Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
9 dicembre 2021 4 09 /12 /dicembre /2021 09:45
Biglie di vetro

Mi reco in una casa di mia proprietà, assieme all'avvocato che mi rappresenta.
Devo mostrare l'appartamento a qualcuno che deve fare dei rilievi planimetrici.
E' stato preso un appuntamento qualche giorno prima.
In realtà, la casa, al momento, è occupata abusivamente da uno che non ha più titolo per essere il conduttore della locazione, poiché l'inquilino originario è morto e del contratto d'affitto è già stata inviata, in tempo utile, la disdetta.
Sono in corso le procedure per la cessazione degli accordi di locazione, dunque.
Ma si tratta di cose lunghe e l'inquilino (o meglio il suo erede), nel frattempo, è sempre là, ed io non posso rientrare nel pieno e legittimo possesso del mio bene.
Quindi, a stretto rigore, in questa situazione, non avrei alcun titolo per entrare nell'appartamento: non dovrei nemmeno essere in possesso delle chiavi  che mi consentono di accedervi.
Comunque sia, io e l'avvocato arriviamo puntuali all'appuntamento con i geometri e, dopo aver armeggiato con la serratura, apriamo la porta ed entriamo.
L'avvocato che è con me mi avverte che, aprendo la porta con una chiave in mio possesso e varcando la soglia dell'abitazione,  stiamo infrangendo la Legge, ma ciò nondimeno entriamo. L'avvocato mi ha parlato come se fosse - in questa contigenza - un mio Super Io, severo, ma inefface.
L'apparrtamento, ad una prima ispezione, sembra essere desolatamente vuoto, o meglio è disseminato di scarti e macerie, come tutto ciò che rimane indietro - solitamente - dopo un trasloco frettoloso.
Io dico, tirando un sospiro di sollievo: "Sembra che l'inquilino se ne sia andato!"
Ma l'avvocato replica: "Sì, ma - in ogni caso - senza una notifica ufficiale di ciò da parte sua, stiamo infrangendo la Legge. Non dovremmo essere qui, in questo momento".
Comunque, girando per l'appartamento e guardando meglio in ciascuna stanza, vediamo che ci sono dei residui di mobilia, ma come di una casa che è andata in malora da tempo.
Poi, arriviamo ad una piccola stanzetta che è arredata con un piccolo lettino, poco più che un misero giaciglio o una cuccia, e sparsi in giro molti effetti personali e capi di vestiario, in totale disordine e abbandono. Sporcizia e degrado dovunque.
Dopo aver terminato questo rapido esame, io dico: "Allora, l'inquilino abita ancora qua, anche se la sua abitazione è ridotta ai minimi termini".
L'avvocato replica: "A maggior ragione, ora che abbiamo appurato ciò, dovremmo essere fuori dall'appartamento il più rapidamente possibile. Altrimenti sono guai, nel caso che l'inquilino dovesse sopraggiungere all'improvviso, cogliendoci in piena effrazione!".
In fretta, ci portiamo verso l'ingresso e, avendone varcata la soglia, cerchiamo di chiudere la porta ma senza risultato: la serratura si inceppa, malgrado i nostri numerosi tentativi. Questo è imbarazzante, poichè chi dovesse sopraggiungere, esaminando la serratura così inceppata, potrebbe dedurre che essa sia stata scassinata o manomessa.
Nel mentre - lupus in fabula - sopraggiunge proprio l'inquilino (che però io non ho mai visto in volto, anche se sono in grado di riconoscerlo, per via della somiglianza con i genitori - un tempo conduttori -: nel suo viso, infatti, vedo l'^impigna" di famiglia).
Si fa verso di noi, minaccioso e con un aria da bulletto spavaldo ed arrogante.
"Cosa state facendo? Ora chiamo i Carabinieri e vi denuncio, perchè siete  entrati abusivamente a casa mia! E, per giunta, a quanto vedo, forzando la serratura!".
Io sono in piena confusione.
Il tipo s'avvicina ad una finestrella che aggetta sul pianerottolo  e ci fa vedere un dispositivo che ha installato, in modo tale che si attivi in caso di effrazione e che lo avvisi immediatamente se qualcuno dovesse entrare abusivamente a casa sua.
Si tratta di una bacinella basculante che contiene una pietra. Se la porta viene aperta la bacinella si rovescia e la pietra cade a terra, azionando un dispositivo di chiamata rapida al suo cellulare.
"Ecco perchè sono arrivato subito!" - aggiunge lui al termine delle sue spiegazioni, quasi gongolando.
Inoltre, ci fa vedere una grossa scatola piena di biglie di vetro multicolori, alcune delle dimensioni di una pallina di ping pong.
"E questo è un altro dispositivo che tengo di riserva per difendermi da chiunqui tenti di penetrare abusivamente nel mio appartamento!".
Prende la scatola e, repentinamente, rovescia a terra le biglie che prendono a rimbalzare e a rotolare da tutte le parti.
Senza ulteriore indugio io e l'avvocato prendiamo la via delle scale e cerchiamo di affrettarci, nel tentativo di venire fuori da un territorio che s'è fatto così all'improvviso ostile, ma poichè i gradini sono invasi dalle biglie rotolanti, ci ritroviamo praticamente con i piedi a rullare su di esse, riuscendo a mantenere a stento l'equilibrio in un difficile esercizio acrobatico che, se fossimo al circo, strapperebbe grida di ammirazione e applausi fervidi.

Ma l'equilibrio riusciamo a mantenerlo per poco tempo.
Difatti, l'avvocato cadde a terra.
Immediatamente dopo anche io cado rovinosamente

(Dissolvenza)

 

Condividi post
Repost0
24 novembre 2021 3 24 /11 /novembre /2021 10:01

 

La moltiplicazione del Crispi (foto di Maurizio Crispi - autoscatto)

Ha piovuto in campagna
Dei sacchi di cemento abbandonati
si sono ammollati e ammalorati
E ora formano un mucchio informe
mescolato alla terra scura
Provo ad appianare questo cemento
e a lavorarlo
prima che si rapprenda del tutto,
quando per rimuoverlo
dovrò prenderlo a colpi di mazza
Il compito si rivela ingrato e difficile
Il muro di contenimento
fatto con pietre e patatoni di laterizio
cede a causa di queste mie manovre

Non provo ira, tuttavia,
di fronte all’imprevisto evento
e mi limito soltanto a contemplare
ciò che accade
come se fossi al cinema

E poi, con determinazione, mi metto all’opera
per rimediare al danno

C’è uno che mi ronza attorno
Io mi allontano un attimo
a sbrigare delle cose

Quando ritorno
trovo che il mio portafoglio
è stato manomesso
e che i documenti che vi sono contenuti
sono stati manomessi e sono adesso tutti stropicciati,
sparsi sul tavolo

Il tipo se ne va,
soddisfatto e gongolante
Io penso immediatamente che,
approfittando della mia assenza,
abbia riprodotto o fotografato
tutti i miei documenti
E che, quindi, il suo andarsene via
così tronfio e pieno di sicumera
sia espressione del raggiungimento
di un pieno successo della sua missione

Io rimango a macerarmi nel dubbio
di poter essere stato vittima
d'un piano per rubare la mia identità
Ho dei sospetti, ma non posso dimostrarli
Non ho nessuno a cui rivolgermi
per esporre le mie lagnanze
Non c’è un ufficio reclami
e neppure quello degli oggetti smarriti
Provo a telefonare a qualcuno,
non so chi
ma la chiamata suona invano,
nessuno risponde all’altro capo del filo,
come sempre

Dove andare, che fare?

Penso a scenari terrificanti
conto corrente svuotato
spese faraoniche compiute
azioni perpetrate in nome mio
espropriazione permanente della mia identità
Io ridotto ad un guscio vuoto
e senza sostanza
Help!

 

(Dissolvenza)

Condividi post
Repost0
22 novembre 2021 1 22 /11 /novembre /2021 10:08
La sicilia alata e pensosa (graffito a Palermo, foto di Maurizio Crispi)

Sono ad un convegno, almeno così mi pare.
Sono arrivato nella città dove si svolge dopo un lungo viaggio, e ho il mio zaino sulle spalle.
Entro in un gigantesco edificio e salgo su per un'ampia scalinata di pietra e marmo.
Chiedo indicazioni e vengo indirizzato verso una stanza dove si svolge un seminario in presenza, non un webinario, di qelli che hanno imperversato in tempi di Covidu.
I partecipanti si sono accomodati in ordine sparso ed informale, su sedie e poltrone di plastica. Sono tutti rivolti verso un ometto seduto davanti ad uno stretto tavolo. L’ometto-conferenziere sembra, a dire il vero, uno hobbit. Parla e parla, dottamente, ma anche con bonomia. mi sento in imbarazzo: poiché sono in ritardo, entrando nella sala, devo sfilare sotto gli occhi di tutti e mi ritrovo a muovermi goffamente, come chi cerchi di non attirare l'attenzione su di sé, ottenendo invece l'effetto contrario.
Sempre perseguendo l'obiettivo di non attrarre l'attenzione su di me, mi seggo in fondo, un po’ decentrato da tutti gli altri astanti.
Penso che così avrò agio di addormentarmi, non visto, per un breve sonnellino di cui sento di avere tanto bisogno dopo le fatiche del viaggio.
Poi, tuttavia, mi rendo conto che sono troppo periferico ed isolato e che, senza la copertura degli altri astanti, rischio di attirare l’attenzione su di me.
Avanzo, dunque, facendo oscillare la mia poltrona con ripetuti colpi di reni, sino a mescolarmi con gli altri e quindi, più serenamente, posso assopirmi.
All’improvviso il seminario si trasforma in un’interrogazione.
L’hobbit-conferenziere si trasforma in occhiuto professore che scorre con gli occhi il suo registro e che poi punta il dito su questo o su quello dei presenti, invitandolo ad alzarsi in piedi per dire ciò che sa. Qualcuno si rifiuta e allora lo hobbit sentenzia: “X@@@ prende uno sul registro…”. Altri si cimentano, ma la loro preparazione si rivela assolutamente insoddisfacente.
Panico totale.
Vorrei farmi invisibile.
Cerco di sprofondare il più possibile nella poltrona che, in un abbraccio quasi materno, avvolge le mie terga. Mi sforzo anche di evitare lo sguardo inquisitorio dello hobbit.
Ma non c’è niente da fare quello - implacabile - mi chiama e dice: “Vediamo cosa sa dirci il nostro Crispi!”.
Mi alzo incerto e mi guardo attorno, come cercando la solidarietà dei miei colleghi, io con la mandibola caduta per l'imbarazzo.
Ma niente: tutti tengono gli occhi incollati a terra.
Sento la bocca asciutta e la lingua si è fatta rasposa, di consistenza lignea. Cerco di parlare, ma quello che viene fuori è soltanto un rantolo informe.
Vorrei dire allo hobbit che mi osserva con occhi di ghiaccio che purtroppo non ho potuto studiare la lezione come avrei dovuto…
Lo hobbit continua ad sogguardarmi, con occhi adesso feroci e selvaggi, e poi sentenzia: “Se le cose stanno così…”.
Si alza, rivelando all’improvviso, di possedere una statura inaudita… non è più uno hobbit, adesso, ma un temibile troll di montagna o forse un orco malvagio: afferra da sotto il tavolo una grossa mannaia e, stringendola nella sua mano nodosa, prende a muoversi verso di me…
Di nuovo panico assoluto. Quello si avvicina sempre di più, brandendo la sua arma.
Provo a fuggire via, ma ho le gambe che sembrano essersi  fatte di cera molle e che non mi reggono più e, così, mi ritrovo a terra strisciando penosamente, mentre lo hobbit, che si è metamorfizzato in troll-orco, ormai, incombe su di me, agitando minaccioso la sua crudele mannaia di lucente acciaio ben temprato.

 

(Rielaborazione di un sogno istantaneo)

Condividi post
Repost0
9 novembre 2021 2 09 /11 /novembre /2021 11:03
Notte vicino all'alba, quando viene fuori il blu (foto di Maurizio Crispi)

Notte vicino all'alba, quando viene fuori il blu (foto di Maurizio Crispi)

La sostanza dei sogni
Sogno o son desto?
Non so

Sono vero
oppure sono soltanto
una fantasmagoria
un arabesco
una debole traccia
su di un evanescente fondale?
Anche qui, non so

Il sogno è uno stato altro di noi stessi

C'è tutta una vita segreta dei sogni
nelle quale ci immergiamo ogni notte
e dalla quale attingiamo a piene mani
ricordi e desideri,
talvolta paure profonde
e timori reverenziali

Percorriamo dei reami fantastici
per poi riemergerne,
portando indietro con noi frammenti e reperti,
come i pescatori di perle d'un tempo

L’abisso del sogno ci scruta sempre
con le sue strane creature:
mentre noi ne percepiamo soltanto
deboli riflessi,
loro ci conoscono a fondo

Noi siamo loro,
in definitiva,
ma senza saperlo a pieno

Siamo fatti della materia dei sogni
e della stessa sostanza delle stelle
ed è dunque impossibile dare una risposta
al sogno di Lao-Tzu
Chi sogna chi?
Chi sogna cosa?

La vita reale e il sogno:
una trama intessuta
di infiniti rimandi

 


(Palermo 9 novembre 2021)

Condividi post
Repost0
6 ottobre 2021 3 06 /10 /ottobre /2021 11:38

Nubifragi
Pioggia e vento

Siamo sott’acqua

Ombrelloni e tavoli
trascinati via
da acque torrentizie

Fulmini e tuoni,
tregenda

Ho sognato questa notte

Ero seduto ad un tavolo all’aperto
in compagnia di uno sconosciuto

Alzavo gli occhi dal piatto
e vedevo che mio figlio grande
s’era seduto di fronte a me
Anche lui mangiava,
lo sguardo in basso,
in silenzio
Non dava segno di essersi accorto di me
Io mi adeguavo
E anch’io non manifestavo
alcuna reazione alla sua presenza
inattesa

Siamo indifferenti l’uno all’altro,
come sconosciuti in treno
o come navi che s’incrociano nella notte,
solcando un mare nero

Poi, all’improvviso,
come se niente fosse stato,
prendiamo a parlare,
ricatturando il filo d’un discorso
da lungo tempo interrotto

Le stranezze della Vita,
insomma

Ci sediamo di nuovo accanto
uno all’altro
a guardare le stelle,
a cercare il Grande Carro
e il cacciatore Orione

E guardando la volta celeste
i nostri occhi
si riempiono di meraviglia

Condividi post
Repost0
23 settembre 2021 4 23 /09 /settembre /2021 12:33
Il fotografo fotografato (foto di Gabriel Crispi)

Come al solito il sabato mattina sono andato al ParkRun Uditore, dove ho fatto le foto.
Una giornata afosa, benchè la temperatura fosse un po' più bassa.

La batteria mi ha tradito: pensavo che fosse ben carica e invece era agli sgoccioli e poi si è esaurita del tutto.

Perttanto per non lasciare delusi tutti quanti, corridori e staff, mi sono dovuto arrangiare con l'I-phone.

Poi, ciao ciao a tutti e nel caldo spesso e appicicoso me ne sono andato.

Poi, sono stato a casa tutto il giorno. La casa mi divora: ogni volta che ci entro dentro, non riesco quasi ad uscirne più.

Per farlo occorre un forte sforzo di volontà che il più delle volte mi manca, complice qualsiasi pianificazione rispetto ad eventuali attività esterne.
Sono solamente uscito all’imbrunire per far passeggiare i cani.
Ho guardato un film tipo thriller.
Ho letto come sempre da diversi libri.
Ho dormicchiato, disteso sul divano, lasciando il cuscino intriso di sudore.
Ho scaricato le foto del mattino e le ho pubblicate
Non ho proferito una sola parola a voce alta, durante tutto il giorno.
Ho ascoltato il fragore del silenzio, attorno a me.
È come se fossi un naufrago che trascorre le sue giornate su di un’isola deserta.
Cosa fare per superare l’impasse?
E' una domanda oziosa, accademica.
L'ho messa lì perchè dopo aver detto della mia giornata, era giusto interrogarsi.
Ma so che tornerò a leggere altri libri, a scrivere i miei post e i miei articoli, a fare i miei lavoretti in campagna, a scalzare pietre dal terreno armato di palanchino e di mazza e di piccone, a costruire muretti e scalini, a dormicchiare, a guardare i film su netflix, a fare passeggiare i cani, a rimuovere la loro merda sublime e a scattare le foto di ciò che vedo.
Viaggiare: non se ne parla nemmeno. Mi sembra un tempo lontanissimo, quello in cui viaggiavo: lo guardo come attraverso un cannocchiale messo al contrario; tutto si è fatto piccolo e remoto, come se non mi appartenesse più.
Un orizzonte perduto.

 

La notte ho fatto un sogno, eccolo di seguito:

1. Arrivo nel cortile di casa,
da cui sono assente da molti anni

In un angolo la pavimentazione di cemento è tutta sfondata
e dal profondo della terra
emerge un cactus biancastro,
come se per troppo tempo fosse rimasto nascosto,

lontano dalla luce
Il cactus non tende verso l'alto
ma ha assunto un andamento strisciante
Un cactus albino, sì: ecco come appare
Tempo fa salvai da un cassonetto un grosso tronco di euforbia cactus
lo misi in un vaso
accanto alla saracinesca del mio box
S'arripigghiò alla grande
ed ora è alto, svettante e ramificato
Ha quasi raggiunto il balcone del piano rialzato che,
dal lato del cortile,
è all'altezza di un primo piano
Il cactus trovatello é in buona salute,
anche se di rado lo abbevero
Penso talvolta che le sue radici siano penetrate
al disotto dello strato di cemento
e che in questo modo la creatura tragga
nutrimento e tutta l'umidità necessaria
Tornando al sogno,
mi ritrovo a pensare che il cactus albino
si sia sviluppato da alcuni pezzi di tronco tagliati,
buttati lì e mai rimossi,
Mi sembra strano tuttavia accreditare quest'ipotesi,
il tronco sembra troppo massiccio e tozzo
e sembra possedere una parte ancora più possente
ancora sommersa dentro la terra spaccata da cui emerge
Potrebbe essere parte di un dinosauro
che si è risvegliato e preme per uscire,
oppure la mostruosa Godzilla
che si è riscossa.

2. Mi trovo a camminare in un territorio di periferia
assolutamente deserto e squallido,
strade strette e completamente chiuse da alti muri che impediscono la vista
E' un labirinto, di fatto: mi ritrovo più volte
a ripercorrere gli stessi passaggi
e i miei percorsi mi riconducono sempre
ad un grande cancello spalancato
e su uno dei piloni si legge
inciso su di una targa di marmo: "Pineidon"
nient'altro, ma io capisco che si tratta
di una casa di riposo per anziani.
La prima volta che mi sono trovato davanti a questo cancello
ne ho varcato la soglia con timore;
superando un'ampio spazio deserto e senza piante a decorarlo
sono penetrato in un ampio vestibolo
le pareti rivestite da marmi bianchi
e, sulle superfici asettiche e fredde,
targhe commemorative
che illustravano al visitatore le caratteristiche del posto
Leggendo qua e là,
scoprivo che il luogo era una casa di riposo per anziani
Ma tutto possedeva la freddeza e l'asetticità dell'obitorio
nel quale, per quanto sia tenuto sempre pulito,
ristagna sempre un lieve odore di putrefazione e di morte
Scappavo via a gambe levate
per riprendere le mie divagazioni nel dedalo di stradine
ma il modo in cui il labirinto era disegnato
mi riportava sempre a quell'orribile camera mortuaria.
Arrivavano altri,
anche loro prigionieri del labirinto,
ma ancora inconsapevoli di ciò
e dunque ancora in possesso d'una speranza incorrotta
Mi univo a loro,
speranzoso di poter trovare una via d'uscita.
Ma niente! Più e più volte,
arrivavamo sempre a quel punto morto,
al cul de sac di quella camera fredda e gelida

(dissolvenza)

Palermo, il 26 settembre 2021

 

Condividi post
Repost0
14 settembre 2021 2 14 /09 /settembre /2021 07:27
La dissolvenza del sogno

Ci sono delle notti in cui i sogni sono vividi ed intensi
Mi ritrovo con persone care da tempo scomparse, interagisco con loro in contesti ordinari che tuttavia si trasfigurano sempre, assumendo una coloritura straniante: a volte è sufficiente un piccolo dettaglio a determinare l’anomalia di tutta la costruzione onirica.
In questi casi, si sviluppano delle storie complesse, come se stessi vivendo in un mondo alternativo, uno in una serie infinita di multiversi.
Alcune volte mi sveglio di colpo, con una sensazione di pace e di benessere, ancora con metà della mia mente in quell’altra dimensione. Altre volte, invece, mi riscuoto dal sonno tutto in subbuglio.
A quella dimensione vorrei rimanere aggrappato.
Ma poi, inesorabilmente, la presa sul tempo del sogno si allenta.
E le immagini oniriche rapidamente si disfanno, vanno in dissolvenza e non ne rimane alcuna traccia, se non un vaghissimo ricordo.

Qualche volta rimane per qualche tempo ad aleggiare un sottile velo di nostalgia per il tempo del sogno che si è dissolto.

Qualche volte mi chiedo se non sarebbe preferibile vivere sempre nel tempo del sogno dove possiamo vivere momenti fantastici, incontrare persone che non ci sono più, parlare, discutere, amare.

Condividi post
Repost0
25 agosto 2021 3 25 /08 /agosto /2021 07:08

Ecco cosa ho sognato l'altra notte.

Partecipavo ad un consesso di colleghi dell'azienda sanitaria e comunicavo che dovevo prendere un giorno di congedo straordinario per andare a presentare una richiesta di congedo straordinario per la partecipazione ad un corso di aggiornamento.
Farraginoso e assurdo.
Quindi, mi occorrevano: un giorno di congedo straordinario per presentare la domanda, più tre giorni di congedo straordinario per la partecipazione alcorso.
In tutto quattro giorni consecutivi.
La mia comunicazione suscitava un coro umanime di proteste.
"Crispi, sei sempre il solito!"
Mi sono svegliato stranito.
Un sogno decisamente bizzarro ed insolito.
Svegliandomi ho googlato "Maurizio Crispi psichiatra".
Poca roba, qualche riferimento a libri e a note biografiche correlate.
Il mio nome compariva anche in un elenco pubblico dell'Azienda sanitaria, al tempo in cui in ero ancora in servizio, con le indicazioni dei compensi attribuiti ai dirigenti medici.
Nel sogno compariva il mio primario del tempo, LV: era con lui che discutevo di questa mia richiesta di congedo straordinario, mentre ci spostavamo in auto da qualche parte.

_______________________________________

A Lampedusa, in occasione della prima edizione delle "Settimane psichiatriche lampedusane" (forse 1989)

Il sogno mi ha portato a ricordare una questione che riguarda il mio rapporto con il tempo, quando iniziai a lavorare presso l'Unità sanitaria locale, vincolato ad un orario di servizio.

Del lavoro avevo avuto sino a prima una concezione libertaria e dinamica. I miei modelli erano stati papà e mamma.

Papà era sempre in movimento per via del lavoro, si spostava, viaggiava, non sembrava avesse il vincolo del posto fisso, della stanza e della scrivania. Il suo vero studio professionale, quello in cui si raccoglieva a scrivere era a casa. La mamma insegnava: ovviamente, aveva il vincolo della presenza e dell'orario da rispettare. Ma la sua aveva tutta l'aria di essere una missione nobile e disinteressata. Non l'ho mai sentita lamentarsi di qualcosa. Era sempre gioiosa di fare quello che faceva.

Anche per papà, il lavoro collimava con una forte passione che sentiva dentro di sè. La sua missione era creare cultura e diffonderla attraverso la pagina scritta. Quindi eventuali vincoli, la necessità di fare turni, sbarcare il lunario, assicurare una presenza, erodere il suo tempo libero non erano cose che lo preoccupassero più di tanto.

Per entrambi, per mamma e papà, vi era una forte coincidenza tra identità, senso del Sé e attività professionale. Ed anche una forte coincidenza tra tempo per Sé e tempo lavorativo. Ma d'altronde, entrambi nati nel 1918, appartengono tutti e due alla "vecchia guardia" di quelle persone fortemente vincolate ad una etica professionale e assolutamente non scolfitta dalla Cultura del narcisimo (descritta da Chiristopher Lasch nel suo fondamentale saggio), imperante in Europa a partire dalla fine degli anni Settanta ed espressione della società affluente e del benessere.

Quando entrai in servizio, con un incarico temporaneo, nella USL (a quel tempo la 61), come esperienze lavorative avevo al mio attivo soltanto il breve periodo nell'esercito come sottotenente medico di complemento (e quel periodo lo avevo vissuto come una vacanza ed anche come una moratoria rispetto ai futuri impegni professionali) e i tirocini ospedalieri. Mi ero abituato ad un regime di grande libertà e di duttilità del mio tempo.

Quindi, quando presi servizio in USL fu un vero trauma psichico dovermi confrontare con un orario di lavoro rigido e con una serie di altre limitazioni, come ad esempio quella discendente dal dover chiedere un permesso a qualcuno in carica per andare in ferie e per assentarmi per giustificati motivi.

Sentii questo, in particolare, come un vero e proprio "furto del tempo", a cui dovevo inevitabilmente soggiacere in cambio di uno stipendio.

Questa sgradevole sensazione rimase per tutto il tempo che fui in servizio presso la USL e poi la ASL, con tutte le vicissitudini correlate. Mi sentivo limitato, in qualche modo, impossibilitato a volare libero.

E ciò, benchè mi sentissi realizzato, perchè facevo esattamente ciò che mi piaceva fare. E in questo mi sentivo, ovviamente, un fortunato.

Tuttavia trovai degli escamotage, come quello di architettare molti modi diversi per sottrarmi all'impegno temporale continuativo.

E, quindi, tutte le volte che era possibile andavo a donare il sangue (il che comportava l'intera giornata libera dal lavoro), oppure sceglievo spesso di partecipare a convegni, congressi, seminari, corsi di aggiornamento, proprio in virtù del fatto di poter usufruire dei relativi giorni di congedo straordinario, Ecco dove mi pare di ritrovare la radice del sogno raccontato sopra. Anche i giorni di ferie preferivo utilizzarli in modo spezzettato, così da avere molteplici possibilità di "fuga", anxzichè essere costretto ad un unico blocco continuativo di vacanze (che anch'esso pesava come una costrizione), tipo "ferie aziendali".

Insomma, ogni scusa era buona. Ma naturalmente compensavo questa necessità escapista con la mia dedizione al lavoro, con la passione che vi immettevo, almeno sino quando non rimasi fortemente deluso dall'organizzazione istituzionale: una disillusione che attenuò il mio slancio, di molto.

Ciò che mi fiaccava, soprattutto, era il fatto di dovermi barcamenare continuamente a gestire il rapporto con persone (colleghi) mediocri e con altri che, invece, asservivano la loro presenza in servizio ad una spietata lotta per il potere, con l'uso di mezzi il più delle volte sleali per avere la meglio e il sopravvento.

Fui contento quando maturarono per me i parametri per poter andare in pensione: soltanto allora sentii di essere ritornato ad essere il padrone del mio tempo (ma sempre in modo relativo perchè i vincoli e i lacciuoli che la vita ci pone davanti sono molteplici) e capitano della mia nave. 

 

Condividi post
Repost0
21 agosto 2021 6 21 /08 /agosto /2021 18:36
Orologi

Ho scritto di recente un what's app a mio figlio:
Qualche volta vorrei averti più vicino
Ma, d’altronde, non si può chiedere
all’arciere di tenere la freccia
che ha scoccato vicino a sè
Per sua natura la freccia
deve volare lontano

Mi sono addormentato di colpo

Quando mi sono svegliato,
potevo sentire da un'altra stanza
una musica cupa e ripetitiva,
some ominous music playing

Mi alzavo e vagavo per la grande casa vuota,
sempre con quella colonna sonora

Guardavo uno dei tanti orologi
appesi ai muri

E segnavano tutti dieci minuti alle dieci
Fuori era tutto buio
Quindi, era ancora notte
Poi, dopo aver placato l’arsura
che sentivo in bocca
con un grande bicchiere d’acqua fredda,
me tornai a letto e mi riaddormentai,
sprofondando in un sonno inquieto

E di nuovo mi svegliavo
tutto sudato stavolta,
oppresso dalla stessa musica ominosa
di prima e la bocca asciutta, allappata,
con la lingua che sembrava diventata di carta abrasiva

Di nuovo mi alzavo
dal letto che era diventato
come quello di Procruste
e giravo per la maledetta casa vuota
Andavo in bagno
bevevo a canna questa volta
per trarre sollievo

Guardavo l’ora
e il cuore mi balzava in petto
Gli orologi segnavano tutti
dieci minuti alle nove
Wow, pensavo con un senso di meraviglia,
Il tempo ha preso a scorrere all'indietro!

Di nuovo, mi addormentavo
E mi svegliavo
E guardavo l’ora
Ed erano dieci minuti alle otto di sera
con l’ultimo chiarore del giorno
che trapelava attraverso i vetri delle finestre chiuse
Ed ero ancora più meravigliato
per via di questa marcia all’indietro del tempo

Il vettore del tempo si è invertito!
mi ritrovai a pensare
Forse la freccia che ho scoccato
tanti anni fa
ritornerà da me

Ma non so se è veramente questo che vorrei

Mi sono riaddormentato ancora una volta
curioso di sapere se, al prossimo risveglio,
le lancette degli orologi avrebbero ticchettato
ancora all’indietro
Toc-tic
Toc-tic
Toc-tic

Ma, se la freccia che ho scoccato dovesse tornare a me,
anch'io dopo un altro po’ di tempo all'indietro,
dovrei sparire,

per tornare dentro l'utero di mia madre,
per poi diventare cellula appena fecondata
e poi definitivamente dissolvermi
quando le due cellule originarie
che si erano unite per darmi vita
tornassero a separarsi

La freccia deve volare libera,
non ci si può aspettare che ritorni indietro
o augurarsi che rimanga ferma,
come nel paradosso di Zenone

 

In ciò che ho scritto ci sono degli evidenti riferimenti letterari, ovviamente. In primo luogo c'è il riferimento a quella parte del poea di Hikmet in cui si parla dei figli e poi ovviamente, assieme al rimando ai paradossi di Zenone l'Eleatico, cè una citazione di uno dei capovalori di P. H.Dick che è Counterclock World, in cui si immagina un futuro distopico in cui il tempo ha preso a scorrere all'indietro, permenando in modo radicale le vite di tutti gli uomini che procedono letteralmente all'indietro, incluse tutte le funzioni fisiologiche (per esempio, ilcibo non viene più mangiato, ma viene "restituito", per dirne una.

Ma una cosa posso dire. Una volta, che un orologio cominciasse a correre all'indietro, è una cosa che mi è veramente capitata. Nella stanza in cui usavo ricevere i pazienti, tenevo su di un tavolinetto mobile accanto alla mia poltrona un piccolo orologio da tavolo a batteria, con il consueto quadrante e le lancette. Mi faceva comodo perchè ogni tanto senza dover girare la testa potevo controllare l'ora. Una volta nel pieno di una seduta mi accorsi, con grande meraviglia, che le lancette avevano preso a camminare all'indietro. Dovetti controllare due o tre volte prima di dovere accettare che era inconfutabile: le lancetta dei secondi (quella il cui movimento era più evidente) andava all'indietro e così pure quella dei minuti.

Mi chiesi, con una certa inquietudine, se non si trattasse di un fenomeno paranormale. Naturalmente pensai anche che, all'origine dell'anomalia potessero esservi delle cause naturali spiegabili, ma erano fuori dalla mia conoscenza. Provai perfino a togliere la batteria stilo e a rimetterla: per ocnstatare che il movimento delle lancette continuava imperturbato all'indietro.

Comunque, lo strano fenomeno continuò a verificarsi per giorni e giorni. Poi, da un momento all'altro, cessò e l'orologio riprese a segnare l'ora in maniera normale. Capitò un a seconda volta che le lancette di quell'orologio riprendessero a camminare all'indietro.

Condividi post
Repost0
3 agosto 2021 2 03 /08 /agosto /2021 13:35

Una nota di diario che riemerge dalle brume del tempo
Tutto ritorna

Quello che ho scritto quasi vent'anni fa è valido tuttora.
Almeno, così a me pare.

Il mito della caverna secondo Platone (La Repubblica, libro settimo)

 

In una vasta sala nel sottosuolo,
illuminata da lampade al neon,
la fredda luce che spiove dall'alto
bagna i volti
di una folla di reclusi
immobili sulle sedie,
disposte in file simmetriche,
rendendoli tutti simili a sagome senza spessore

Un flusso costante di aria fredda,
gelida,
fuoriesce
dai bocchettoni dell'impianto di condizionamento
creando l'acuto disagio
tipico d'una prigione disegnata
apposta per far star male
i coatti che la abitano

Fuori,
all'esterno, si scatena
un temporale
con pioggia battente
e rombo di tuoni,
ma nulla di questo
sommovimento naturale
trapela dentro il bunker sotterraneo
a turbare l'artificioso cerimoniale
cui uno stuolo
di uomini e donne
reclusi
è sottoposto

La cerimonia è officiata
da uomini vestiti in grigio e in nero
che si susseguono
con le orazioni
il volto grigio ed impassibile,
sorrisi finti,
portatori di maschere,
a cui preme il potere
e che, per questo, hanno venduto
l'anima loro e il tempo

Con sguardi gelidi,
il viso senza mimica,
controllano il gregge di reclusi
seduti obbedienti
ai loro piedi,
pensando di poterne essere
guardiani e padroni

Non c'è gioia nei loro occhi

Sono occhi spenti e morti,
il desiderio sfrenato di potere
li ha da tempo essiccati

Anch'io
recluso
(spero solo temporaneamente)
nello stesso bunker
pur sottoposto alla pressione
delle tristi ossessioni
degli uomini grigi
con lo sguardo morto,
mi sento libero
in spirito

La mia mente vagabonda
anela
soltanto
a possedere
una manciata di polvere di stelle

(Palermo, il 15.10.2003)

 

Condividi post
Repost0

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth