Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
24 novembre 2014 1 24 /11 /novembre /2014 07:21

Un fuori gioco entropico

In una vecchia struttura, adibita a Centro di Salute Mentale. Lunghi corridoi su cui si aprono stanze di dimensioni dverse.

E' tutto fatiscente e c'è un grande disordine: mucchi di derrate alimentari scadute e imputridite, vecchi indumenti impilati scompostamente, rottami di vecchi arredi mai rimossi.
C'è un grande ambiente con una piscina piena di acqua non proprio pulita e le pareti rivestiva di una crescita di limo verdastro e crescite strane sulla superficie immota.
Ti aspetteresti di vedere spuntare all'improvviso un coccodrillo con le fauci spalancate pronto a ghermirti.

Non mi ci tufferei mai per una una nuotata salutare.

Malgradociò, la struttura è ancora pienamente funzionante.
Non sono semplicemente in visita, ma sono lì per affrontare un colloquio psichiatrico in compagnia di uno psicologo e di un'assistente sociale.

E' un ritorno, in verità.
Io sono mancato per molto tempo e sono sorpreso per il modo in cui le cose si sono rapidamente deteriorate durante la mia assenza.

Sembra che il terzo principio della termodinamica abbia preso il sopravvimento, portando ad un rapido decadimento entropico qualsiasi forma di organizzazione e l'intera struttura.

Mi mostrano la stanza dove dovrebbe svolgersi il colloquio.

E' semplicemente orribile, più che uno studio di consultazione che dovrebbe ispirare un'atmosfera serena e rilassata e una dimensione di ordine e di armonia mentale, al tempo stesso sufficientemente neutrale per consentire al paziente di non sentirsi assalito da input frammentati e schizofrenogenici, appare come la bottega di un rigattiere o di un banco di pegni affollata degli oggetti più disparati o forse anche una stalla.
A quest'ultima impressione concorre l'aria stantia e pesante.

Ho un moto di ripulsa al pensiero di dovere svolgere un'attività professionale in un simile antro.

E cerco di negoziare un a situazione di maggiore ordine e , se possibile, ottenere un ambiente decente.

Ma le mie richieste si scontrano davanti ad un muro di indifferenze e suscitano delle reazioni di scherno da parte degli altri.

Cosa voglio del resto? - sembrano volermi dire con i loro sguardi ironici -dopo tanto tempo arrivi e vorresti imporre il tuo ordine? Le cose sono cambiate adesso e non sei più tu ad avere la guida di questo posto! Non puoi fare che adattarti!".

Mentre le trattative vanno avanti, senza che peraltro ci possa metttere in un assetto operativo, mi rendo conto con grande imbarazzo di essere senza scarpe e calze.

I miei piedi sono nudi, forse anche un po' sporchini e con le unghie non tagliate di fresco, e mi dà un certo ribrezzo doverli poggiare sul pavimento chiazzato di macchie dubbie e sulla quelle stratificazioni di sporcizia, frutto di anni di incuria.

Mi ritrovo a lottare strenuamente per indossare - senza farlo apparire - un paio di calzini che trovo a portata di mano, pensando che siano i miei, ma - con grande imbarazzo - mi accorgo che non mi appartengono e che facevano parte di un mucchio di indumenti logori buttati in un angolo.

Mi sento disgustato ed infelice.

Vorrei essere altrove e capisco che non c'è più posto per me.
Il mondo che conoscevo è andato avanti o è rimasto indietro. 

Vorrei potermi infilare in una capsula viaggiante nel tempo ed andare via alla ricerca di un luogo migliore.



Un fuori gioco entropicoMi sono ricordato dei tempi in cui lavoravo come psichiatra e della difficoltà di mantenere nella struttura e nell'organizzazione di lavoro l'ordine e delle regole funzionale. E come - in assenza di interventi correttivi - volti a mantenere l'omeostasi del sistema o una sua evoluzione verso livelli di maggiore complessità organizzativa in modo da poter rispondere a nuove richieste ed esigenze - tutto quello che era stato fatto si disperdeva e si annullava, poiché nessuno metteva un briciolo di iniziativa per supportare struttura ed organizzazione.
Tutto all'insegna del principio della deresponsabilizzazione individuale e, talvolta, anche dell'ostruzionismo o, a volte persino, di una larvata forma di protesta.
Il lavoro era immane e assumeva le sembianze della proverbiale fatica di Sisifo.

 

 

Londra, il 17 novembre 2014

Condividi post
Repost0
27 agosto 2014 3 27 /08 /agosto /2014 07:54
Sullo smaltimento delle vecchie cose e sull'emendamento di quelle guaste

Osservo il fuoco
che arde liberatorio del camino
Perché liberatorio?
Con un atto di estrema determinazione
mi sono deciso ad eliminare nel rogo
del ceppo
un paio di pantaloni di tuta
che mi hanno ben servito
per quasi 45 anni
Si trattava del sotto tuta
della prima tuta societaria
della Società (ancora non ASD)
Amatori Palermo,
quando mi ci affiliai all’esordio
delle mie competizioni podistiche
amatoriali
Questa tuta la ricevetti dall’amico
Pino Sutera.
allora ed anche in seguito
Presidente APA
Dopo un suo uso sportivo
questa tuta
è passata all’utilizzo campagnolo
come indumento da lavoro
Ma è arrivato oggi
il momento del congedo
tra le fiamme purificatrici

Maurizio Crispi (27 gennaio 2024)

Sullo smaltimento delle vecchie cose e sull'emendamento di quelle guaste

 

Nel cortile di casa

sono in corso

lavori di pulizia e sgombro del garage,

per elminare vecchie cose e carabattole,

ma io devo essere presente

per evitare scelte non desiderate

 

Qualcuno ha cominciato quest'attività

prima del mio arrivo 

e con fastidio, ma anche con apprensione

noto che è stata portata via una vecchia Graziella

meritevole invece di essere conservata

(ha tra l'altro un certo valore come oggetto di modernariato)

E mi affretto verso il cassonetto dei rifiuti

per recuperarla,

sperando di trovarla ancorà lì 

e che unmio alter ego raccoglitore 

non sia già passato

 

Anche su a casa la signora Maria

sta mettendo ordine,

alacremente,

e trovo nel cestino delle cartacce

alcuni oggetti di mamma;

e, dopo averli esaminati accuratamente,

decido che alcune cose devono essere conservate,

dando il via libera per lo smaltimento di altre

 

Sono in visita di condoglianze 

a casa di qualcuno che non ricordo

ci sono anche i miei cugini crispi

parliamo di varie cose ed ogni tanto 

anche del caro estinto,

come se fosse presente tra noi,

come si fa solitamente

per alleviare la pena di chi rimane

 

Sono contento

che ci siano anche i miei cugini

 

Nella casa di campagna

sono in corso dei lavori di trasformazione

sono lì per dare un'occhiata

e per verificare che tutto vada per il verso giusto

con me c'è anche la signora Maria

Con lei concordiamo i dettagli per un picnic tutti assieme

Io le dico che anche se i lavori non dovessero essere conclusi

per la data stabilita

potremmo egualmente fare tutto all'aperto

Non trovo nulla da ridire sui lavori

e nulla mi lascia scontento

 

Di nuovo nel cortile di casa,

e con Tata Tatiba facciamo delle prove tecniche

di trascinamento della sua carrozzina

dietro - o per meglio dire a fianco -

della mia auto che - per l'occasione -

è un grosso camper

Dopo vari tentativi troviamo la lunghezza giusta di corda

che tenga la wheelchair non troppo vicino

ma nemmeno troppo lontana e dunque troppo lasca

Battagliamo a lungo per evitare che 

i fumi di scarico vadano direttamente 

addosso a tata

 

E, alla fine,

well done!

riusciamo nel nostro intento

 

Sullo smaltimento delle vecchie cose e sull'emendamento di quelle guasteNell'I Ching - Il Libro dei Mutamenti, il 18 è forse l'esagramma che è più spesso considerato, fra gli allievi della disciplina proposta da Yi, uno dei segni feticcio più assillanti in assoluto. Non tanto perchè sia il preferito, ma perchè ci sono periodi della vita in cui esce in continuazione. Anche come mutamento.

Il segno è associato infatti a una parte di lavoro interiore, che spesso le persone preferiscono fare stendendosi su un divano per parlarne con un terapista piuttosto che affrontarlo da soli. Per questo si parla d'affrontare gli errori del passato generati anche dagli antenati.

E' indubbio che l'imprinting più forte e importante che un essere umano riceva derivi dai genitori. Sentirsi dire "Sei come tuo padre", piuttosto che "Sei come tua madre", non è una novità per molti di noi.

Quello che però per molti di noi è difficile capire è distinguere il confine fra ciò che ci appartiene davvero, e quindi collima perfettamente con la nostra personalità, e quanto invece abbiamo ereditato per educazione e quindi abitudine.

Nell'abitudine, sottovalutata e non notata per differenza, si nasconde il guastato che deve essere rimosso. In questa caratteristica è celato il segreto dell'intero segno.
Per me, personalmente, l'esagramma 18 è stato un vero tormentone: come dice l'estensore del breve commento riportato sopra, in un periodo della mia vita, spuntava sempre fuori questo "emendamento delle cose guaste": non c'era scampo.
E, forse per questo, di quando in quando, attraverso le associazioni ritorna con i miei sogni.

 

 

Sullo smaltimento delle vecchie cose e sull'emendamento di quelle guasteLa Graziella fu una bicicletta pieghevole disegnata da Rinaldo Donzelli e prodotta a partire dal 1964 dalla fabbrica Teodoro Carnielli di Vittorio Veneto. Divenne molto popolare in Italia, situandosi fra le icone del made in Italy degli anni sessanta. La commercializzazione della Graziella, pubblicizzata come "la Rolls Royce di Brigitte Bardot", contribuì in maniera decisiva a rivoluzionare la percezione comune della bicicletta, che fino agli anni cinquanta era considerata solo come attrezzatura sportiva o come mezzo di trasporto "povero", e che negli anni del boom economico divenne invece uno status symbol della nuova gioventù benestante. Era strutturata senza canna orizzontale, con cerniera centrale, piccole ruote, sella e manubrio smontabili. Nel 1971 subì un restyling in cui venne aumentato il diametro delle ruote e furono aggiunti particolari come il portapacchi in tinta.

La Graziella fu prodotta fino alla fine degli anni ottanta. I modelli originali sono oggetto di collezionismo e modernariato.

Condividi post
Repost0
16 agosto 2014 6 16 /08 /agosto /2014 08:23

Tutta d'acqua é la città

Le strade della città sono trasformate

in vie d'acqua, canali e bacini


Un'intera città

è parzialmente sott'acqua

come dopo un alluvione

o un'esondazione


E' comunque uno scenario post-apocalittico,

ma non ci sono detriti

né auto semisommerse e trascinate dalla corrente


Tutto molto tranquillo, invero,

come se fosse così da sempre,

ed io procedo in modo rilassato

sulla mia canoa,

pagaiando con vigore

e sentendo il gioco dei muscoli sotto la pelle


Vorrei fermarmi,

ma una voce interiore

- il mio coach introiettato -

mi dice di proseguire ancora


All'angolo di un incrocio,

ora punto d'intersezione di due canali,

una folla assiepata assiste

alle manovre goffe e senza costrutto

d'una squadra del servizio comunale ville e giardini


Dovrebbero mettere a dimora una pianta ad alto fusto,

ma la stagione è totalmente sbagliata


Siamo in piena estate:

è vero che il terreno è intriso dell'acqua dei canali,

ma non per questo non bisogna sovvertire

del tutto le regole


In ogni caso, i quattro lavoratori

si muovono senza perizia

e nel manovrare con un muletto

abbattono un platano che era stato piantato poco prima.


Il mio allenamento sta dando i suoi frutti

sono già tutto sudato

e vorrei indossare una maglia asciutta


Qualcuno mi chiede se, nel corso del mio giro,

passerò anche dal Circolo di Canottaggio,

che deve essere presidiato per alcune ore


E, senza avere da me alcun assenso,

comincia a snocciolare

un elenco minuzioso di compiti ed incombenze

da sbrigare una volta giunto sul posto


Vado via frettolosamente,

lieto di non dover più sentire

quella voce noiosa

che mi martella la testa


E continuo a pagaiare

con vigore lungo i canali

Tutto e grigio e smorto:

manca del tutto la luce vibrante del sole

come se stessi vivendo in un mondo declino

condannato ad un lungo crepuscolo

senza il sole e senza la luna

e senza astri nel cielo

 

Tutta d'acqua é la città

 

La prima cosa che, mi è venuta da pensare, mentre ricordavo questo sogno, è stato il romanzo di J. G. Ballard, Deserto d'acqua (The Drowned World), uno dei primi titoli ad essere pubblicati nella rinnovata collana periodica "Urania" di Mondadori che sdoganò in Italia la letteratura SF britannica e d'Oltreoceano, nella forma "pulp" che inizialmente fu l'unica accettabile da parte delle case editrici italiane, vista la scarsa considerazione che riceveva un tipo di narrativa considerato di "genere" e, dunque, di scarso valore.

Fu mio padre ad introdurmi alla lettura dei volumi di Urania, quando mi portò - a sorpresa, come faceva sovente - "Il risveglio dell'abisso" dell'inglese John Windham (anche questo un "classico").
Lo lessi e mi piacque e mio padre continuò a portarmi altri volumi, fino a che io stesso con il mio piccolo budget settimanale non comincia ad acquistare personalmente le nuove uscite - prima quindicinali e poi settimanali.

Di Deserto d'acqua ho un ricordo indelebile. Come nel caso de "Il Risveglio dell'abisso" (citato sopra) apparteneva al filone della SF post-catastrofica: nel leggerlo mi sentii schiacciato da un profondo senso di malinconia.

Questa la trama per grandi linee. Un cataclisma naturale è il tema anche di questo nuovo romanzo di J. G. Ballard. Ma mentre ne "Il vento dal nulla" (Urania n. 288) la catastrofe veniva descritta nella sua paurosa progressione, giorno per giorno, qui, la narrazione comincia a cose fatte: la terra è sommersa, i superstiti si aggirano in una sterminata laguna, dove i monumenti della civiltà, le più orgogliose costruzioni dell'uomo, che ancora affiorano, sono diventati elementi di un mondo spettrale, ignoto e pericoloso come una giungla.

Mi sono ricordato, naturalmente, delle lunghe ore trascorse in solitudine a leggere i volumetti di Urania, cercando di essere rapido il più possibile, in modo tale da non essere sopravanzato dalle novità.
A casa della mamma c'è ancora uno scomparto di una libreria chiuso dalle antine, pieno dei volumi di Urania: ogni tanto torno a guardarli e a sfogliarli, ammirando sempre i disegni di copertina realizzati da Karel Thole.
Questo è il motivo per cui ho voluto scegliere come immagine di apertura di questo sogno proprio la copertina di "Deserto d'acqua", esattamente nell'edizione che ebbi tra le mani e che lessi (n°311 della collana Urania, pubblicato il 30 giugno 1963).
Eravamo da poco nella nuova casa di Via Lombardia ed io non avevo ancora compiuto i miei 14 anni.

Condividi post
Repost0
14 agosto 2014 4 14 /08 /agosto /2014 08:40

L'evanescenza dei sogni

I sogni vengono e vanno

portano immagini strane

 

A volte uno ci sta bene dentro i suoi sogni

Quando al risveglio deve abbandonarli

è dispiaciuto

 

Una situazione interessante stava accadendo

ma è rimasta in sospeso

 

C'era un problema da risolvere,

ma non c'è stato il tempo

di vedere i frutti delle soluzioni ideate

 

Cose che mai sono accadute in vita tua

o che mai ti potranno accadere

ti accadono,

mentre tu ne sei protagonista,

ma nello stesso spettatore

come se tutto quello che vedi e senti accadesse in un film

come se si trattasse di flash e spezzoni di vita che é di un altro,

ma non la tua, eppure al tempo stesso la tua

 

Ombre cinesi che si riflettono

su di una parete di stoffa illuminata da dietro,

in alcuni casi

 

Colori più accesi,

onirismo psichedelico,

conversazioni rutilanti ed improbabili,

suoni nitidi e netti,

elementi che compongono trame e tessiture

 

Quando ti svegli cerchi di catturare

qualcuna di quelle immagini

ma esse si sciolgono come neve al sole

lasciando tra le tue mani

solo piccoli frammenti, come di una fotografia bruciata,

e con un loro esame minuzioso

tu cerchi di dedurre tutto il resto

elaborando una possibile costruzione

come fu per il Palazzo di Cnosso,

ma è pur sempre un balocco rotto

quello con cui ti gingilli

 

E rimane solo la vaga traccia mnenomica

di aver vissuto qualcosa di meraviglioso

o di aver commesso delle orribili azioni,

a seconda dei casi

 

Ciò che rimane viva é

la nostalgia di aver perso la presa

su di un oggetto fantastico

ma anche - in altri casi - il sollievo

di essere appena sfuggito

ad una sorte orrenda

e all'Abisso che per un attimo fin troppo lungo

ti ha guardato

Condividi post
Repost0
4 giugno 2014 3 04 /06 /giugno /2014 19:56

Il sogno del toboga, ovvero senza via di uscita

 

 

Sono immerso in una zona congestionata di auto e di persone in una città straniera.
E, a fatica, sto conducendo un'auto a noleggio con la quale mi devo spostare da un punto all'altro per andare a caricare un certo numero di ingombranti bagagli, visto che sono in partenza per un luogo lontano.

Lo spostamento non è semplice per via del traffico intenso e caotico.

Arrivo in uno slargo, oltre il quale non si può più proseguire: fine corsa! Il passaggio è bloccato da transenne poste in tutti i possibili punti di uscita.

Vorrei tornare indietro sino al punto di partenza, anche per raccogliere tutti gli altri che dovrebbero viaggiare con me e che mi attendono.

Ma anche la strada da cui sono venuto è inesorabilmente bloccata.

Poliziotti minacciosi controllano tutte le vie di uscita.
Non posso andare avanti e nemmeno posso tornare indietro da dove sono venuto.

Mi accorgo che, come misura straordinaria, è stato predisposto un percorso obbligato che si può fare imbarcandosi come passeggeri singoli su piccole capsule che corrono in discesa lungo un binario chiuso dentro una galleria di acciaio rilucente.

Le capsule assomigliano a dei toboga individuali.
Mi sento imprigionato in una sitazione senza uscita, all'infuori dello stupido toboga.
Situazione disperata, ma nello stesso tempo c'è anche da ridere a crepapelle: quindi non è cosa da prendere troppo sul serio.

Ci sono tantissimi bagagli da prendere al termine della corsa su toboga.

Mi affanno a chiedere alle guardie truci e poco disponibili se poi potrò caricarli tutti e se la corsa si potrà fare anche in senso inverso, e cioè in salita.

Nessuno mi sa rispondere.

Preso dal dubbio e dall'incertezza non so davvero cosa fare.
Non rimane da fare altro che aspettare.
Wait, Rose, wait!

The Last Waltz...

 

 

Toboga (Tobogan or Indian sledge) è il nome irochese di una slitta da trasporto usata da varie tribù di pellerossa del Canada. Ha il fondo di forma piatta, costituito da assicelle di betulla sagomate come sci e prive di pattini.

In Canada il toboga viene utilizzato nei tempi più recenti per diporto e competizioni su apposite piste di forma perfettamente rettilinea, con pendenze assai pronunciate smorzate da saliscendi; è spesso costruito in metallo e dotato, per aumentarne la velocità, di sottili pattini d'acciaio.

Per la guida, peraltro limitata a piccole correzioni della direzione dato il tracciato, si usano i piedi. Il toboga fu introdotto in Europa verso la fine dell'Ottocento, ed ebbe una certa diffusione nelle località delle Alpi Svizzere.

Il termine "toboga" viene utilizzato anche come sinonimo di scivolo sia terrestre che acquatico.

Condividi post
Repost0
11 marzo 2014 2 11 /03 /marzo /2014 09:55

Fiore del sogno, sogno in fiore (Elena Cifali)

 

L'ho sognata anche stanotte. 
 

 

L'ho sognata come sempre. 
 

 

E tutte le volte assume un aspetto diverso. 
 

 

Chiusa in una piccola scatola di cartone, tra posate di plastica. 
 

 

Il sogno assume aspetti kafkiani e m'inquieta. 
 

 

La richiesta di quel fiore è sempre la stessa: vuole vedermi. 
 

 

La rassicuro come spesso facevo,

mentendole per non farla dispiacere.
 

 

Sentimenti nuovi e sconosciuti nascono

e galleggiano nell'aria

portando con sé rammarico e tristezza.

 

 

 

 

Fiore del sogno, sogno in fiore (Elena Cifali)

Condividi post
Repost0
20 gennaio 2014 1 20 /01 /gennaio /2014 08:35

Mal di sogniCi sono vari modi di interpretare i sogni. Freud disse con un incisivo aforisma che "i sogni sono la via regia per conoscere l'inconscio". Sempre secondo Freud, che elaborò l'idea che i sogni rappresentano un soddisfacimento mascherato di un nostro desiderio rimosso, gli incubi rappresentano situazioni in cui il rimosso si avvicina troppo alla superficie della consapevolezza, minacciando di compromettere con la sua irruzione  un equilibrio difficile che si è realizzato nella nostra vita da svegli e che è sempre la risultante di un compromesso.
L'incubo rappresenterebbe così il momento in cui il rimosso tende a tornare alla superficie e, in questo senso, i contenuti dell'incubo possiedono una forte carica "perturbante" (sempre secondo la definizione freudiana).
Ma - dopo Freud - si sono avute nuove e complesse teorie sul sogno e sul sognare che tendono ad ingranarsi con ciò che si conosce della neurofisiologia dei sogni (e ad integrarlo, in un interessante sforzo sincretico, di cui uno degli artefici è stato il neurofisiologo e psicoanalista Mauro Mancia).
Per esempio, secondo i cognitivisti gli animali che sognano ripassano delle azioni che sono loro abituali nella veglia (e non possono agire in sintonia poichè le innervazioni psicomotorio durante il sonno con sogni sono del tutto inibite), ma anche è stato detto che i nostri sogni rappresentano un modo attraverso cui la nostra mente elabora possibili soluzioni per problemi che affliggono la nostra vita diurna.
Quando ci capita di ricordare di aver sognato, senza ricordare il contenuto specifico del nostro sogno, ma ci sentiamo particolarmente sosoddsfatti e contenti, è perchè - probabilmente - senza che nemmeno noi lo sapessimo - la nostera mente è stata al lavoro e ci ha consetto di trovare qualche soluzione che metteremo alla prova durante la vita diurna, senza nemmeno accorgerci che lo stiamo facendo.
Quindi, i sogni complessi, quelli che ci turbano, quelli che ci spossano, li dobbiamo accettare per quello che sono: prendiamoli come degli allenamenti particolarmente faticosi che la nostra mente è chiamata a compiere.

Guai se non dovessimo più sognare: il nostro equilibrio e la nostra salute mentale, ne sarebbero gravemente compromessi, come hanno dimostrato numerosi esperimenti di deprivazione selettiva del sonno REM.

Mal di Sogni (Elena Cifali)(Elena Cifali) Ho dormito malamente stanotte e per troppe ore, attardandomi nel letto, girandomi e rigirandomi senza avere effettiva necessità di riposare, solo preda e vittima dell’ozio.

Da qualche tempo le mie notti sono agitate, ricche di “su e giù” di “vai e vieni” di fame notturna.

Stanotte, invece, non mi sono mai alzata, solo svegliata un’infinità di volte e tutte le volte che mi riaddormentavo sognavo.

Non ricordo bene cosa succedesse dentro questi tormentati sogni: cani, scale, libri, corsa, pioggia, io, tanti personaggi conosciuti ed alcuni sconosciuti.

Questa lunga notte mi ha lasciato un senso di inquietudine, di frustrazione, di malessere generale.

Ho mal di testa stamattina e non potrebbe essere altrimenti.

Ma - per fortuna - so che tutto passerà, con la stessa lentezza con cui è arrivato ma passerà.

In uno dei miei sogni, o forse sarebbe meglio chiamarlo incubo, di questa notte iniziavo a piangere, provando un forte senso di delusione e rammarico per un torto subito – di cui sconoscevo la natura.

Una persona cara si era presa gioco di me, tradendomi, maltrattandomi subdolamente, deludendo la mia fiducia nei suoi confronti. Arrivava così il mio carissimo amico Maurizio Crispi, l’unica persona a cui avevo raccontato l’accaduto. Maurizio – che, solitamente, riesce a farmi razionalizzare gli avvenimenti della mia vita reale e a farmi trovare il lato positivo in tutti gli accadimenti- non riuscì ad essermi di grande aiuto, indaffarato com’era a stare dietro alla sua cagnetta Frida.

Il mio pianto era anche causato dalla tristezza, perché sapevo che stavolta avrei dovuto cavarmela da sola.

Sola. Sola. Sola.

Sola al centro di Piazza Pola a Ragusa Ibla.

Non un’anima viva, nessun rumore, solo il ticchettio della pioggia leggera leggera che bagnava le miei scarpe da running.

Come farò a correre con le scarpe così bagnate?”, mi chedevo, incurante del fatto che anche tutto il mio corpo era fradicio d’acqua e che sentivo un gran freddo.
Mi importava solo delle scarpe….

Mi sveglio …. guardo il led che proietta l’ora sul muro della camera da letto. Sono le 3:33.

Mi giro dall’altra parte ascoltando il respiro di mio marito che dorme di fianco a me.

Tra un sogno e l’altro, tra un tormento e l’altro si fa giorno, si fa mattina, si fa tardi … è ora che io mi alzi, non ho trovato neppure la forza o forse la voglia di andare a correre.

Fuori piove, come nel mio sogno: Nicolosi è avvolta dalla nebbia …. “Che schifo di giornata” - penso mentre preparo la colazione per me e Luca.

Le odio queste notti lunghe e tormentate.

Sono notti che rimescolano dentro di me e fanno tornare a galla antichi dolori, grandi dispiaceri, inutili rammarichi, cocenti frustrazioni.

Sono notti che non finiscono con lo spuntare dell’alba ma che si protraggono fino al tramonto del giorno successivo.

Mal di sogni”, sì, oggi ho proprio avuto il mal di sogni e per curarlo non esistono pastiglie miracolose, solo la consapevolezza che di tanto in tanto devo tirare il freno e mettere in ordine le idee, fare il punto della situazione e ragionare per capire fin dove è giusto arrivare, fin dove è utile sognare …

In cucina mi aspetta lei, appena mi vede si siete sulle zampe posteriori, scodinzola vistosamente e mi fissa. I suo occhi seguono i miei e mi parlano.
Anni fa, Thelma mi salvò la vita e, di tanto in tanto, continua a farlo anche adesso.

Si, andiamo Thelma, portami fuori a fare un giretto” - le dico, mentre prendo il guinzaglio che so già non userò.

Condividi post
Repost0
7 dicembre 2013 6 07 /12 /dicembre /2013 09:24

La casa violata

Vado a dare un'occhiata alla mia nuova casetta al mare

Quando arrivo mi sembra che sia tutto a posto,  come sempre

E' in una piccolo edificio,

ma è la mia nuova dimora

e la sto arredando a poco a poco per viverci

Dispongo alcune delle cose che ho portato con me in un ultimo viaggio

Mi guardo soddisfatto attorno

Penso a come disporre meglio alcuni arredi

Sono in quello che, apparentemente, sembra un vano adibito a cucinotto

Mi accingo a prepararmi un the

Nello stesso tempo, penso che sono contento di questo cambiamento.

Penso che non dovrei concentrarmi solo sulla cucina,

ma che dovrei dare un'occhiata anche al resto

cominciando così a pensare come fare per arredarla al meglio,

pur con poveri mezzi a disposizione

Mi affaccio verso un ampio salone

e poi, guardando meglio, mi rendo conto una delle sue finestre è stata scardinata 

Mi avvicino per guardare meglio:

attraverso l'apertura posso vedere che l'intera stanza è ridotta in uno stato caotico,

con tutte le cose - mobili e arredi - messe in mezzo,

mentre il tetto e il pavimento sono stati parzialmente rimossi

La stanza sembra adesso quella di una stamberga

Sono arrabbiatissimo ed esclamo: "No, di nuovo!"

E mi chiedo il motivo di tanto accanimento

Penso alle altre circostanze della mia vita

in cui mi sono trovato davanti a spettacoli simili di ruberie e, soprattutto, di vandalismo

Entro nella stanza

per constatare meglio i danni e poter prendere nota mentalmente

delle cose da fare per mettere la casa di nuovo in sicurezza:

ci sono già passato altre volte da queste situazioni

e sono stato sovrastato dalla sensazione di impotenza e di rabbia

che ti prendono, quando sei di fronte all'evidenza che un tuo spazio
intimo e privato è stato violato

Controllo tutto e, all'improvviso,

quasi per magia (come fosse un genio della lampada evocato dalle mie richieste)

si materializza accanto me l'uomo di fiducia

al quale la mamma ed io stesso abbiamo sempre fatto ricorso in queste circostanze

Con lui, taccuino alla mano,

prendiamo nota dei lavori che occorrerà fare

per ripristinare, sistemare, mettere in sicurezza: una lista infinita.

Penso costernato: "Ma come farò ad affrontare questa spesa? Con quali soldi?"

e mi sento piuttosto avvilito

Poi, sempre con Massimo saliamo sulla terrazza soprastante

Il tetto di questa casa è del tutto piatto:

ed è recintato da una ringhiera di ferro dipinta di verde scuro,

oltre alla quale si gode della vista d'un panorama mozzafiato

sulla scogliera e sul mare di un profondo azzurro

Con mia sorpresa la terrazza è gremita di persone sedute ai tavoli:

tutti estranei.

"Cosa ci fanno qui?".

Ma c'è un cameriere che gira ai tavoli,

prendendo le ordinazioni

Da questo dettaglio arguisco che il posto è stato abusivamente utilizzato

per farne un locale all'aperto con vista mare

In un impeto d'ira, afferro l'uomo per le spalle,

mentre passa trafelato tra un ordine e un altro

Lo scuoto selvaggiamente,

gridando come un forsennato: "Questa è casa mia!"

Lo sollevo furibondo e lo lancio oltre la ringhiera.

Il poveretto si attacca ad un appiglio provvidenziale

che sporge dal muro

e, allora, io lo afferro per i capelli

sollevandolo di nuovo su con una forza sovrumana e gli grido:

"Qui non ci deve stare nessuno! Questa è casa mia!

Anzi domani stesso manderò una denuncia con il mio legale al titolare di questo esercizio

per utilizzo abusivo di una proprietà privata!"

E così dicendo gli strappo dalle mani il blocchetto delle comande

per avere con me le ragioni sociali dell'esercizio 

trascritte sull'intestazione di ogni foglietto

Quindi, lo ributto giù come se fosse un fantoccio inanimato

Mi giro: tutti quelli che erano seduti beati

di fronte alla rabbia sono fuggiti a gambe levate.

Indugiano solo pochi ritardatari,

ai quali ripeto ancora una volta la mia ingiunzione,

anche se - mi rendo conto - loro non hanno colpa di nulla.

Alla fine di tutto rimane, questo grande spazio vuoto,

al cospetto di un paesaggio marino bellissimo, di una bellezza da mozzare il fiato

 

 

[Mi chiedo se alla base di questo sogno non ci sia il mio travagliato e maldestro tentativo di riconnettermi ad internet, nel corso del quale non ho fatto altro che pasticciare il computer senza peraltro riuscire nel mio intento. E, soprattutto, pasticciando e messing around, non riesco più a rimettere le cose a posto]

 

 

Sono in viaggio con Gabriel

Ci sarà una maratona ed io sarò lì per fare le foto

Inspiegabilmente siamo da soli

Tutto mi appare piuttosto complicato

Arriva il giorno della gara e tutti gli atleti nei loro abiti colorati

cominciano a dirigersi a frotte verso il punto di partenza

Ho l’urgenza di raccogliere le nostre cose

per andare anche io allo start

e in queste procedure mi sento alquanto impacciato.

Gabriel è disteso sul letto,

molto tranquillo come sempre quando si è appena svegliato da un lungo sonno 

E borbotta e sospira tra sé e sé

Penso che sia meglio se, nel frattempo, 

io vada a prendere l’auto parcheggiata poco più in là

Lo faccio, ma quando arrivo e cerco di entrarci dentro,

vedo che tutte le maniglie sono state rimosse

Vado a chiamare qualcuno perché provveda alla bisogna

Passa un po’ di tempo…

L'orologio corre e i maratoneti ciarlieri passano sempre più numerosi

Finalmente, la macchina è a posto

La guido sino all’albergo

Mi ricordo con ansia che Gabriel è stato da solo per tutto questo tempo

Forse è caduto dal letto!” – mi dico

Arrivo con il cuore in gola

e, sul prato antistante la stanza del nostro alloggio,

una donna anziana su di un sedia, coccola e culla il Gabriel

Dobbiamo partire,

ma penso che non ci sarà il tempo di fare le foto della gara,

come era nei miei piani

Devo intraprendere il lungo viaggio verso casa

Ed è tempo di tornare

Condividi post
Repost0
26 novembre 2013 2 26 /11 /novembre /2013 21:20

Due frammenti oniriciFaccio delle foto
C'è uno spettacolo e dei ballerini danzano dietro un velo, con una fonte di luce alle loro spalle sicchè sul velo e oltre, verso gli spettatori, vengono proiettate delle ombre gigantesche.
Sono molto intrigato da questa situazione nuova.
Qualcuno mi batte sulla spalla ripetutamente ed io mi sento infastidito da questa insistenza.
Mi giro per guardare chi stia cercando di attirare la mia attenzione e, invece, mi sveglio.

Più avanti sono in una situazione indefinita.
Ci sono delle piccole larve infomi in quella che sembra essere una gigantesca piastra di Petri.
Dalle queste larve, ad una velocità stupefacente, si liberano dei grossi insetti alati, enormi, tanto grandi che sembrano essere elicotteri, tutti bianchi come se fossero fatti di ghiaccio.
E subito cominicano a volare freneticamente, ronzando.
Cerco ripetutamente di scansarsi da questi insetti giganti: reputo che il contatto con essi potrebbe essere pericoloso.
Il sogno è tutta una fuggire e un divincolarsi, mentre gli insetti volano attorno a me su di me senza darmi tregua.
So di essere esposto ad un pericolo grave e, in qualche modo, mi ritengo resposnsabile di avere scatenato sul mondo questa iattura: una sorta di guerra dei mondi, nata da una sperimentazione folle, demiurgica.
E' come se io stessi avessi compiuto delle manipolazioni genetiche: e quella capsula di Petri con le larve che vi si sviluppano a velocità inaudita ne è la prova.

Condividi post
Repost0
4 ottobre 2013 5 04 /10 /ottobre /2013 07:35

E se si dovesse tornare all'Università, per la convalida della propria Laurea?Ho sognato che tornavo all'Università.
Dovevo presentare dei moduli e, quindi, sostenere una prova scritta di cultura generale.
Il tutto per la convalida della mia laurea, pena la compromissione - se non l'invalidazione totale - di tutta la mia successiva carriera.
Mi avevano detto che si trattava di un semplice adeguamento alle nuove normative per l'iscrizione all'Università che, per un errore del Legislatore, erano state varate con un valore retroattivo totale.
Un grande caos regna negli uffici dell'Università.
Chi ci capisce qualcosa è bravo.
L'atrio, le stanze enormi, le grandi scale scenografiche sono piene distudenti che si agitano o che bivaccano.
Impossibile chiedere informazioni a qualcunoche sia addetto ai lavori.
Qualcuno mi dice che bisogna urgentemente procedere alla prova scirtta e mi consegna due fogliettini delle dimensioni di un francobollo.
In uno c'è un testo in italiano che riguarda il Papa.
L'altro è bianco.
Mi dicono che, in pochi minuti, devo fare una traduzione in Inglese, trascrivendola nel foglietto bianco, senza l'ausilio del dizionario.
Cerco di trovare un posto comodo per sedermi e fare con comodo la traduzione.
Inutile dire che non riesco nel mio intento.
Tutto congiura contro di me.
Non trovo da sedermi, varie cose mi ingombrano le mani, altre non le trovo, come - ad esempio - una semplice pennai fogliettini che mi hanno dato sono autoadesivi e mi si incollano sulle dita e, nel tentativo di spiccicarli, mi cadono per terra e li perdo di vista.
Poi arriva un colpo di vento e li porta via, chissà dove.
Raccatto tutte le mie cose e vado alla ricerca di un bidello che distribuisca i fogliettini.
Non lo trovo.
Controllo l'orologio e il tempo a disposizione si restringe sempre di più...
Decido di risalire al piano di sopra dove vi sono gli sportelli della segreteria. Per far presto mi sposto con delle corde che pendono dal soffitto, come se fossi Tarzan che si sposta nella giungla da un albero all'altro, con l'ausilio di resistenti liane.
Alla fine, riesco ad atterrare con leggerezza ed agilità, davanti ad uno degli sportelli.
Ma il tempo stringe, inesorabilmente.

 

Che angoscia...

 

 

Il fatto che la propria identità professionale venga messa in discussione (o che possa essere cancellata) è sovente ricorrente, essendo legata a quelle vasta area di ansie per la perdità o per la disgregazione del proprio Sé e, in particolare, di quello che fa da interfaccia con il mondo degli altri.

Poi, confluiscono in questi sogno i racconti di mio figlio Francesco che, di recente, si è dovuto cimentare con le faticanti procedure di iscrizione all'Università di Palermo con il confronto estenuante con code, incompetenza, scarsa professionalità degli addetti ai lavori e assoluta inefficacia dell'informatizzazione.

Un clima che sembra essere ancora di marca borbonica, benchè siamo già nel pieno dell'"avveniristico" XXI secolo. Avveniristico dovunque, ma non qui a Palermo.

E poi, ci sono, naturalmente, le mie personali esperienze di code, di incomprensioni, di informazioni elargite con il contagocce di code nei vari uffci di Palermo (Tra ASP e Comune) per regolarizzare la posizione di Gabriel Babacino...

Condividi post
Repost0

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth