioggerellina lieve,
solo alcune gocce sparse
Ma qualcuno, dei radi passanti,
ha ritenuto opportuno
aprire l’ombrello di scorta,
inscenando così
una romantica passeggiata a due
sotto la pioggia

 

Mentre i due sotto l'ombrello
si allontanano
facendosi sempre più piccini
un piccione spennacchiotto,
posato su di una ringhiera,
sembra guardarli con fiero cipiglio,
tubando in attesa di dispiegare
le ali della libertà

 

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16 agosto 2022 2 16 /08 /agosto /2022 14:53
I cannoli del fontanile settecentesco di Palazzo Adriano (foto di Maurizio Crispi)

Il giorno dopo ferragosto,
sono uscito di primo mattino,
come d'abitudine,
per la rituale passeggiata umano-canina
L'impatto dell'aria calda è stato forte e devastante
Par d'essere davanti alla bocca d'un forno di panificio o per le pizze
che stia andando a pieno regime,
o nella traiettoria dell'alito caldo di un gigante

 

Ho camminato per vie deserte
Non un'anima viva, benché formalmente
il giorno sia lavorativo
Ma la verità è che la città è tutta chiusa per ferie
come un villaggio messicano
all'ennesima potenza
Anche le edicole,
ma già!, forse, il giorno dopo Ferragosto
i giornali non escono

 

Il cane ansima per il gran caldo
Io sudo copiosamente
e vado cercando i tratti di strada più ombreggiati
(o meno esposti al sole)
Le foglie dei platani, appassite anzitempo,
si sono ammucchiate negli angoli morti
e vengono di continuo spostate dai refoli dello scirocco
Ombre lunghe nel primo mattino
Eppure scorgo di tanto in tanto
qualche camminatore affranto e traballante
trafelato alla ricerca di frescura
Arriva uno su di una bici elettrica,
grosse ruote tozze,
che tiene sospeso un dispositivo
per ascoltare la musica dal cellulare
a tutto volume, mediante bluetooth
Procede in un'onda sonora di bassi
che fanno tremare i polsi

 

Sono ancora nel caldo torrido,
così torrido che di più non si può
e la mia attenzione è attratta
dalla carcassa di un piccione che si dissecca sull'asfalto,
piume e ossa, in una parvenza di mummificazione
un resto che forse, prima, è stato cibo
per i gabbiani cittadini, sempre più predatori e carnivori
Il vento che ha soffiato una notte di bufera,
qualche giorno fa,
ha spezzato rami e abbattuto dei grossi platani
Uno è stato rimosso
e rimane soltanto un'ampia ferita nella tessitura
del marciapiede con le grandi pietre squadrate
che delimitavano l'aiuola spostate come fuscelli

 

E ancora vedo delle piccole farfalle gialline
che si rincorrono nell'aria
celebrando la loro effimera vita
Loro danzano lievi,
malgrado il caldo,
ma hanno poco tempo,
non possono fermarsi a riposare
neppure per un istante

 

Poi, all'improvviso,
si sente in alto,
forse proveniente da qualche tetto condominiale
sul quale hanno preso alloggio,
sento un'improvvisa baruffa tra gabbiani
Cosa si diranno mai?

 

Il loro è loro ormai

Noi umani siamo una specie
in via d'estinzione

 

I cannoli dell'antico fontanile settecentesco di Palazzo Adriano (PA) - Foto di Maurizio Crispi)

I cannoli dell'antico fontanile settecentesco di Palazzo Adriano (PA) - Foto di Maurizio Crispi)

Dolci e fresche acque - chioccolanti - dal cannello di ottone dell'antico fontanile di pietra, al centro della Piazza di Palazzo Adriano...
In questa fontana che non cessa mai di mormorare c'è tutta la storia di un luogo...E c'è tutta la magia delle fontane quando l'acqua per dissetarsi e per rinfrescarsi era libera e gratuita, un bene di tutti.
Queste meraviglie - le fontane che erogano in continuità acqua sempre fresca e pulita - stanno scomparendo dal mondo nella disattenzione generale...

Maurizio Crispi

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1 agosto 2022 1 01 /08 /agosto /2022 20:05
Bottiglia di passato di pomodoro sul marciapiedi (foto di Maurizio Crispi)

Il caldo è feroce
L’umidità alle stelle
Una folla, stremata dai dardi della canicola,
s'accalca davanti all’Ufficio Postale

 

Volgo le spalle a quei coatti sotto il sole
e riprendo scoraggiato la via del ritorno

 

Mi distenderei volentieri
su una delle panchine
davanti alla statua di Santo Pio,
se non fosse così arroventata,
una graticola più che altro,
benchè un ventaglio di poveri materiali,
l'ì dimenticato da un precedente abitatore
eserciti su di me un surreale richiamo

 

Dietro una recinzione di ferro e rete metallica
occhieggiano tristi rose prigioniere

 

Poco più in là, una bottiglia di passato di pomodoro
giace a terra scappellata
e spande il suo contenuto sul cemento,
mimando gli effetti di un orribile delitto,
avvenuto qualche istante del mio arrivo

 

Mi ritiro fiaccato a casa
E qui trovo il divano  
ad accogliere le mie terga stanche
Un po’ di aria condizionata
per raffrescarmi

 

Ma non bisogna mai dire che c’è caldo!
È un grave errore di metodo far ciò
Ho piuttosto la visione d’una fresca vallata alpina
I prati verdi rasati di fresco
e l’ombra fitta degli alberi
Il ruscello che scorre tra i sassi
con un piacevole, lento, murmure
No! Lì, non c’è caldo,
posso sentire sulla mia pelle
la piacevole frescura
e l’aroma della fienagione

 

Ma il beneficio della visualizzazione
cessa troppo presto, purtroppo

 

Squilla il telefono e c'è un'emergenza
Il beneficio diventa veneficio
Orsù, gambe in spalla, Wolf!
Tu sei quello che risolve i problemi
Vai, Wolf, sei atteso!
Corri! Corri!
Prima arrivi, meglio è!

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15 luglio 2022 5 15 /07 /luglio /2022 08:02

Ho scritto questo pezzo nel luglio 2015, rendendolo visibile nel mio profilo Facebook. Probabilmente non l'ho tempestivamente pubblicato qui sul blog. Mi ci sono imbattuto casualmente, nella solita rassegna di ricordi proposta giornalmente dall'algoritmo di Facebook. E , quindi, non avendolo fatto a suo tempo, lo lancio, qui, oggi.
Delle riflessioni che arrivano in ritardo rispetto a quando furono formulate, ma che sono tuttora attuali.

Tatà e i cannoli di Piana degli Albanesi (foto di Maurizio Crispi)

Tante delle persone che sono state nella mia vita sono morte.

Mia nonna e la prozia Irene le ho viste solo nel letto di morte e poi composte nella bara. Mi è stato risparmiato il momento del loro trapasso.

Poi è stata la volta di Papà che è entrato in casa, dopo il tragico incidente, già sigillato dentro la sua bara. Mi è stato risparmiato di andare all'Istituto di Medicina Legale ad effettuare il riconoscimento di quel che restava. O forse io sono stato vigliacco e, con facilità, mi sono lasciato convincere a non andare, lasciando ad altri il pietoso compito.

Poi - e vado saltando, passando agli eventi più significativi - è stata la volta di mio cugino Gabriele. Questa volta - forse per compensare ciò che mi ero risparmiato quando era morto papà - sono andato con i miei cugini e con i suoi genitori sul luogo dell'incidente e abbiamo passato la notte davanti all'obitorio di un piccolo cimitero di provincia, in attesa che gli addetti ne aprissero le porte, con impietoso orario di ufficio.

E qui, io, facendo da supporto per i miei cugini e per i miei zii, mi assunsi parte dell'incarico del riconoscimento di Gabriele e, poi della sua svestizione dalla muta di sub che ancora indossava. In questo compito impregnato di pietas, mi ritrovai a vivere in pieno ciò che non avevo vissuto alla scomparsa di mio padre. E fu un'esperienza intensa e, in parte, destabilizzante, negli effetti che ebbe su di me negli anni successivi: un'esperienza che potei metabolizzare a poco a poco, con grande dolore.

Poi, andando avanti negli anni, siamo arrivati alla morte della mamma: l'ho seguita intimamente negli ultimi giorni, osservando il suo rapido declino e, nello stesso tempo, sentendo l'energia caparbia con cui si teneva legata alla vita, aspettando il momento proprizio per lasciarci con fierezza e nel suo modo. L'ultima notte non volle andare a letto e rimase seduta nella sua poltrona, la poltrona dove aveva passato sempre più tempo nei suoi ultimi giorni. Io mi misi nella poltrona accanto a lei per rimanerle vicino. E mi addormentai.

Quando alcune ore dopo mi risvegliai forse a causa dell'eccessivo silenzio (il suo respiro nelle ore precedenti si era fatto pesante e affannoso), mi resi conto che aveva compiuto il suo transito, con accanto la sua borsa e la sveglia che ogni mattina puntava alle 5.00 secondo un'abitudine consolidata allo scopo di avviare la routine dell'accudimento a Salvatore (mi aveva chiesto di portargliela e di caricarla per lei al solito orario di sempre). E quella sveglia all'ora stabilita suonò ancora una volta, per ricordare a tutti noi che la vita continuava con le sue necessità e i suoi obblighi.

Anche questa volta, tuttavia, mi fu risparmiato il momento del trapasso. Ero addormentato accanto a lei.

Con Salvatore, no.

Eravamo assieme e l'ho visto morire.

Ho visto la sua lotta, mentre se ne andava.

Ricorderò il suo sguardo carico di angoscia: non si è mai pronti, quando quell'ultimo momento arriva; il suo tentativo di dirmi qualcosa, delle parole che non riusciva ad articolare; il suo improvviso accasciarsi in avanti, terreo in viso, in un'immobilità che, sul momento, mi sono rifiutato di codificare nel suo vero ed ineludibile significato, per quanto io sia medico (ma che ha scelto di fare lo psichiatra, proprio per non doversi confrontare con questi aspetti del morire).

E' stato giusto che sia accaduto così, io e lui assieme, vicini come eravamo stati negli ultimi anni dopo la morte della mamma. L'ho visto e l'ho sentito mentre era sulla soglia e forse mi rivolgeva un ultimo saluto, oppure mi chiedeva aiuto, perchè ancora per lui non era tempo di andare.

Non credo che potrò mai dimenticare quel momento.

Ci penso sempre: non riesco a distanziarmene.

Quelle fatidiche sequenze compaiono improvvisamente davanti ai miei occhi e nella mia mente nei momenti più impensati.

Ed è giusto che sia così.

Ed anche vero che il tempo è un grande scultore e che poi, a poco a poco, le cose si attenuano e si smussano anche se ci affanniamo a farle vivere nel ricordo.

Quando spingo il passeggino con Gabriel, ci penso più intensamente, proprio perchè quando il transito di Tatà si è verificato io ero lì con lui nella mia funzione di fratello-spingitore.

Forse ciò dipende anche per il fatto che questa sia stata la prima volta in cui ho visto materialmente il momento del trapasso di una persona cara.

E stato così che ho bevuto il calice della vita sino in fondo.

Questa volta, in occasione del mio ultimo miglio come spingitore,  non sono stato risparmiato: ho dovuto vivere per intero il commiato da Tatà, senza sconti.

Sono convinto che, per vivere, occorre avere consuetudine con la morte e soprattutto con il morire.

 

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11 luglio 2022 1 11 /07 /luglio /2022 07:54
Alba e isole lontane (foto di Maurizio Crispi)

E' un'alba con nuvole flottanti nel cielo,
mentre il disco rosso del sole
si leva dalla sua casa d’acqua
Le nuvole cotonose trascolorano,
passando dal grigio, al rosato, all'arancione vivo
per poi tornare bianchiccie

 

E si vede il profilo delle isole lontane
isole mai trovate,
isole mai visitate,
che fanno gonfiare il cuore di nostalgia

 

L’aria è fresca,
Le rondinelle intrecciano voli,
I colombacci tubano,
E c'è anche una musica vivace
che pulsa nelle mie orecchie

 

Vivide chiazze di sole
disegnano un fine merletto sul muro

 

I resti della colazione
e delle letture mattutine
giacciono affastellati davanti a me
Sì, l’aria è ancora fresca
e soffia una brezza benefica,
ma la pioggia annunciata dai meteobilli
non è arrivata
Peccato!

 

In compenso, i fichi sono in via di maturazione
e i fiori di cactus si schiudono
in ordine sparso

 

Il primo giorno di una nuova era
dopo lo strappo

 

Boh, tre volte boh!

 

Isole lontane e mai trovate (foto di Maurizio Crispi)

 

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9 luglio 2022 6 09 /07 /luglio /2022 07:36
Magnolie di notte (Foto di Maurizio Crispi)

Rapidi ed effimeri fulgori di luce
si alternano ad ampi viali d'ombra
Si crede di essere nella luce,
si gode del suo calore
e il cuore si riscalda
Poi, all'improvviso,
senza nessuna ragione
se non il tiro di dadi di un dio ottuso
ci si ritrova a brancolare nel buio e nel freddo

 

Il vento fuori soffia incessante
e spazza via la cappa di calore intollerabile
Il suo soffio fresco è una benedizione

 

Il cielo si illumina ad est d'un vago chiarore

Ma forse oggi il sole non sorgerà di nuovo

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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