Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
23 marzo 2024 6 23 /03 /marzo /2024 10:23

Noi che ancora ricordiamo siamo dei dinosauri in via di estinzione.
Incalzano orde di più giovani che si sono disabituati a ricordare, che - anzi - detestano dover ricordare e che considerano tutti i supporti materiali connessi al ricordo e al ricordare qualcosa di inutile e di ingombrante.
Queste orde di più giovani vanno inesorabilmente incontro ad un futuro senza memoria che sarà, inevitabilmente, più vuoto e più sterile, che non avrà più voci dialoganti con un passato che hanno reso muto ed insignificante..
Quelli che ci seguono avranno ciò che vorranno, su questo non si può sindacare.
Ma per noi che ci siamo abituati a vivere nel ricordo è cosa ben triste pensarlo.
Parlo per me, dunque: finché potrò, io continuerò a ricordare.

Maurizio Crispi (8 marzo 2023)

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei è felice (Foto di Maurizio Crispi)

Oggi 8 marzo 2024 ricorre il compleanno di mia mamma Irene.
La mamma nacque l’8 marzo del 1918 e ci ha lasciati il 4 gennaio del 2010, quando mancava ormai poco al suo 92° compleanno.
È una data che non dimentico, quella del suo compleanno, come anche quella della sua dipartita.
La mamma continua a vivere nei miei ricordi e in quelli delle persone che l’hanno conosciuta e amata.
Mamma, ovunque tu sia, buon compleanno!
E voglio ricordare qui la mia cara cugina Maria Patrizia, figlia dello zio Aldo, il fratello più piccolo di mamma, la quale pure celebrava il suo compleanno l’8 marzo, essendo nata quasi esattamente sei mesi dopo di me.
Con Maria Patrizia nel corso degli anni abbiamo condiviso alcune scelte di studio e professionali, ma soprattutto negli anni cruciali dell’infanzia e dell’adolescenza siamo stati cresciuti come fossimo fratelli, più che semplici cugini.
Voglio anche ricordare qui che Maria Patrizia ci ha lasciato l’anno scorso, proprio poco dopo il ricorrere del suo compleanno.

 

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei ne fu davvero felice (Foto di Maurizio Crispi)

La mamma nel giorno del suo 90mo compleanno. Persino nostra cugina Giorgia è venuta a trovarla da Roma e lei ne fu davvero felice (Foto di Maurizio Crispi)

Condividi post
Repost0
10 febbraio 2024 6 10 /02 /febbraio /2024 09:28
Foto di Maurizio Crispi

Foto di Maurizio Crispi

Un'anziana signora ha calato il classico "panaru" e lo sta ritirando
Scene d'altri tempi, tutt'ora presenti
U' panaru è legatissimo ai miei ricordi d'infanzia, quando la signora che abitava da noi come collaboratrice (come si dice adesso), calava "u panaru" dalla ringhiera delle scale per ritirare la frutta e la verdura che compravamo dal venditore ambulante che passava ogni giorno dalla via dove abitavamo, declamando con voce stentorea le sue mercanzie, esposte su di una carrettella a trazione animale (e ricordo che era trainato da un paziente asinello),

Io (da piccolo ero una piccola, autentica, peste e ne facevo di tutti i colori), ogni volta, approfittando della sua distrazione, quando rientrava in casa a prendere i soldi - uscivo dal nascondiglio dove mi ero rintanato, come un fulmine, rapido ed invisibile, e slacciavo la corda con cui il panaro era fissato sospeso ad altezza d'uomo nell'androne
Sicché poi la signora (che, tra l'altro, era sofferente claudicante per una forma trascurata di diabete) era costretta a scendere le scale per recuperarlo (o l'omone a salire le scale irritato e vociante contro di me: Tosto sì!, mi gridava.
Mi voleva bene, la Marietta, e tollerava pazientemente queste mie piccole crudeltà (di cui da adulto non posso che pentirmi), anche se il ricordo delle mie continue marachelle ancora oggi mi fa sorridere.

Maurizio Crispi (10 febbraio 2012)

Condividi post
Repost0
27 gennaio 2024 6 27 /01 /gennaio /2024 07:53

Quell’esperienza rimase per me come il modello archetipico del viaggio

Maurizio Crispi

Gabriel si nasconde (foto di Maurizio Crispi)

Mio padre viaggiava spessissimo già quando ero piccolo
Per via delle sue attività giornalistiche andava molto frequentemente a Roma Erano i suoi viaggi brevi, nervosi, andare e tornare senza ozi
Negli anni ‘50 si viaggiava ancora molto in treno forse 
Ancora non esisteva nemmeno l’aeroporto di Punta Raisi che venne costruito in epoca più recente e c’era un traffico di voli di linea molto limitato sull’aeroporto di Boccadifalco, con piccoli aereomobili, semplici bimotori ad elica 
Quindi, il mezzo elettivo per viaggiare era il treno 
Mio padre andava a Roma a seguire spesso lavori parlamentari o per prendere contatti importanti per il suo lavoro giornalistico
Una volta disse a mia madre che mi avrebbe portato con sé nel suo prossimo viaggio
Io ero molto piccolo - potevo avere forse 10 o 11 anni al massimo 
Fui molto inorgoglito (ed eccitato) da questa idea di papà e non stavo più nella pelle
Venne il momento della partenza e io salutai pieno di emozione la mamma che rimase in banchina a sventolare la mano in segno di saluto mentre ai miei occhi si andava facendo sempre più piccola
Allora, viaggiando in treno, c’era il momento del passaggio dello stretto 
Quella fu per me una prima volta in assoluto
Si usava allora - come poi ho fatto decine di altre volte nella mia vita di adulto - scendere dalla carrozza, che era stata appena imbarcata sul traghetto, sul ponte della nave per andare al bar a consumare qualche cosa (era un rito mangiare le arancine con carne di cui lì era in mostra una bella scorta) e poi affacciarsi all’esterno per osservare con emozione la costa siciliana che si allontanava e quella calabrese che farsi sempre più vicina.
In quella mia prima esperienza ci fu il seme di tutte quelle, successive, dell’attraversamento dello stretto sia in andata sia in ritorno e sempre mi ritrovai a sperimentare le stesse emozioni di quella prima volta in cui ebbi in modo netto la percezione della nostra insularità
Seguendo dunque il copione (quello che per molti era un rituale irrinunciabile) salimmo con papà sul ponte del traghetto, poiché lui voleva portarmi fuori ad ammirare il panorama (ma anche a farmi prendere consapevolezza - a toccar con mano - dell’insularità della Sicilia che ci stavamo lasciando alle spalle).
Però prima venne intercettato da alcuni conoscenti e si fermò ad parlare con loro, forse suoi colleghi, per un tempo che a me sembrò interminabile.
Io fremevo per l’eccitazione.
Avrei voluto uscire al più presto per guardare fuori.
Però papà s’era immerso in una fitta conversazione con i suoi colleghi - o forse persone importanti, pensa io così piccolo come ero - e quindi io ero là che guardavo dal basso in alto questa conversazione che andava avanti apparentemente infinita, un parlare di cui non capivo un bel niente 
Fu allora che provai ad interferire e tirai papà per i pantaloni con insistenza e lui mi guardò di rimando con uno sguardo duro che mi intimorì, come a dirmi “Stai al tuo posto, non interferire mentre parlo di cose di lavoro!
Rimasi come paralizzato.
E rimasi ad aspettare senza dire altro.
Questa cosa mi è rimasta profondamente impressa in tutti gli anni successivi.
Mi viene sempre in mente quando Gabriel piccolino interferisce in una telefonata che ricevo - “importante” o di lavoro - che cerco di portare avanti mentre lui è presente.
Invariabilmente, in queste situazioni, anche adesso che lui è decente Gabriel manifesta degli improvvisi bisogni, sente l’urgenza  di dire qualche cosa di importante o di chiedermi qualche cosa. Quando era più piccolo, presi l'abitudine di non rispondere nemmeno e di rimandare le mie telefonate ad altro momento.
Ogni volta che questo succede la mia mente torna a quell’episodio con papà, alla sua severità  e al suo bisogno di dover tenere separati le sfere tra ciò che era la sua attività di lavoro la sua funzione di genitore.

Ieri, ho provato a raccontare a Gabriel questa piccola storia del mio passato, proprio dopo che aveva interferito in una mia telefonata

Ma tornando a quel viaggio con papà, la cosa strana è non ne ricordo molti altri dettagli.
Questo episodio è quello che si staglia in maniera prepotente e che esce fuori da una nebbia indistinta, assieme alle impressioni del treno che sbuffando si allontana dalla banchina della stazione e la figura della mamma che si fa sempre più piccola, mentre ci saluta:
forse in questa immagine c'è l'archetipo di tutte le mie partenze successive che il più delle volte, avvenivano senza accompagnamento da parte di parenti stretti, familiari e amici. 
Il più delle volte, da solo partivo e da solo ritornavo, bevendo sino all'ultima goccia il calice del viaggio.

Di quel viaggio con papà, ricordo un altra cosa e fu il fatto che mi portò a visitare il per me "mitico" negozio di giocattoli che, nei suoi viaggi frequenti visitava sempre, per portarmi ogni volta soldatini e modellini di automezzi militari. Il negozio, se non ricordo male, si chiamava Gulliver (adesso non ne ne trovo traccia, facendo una ricerca veloce su internet) ed era non lontano dall'albergo in cui mio padre scendeva e che era in pieno centro, a poca distanza dalla piazza dove campeggiava solenne la Colonna Traiana e dunque non distante dai luoghi topici per le sue attività giornalistiche e per i suoi incontri.
Mi parlava di questo negozio come di una vera e propria caverna delle meraviglie ed io morivo dal desiderio di visitarlo: quella volta fui accontentato.
Anche da grande, ormai autonomo nei miei spostamenti, ci tornai a comprare soldatini da collezione.
Non so se esista ancora.
Del resto di quel soggiorno, non ricordo granché - come ho detto.
Sicuramente, passavo diverse ore in albergo (ero abbastanza grande da stare da solo in camera, ma non tanto da andarmene in giro da solo), mentre lui sbrigava le sue cose.
Poi, al termine di quei due o tre giorni (nemmeno ricordo l'esatta durata del viaggio), risalimmo sul treno per tornare indietro in Sicilia,
E fu tutto.

Condividi post
Repost0
23 gennaio 2024 2 23 /01 /gennaio /2024 07:13

Questo scrissi il 28 dicembre 2014,
quando ci recammo in campagna, Piano Aci,
e portai Gabriel a far visita al suo fratellino albero
Era passato poco più di un anno dalla sua piantumazione,
così come dalla nascita di Gabriel
Oggi quel piccolo ulivo cresce vigoroso,
così come Gabriel
Mi commuove sempre fare certi ritrovamenti sul mio profilo FB
che scorre sempre come una strada
e che, ogni tanto, rigurgita fuori qualcosa
- un pezzetto di passato - e me la ripresenta,
un ricordo, una traccia, un segno, un reperto

Maurizio Crisapi (14 dicembre 2014)

Guarda le nuvolette in cielo
che assomigliano a pecorelle
Guarda le montagne innevate nella distanza
Il profilo di isole lontane e il cielo azzurro

Senti la brezza lieve 
che ci accarezza il volto
Senti il sole che ci riscalda

Osserva la fioritura precoce dei nespoli
e quel calabrone che, ronzando vicino all'inflorescenza,
ne sugge il nettare

E ancora, guarda la strada
che si perde all'infinito
fiancheggiata da cipressi


E, infine, guarda l'ancora piccolo Gabriel Tree
che cresce vigoroso,
carico di promesse
e che un giorno porterà frutto

The Gabriel Tree
The Gabriel Tree
The Gabriel Tree
Condividi post
Repost0
20 gennaio 2024 6 20 /01 /gennaio /2024 08:48
Mafalda con mortadella

La mafalda farcita di mortadella (che sia abbondante) è davvero un classico che rallegra il cuore e il palato
Io che sono un impenitente caciaro aggiungerei però alla farcitura anche delle sottili fettine di primosale  oppure - per chi ha appetiti più robusti - di canestrato non troppo avanzato nella stagionatura (non oltre i dieci mesi, quando la sua grana è ancora molto pastosa)
E allora questo tipo di cibo da strada sarebbe il massimo, per me!
L’apice della goduria lo si ottiene, quando si entra in salumeria e la mafalda ce la facciamo farcire direttamente sul posto, dal salumaio; in questo modo potremo godere degli aromi della mortadella e del cacio appena affettati, senza il passaggio da una permanenza più o meno lunga nel frigorifero di casa che ammazza i sapori.
In questo senso, ricordo le gite con mio padre che culminavano proprio in questo rito, oppure non posso non pensare - da grande - all’interruzione della mia routine quotidiana proprio per fare questo tipo di robusta merenda.
Ricordo ancora che, quando la mamma tornava a casa con la spesa appena fatta ed io ero piedi piedi in casa (ai tempi dell’università, quindi), cominciavo a spacchettare e, dei diversi articoli di salumeria (affettati e formaggi) appena acquistati, facevo degli abbondanti assaggi in anteprima, quando ancora i loro aromi non erano stati smorzati dalla permanenza in frigo.
Dicevo alla mamma che protestava per questi miei assalti golosi che dovevo fare il “controllo qualità”.
Ed ero un assaggiatore tremendo! 
Peggio delle cavallette e delle locuste!

Condividi post
Repost0
16 gennaio 2024 2 16 /01 /gennaio /2024 08:44

E adesso mi ritiro in buon ordine...
Come diceva il compianto marito di una mia zia,
italo-americano buontempone e sempre allegro,
mi "arronchio"
(che era la frase che lo zio Joe prediligeva,
quando si rendeva conto di averci dato
troppo sotto con le bevutine postprandiali
e che era per lui tempo di ritirarsi e ritemprarsi).
Questa session davanti al PC mi ha proprio spossato
Un po' di lettura non digitalizzata
è esattamente quello che ci vuole
(Mumble mumble mumble)
Oppure mi faccio un sonnellino
O magari uno shampoo
Oppure vado a prepararmi un bel thé
O un'acqua canarino?
O mi sparo un paninazzo imbottito?
Vedremo!

Maurizio Crispi (30 dicembre 2012

Ecco uno che ha bisogno di arronchiarsi (dal mio archivio fotografico)

Ecco uno che ha bisogno di arronchiarsi (dal mio archivio fotografico)

lo zio Joe Camilleri (foto di Maurizio Crispi)

Lo zio Joe, marito della sorella di mio padre (la zia Mariannù) era italo-americano, nato negli Stati Uniti (da siciliani lì emigrati).
Il suo cognome era Camilleri: più siculo di così!
Una gran brava persona, sempre amichevole e di buon umore, compagnone, amante della lirica, patriota (ogni mattina salutava la bandiera USA, posta davanti all’uscio della sua casa, e quando ero in visita da loro mi diceva: “Questo paese mi ha dato tutto!”).
Il suo italiano, pur buono, era frequentemente mescolato con numerosi idiomi nostrani.
Quando, stanco della compagnia e delle libagioni (sempre abbondanti), lo zio Joe sentiva il bisogno di ritirarsi per una pennichella, soleva annunciarlo a tutto il mondo con una frase pittoresca proveniente dall’idioma nostro, ma italianizzata:
Ora mi arronchio!” (un dire che era immancabilmente seguito da grandi risate). 
E con questa frase che mi è rimasta incisa nella memoria abbandonava il consesso.

Ogni tanto questa stessa frase la dico a me stesso, quando sento che è giunto il momento di ritirarmi in buon ordine.
Mi arronchio
Vado ad arronchiarmi
Mi sono arronchiato

E mi diverto tantissimo

È incredibile come semplici frasi e singole parole (idiosincratiche) rimangano nella nostra memoria indissolubilmente legate a persone che sono state nella nostra vita o che l’anno intersecata

 

 

Ora mi arronchio
Ora mi arronchio
Ora mi arronchio
Ora mi arronchio
Ora mi arronchio
Ora mi arronchio
Condividi post
Repost0
20 dicembre 2023 3 20 /12 /dicembre /2023 08:09
Gabriel e la cimballa (foto di Maurizio Crispi)

Gabriel all’uscita da scuola era affamato (capita sovente)
Ha chiesto qualcosa da mangiare (capita sovente) e siamo entrati al bar di Piazza Noce (che è anche panificio)
Aveva voglia di qualcosa di dolce e ha scelto un ciambellone gigantesco
Ma, per sovrappiù, ha chiesto se fosse possibile arricchire la ciambella con un’aggiunzione di nutella
Ed è stato accontentato dalla proprietaria che, nel tempo, ha preso a benvolerlo perché Gabriel è gentile e saluta sempre quando entriamo e quando andiamo via
Bene, della ciambella gigante con nutella (un’autentica leccornia, ma pesante!), Gabriel non ha lasciato neanche una briciola
Osservare mio figlio, mentre sbafava, mi ha fatto venire in mente una mia storia di quando ero ragazzino
Forse 15nne, già dotato d’una certa autonomia, mi trovavo a Mondello in un assolato giorno d’estate
Ero andato al mare con i miei amici in autobus per trascorrere un’intera giornata fuori
Avevo con me 150 lire che avrei dovuto usare per il pranzo
E feci questa spertata
Con 100 lire avrei potuto comprare un pezzo (che a me pareva troppo poco)
Puntai la mia attenzione sulle ciambelle che, allora, costavano 50 lire cadauna 
Pensai che mangiarne tre potesse essere una buona cosa, per riempirmi per bene la pancia
E così feci
Non posso nascondervi il fatto che mi costò già in po’ di fatica attaccare la terza e mangiarne la prima metà 
Dovetti decisamente forzarmi per ingollare l’ultima metà
Mi ritrovai, alla fine di questo pasto monotematico, bello appanzato, forse addirittura stordito e con la mente un po’ appannata, come quando si è reduci da un pesante banchetto
Devo dire che non ho più ripetuto una simile esperienza, ma da quella volta ho capito che potevo digerire anche il FERRO e le PIETRE!

Condividi post
Repost0
24 novembre 2023 5 24 /11 /novembre /2023 07:35
La mia canoa nuova di zecca, mai usata se non in un paio di circostanze e poi abbandonata

La mia canoa nuova di zecca, mai usata se non in un paio di circostanze e poi abbandonata

Sognavo che, lungo una strada interminabile,
trasportavo la mia canoa,
tutta avvolta in bende bianco candide
come se fosse una mummia egizia

La canoa era poggiata su d'un esile carrellino a due ruote

Quando la strada curvava
avevo delle forti difficoltà perché,
per evitare che la fiancata della canoa strusciasse
o si danneggiasse sugli ostacoli
posti sul lato interno della curva,
dovevo allargarmi di parecchio
e la strada su cui mi muovevo era trafficatissima,
percorsa da enormi autotreni in corsa che,
giganteschi com'erano
e con il rombo dei loro motori, mi mettevano paura

In più, c'era il mio cane che balzava gioioso
a destra e a sinistra,
ignaro del pericolo,
impacciandomi ulteriormente con i suoi impeti

Non so dove stessi andando

Camminavo sempre,
come se avessi intrapreso assieme alla canoa-mummia
un interminabile viaggio

So solo che dovevo andare

Maurizio Crispi (24 novembre 2011)

Questo sogno è il ricordo d'una bellissima canoa nuova che, in pratica, preso dalle mie paturnie e con una forte impronta riduttivistica impressa alla mia vita dopo la morte della mamma non ho mai adoperato (se non in un paio di circostanze) e che, di fatto, ho poi abbandonato miserevolmente.

Condividi post
Repost0
16 novembre 2023 4 16 /11 /novembre /2023 06:23

Tempo addietro scrissi un articolo su "L'importanza del salutarsi" che è riportato e commentato tra le mie note su Facebook (inserito con relativo commento attorno al gennaio 2010). Quello che segue è uno stralcio di ciò che scrissi allora:

Maurizio Crispi

A questa regola nel corso della mia vita mi sono sempre ispirato, ottenendo sempre un contraccambio in parole o con un gesto. Anche nella mia pratica podistica, ho sempre cercato di applicare questa regola. Sia nei confronti di coloro con i quali mi trovo a condividere l’uso degli spazi urbani alle prime luci dell’alba, sia nei confronti di altri che – come – corrono.

È così che mi ritrovo a salutare l’edicolante, l’extra-comunitario che ha tenuto aperta per tutta la notte la rivendita di fiori e piante, perfino Ninetta, la homeless che arriva prestissimo –chi sa da dove – ad occupare la sua postazione e a gettare innocui improperi a chi passa. Ogni volta che incontro un podista intento nel suo allenamento (un mio simile, uno con il quale – in teoria – condivido la stessa passione) ho sempre salutato. "Ciao!!!", "Buongiorno!!!" a seconda dei casi: un saluto non costa niente e può far piacere salutare un proprio simile anche se le strade di ciascuno seguono traiettorie opposte.

Purtroppo, devo dire che i podisti metropolitani - ancora non ho trovato eccezioni a simile comportamento – a differenza del fiorista, dell’edicolante o dello spazzino, ignorano la regola di cortesia che mi è stata trasmessa. Invariabilmente, proseguono nella loro corsa, lo sguardo fisso nel vuoto, ingrugniti nello sforzo.

Alcuni pensano che la pratica sportiva dovrebbe ingentilire gli animi, nobilitare, arricchire interiormente gli individui che vi si dedicano. L'ignorare il saluto di un proprio simile ( di più: di un proprio pari, di uno che fa parte della stessa "comunità" specializzata) sembra contraddire un tale assunto. Forse, bisognerebbe ri-apprendere alcune regole elementari della cortesia, per dare un senso diverso alla propria dedizione allo sport: che attualmente, così come viene praticato sembra orientato verso forme di appartenenza "gruppale" esasperata, in cui il riconoscimento dell'altro può avvenire soltanto se l'altro è visto come "simile", "pari", in definitiva appartenente alla stessa tribù.

Per lo stesso motivo, se ad un gruppetto di podisti appartenenti alla stessa "conventicola" vuole aggregarsi uno "sconosciuto", il tacito accordo (subito messo in atto dal gruppo) è "Stronchiamolo!!!!" e tutti cominciano a correre come forsennati. Forse il rito del saluto (che, così concepito, lungi dall'essere vuota ritualità è anche scambio, relazione, riconoscimento del valore dell'esistenza dell'altro) s'è perso, con il concomitante smarrimento dell'affabilità, della cortesia, gentilezza, disponibilità che un tempo contraddistingueva la vita negli spazi urbani e non solo. Forse sempre più ci stiamo abituando a vivere chiusi dentro un duro guscio di solitudine che porta ciascuno ad ignorare l'Altro da sé, a non vederlo, a non sentirlo.

Alla "regola del saluto", quando cammino o corro, cerco sempre di uniformarmi.

Saluto sempre chi incrocio durante la mia corsa mattutina: sia esso passante, venditore ambulante o collega-podista".

 

Frida, cane fedele (2003-20119 - Foto di Maurizio Crispi

(12 marzo 2021) Di questi tempi incontro sempre una podista lenta, incrociandola o in andata o di ritorno lungo il mio percorso mattutino.

Le prime volte io la salutavo sempre con cortesia. "Salve!", "Ciao!", "Buongiorno!", accompagnando le parole con un gesto di cordialità, ma traendone tuttavia sempre la stessa risposta: un volto sfingeo, occhi nascosti da grossi occhialoni neri anche in condizioni di semi-oscurità mattutina, labbra strette e rigide.

Se salutare è da parte di chi saluta espressione di armonia con il mondo e con gli altri, rispondere al saluto che ci è indirizzato dovrebbe essere una regola (se non altro mossa dalla cortesia).

E, invece, da parte di questa tizia, niente: mai nessuna risposta. Sempre la stessa faccia impenetrabile. Davvero incomprensibile….

Alla fine mi sono scocciato: in occasione degli ultimi incontri, contravvenendo alla mia regola - e quanto mi è pesato questo! - ho smesso di salutare, avvertendo dentro di me questa discontinuità come mossa da una certa aggressività.

In questi stessi giorni, quasi a lenire lo smacco del saluto sempre mancato o ignorato, nello stesso tratto di strada mi corre incontro festosamente un cane (non so se sia un cane perduto o un cane che il padrone lascia libero di scorrazzare), meticcio indubbiamente e con un collare di tela sdrucita (che parrebbe rimandare ad un'appartenenza).

Il cane ci corre incontro festoso, compie i rituali di saluti alla mia cagnetta e prende a trotterellarci accanto apparentemente felice, per alcune centinaia di metri, per poi ritornare da dove è spuntato.

In questo modo, quasi per compensazione, il rituale del saluto è rispettato…

Condividi post
Repost0
8 novembre 2023 3 08 /11 /novembre /2023 08:28

Questo scrissi nell'aprile del 2011, pubblicando poi questa nota diaristica in uno dei miei due blog di allora (il link che porta a questo post è visibile in fondo alla pagina).
Noto nei miei scritti personali di quel periodo una certa vena malinconica e pensosa che, in parte, non mi appartiene più oggi.
Ma sarà poi vero?
Solo coloro che leggono ciò che scrivo oggi, penso, possono dirlo.

Maurizio Crispi

La spiaggia è semideserta 

 

Arrivano poche persone, sporadicamente, 
ma è una processione continua, in qualche modo 
Via uno, avanti un altro 
Le onde si frangono con forza e con un rombo costante, 
ma non c'è più il forte vento di ieri 
La dove c'è la secca e le onde si rompono, 
una ventina di bagnati se ne stanno in acqua: 
tutti con la muta, forse surfisti in erba, 
- ma di tavole non se ne vedono molte -
e stanno imparando i primi rudimenti per cavalcare le onde,
quando si rompono 
I loro corpi fasciati nelle mute nere 
conferiscono alla scena un che di lugubre e cupo 

 

Più in là, oltre la punta del molo, 
ci sono due canoisti che si dirigono verso il mare aperto, 
intrepidi 
Salgono sulle onde

molto alte prima di rompersi e ben distanziate l'una dall'altra
e poi scendono nell'avvallamento
L'incavo che si forma tra un'onda e la successiva è una valle profonda: 
quando uno dei canoisti vi scivola dentro, scompare del tutto alla mia vista 
e ne vedo a tratti solo la testa

oppure l'estremità della pagaia: 
il resto è invisibile,
sepolto nella minacciosa concavità liquida 
Tornerà a riemergere? - mi chiedo 
Oppure quell'incavo in cui l'acqua sembra farsi torbida e cupa 
si trasformerà per lui in un maelstrom infido? 

 

 

Il sole picchia forte e duro, pur volgendo al tramonto 
Come ieri sentivo il soffio del vento, incessante, 
così oggi le mie orecchie traboccano del rombo della risacca, 
altrettanto incessante 
I raggi del sole che mi inondano, 
mentre me ne sto seduto con le spalle poggiate 
ad un muro intonacato di bianco;
sono intensi e mi fanno calore 
e, forse proprio a causa di questo riscaldamento, 
le mie fantasie e la mia mente galoppano lontano 
Vorrei cose che non ho, sicuramente, 
e si accendono ogni tanto fantasie lussuriose,
talvolta a luci rosse 

 

Poco fa, è entrata sulla terrazza, 
lastricata con una pavimentazione di pietra pregiata,
forse granito, 
una coppia giovane 
Lei con tacchi molto alti, in tiro 
Lui così, vestito alla buona, ma un bel ragazzo 
Lei, sicuramente bella (uno di quei casi in cui la bellezza non è un'opinione), 
ha con sé una macchina fotografica reflex e gli dice: 
Fotografami! Sono bella e potrei essere una modella 
Il ragazzo l'accontenta e le scatta tante foto 
Click click click 

 

Poi, parlottando, incedono sulla terrazza, 
e, al suo limitare, si fermano a contemplare il mare 
A sua volta, la ragazza, evidentemente proprietaria della macchina, 
scatta alcune foto al fidanzato, 
ma lui non si mette in posa a differenza di lei prima
Poi, si incamminano e vanno via 
Le persone vengono, poche, e poi vanno 
Altre arrivano, fanno pochi passi verso il mare, 
guardano, poi gli volgono le spalle e vanno, 
senza indugiare mai per più di pochi secondi 
Si fermano a scrutare il mare, 
intenti, ad ascoltare il rumore della risacca, 
intenti
E poi se ne vanno 

 

Perché lo fanno? 
Forse perchè guardare il mare, 
sentire il rumore delle onde e del vento è rigenerante… 
Forse c'è qualche cosa di primigenio in ciò, 
visto che si tratta di una delle visioni 
che ci ha accompagnato sin dalla più lontana alba dell'umanità 
Forse perché la vita - e quindi anche noi - 
è strisciata fuori dal mare 
e thalassa è il nostro luogo delle origini, 
il nostro elemento primoridale,
la culla della vita
Forse è per questo che la vulva 
odora di mare e di salsedine

 

Non saprei 
Ci sarà un motivo, mi dico, 
se vengono, continuamente a guardare il mare 
per stare pochi secondi soltanto 
senza ristare mai abbastanza a lungo 
per poi andarsene 
Forse perchè è troppo
Qualche volta vorrei chiederglielo 
Penso che nessuno saprà rispondermi come vorrei 
Sono certo che balbetteranno qualche risposta
Poi si fermeranno, sentendosi aggrediti nell'intimo, 
si chiuderanno nel silenzio, 
mi volteranno le spalle e andranno via, 
lasciandomi solo con i miei interrogati insoluti, 
davanti al mare, solo

 

Nei giorni scorsi, per la prima volta dopo molti mesi, sono andato al mare in bici. Mi sono sdraiato al sole, in un punto adatto, del tutto riparato dal vento. Un po' ho dormicchiato e un po' ho fatto ginnastica E intanto mi guardavo attorno, godendo di un momento sospeso, in cui ancora non è incominciata la ressa estiva che rende questi luoghi inavvicinabili e fa perder loro tutto il fascino che possiedono. Il giorno prima soffiava un forte vento

Oggi, invece, il vento si era placato e, invece, come sempre succede, arrivavano a gruppi le onde che si frangevano sulla secca.

Ho giocato con la mia ombra, complice il muro intonacato di bianco…

Palermo, il 6 aprile 2011
 

Condividi post
Repost0

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth